giovedì 7 luglio 2022

Ricordando Syd Barrett



Il  7 luglio 2006, moriva Roger " Syd" Barrett, fondatore dei Pink Floyd.
La lettura di una sua biografia di mi invoglia a ricordarlo attraverso uno degli episodi divenuti leggenda.

Nel 1975 avvenne probabilmente l’episodio più famoso della vita di Syd Barrett dopo la fine della sua carriera nel business musicale, celebre perché coinvolse anche i suoi ex colleghi di lavoro dei Pink Floyd. 
Era il 5 giugno quando negli studi di Abbey Road, in cui fervevano i preparativi per “Wish You Were Here”, album successivo al fortunatissimo “The Dark Side Of The Moon”, si presentò un visitatore totalmente inaspettato. Era Syd, che in un primo momento non fu riconosciuto dai suoi vecchi compagni di gruppo, tanto era cambiato fisicamente dall’ultima volta che l’avevano visto, e tanta era l’incredulità di vederlo ancora una volta negli studi con loro. Il primo a riconoscerlo fu il suo amico di vecchia data David Gilmour, che con una certa commozione lo invitò ad unirsi al gruppo per ascoltare una versione embrionale di Shine On You Crazy Diamond, proprio la traccia che nel disco era dedicata alla sua assenza nel gruppo e che lo ricordava con sentimenti di forte emozione. Anche se non sembrò essere particolarmente impressionato dal lavoro dei Floyd, e rifiutò di ascoltare il pezzo una seconda volta, il suo incontro con la band che aveva guidato fino a qualche anno prima fu determinante per dare al gruppo un catalizzatore per terminare il pezzo e infondergli quel sentimento particolare di compassione e rimpianto racchiuso nei versi e nella musica.
Sui motivi che spinsero Syd a irrompere nello studio in cui i suoi colleghi stavano lavorando, non si potrà mai fare luce, ma è probabile che fosse venuto a conoscenza della loro presenza da qualche amico comune e che si fosse introdotto ad Abbey Road sfruttando la sua credibilità come artista della EMI. 

Come ha ricordato Nick Mason, quello che lo colpì di più in Syd fu il suo aspetto, completamente diverso da quello che ricordava: “Ero orripilato dal suo cambiamento fisico. Avevo in mente il personaggio che avevo conosciuto sette anni prima, molto più magro, con i capelli neri e crespi e una personalità trascinante. I miei ricordi erano meno legati al Syd devastato che aveva lasciato la band nel 1968, ma invece alla persona che avevamo conosciuto quando si era spostato da Cambridge a Londra, che suonava la sua particolare Fender Esquire con gli specchi attaccati sulla superficie, e con un guardaroba pieno di maglie Thea Porter, e con bellissime ragazze bionde che gli giravano sempre intorno. Ora sembrava essere un uomo che non avesse del tutto degli amici. La sua conversazione era confusa e non completamente comprensibile, anche se devo ammettere che nessuno di noi abbia fatto della conversazione molto brillante in quel caso. Non ho idea del perché fosse lì. Non era stato invitato e personalmente non lo vedevo da quando lasciò il gruppo, nel 1968, anche se nel 1970 Roger, Rick e David avevano lavorato ai suoi due album solisti... “.

Da “Le canzoni di Syd Barrett”, di Alessandro Bratus.