Giuseppe Scaravilli: “Jethro Tull,
1968-1978”
The Golden Years
La prima - e unica - volta che ho
avuto la possibilità di vedere di persona Giuseppe Scaravilli aveva tra le mani un flauto
traverso, si muoveva su di un palco un po’ improvvisato e stava proponendo la
musica dei Jethro Tull in forma
acustica, assieme ad Andrea Vercesi, altro amante e propositore del genere.
L’occasione era solenne, una
Convention dei Tull, nell’occasione a Novi Ligure. Era il 2006.
Gli anni sono passati e uno dei
maggiori protagonisti di quell’evento - Glenn Cornick - non è più tra noi, e
anche Scaravilli ha avuto qualche importante problema fisico personale, che non
cela ma, al contrario, racconta come una delle possibili “cose della vita”,
negative, che toccano e che fortificano mentre le si combattono, e che spesso
si riescono a superare, grazie anche alle passioni, qualunque esse siano.
Questo per dire che la musica
aiuta, a vivere e a ricordare, e gli amori originari, spesso irrazionali, non
ci abbandoneranno più.
Ed è tale l’amore di Giuseppe per
i Jethro Tull che, tra i mille impegni (musicali con i suoi Malibran e
professionali), trova il tempo per mettere su carta ciò che avrebbe voluto
trovare in qualche libreria e, vista la lacuna, si mette in azione
personalmente, approfittandone per raccontare quel mondo secondo il suo
pensiero.
Il titolo del libro è: “Jethro Tull, 1968-1978”, il sottotitolo è “The
Golden Years”: una precisazione temporale la
prima, che indica di quale periodo si tratterà nel book, accompagnata da una
sorta di giudizio storico sull’opera di una delle band più longeve della storia
del rock.
Concordo sul fatto che quello sia
stato il periodo d’oro, magari non solo per Ian Anderson e soci, ma per tutto
quel movimento che, a posteriori, è stato definito “Prog”.
A distanza di diversi lustri la
musica dei J.T. gira ancora sui palchi di tutto il mondo, grazie ad Anderson,
il “padrone” del brand, e occorre sottolineare come, tra difficoltà vocali e indubbie
skills, da quel decennio magico si attinga ancora oggi a mani basse.
Ciò che Scaravilli ci racconta nel
suo libro è un misto di passione, ricerca documentale, nalisi musicale e
sottolineatura dei dettagli, quei particolari che creano l’atmosfera e permettono
di rivivere in modo differente aneddoti, storie e filmati già metabolizzati, ma
che possono essere arricchiti da questa lettura.
Che cosa accadde l’11 gennaio a
Montreux quando fu presentato in anteprima “War
Child”? Che look avevano i componenti del momento?
Perchè Mick Abrahams “sparì” dopo “This Was”? E Cornick? Eppure era un bravo musicista!
Ogni capitolo si occupa di un anno
di vita e del relativo album rilasciato in quel periodo. Partendo dal titolo
del disco si arriva alla/e tournèe di riferimento, alle scalette dei concerti, all’evolversi
delle line up e agli aspetti di contorno, quelli che piacciono molto ai
fan di tutto il mondo.
Racconta Scaravilli di un feedback
che evidenzia una lettura molto rapida, del tipo… “quando inizi a leggere non ti fermi più!”. Personalmente ci ho
messo molto più tempo, perché una delle peculiarità di questo lavoro è, a mio
giudizio, la capacità di spingere ad un ascolto parallelo alla lettura, per
provare a sintonizzare musiche conosciute con aspetti decisamente nuovi - e
sarei curioso di sapere dove sono state trovate tutte queste informazioni, Giuseppe!
-; e così tra lo scorrere delle pagine e i Cd che girano ci si rituffa
facilmente nel mondo di appartenenza. Sì, di appartenenze, perché “Jethro
Tull, 1968-1978” è
soprattutto adatto agli “introdotti”, quegli affamati musicali che non saranno
mai sazi di notizie e musiche di Anderson e soci, ma si pensa sempre che la
curiosità possa spingere anche i giovani verso qualcosa che, probabilmente, è
completamente sconosciuto.
Un libro
davvero scritto bene, esaustivo di un certo periodo e stimolatore di
nuovi/vecchi ascolti.
Fantastica
anche la sezione fotografica, con immagini restaurate per l’occasione.
L’ultima
parte, l’appendice, costruisce il bridge con la musica dei Jethro Tull del
2018, ma la speranza è quella che Giuseppe Scaravilli trovi la voglia e il
tempo di proporre l’analisi capillare di altri 10 anni di storia, gliene
saremmo immensamente grati!
Imperdibile!