Era l’ottobre del 2019 quando proponevo il mio commento all’album di Valerio Billeri- “Er tempo bbono”, ovvero la trasposizione in musica di alcuni sonetti che Giuseppe Gioachino Belli, poeta romano vissuto 150 anni fa, inserì nella sua racconta “Sonetti Romaneschi”…
https://athosenrile.blogspot.com/2019/10/valerio-billeri-er-tempo-bbono.html
Di lì a poco avremmo tradotto in fatti concreti parole come “pandemia/lockdown”, e appena intravista la luce in fondo al tunnel ecco arrivare nelle nostre case un sostantivo molto conosciuto, a cui però le nuove generazioni avevano ritagliato un posto nella storia e non nel presente: il termine “guerra”, abbinata da sempre al nostro quotidiano ma solitamente lontano dalle nostre case, e quindi “roba per altri”!
Esce ora un nuovo progetto,
intitolato “Er tempo cattivo”
Le considerazioni istintive che mi
vengono alla mente riguardano i due autori. Prima annotazione per il “nobile”
Belli - sono suoi i testi utilizzati da Billeri - capace di descrivere, un
secolo e mezzo fa, un mondo che, purtroppo, non appare cambiato più di tanto.
Il secondo pensiero è rivolto al ricercatore e musicista, l’instancabile Valerio, che deve aver sofferto le pene dell’inferno a seguito dell’obbligato immobilismo, a cui avranno fatto seguito riflessioni durissime, con la differenza notevole che le sue conclusioni possono essere tramutate in musica, ovvero in materia tangibile e immortale. Ed è forse questa la grande differenza esistente tra artista ed essere comune.
“Er tempo cattivo” appare come
la fermatura del cerchio, quello che nell’intervista a seguire ho interpretato
come “l’altra faccia della medaglia” del Belli.
Versi in dialetto, temi universali, un pensare sardonico e senza retorica scritti da “un animo oscuro e terreno”.
Estraggo importanti informazioni dal
comunicato stampa:
“Trattasi di dodici sonetti del poeta ottocentesco, scelti da Billeri, che regala ai versi una nuova metrica vestita da atmosfere musicali al tempo stesso folk ed elettroniche”.
Per completezza di informazione aggiungo che…
“Con l’album è online anche il sito https://www.ertempocattivo.org/, che raccoglie i testi, le note dello stesso Belli, l’introduzione di Marcello Teodonio, accademico, critico letterario e Presidente del Centro studi “Giuseppe Gioachino Belli” e le illustrazioni di Vittorio Giacopini, giornalista, disegnatore e conduttore radiofonico”.
A fine articolo, cliccando sul titolo di ogni brano, partirà l’ascolto, ma andiamo a delineare i contenuti dei singoli episodi…
Gli estratti dalle tavole inserite in questo articolo - e nel booklet - sono di Vittorio Giacopini.
L’album si apre con “Er ferraro”…
Pe mantené mi’ moje, du’ sorelle, e
quattro fiji io so c’a sta fucina, comincio co le stelle la matina e ffinisco
la sera co le stelle…
Il fabbro ferraio racconta la sua giornata, un’esistenza fatta di sudore e sangue. È la “battaglia” tra classi sociali che non si integrano, con un lavoro che è sì presente, e di per sé offre dignità, ma le ingiustizie sociali tolgono ciò che è il reale obiettivo dell’essere umano, vivere lo status della semplice serenità!
Pezzo acustico, sognante, con un’armonica che si sostituisce al cantato e ci riporta al mood della lirica.
Valerio Billeri-voce e chitarra
Gian Luca Figus-basso, tastiere, armonica
La seconda traccia si intitola “Er cimiterio della morte”…
Duncue, ar monno, e li bboni e li
cattivi, Li matti, li somari e li dottori Sò stati morti prima d’èsse vivi.
La vita e la morte, un inizio ed una fine che appiana e “livella”, due condizioni da cui nessuno può fuggire e che sono, in ogni caso, terribilmente vicine.
Brano intimistico, delicato, con una serie di accordi iniziali che sottolineano gli insegnamenti dei “maestri” del rock.
