AIRPORTMAN -"Il Raccolto"
(LIZARD CD)
Nell’ultima parte dell’anno appena terminato è uscito un nuovo album degli Airportman intitolato “il raccolto”.
Non ho idea di quanto seguito abbia l’ensemble oltre la dimensione locale, ma questo nuovo lavoro è per loro il diciottesimo, quindi fare musica, in questo caso, significa nutrire in primis sé stessi, senza badare troppo a cosa gira intorno.
Li conosco ormai da molti anni, e sono abituato alla loro dimensione sufficientemente autarchica e super minimalista, ma molto curata. Non c’è spazio per la ridondanza, tutto sembra fatto in casa in modo artigianale, genuino, e alla fine ciò che ti ritrovi in mano sembra il prodotto sano della terra che si confronta con la confezione da supermercato, comoda sì, ma…
E così, ogni volta che esce un loro nuovo lavoro, arriva a casa un pacchettino tutto da scoprire, senza commento, una sorta di tacito accordo tra persone sensibile e virtuose.
Airportman sono essenzialmente Giovanni Risso e Marco Lamberti, anche se il gruppo ristretto di amici non manca mai, nello specifico Francesco Alloa alla batteria, Carlo Barbagallo al basso e Stefano Giaccone al sax/chitarra/voce.
Utilizzo l’anima del comunicato stampa per fornire gli intenti di Airportman:
<< “il raccolto” è nato su una
riflessione: il tempo che passa, uno sguardo al passato, uno al presente ed uno
sul futuro.
Il viaggio è il filo conduttore del
tempo che passa, i legami che resistono al tempo: l’incontro casuale con
Stefano Giaccone in una fredda cantina di Canelli, l’arrivo del mio cane,
diventato compagno di vita, lo sguardo di un padre alla vita. Il raccolto è
musica non facile, racchiude in un flusso pressoché ininterrotto tutta la
complessità delle nostre esistenze, le nostre delusioni, le conquiste, i figli,
le aspettative, la semplicità di un campo di kiwi ed il suo mare limpido,
angoli di mondo assolati e senza vento.
Il sax di Stefano (Giaccone) ha
scritto il percorso, e la musica, come sempre, ha unito strade diverse in
qualcosa di unico, come sa fare ogni volta!>>.
Sono quattro le tracce proposte, per un totale di circa 35 minuti di sonorità prive di liriche - Airportman è un duo strumentale - anche se è presente un parlato/recitato.
Gran parte della musica dell’album è
fornita dall’iniziale e lunghissima “il raccolto”/the pirate song”,
18 minuti di sonorità e atmosfere tutte da decifrare.
La sua corposità fa sì che possa
essere considerata la traccia di riferimento per l’intero progetto, la
descrizione di un percorso che è la vita, i momenti significativi, dolorosi e gioiosi,
che trovano una collocazione temporale quando la memoria associa eventi a volti,
a situazioni, a odori, a musica.
Non sarà certamente facile
comprendere ciò che Airportman vuole dire nella title track, ma le trame
rarefatte e ambientali inducono l’ascoltatore attento e scevro da pregiudizi
all’immedesimazione e al coinvolgimento.
Negli ultimi minuti troviamo la
conclusiva “The Pirate Song”, probabilmente il fil rouge che lega le
fasi del viaggio.
Dal punto di vista meramente musicale appare condizionante l’utilizzo del sax, capace di creare situazioni distopiche che sono spesso caratterizzanti dei percorsi di vita, nessuno escluso.
La seconda traccia è intitolata “Nei
kiwi c’è il mare”, oltre nove minuti costituiti da registrazioni
ambientali di non facile definizione e l’utilizzo dell’immaginazione e della
sensazione da impatto appare utile, quindi è suggerita una lettura soggettiva.
Segnalo l’acqua che scorre in un
paesaggio “agitato” che, col passare dei minuti, si appiattisce e trova una
buona calma, stati d’animo che mutano, nel tempo e nello spazio.
Nella parte finale un possibile
harmonium cesella il tutto, lasciando nell’aria uno stato di spleen che resta
per alcuni minuti.
Il terzo pezzo prende il nome di “la yurta montata” - poco più di quattro minuti -, una raccolta di momenti vissuti, un luogo in cui possono nascere amicizie e relazioni importanti, tra impegno e leggerezza, tante piccole fotografie che niente e nessuno potrà cancellare.
A chiusura troviamo “tony e la meraviglia”, il brano più corto del disco (3:40) che fornisce l’idea di fermatura del cerchio, di quiete dopo la tempesta o più semplicemente di riposo dopo una giornata dura, o dopo un percorso di vita impegnativo. E dopo una sosta di una ventina di secondi appare un cantato, la voce di Giaccone che in lingua inglese si sovrappone ad una femminile - quella di Dagmar Krause nella ripresa di “The pirate song”, canzone tratta da “Hopes and Fears”, degli Art Bears.
Disco complicato, lontanissimo da
tutto quanto chiede oggi il mercato, concetto nemmeno preso in considerazione
dagli Airportman.
Non posso consigliarlo a tutti, in
modo trasversale, ma solo a chi crede che, ogni tanto, occorra prendersi del
tempo per lasciar correre la mente senza forzature, la musica aiuterà ad
entrare nel “mondo Airportman”, dando modo a ciascuno di creare un proprio
percorso. Potrà essere doloroso, sicuramente triste, come gioiosa e malinconica
può essere una giornata passata nei luoghi di vita della band, quella parte del
Piemonte che ci sorride in alcuni periodi dell’anno ma può riempirci di
grigiore in altri. Una tristezza in cui i cambiamenti delle stagioni diventano
simbolo e rappresentanza di una vita, un sentiero puntellato e ricordato, anche,
da episodi musicali la cui forza mi appare innegabile.
Non è musica di sottofondo, non può essere l’accompagnamento casuale, ma richiede concentrazione, quella che, ahimè, viene a mancare sempre di più!
Comunque sia un lavoro di pregio,
bravi Airportman!
Tracklist (cliccare sul titolo per ascoltare)
Il raccolto 17.50 the pirate song
Nei kiwi c’è
il mare 9.22
La yurta montata 4.15
Tony e la meraviglia 3.40 the pirate
song
L'album, mixato da Paride Lanciani all'Oxygen Studio di
Verzuolo.
https://www.facebook.com/airportman/
Bio sintetica
Progetto musicale che nasce
nell’estate 2003 da RISSO Giovanni e LAMBERTI Marco. Quell’estate, a conclusione
di alcune sessioni strumentali, nasce il progetto AIRPORTMAN e registriamo un
primo cd-demo dal titolo “2.45 am”,
Il progetto è interamente strumentale
e da allora ha continuato a stampare nuovi lavori a cadenza annuale, sulle
coordinate del “post-rock”, tanto per dare un’indicazione.
DISCOGRAFIA
2.45 A.M 2002
Di terra e d’ombra 2003
Inverno in divenire 2004
Son(g) 2005
Off 2007
Rainy days 2007
Letters 2008
The road 2009
Weeds 2009
Nino e l’inferno 2010
Modern 2012
David 2014
Anna e Sam 2016
Dust & Storm 2017
Ca-pez-zà-gna 2018
Il paese non dorme mai 2020
Across the flatlands 2021
Il Risveglio 2022
Il CD è distribuito e disponibile per
l'acquisto da G.T. Music al seguente link: