Partecipare ad una onoranza funebre è sempre doloroso, a
maggior ragione quando esiste un legame, più o meno sottile, con chi ci lascia.
Spesso la presenza al rito rappresenta un atto dovuto, un
appuntamento triste a cui non si può mancare, e rilevo con rammarico che sono
proprio questi eventi, sempre più frequenti quando l’età avanza, che forniscono
motivi di incontro con chi non si frequenta più, anzi, diventano le uniche occasioni
per sollecitare la memoria, in piena comunione.
Bruno Govone era un musicista, mio concittadino, che conobbi nella mia fase
adolescenziale, quando comprai mia la prima chitarra elettrica, la mitica
Framus che ancora posseggo; a quel punto nacque l’ovvia esigenza di amplificare
il suono e corse in mio aiuto Bruno, chitarrista già affermato nel circuito
locale per la sua attività con Le Volpi Blu, gruppo musicale italiano di musica
beat, attivo negli anni Sessanta e nel decennio successivo, propositore di un
genere melodico, con qualche passaggio televisivo e una partecipazione al
Festival di Sanremo nel 1975.
Entrò così in casa mia un amplificatore Steelphone da 80 watt,
valvolare, con testata separata, che usai per anni per la mia modesta attività
di chitarrista e, ne sono certo, è utilizzato ancora in qualche cantina.
Poi le strade si separarono e lo ritrovai mille anni dopo come
membro de Il Cerchio D’Oro, immerso nella musica progressiva, portatore di
talento, esperienza e umanità.
Lo ricordo ben inserito nella band, con un bel concerto
genovese in accoppiata con i Delirium, nel 2009, ma l’avventura dovette
interrompersi per problemi di salute e da quei giorni lo incontrai solo
sporadicamente.
Troppo giovane per lasciare gli affetti e gli amici, ma su
questo non ci possono essere contrattazioni, solo rammarico e dolore per chi
resta.
Se come spesso si è soliti dire, “…da lassù, ormai, ci sta
guardando e ascoltando...”, non sarà passato inosservato il ricordo
musicale confezionato a fine funzione da Gino e Giuseppe Terribile, Franco
Piccolini e Piuccio Pradal, che imbracciate le acustiche e un minimo di
percussioni hanno intonato una vecchia canzone de Le Orme, suonata in passato con
Bruno, “Amico di ieri”.
La propongo in toto, un bel momento, un semplice omaggio ad
una persona che, nel suo percorso di vita, ha lasciato il segno.