Valerio Billeri - voce e chitarra
Andrea Nebbiai - basso
Gian Luca Figus - chitarra elettrica e
tastiere
Pamela Sabatini - percussioni
A seguire “La golaccia”…
La morte sta anniscosta in ne l’orloggi; E ggnisuno pò ddí: ddomani ancora Sentirò bbatte er mezzoggiorno d’oggi.
Le riflessioni sulla vita e sulla morte, già affrontate nel brano precedente, trovano complemento in questo sonetto che sottolinea il concetto di “avidità”, superato al contempo dall’idea di accumulo compulsivo, una ricchezza a tutti i costi che spesso è un obiettivo fine a sé stesso e che condurrà, in ogni caso, ad un punto conosciuto e uguale per tutti.
Andamento sonoro quasi distopico grazie al loop incessante della chitarra e all’intervento elettrico. Il tutto nobilitato dal duetto vocale tra Billeri e Pamela Sabatini.
Valerio Billeri - voce e chitarra
Andrea Nebbiai - basso
Gian Luca Figus - chitarra elettrica
Pamela Sabatini - seconda voce e percussioni
Arriviamo a “Le cose der monno”…
Er mormorà d’Iddio, fijji mii bbelli,
è la conzolazzione de li ssciocchi.
Le sorte1 hanno d’annà cco li
fraggelli. Chi è rricco, e cchi sse gratta li pidocchi.
La saggezza del popolo arriva, anche, dai proverbi, quelli che utilizza in questo caso il Belli per “spiegare” che il destino ha scritto per l’uomo strade che non si possono cambiare e su cui è impossibile incidere… vale la pena accettare ciò che arriverà senza darsi troppa pena.
Una sorta di ballad molto attuale, un’atmosfera onirica e una perfetta melodia estremamente coinvolgente.
Valerio Billeri - voce e chitarra
Andrea Nebbiai - basso
Gian Luca Figus - tastiere, banjo e
percussioni
Il quinto brano si intitola “La sovranezza”…
Regazzi, io ggià da jjeri ve l’ho
ddetto: Ve l’ho avvisato puro stammatina:
Ve l’aripeto mó: zzitti, per dina: Li
sovrani portateje rispetto.
Ma che cosa è la “sovranità”? Come si
ottiene e quanto vale?
Basta una mostrina o una corona per poter esigere un rispetto di grado superiore? Ed è per questo “alto lignaggio” nominativo che dovremmo ossequiare il potente di turno?
Il timbro vocale di Billeri passa dal cupo al roco e assume importanza la parte strumentale che si arricchisce nel momento finale, tra virtuosismo ed effetti.
Valerio Billeri - voce e chitarra
Andrea Nebbiai - basso
Gian Luca Figus - basso, chitarra elettrica,
tastiere
Fabio Romani - batteria
A metà album troviamo “Er caffettiere fisolofo”…
L’ommini de sto Monno sò ll’istesso che
vvaghi de caffè nner mascinino:
c’uno prima, uno doppo, e un antro
appresso, tutti cuanti però vvanno a un distino.
Ancora una volta il Belli riflette sul destino dell’uomo, ma nell’occasione utilizza una metafora potentissima, quella del caffettiere, che gira il macinino che inesorabilmente macinerà ogni chicco trasformandolo in polvere; alla fine il destino accomuna tutti, e in buina sostanza il lavoro del caffettiere e quello del filosofo sono comparabili. Sapere che la morte non guarderà in faccia nessuno non consola, ma nemmeno suscita rabbia, piuttosto delusione.
Musicalmente mi ha riportato al Neil Young più acustico, con un’apertura corale molto suggestiva.
Valerio Billeri - voce e chitarra
Poca Jeronimos Roca Battaglia - basso
Gian Luca Figus - tastiere
Justine Seri Billeri e Marta d’Ambrosio - cori
Uno sguardo ora a “Santaccia de piazza Montanara”…
Santaccia era una dama de Corneto da
toccà ppe rrispetto co li guanti;
e ppiú cche ffussi de castagno o
abbeto, lei sapeva dà rresto a ttutti cuanti.
La rappresentazione del mestiere più antico del mondo attraverso la figura di una peripatetica che si trasforma concettualmente in santa, perché il suo “lavoro” diventa arte, capacità di donare piena soddisfazione senza particolari risvolti psicologici o sentimentali, ed emerge la totale sacralità del personaggio.
Che dire… la capacità di regalare una storia infinita in un frammento musicale, una tessera di un mosaico ampio e vissuto.
Valerio Billeri - voce e chitarra
Gianluca Figus - tastiere
L’episodio n. 8 del disco è “Li parafurmini” …
Che ssò sti parafurmini der cazzo, ste
bbattecche de ferro de stivale,
che vvanno a inarberà mmó co le scale
su ’gni cuppola e ttetto de palazzo?
Scarsa fiducia nella tecnologia o
convinzione della validità delle tradizioni popolari? In fondo… non ci sono
le campane benedette, per liberare le case dei cristiani da lampi, tuoni,
fulmini e saette?
Cosa certa che un tempo gli eventi temporaleschi erano contrastati in piena comunione, radunandosi nelle chiese per pregare il soccorso divino.
La coralità vocale e il minimalismo musicale si adattano all’idea di manifestazione popolare e la semplicità abbinata alla lirica porta all’esplosione di vari e possibili scenari.
Valerio Billeri - voce e chitarra
Andrea Nebbiai - basso
Gian Luca Figus - tastiere, chitarra
elettrica, cori
Fabio Romani - batteria
Fabio Mancini - violino
Marta D’Ambrosio, Justine Seri
Billeri, Pamela Sabatini - cori
Arriva poi “Li malincontri” …
M’aricordo quann’ero piccinino Che
ttata me portava for de porta
A rriccojje er grespiggno, e cquarche
vvorta A rrinfrescacce co un bicchier de vino.
Bbe’, un giorno pe la strada de la
Storta, Dov’è cquelo sfassciume d’un casino, Ce trovassimo stesa llí vviscino Tra
un orticheto una regazza morta.
Un uomo adulto ritorna con la memoria alla sua infanzia, ad un trauma vissuto che non si cancellerà mai più, e anche se non sarà oggetto di racconto riaffiorerà con frequenza impressionante e annullerà i concetti di spazio e tempo.
La musica idealizza uno scenario da western, su di una strada polverosa e tra gli arpeggi di chitarra quasi si attende il suono onomatopeico.
Valerio Billeri - voce e chitarra
Andrea Nebbiai - basso
Gian Luca Figus - tastiere, chitarra
elettrica, cori
Fabio Romani - batteria
Fabio Mancini - violino e cori
Marta D’Ambrosio, Justine Seri
Billeri, Pamela Sabatini - cori
Con “Er Ziggnore e Ccaino” si snocciola il racconto bibilico…
Caino! indov’è Abbele?» E cquello
muto. «Caino! indov’è Abbele?» Allora quello: «Sete curioso voi! chi ll’ha
veduto? Che! ssò er pedante io de mi’ fratello?»
Caino peccatore, Caino che si lascia andare alle tentazioni, Caino condannato ma anche compreso e forse anche in parte giustificato.
L’ambientazione creata riporta a quadretti musicalmente aulici e l’utilizzo del liuto rinascimentale promuove un viaggio nel tempo, tra passato remoto e leggenda.
Valerio Billeri - voce
Gian Luca Figus - chitarra battente e
tastiere
Claudio Zonta - liuto rinascimentale
“Li spiriti” è l’undicesimo episodio dell’album…
E cquesti sò li spiriti folletti, Che
pper lo ppiú sse sentono d’inverno
Le notte longhe: e a cchi ffanno
dispetti E a cchi jje cricca fanno vince
un terno.
Sonetto dedicato agli elementi invisibili e impalpabili che fanno parte della vita reale, come gli spiriti, in questo caso folletti innocui che si divertono a modellare il percorso umano quotidiano con dispetti innocenti e… accettabili.
Altra pillola moderata e pregna di profumo antico. La musica crea odori, sapori e agita i nostri sensi… Valerio Billerio appare un maestro nel concentrare tante emozioni in pochi attimi.
Valerio Billeri - voce
Gian Luca Figus - chitarra battente e
tastiere
Claudio Zonta - Tiorba
Andrea Nebbiai - basso
In chiusura troviamo “Sora Crestina mia” … l’ultimo sonetto della produzione del Belli.
