giovedì 25 gennaio 2018

Playing The History – “Prog Alchymia”, with Steve Hackett (special guest)


Playing The History – “Prog Alchymia”, with Steve Hackett (special guest)

Playing The History è un progetto da sogno per chi ama un certo tipo di atmosfera sonora, quella a cui molto tempo fa è stata incollata l’etichetta di “Musica Progressiva”.
Poco interessante addentrarsi nelle spiegazioni di dettaglio, ma è giusto dire che il genere - che ha imperversato e toccato la massa per non più di cinque anni -, pur essendo seguito da una nicchia di anime, ha raggiunto lo status dell’immortalità, e accanto a proposte nuove, spesso di qualità, esistono veri e propri tributi e celebrazioni, così come in ambito classico vengono riproposte trame di duecento anni fa, con piena soddisfazione di chi propone e di chi partecipa agli eventi.

Carlo Matteucci, bassista e produttore dei “Playing The History, ci racconta a seguire la nascita e l’evoluzione del progetto, sino ad addentrarsi nei dettagli del loro album appena rilasciato, “Prog Alchymia”.

La formazione è da considerarsi ormai stabile, e oltre ai musicisti “nostrani”, peraltro molto noti (Carlo Matteucci al basso, Marco Lo Muscio al piano /organo, Giorgio Gabriel alle chitarre e Pino Magliani alla batteria), troviamo John Hackett e David Jackson… una formazione niente male!
Nonostante l’importante presenza di guest non c’è traccia di un vocalist, ed è questa una scelta precisa e assolutamente comprensibile. Per chiarirsi le idee in proposito è sufficiente buttare un occhio sui brani proposti e sulle band di riferimento: Gentle Giant, Genesis, Van der Graaf Generator, ELP, Jethro Tull, King Crimson… non solo musiche ma band dalle voci caratterizzanti, e quando inizia un brano conosciuto e spunta il sostituto del momento di Shulman, Gabriel, Hammill, Lake o Anderson il confronto parte in automatico ed è spesso spietato, a volte innescato da pregiudizio o soltanto da un attaccamento feroce alle proprie memorie.
Prog Alchymia fugge da tutto questo, e se ciò che si ha tra le mani è già oro - impossibile da incrementare dal punto di vista del valore intrinseco - l’idea può essere la rivisitazione, in questo caso nobile, un nuovo volto impreziosito dai fratelli Hackett (Steve come ospite) e dal geniale David Jackson.
I titoli parlano da soli, almeno per chi ha vissuto o seguito un certo periodo d’oro del prog, ma le modifiche apportate - obbligate, per quanto appena scritto - presentano di fatto una rilettura, una patina nuova che porta a mischiare le carte con un risultato preciso, una piacevolezza d’ascolto che supera la rigidità di alcuni stilemi legati alla materia.
Qualche esempio… “Ace of Wands”, brano del ’75 di Steve Hackett, sa molto più di Jethro Tull (non solo per il flauto) di “Bourèe”, traccia in cui la chitarra solista di Nick Fletcher - uno degli ospiti - sostituisce, nell'intro, il flauto originale di Anderson; “The Sage” cambia direzione quando il Church Organ di Lo Muscio sostituisce la divagazione solistica originale di Greg Lake.
E poi che goduria l’intervento blues all’armonica di Steve Hackett in “I Lost my Head”, dei Gentle Giant!
La partecipazione di Steve Hackett fornisce lustro all’album, ma credo che avere in pianta stabile il fratello John e Jackson rappresenti la speranza di un proseguimento di attività live con un respiro internazionale… il sax di David è unico, inimitabile e riconoscibile tra molteplici, impossibile da “nascondere”, una sorta di caratteristica timbrica, come accade per la voce, roba da DNA!
In mezzo a tanti episodi noti (oltre ai già citati sono presenti, ad esempio, “Pilgrims”  dei VdGG e “Moonchild” dei King Crimson…) “troviamo la rilettura di “Molde Canticle Part I”, del sassofonista norvegese Jan Garbarek - un brano che, come racconta Matteucci è utilizzato come apertura dei live - e pezzi di produzione propria: le delicate e intimistiche “The Flower” e “Il Bambino e la Pergola”, di Carlo Matteucci, “Nastagio degli Onesti”, di Lo Muscio - una partenza aulica che sfocia sul versante jazz - e “Sunset Ride in New Mexico”, di Gabriel caratterizzato dal duetto chitarristico con Hackett… una chicca.
John Hackett, in veste di autore, propone “Six - Eight for Starters”, da “Prelude to Summer” del 2008 mentre il “mondo Genesis” viene integrato da “Second Chance” - dal settimo album solista di Steve Hackett, “Bay of Kings”, del 1983 - e dalla conclusiva “The Lamia”, da “The lamb…”.
Lascio per ultima la citazione di “Nights in the White Satin” (rilasciato nel 1967), perché consente di spiegare come “Suonando la storia” significhi anche non dimenticare - e non sottovalutare -, e quando di questa storia si ricercano le radici profonde non si può non partire dai Moody Blues, dai Procol Harum e dai Vanilla Fudge (e forse ancor prima!), band protoprog che, per molti personaggi autorevoli nel campo musicale, rappresentano il vero momento iniziale di tutto il movimento.

