venerdì 26 gennaio 2018

Dust Memories - “Alienation”


I savonesi Dust Memories presentano l’album di esordio, “Alienation”.
Parlare di un primo atto porta solitamente a pensare a inesperienza e immaturità creativa… beh, certamente Lorenzo Ferrando e Matteo Damele sono molto giovani, ma il loro lavoro ha avuto una maturazione di ben cinque anni, tempo durante il quale sono cresciuti, così come si è evoluto il loro progetto.
Sono loro stessi a raccontarsi nell’intervista a seguire, cosa necessaria, utile a scoprire motivazioni e curiosità.

Disco di oltre 48 minuti, suddivisi su 10 tracce, propone un tema concettuale che lega i differenti episodi: la frustrazione e l’alienazione della razza umana, caratterizzata dalla presenza di razionalità e istinto, quest’ultimo spesso soffocato dalla necessità di convivere all’interno di codifiche realizzate da chi, a turno, ha il potere di dettare le leggi e stabilire codici di comportamento etici, spingendo verso omologazioni che giustificano l’abbattimento di ogni tipo di coerenza e moralità, come descriveva George Orwell settant’anni fa nel suo romanzo, “1984”, autore utilizzato all’interno del progetto.

Dal punto di vista meramente musicale “Alienation” è davvero sorprendente, e l’impegno profuso nell’arco di un lustro è premiato dal fatto che Ferrando e Damele hanno creato qualcosa di sufficientemente nuovo.
Il punto di partenza sono gli ascolti variegati di musica del passato, passioni magari non in comune, ma che trovano momento di sintesi quando ci si ritrova a creare in studio, una sorta di laboratorio sonoro dove, accanto agli strumenti tradizionali, compare la tecnologia, la manipolazione dei suoni, l’elettronica, senza dimenticare - a proposito di elettronica - il colore espressivo - e romantico - del Theremin, uno strumento nato cento anni fa, difficile da gestire, spesso usato nei live per il suo forte impatto scenico dovuto all’assoluta mancanza di contatto fisico.
Ne nasce un suono che mi appare difficile da definire ed etichettare, dove la psichedelica floydiana si accavalla alla ballad, la ritmica digitale si integra a suoni più tradizionali, gli aspetti vocali rafforzano le atmosfere evocative, mentre le ere conosciute si miscelano, tra rock e punk, prog e delicatezza acustica.
Con l’alternarsi dei brani gli umori cambiano, il mood si modifica e l’urlo volge in serenata… sino ad una rottura completa, una distruzione delle tradizioni, una forza d’urto che è stata la peculiarità del punk di fine anni ’80.
Rock iconoclasta per  i  Dust Memories, a cui va riconosciuta la perseveranza in un lavoro che, agli albori, poteva forse essere scambiato per il gioco un pò velleitario di due ragazzi intraprendenti, un esercizio compreso tra la passione musicale e la necessità di sfoggio di intellettualismo, stato tipico  di alcuni momenti della vita.
Non ho idea di come fosse “Alienation” in fase embrionale, ma certo è che metabolizzazioni e rivisitazioni hanno alla fine dato un tratto caratterizzante a questo ensemble, con un giudizio che, per essere completato, dovrebbe avvalersi anche della prova live, che forse presto arriverà. Intanto è prevista l’uscita di un lungometraggio che permetterà di saperne di più, e che contribuisce all’ampliamento di un progetto che definire musicale appare limitativo, essendo summa di arti e skills ad ampio raggio.

Sono tempi duri, e forse la vita musicale dei Dust Memories sarebbe stata più facile se fossero calati sulla terra in tempi lontani, quelli che loro, sapientemente, hanno saputo raccogliere, elaborare, e personalizzare creando alla fine un prodotto unico e di grande qualità.

E in attesa di una loro performance propongo una chicca: “High Hopes/Neve e Sangue”:


Lo scambio di battute…

Vorrei partire da un po’ di storia: come e quando nasce il progetto DUST MEMORIES?