Sora Crestina mia, pe un caso raro, io
povero cristiano bbattezzato senz’avecce né ccorpa né ppeccato m’è vvienuto un
ciamorro da somaro.
G. Belli è ammalato, a letto con il raffreddore e non può raggiungere Cristina, a cui è legato da grande affetto. Ancora una volta sente il destino avverso, proprio lui, ed è questa l’ironia, che é “povero cristiano bbattezzato!”.
Chiudiamo gli occhi e dimentichiamo il testo per un attimo: ciò che si sente è amore, dedica ad una donna/luogo/situazione, omaggio alla bellezza.
Valerio Billeri - voce e chitarra
Gian Luca Figus - basso e tastiere
Non un disco comune, ma regalo al prossimo, dono dall’elevata valenza culturale, mix perfetto di elementi, operazione didattica che andrebbe divulgata a raffica, dove la musica diventa un puro mezzo di trasporto, come un tram che ci conduce ad una meta desiderata, a volte inaspettata.
C’è sufficiente sofferenza nelle parole nascoste del Belli, e tra ironia, sarcasmo e visione del mondo emerge un mondo di blues, quello che Billeri predilige e che fuoriesce anche quando decide di cambiare registro musicale.
Un’altra chicca, un altro album da
consegnare ai posteri.
QUATTRO CHIACCHIERE CON VALERIO
Partirei dal messaggio che mi hai mandato qualche giorno fa che si sintetizza nella chiosa: “… un disco così non lo farò più!”. Che significa?
È un disco molto complesso per cui sono stati necessario sei mesi di lavorazione, la massima serietà nello scegliere i sonetti giusti da proporre in canzone, l'arrivo dei 50 anni a ottobre e la consapevolezza che niente sarà come prima: questo disco apre una porta verso l'età matura, è una chiave di volta, i personaggi “trattati” attraversano questa porta con me, insieme a chi ho conosciuto e ho perso in questi anni. Chi non può rimane fuori, compreso un modo di concepire la musica che non mi appartiene più.
Sono passati tre anni dall’uscita di “Er tempo bbono” e arriva oggi “Er tempo cattivo”: due facce della stessa medaglia?
Ovviamente, con "er tempo bbono" restavo in superficie, specialmente nei suoni, un po’ più variegati e solari malgrado la composizione dei sonetti. Qui arriviamo più a fondo utilizzando anche espedienti vocali nei cori e suoni più cupi e notturni.
Forse te l’ho già chiesto in passato ma col tempo il nostro modo di vedere le cose e le nostre convinzioni si evolvono: quanto è attuale il pensiero di Gioacchino Belli? Quanto si adatta alla nostra misera esistenza?
Il Belli è uno dei più grandi poeti italiani, tra quelli del passato, per me è il più attuale, e incredibile quanto lo siano i suoi versi in dialetto. Prendi "la golaccia" o "er caffettiere fisolofo", sono temi universali trattati in maniera profonda senza nessuna, e sottolineo nessuna, retorica. Qualsiasi cosa suona toccante nel Belli, anche lo sberleffo.
Che tipo di ricerca hai fatto questa volta e cosa ti ha spinto?
Ho letto e riletto i sonetti, con la critica letteraria del Professor Teodonio (edizioni Newton- “Tutti i sonetti del Belli” - 1988) che peraltro ha contribuito con una prefazione al disco. Dovevo finire il lavoro cominciato con “er tempo bbono”, sentivo che mancava qualcosa e che il Belli meritasse da parte mia più attenzione per raccontare ciò che ci circonda, scrivevo le mie canzoni, nel frattempo, ma i miei versi per quanto a me sembrasse poetici, risultavano innocui alla mia anima rispetto a quelli del Belli, non provocavano emozioni.
Dal punto di vista musicale hai modificato qualcosa per adeguarti al tema delle liriche?
Il Belli si posa perfettamente su ballate di tipo folk blues proprio per la struttura dei sonetti 4-4-3-3, può capitare che io nella seconda parte del brano allunghi leggermente il mio modo di scandire le parole o disperda il tempo, ma in maniera impercettibile.
Quali sono stati i maggiori “aiuti” nella realizzazione dell’album?