Per chi vuole rivivere quei momenti con la voglia di trovare del “nuovo…
Per chi si avvicina ad un genere di cui ha solo sentito parlare…
Per chi ha desiderio di ascoltare un disco ben fatto, realizzato da grandi musicisti, virtuosi e desiderosi di raccontare e raccontarsi… beh, questo è l’album giusto, un disco che sintetizza e che ha il pregio, a mio giudizio, di poter resistere al passare del tempo.



Ecco cosa mi ha rccontato Carlo Matteucci… bassista e produttore di “Playing The History”…


Partiamo dal progetto, dalla storia, dalla progressione nel tempo di “Playing The History”…
Tutto nasce dalla voglia di musica e dalla passione per un determinato periodo, gli anni ’70, in cui il genere che oggi definiamo “Prog”, ma allora considerato “Rock Sinfonico”, ha raggiuntola sua massima espressione. In occasione dei 40 anni dal primo concerto in Italia del 1972 al Piper dei Genesis, abbiamo invitato nell’aprile 2012, sempre al Piper di Roma, Marco Lo Muscio, John Hackett e Giorgio Gabriel, come ospiti al concerto dei Dancing Knights, tribute band Genesis dove suono. Da qui l’idea, che ho proposto a Marco e poi a John, di formare un trio a cui ho dato il nome “Playing The History”. Abbiamo suonato live con organo, flauto, chitarra e basso nel novembre 2012, decidendo di incidere un CD con rivisitazioni di classici della musica Prog e brani originali, senza l’apporto della batteria, sperimentando una forma differente di esecuzione. Si è unito a noi Giorgio Gabriel alle chitarre, e David Jackson è stato contattato, tra l’altro, proprio per “sostituire” la voce in “The Great Gig in The Sky”, data la somiglianza del timbro del Sax alla voce umana. Il 1 luglio 2013 abbiamo presentato il primo CD Playing The History a Roma, suonando in quintetto con me, Marco Lo Muscio, John Hackett, Giorgio Gabriel e David Jackson. In seguito a questo mi sono reso conto che occorreva aggiungere qualcosa per creare un sound più compatto, ritmicamente parlando, si è quindi unito a noi Pino Magliani alla batteria, e con questa formazione ci siamo esibiti in diversi live. Avevo il desiderio di realizzare un secondo CD più “pulsante” e più rock, ed è nato “Prog Alchymia”.

A occhio e croce, David Jackson a parte, guardando la line up, mi pare che il denominatore comune dei protagonisti sia l’amore per la musica dei Genesis, anche se i brani proposti spaziano su un vasto arco prog… mi sbaglio?
Sono sempre stato appassionato della musica dei Genesis, come Marco e Giorgio, ed oltre tutto la presenza di John, e di Steve ovviamente, ha fatto propendere la scelta in questo senso, ma è importante far notare che noi riproponiamo spesso brani con alcuni tra i protagonisti che originariamente li hanno suonati, e non solo brani dei Genesis, ma anche di altre pietre miliari della musica, basti pensare a “Pilgrims”, scritta e interpretata nel 1976 da David, che nel nostro CD esegue sia la melodia cantata da Hammill, sia numerosi contrappunti da lui definiti “Multisax”... e, certamente, brani di band altrettanto importanti. Del resto, “suonando la storia”, è una definizione universale che può comprendere qualsiasi genere di qualunque epoca. A questo proposito, voglio far notare che Steve in diverse occasioni indossa la nostra felpa “Playing The History” o gusta la sua “Cup of Tea” con il logo sulla tazza, (DVD “Genesis Revisited Behind the Scenes-Hammersmith”, in “The Total Experience Live in Liverpool”, in”Live at The Royal Albert Hall”, in un intervista di mezz’ora circa “Genesis Revisited Soundcheck Interview”, nella quale spiega l’utilizzo dei suoi effetti e della strumentazione), come a voler ribadire che il suo vissuto musicale, riproponendo anche tantissimo repertorio Genesis, fa parte della storia della musica stessa.