Dust Memories: Ci siamo conosciuti nel 2013 durante un festival di musica al quale partecipavamo entrambi come musicisti. Dopo le presentazioni ci siamo messi subito al lavoro con l’idea di creare un EP di qualche traccia. Non ci conoscevamo per nulla e a disposizione avevamo pochissimi mezzi, sia a livello di attrezzatura che a livello di competenze tecniche. Tuttavia, dopo poco tempo ci siamo orientati verso un progetto più ambizioso: realizzare un disco completo.

Intuisco dai credits che dietro ad “Alienation” ci sia un lungo e faticoso lavoro e, vista la giovane età, le vostre scelte musicali e le idee che le supportano mi sembrano sorprendenti e sicuramente in controtendenza rispetto a quanto propongono i vostri coetanei: da dove nasce questa predisposizione alla sperimentazione?

Dust Memories: Noi due proveniamo da mondi musicali opposti, e allo stesso tempo complementari, per cui la sperimentazione in “Alienation” è l’unico linguaggio con cui riusciamo a comunicare tra noi. Si può dire che nasca da un vero e proprio “bisogno”. È il fil rouge di queste dieci tracce, il punto di equilibrio musicalmente instabile in cui ci troviamo d'accordo e a nostro agio. La sperimentazione inoltre è intrinseca a questo album: il progetto del disco è durato cinque anni nei quali i nostri gusti si sono modificati e affinati e il nostro stile è cresciuto portando a un’acquisizione graduale di nuove competenze e capacità. Imparavamo facendo e più imparavamo più le tracce precedenti non rispondevano al nostro nuovo modo di sentire; molti pezzi sono stati visti e rivisti, modificati e a volte cancellati del tutto, in una continua ricerca di nuove sonorità, strutture e forme.

Non amo molto le etichette ma mi piacerebbe sapere come definireste la vostra musica.

Dust Memories: La risposta più corretta a questa domanda sarebbe che non lo sappiamo nemmeno noi. Siamo partiti da ascolti di artisti estremamente diversi, tra cui Pink Floyd, Bjork, Depeche Mode, Radiohead, Ministry e Nine Inch Nails (la lista è molto lunga), che hanno segnato il nostro modo di comporre. Ispirandoci a loro abbiamo cercato di creare un nostro stile che astraesse e sintetizzasse parte di ciò che amavamo in questi artisti. Per questo nell’album ci sono influenze industrial, trip hop, progressive rock, ma non solo.

Che cosa unisce le liriche di Matteo Damele? Esiste un filo conduttore?

Matteo: Si tratta in effetti di un concept album. I personaggi principali sono due, Apollineo e Dionisiaco, esseri senzienti che abitano la mente dell'essere umano, rispettivamente parte razionale e parte istintiva. Noi seguiamo il loro percorso dalla nascita di Apollineo, quando dalla preistoria passavamo alla storia, fino a un possibile futuro. Le alienazioni, dalle quali prende il nome il titolo del disco, sono tutte le repressioni della parte dionisiaca, che vengono raccontate in maniera episodica dai testi dei brani: religione, politica, tecnologia, ecc.
Pubblicheremo a breve un film che accompagnerà la musica del disco, per raccontare le vicissitudini di Apollineo e Dionisiaco non più in modo episodico ma lineare.

La scelta della lingua inglese trova cedimento in un paio di testi in italiano: come mai questa scelta?

Matteo: Ho sempre amato la mia lingua madre. Penso sia affascinante nel suo essere morbida, rotonda ma al tempo stesso versatile e a volte violenta, con le sue R e le sue S. Amo inoltre la letteratura italiana e il teatro italiano.
Non la amo nei generi musicali nati in paesi parlanti lingue di ceppo germanico, come la lingua inglese o il tedesco. La trovo una forma nella quale i nostri vocaboli stanno stretti, si trovano compressi. Il 4/4 di un beat elettronico di un brano in tedesco, o di un pattern ritmico di un gruppo inglese, si sposa con una lingua essenziale, puntuale, diretta. Mi piace il fatto di aver unito due mondi così diversi e di aver estremizzato la geometricità dell'idioma inglese e di aver lasciato la mia lingua madre libera di scorrere in un verso libero.

Mi incuriosisce anche la scelta del testo di Orwell (la title track) e l’undicesimo brano, “Neve e Sangue”, che compare separato nel booklet ma unito al decimo brano, “Highs Hopes”. 