Tantissimi! Oltre a Teodonio che ho già citato, un grazie particolare va a Gian Luca Figus, produttore artistico e capo della folkificio; tutti i suoni e gli arrangiamenti che si sentono nel disco sono frutto della sua testa da architetto. Qui ha tirato su una cattedrale di suoni dal mio disegno acustico. Poi ci sono i ragazzi che hanno suonato, come Andrea Nebbiai che ha fatto parte dello staff musicale esecutivo E anche nella produzione, e infine Vittorio Giacopini, che ha fatto delle splendide tavole che finiranno nel libretto e nel sito del disco, disegni fantastici.
Ho visto che hai pianificato anche una sezione mediatica, con la preparazione di un sito apposito…
La ritengo necessaria per la comprensione dei testi scritti nel dialetto romanesco dell'Ottocento, le note di Teodonio e dello stesso Belli amplificano il lavoro; nel sito in più si avrà la possibilità di acquistare biglietti per i miei concerti e avere notizie e curiosità sullo stesso Belli, usufruire di informazioni sugli eventi di lettura e teatrali del grande Poeta.
In che formato verrà rilasciato “Er
tempo cattivo”?
Ad aprile digitale, maggio CD e in autunno forse in vinile.
Quanto ti ha condizionato/aiutato il
recente periodo “nero” che stiamo vivendo?
Il recente periodo nero mi ha condizionato tantissimo, e nei testi del Belli ho trovato molte delle spiegazioni alle domande che mi ponevo… "La Sovranezza" come sonetto ne è l'esempio o "Er cimiterio della morte"… geniale...
Hai previsto concerti o presentazioni ad hoc?
Diversi concerti a Roma, per cominciare il 6 maggio in acustico da solo al Teatro Porta Portese, il 15 maggio con la band al locale Le Mura ed il 1° giugno a L'asino che vola; poi ci stiamo organizzando per i festival folk estivi.
LE TRACCE (cliccare sul titolo per ascoltare)
1.
Er ferraro (2:33)
2.
Er cimiterio della morte (2:04)
3.
La golaccia (2:15)
4.
Le cose der monno (2:51)
5.
La sovranezza (3:42)
6.
Er caffettiere fisolofo (2:14)
7.
Santaccia de piazza Montanara (1:55)
8.
Li parafurmini
(2:01)
9.
Li malincontri (2:18)
10. Er
Ziggnore e Ccaino (2:39)
11. Li spiriti (2:0)
12. Sora Crestina mia (2:12)
I MUSICISTI
Valerio Billeri, voce e chitarra
Gian Luca Figus: chitarra, banjo,
tastiere, basso, armonica e arrangiamenti
Andrea Nebbiai: basso
Fabio Mancini: violino e cori
Fabio Romani: battria e percussioni
Pamela Sabatini: voce, cori e
percussioni
Marta d’Ambrosio: cori
Justine Seri Billeri: cori
Claudio Zonta: liuto rinascimentale,
tiorba
Poca Jeronimos Roca Battaglia: basso
Tutti i testi del disco sono di G.G. Belli.
Tutte le musiche sono di Valerio
Billeri tranne:
Li parafurmini e Li malincontri: Valerio
Billeri, Gian Luca Figus
Li Spiriti: Valerio Billeri, Gian Luca Figus,
Claudio Zonta.
CHI È VALERIO BILLERI
Valerio Billeri, cantautore romano,
ha dato alla luce ormai undici album articolati in un lungo percorso che inizia
nei primi anni ’90 e va dal blues e al folk americano delle origini al rock,
fino alla musica elettronica.
Dedito alle atmosfere acustiche, ma
amante anche degli aspetti “elettrici” e ritmici, Billeri predilige sempre e
comunque un approccio minimale, intimista, che lo porta a raccontare il suo
credo sottovoce, regalando al testo un ruolo centrale.
Il tocco sobrio resta tale anche
nella fase di registrazione, vissuta come una sorta di live in presa diretta
dove il confronto tra la voce e la chitarra acustica fanno da base solida per
gli arrangiamenti e le sonorità più moderne.
LINK UTILI
Valerio Billeri ilponte2010@gmail.com
https://www.ertempocattivo.org/
https://www.facebook.com/billeri.valerio
https://valeriobilleri.bandcamp.com/album/er-tempo-cattivo