Entrando nello specifico della proposta, e soffermandomi sui brani noti, andiamo dai Gentle Giant ai Jethro Tull, passando per King Crimson, ELP, VdGG, Jethro Tull, Genesis, Steve Hackett e Moody Blues: come è avvenuta la scelta dei pezzi e quale obiettivo vi siete prefissati rispetto a chi ascolta, probabilmente già intriso di prog storico?
Abbiamo scelto alcuni brani che ritenevamo significativi, e che ben si adeguassero alla tipologia degli strumentisti impegnati nel progetto, rivedendo e facendo nostri anche parecchi arrangiamenti, adattandoli a sonorità più moderne; ad esempio “Nights In White Satin” inizia con una configurazione programmata al sequencer, in “I Lost my Head” Steve esegue un solo blues-style con l’armonica e la parte vocale è interpretata da Duncan Parsons con il vocoder, “Bourèe” inizia la melodia con una chitarra distorta suonata da Nick Fletcher, anziché con il flauto suonato da David, che entra nella seconda strofa, solo per citare alcune delle variazioni presenti nei brani del CD…

Come si inseriscono in questo contenitore le tracce “italiane” (Matteucci, Lo Muscio e Gabriel) e quello di Jan Garbarek?
Come ti dicevo il nostro progetto abbraccia, pur amando in particolare il Prog, ogni genere musicale, quindi tutto ciò che musicalmente può essere interessante, ovviamente a nostro parere, vale la pena di essere proposto. Un discorso a parte merita Jan Garbarek, particolarmente apprezzato da David essendo un sassofonista, anche perchè con “Molde Canticle Part I” iniziamo solitamente le esibizioni live.

Considerando come guest Steve Hackett, compaiono nella formazione ufficiale David Jackson e John Hackett: può considerarsi una line up stabile che oltre a registrare può esibirsi dal vivo?
Sì, la line up è stabile, in particolar modo dopo che David Jackson ha affermato, testuali parole: “Now we are a band!”. Abbiamo già suonato live a Roma, Pienza e Ovada.

La proposta è strumentale: scelta precisa o difficoltà nel trovare il vocalist adeguato?
E’ stata una scelta precisa, volevamo reinterpretare strumentalmente i brani, l’inserimento di un vocalist avrebbe deviato il progetto in una direzione ancora più complessa da gestire, per la diversità dei pezzi proposti e gli inevitabili paragoni che all’ascolto si sarebbero fatti con questo o quel cantante nella versione originale.

Quali sono gli altri ospiti, oltre al già citato Steve Hackett?
Duncan Parsons, polistrumentista e drummer della John Hackett Band, Nick Fletcher, chitarrista della John Hackett Band e raffinato concertista di chitarra classica, Alessandro Forti, pianista e compositore di colonne sonore, Giovanni Viaggi, tastierista.

Il progetto legato a “Prog Alchymia” è destinato restare nella dimensione “studio” o è possibile ipotizzare una buona attività live?
L’intento è portare dal vivo al più presto il nostro lavoro.

La musica progressiva a cui dedicate questo tributo vive di buona salute ma resta comunque confinata in un settore di nicchia: esistono i presupposti per un ritorno al prog numericamente più consistente?
Credo che il genere Prog resterà sempre un settore di nicchia, apprezzato principalmente da chi quegli anni li ha vissuti in prima persona. Difficilmente potrà ripresentarsi nelle forme a noi abituali, in altre parole ci sono molti gruppi, anche giovani, che tecnicamente sono molto bravi, ma il problema è che comporre brani melodicamente ed armonicamente interessanti è davvero complesso, la capacità tecnica diventa fine a se stessa e non è mettendo insieme tante variazioni suonate in tempi dispari che si renderà bello un lavoro. Oltretutto nella mia più che quarantennale esperienza di musicista, ho capito che il pubblico del Prog vuole quasi sempre ascoltare ciò che già conosce. Non è affatto semplice.

Quale potrebbe essere il futuro prossimo di Playing The History, almeno negli intenti progettuali?
Suonare live il più possibile, ed iniziare a scegliere e comporre i brani per il prossimo CD!



TRACKLIST:

1. I Lost my Head Part II - Gentle Giants (with Steve Hackett)
2. Ace of Wands - Steve Hackett
3. Bourée - Bach/Jethro Tull (with David Jackson)
4. Molde Canticle Part I - Jan Garbarek (with David Jackson)
5. Pilgrims - Van der Graaf Generator (with David Jackson)
6. Moonchild - King Crimson
7. The Flower - Carlo Matteucci
8. Nights in the White Satin – Moody Blues (with David Jackson)
9. Il Bambino e la Pergola - Carlo Matteucci
10. Promenade; The Sage - Emerson Lake & Palmer
11. Nastagio degli Onesti - Marco Lo Muscio
12. Sunset Ride in New Mexico - Giorgio Gabriel (with Steve Hackett)
13. Six - Eight for Starters - John Hackett
14. Second Chance - Steve Hackett (with Steve Hackett)
15. The Lamia - Genesis (with Steve Hackett & David Jackson)

LINEUP:

Carlo Matteucci, Marco Lo Muscio, John Hackett, David Jackson, Giorgio Gabriel, Pino Magliani, Steve Hackett (special guest).