Matteo: Nella nostra interpretazione di “1984” Federico Ferrando ha interpretato O'Brien, agente governativo che tortura Winston, il protagonista. Cerca di convincerlo a cambiare idea rispetto al partito e ad omologarsi al bispensiero, e nel farlo indice una dissertazione filosofica dove si parla di che cosa sia la realtà. Le tematiche espresse da questo estratto sintetizzano una quantità sorprendente di alienazioni, dall'omologazione, al dogma, al linguaggio, al totalitarismo, all'etica, alla gnoseologia, tutte indirizzate al controllo e alla repressione.
“Neve e Sangue” è separata da “High Hopes” da un punto di vista letterario, ma non da un punto di vista musicale. Mi piace l'idea di darle dignità letteraria ma di renderla inscindibile dal resto. “Neve e Sangue” si conclude prima dell'assolo di pianoforte, facendo da ponte tra una prima parte cantata e una terza parte strumentale; di conseguenza non lo vedo come l'undicesimo brano, ma come la seconda parte del decimo.

Ascoltando le tracce, e leggendo la strumentazione utilizzata, salta all’occhio come al fianco di tanta tecnologia ci sia lo strumento elettronico più antico del mondo, il theremin, suono che si potrebbe facilmente riprodurre con qualsiasi tastiera evoluta: come nasce la scelta?

Lorenzo: È uno strumento dal suono unico, evocativo e caratterizzante e ho pensato che questi aspetti avrebbero potuto dare quel tocco in più al nostro album. Nonostante sia molto difficile da “padroneggiare”, il theremin ha una capacità espressiva così particolare che la riproduzione, anche se con una buona tastiera, non avrebbe potuto restituire lo stesso effetto; può portare verso sentieri melodici e timbrici poco esplorati e difficilmente raggiungibili da altri strumenti.

Chi - e come - ha fattivamente contribuito alla realizzazione del vostro album?

Dust Memories: Dal 2014 Simone Donato è un membro effettivo dei Dust Memories. Oltre ad aver contribuito alla composizione della traccia “Alienation”, oggi ricopre il ruolo anche di grafico del gruppo. Omar Tonella ha suonato la chitarra in “Delete Brain” e Sara Caviglia è la voce femminile nell’ultimo brano, “High Hopes”. Successivamente si sono uniti a noi Nicole Isetta e Federico Ferrando, nei ruoli rispettivamente di ballerina e attore, oltre che di modelli per la parte visiva dell’album. Le foto sono state realizzate da Silvia Mazzella. Elfish recording studio, nella persona di Emanuele Cioncoloni, ha curato il mastering dell’album. A tutti loro, ovviamente, va un affettuoso ringraziamento.

È ipotizzabile pensare ad una proposizione live di “Alienation”.

Dust Memories: Sicuramente la proposizione live sarà una bella sfida: il progetto coinvolge molte persone e unisce varie arti che dovranno essere ben integrate tra loro. Questa estate Simone Brunzu, alla batteria, è diventato il quarto membro del gruppo e recentemente si è aggiunta Laura Torterolo che canterà in “High Hopes”. Il progetto live includerà anche performance dal vivo di Nicole e Federico insieme ad una proiezione del lungo metraggio che proprio in questi giorni stiamo concludendo.

 Avete pensato a incontri di pubblicizzazione del vostro lavoro?

Dust Memories: No, al momento non abbiamo ancora programmato nessun incontro. Tuttavia speriamo di avere al più presto l'opportunità di organizzare un evento in modo tale da poter parlare del nostro progetto e approfondire le tematiche trattate.

Il progetto DUST MEMORIES prevede altre tappe future?

Dust Memories: Al momento stiamo finalizzando una serie di video (lungometraggio diviso in capitoli) che offriranno/permetteranno un’immersione maggiore nel mondo e nel concept che abbiamo creato. Nel lungo termine non sappiamo esattamente cosa succederà. Il progetto è estremamente “energivoro” e richiede un’enorme quantità di tempo, ma noi siamo intenzionati a sorreggerlo e ampliarlo, anche se al momento non sappiamo esattamente che direzione prenderemo.