E’
previsto per domani, 16
gennaio, il rilascio di “I am changing”, il ritorno
discografico del progetto Ancient Veil. A breve proporrò il mio commento all’album, ma mi pare
utile presentare in anticipo il pensiero dei fondatori della band, Alessandro Serri e Edmondo Romano che,
sollecitati dalla mia curiosità, delineano
un quadro interessante che racchiude un lungo periodo di vita e musica,
entrando nei dettagli di un lavoro a mio giudizio imperdibile, fatto di
passione, competenza, amicizia e… idee chiare.
Davvero una piacevole novità per me, che non avevo
ascoltato la produzione pregressa, di Ancient
Veil e Eris Pluvia, e conoscevo solo
“l’ultimo” Edmondo Romano, più dedito al jazz, musica classica e tradizionale,
tutte etichette - inutili - richieste dall'ortodossia musicale, che trovano la perfetta sintesi nel "contenitore progressivo".
Ecco cosa è emerso dallo scambio di battute…
Ath: Vorrei partire dal progetto “Ancient Veil” e da quello che lo ha preceduto,
“Eris Pluvia”: mi raccontate un pò la storia?
Alessandro: Edmondo ed io ci siamo conosciuti
in prima liceo ed abbiamo deciso di formare un gruppo, viste le molte affinità
musicali, un po' come è accaduto a molti. Fin da subito abbiamo cominciato a
sperimentare musicalmente utilizzando svariati strumenti, ad esempio io suonavo
solo la chitarra, ma ho cominciato a suonare anche il flauto traverso, ed è da
lì che è nato il nostro suono acustico che ci accompagna ancora oggi.
Edmondo: Abbiamo iniziato ad utilizzare
strumenti per noi nuovi. Io personalmente ho iniziato a suonare il flauto dolce
contralto (divenuto poi marchio di fabbrica e peculiarità dei nostri dischi)
perché semplicemente Alessandro ne possedeva uno.
Alessandro: Il nome “Eris Pluvia” nasce quasi
per caso. Un pomeriggio mentre piove registriamo un’improvvisazione con due
flauti suonati dentro l'atrio del portone della nostra sala prove.
Edmondo: Possediamo la registrazione di
quell’improvvisazione (come tantissimo altro materiale di quegli anni).
Arrivato a casa faccio ascoltare il brano ai miei familiari ed io e mio padre
inventiamo il nome. L’utilizzo del latino non era per noi cosa nuova, perché
nella primissima formazione utilizzavamo questa lingua per i nostri testi.
Alessandro: Da questa improvvisazione parte
il progetto “Eris Pluvia”, che sarà anche un quadro di Francesca Ghizzardi e
successivamente una performance teatrale. Dopo anni, cambiando diverse formazioni
si arriva nel 1990 alla realizzazione di un demotape intitolato “Pushing together” e subito dopo nel 1991
per l’etichetta francese Musea esce “Rings
of earthly light”, quasi interamente composto da me e da Edmondo.
Edmondo: Il lavoro ottiene moltissimi
riconoscimenti internazionali nell’ambito del new progressive, divenendo un
piccolo disco di culto. E’ stato ristampato moltissime volte nel corso degli
anni in differenti versioni (russa, polacca, giapponese, coreana…) e ci ha
permesso di prendere parte a numerosi festival progressive.
Alessandro: Poco dopo l'uscita del CD io
lasciai il gruppo per problemi personali e cominciai a dedicarmi a nuove
composizioni. La band proseguì con Edmondo, ma anche lui da lì a poco decise
nuovamente di unirsi a me per continuare quanto era stato interrotto. Pronti a
ripartire con un nuovo CD come Eris Pluvia, siamo stati bloccati dai vecchi
compagni che decisero nostro malgrado di tenersi il nome. Solite storie anche
queste. Nonostante questo ostacolo decidemmo di creare un nuovo progetto ed
insieme a mio fratello Fabio abbiamo dato vita a Ancient veil, così nel
1995 pubblicammo per la Mellow Records
il CD omonimo. Dopo aver preso parte a diverse compilation - tributo sempre per
la Mellow Records -, per parecchi anni ognuno di noi ha preso una strada
diversa, fino al momento in cui non abbiamo deciso di riunirci per questo nuovo
lavoro.
Ath: Sono
abituato a vederti (Edmondo Romano) sotto una vesta molto specifica, in un
ambito che passa dalla musica tradizionale al jazz, attraverso l’utilizzo dei
tuoi fiati. “I’m changing” mi ha fatto scoprire nuovi amori in un campo dove
regna la massima libertà di
espressione, quello della musica progressiva: da dove nasce questa tua
passione?
Edmondo: Sono cresciuto in un
ambiente familiare molto creativo, padre scrittore e critico teatrale, madre
pittrice e creatrice di performance. I miei genitori erano giovanissimi,
avevano appena vent’anni e in casa mia erano sempre presenti attori, registi,
musicisti, ballerini… la musica era importante in ogni momento della giornata.
Si ascoltava musica classica, musica antica, jazz e mio padre in particolare
comprava tutti i dischi dei Beatles, Pink Floyd, King Crimson, Jethro Tull,
Emerson Lake and Palmer, Leonard Cohen, Tangerine Dream, musica jazz… solitamente
il giorno di uscita, sono quindi cresciuto naturalmente immerso in questo
genere, difatti quando più avanti ho conosciuto amici come Alessandro Serri,
Fabio Zuffanti ed altri ai quali tutto musicalmente sembrava nuovo, per me
invece molti ascolti facevano già parte del mio bagaglio culturale. Con Fabio e
Alessandro abbiamo nel tempo attivato
uno scambio di dischi davvero imponente, ricercando davvero tutti i meandri
esistenti della musica progressive e sperimentale, comprando dischi,
scambiandoli, ma dobbiamo davvero ringraziare l’enorme fonte di vinili che ci
prestava o vendeva lo zio di Alessandro Serri, davvero un divoratore di musica
a tutto tondo. Comporre musica è stato un passo semplice e naturale. La mia
principale attività dai dieci anni in poi è sempre stata quella di ascoltare
musica, suonare e comporre (non che ora la cosa sia molto cambiata). Sono
quindi sempre stato un onnivoro musicale, ascolto ogni autore scriva e componga
con totale dedizione e sincerità, libero da schemi di “moda e modo”, e la
differenza si avverte eccome. Mi fa piacere dire che questo, per ironia della
sorte sia il CD numero 100 al quale prendo parte, e proprio assieme a molti
musicisti con i quali ho iniziato.
Ath: Mi raccontate l’anima dell’album?
Alessandro: Questo album raccoglie alcun
brani tra i numerosi da me scritti in questi anni. Ho messo assieme momenti
compositivi differenti: i primi anni degli Eris pluvia (Chime of the times) la fine degli anni ‘90 (I am changing) e gli ultimi periodi (Bright autumn dawn). Il risultato, pur essendo eterogeneo, segue
comunque un filo logico musicale che lo rende molto simile ad un concept album,
pur non portando avanti un'unica storia. Fondamentalmente sono andato molto a
gusto musicale e sia Edmondo che Fabio mi hanno aiutato nella conclusione degli
arrangiamenti e nella fase di produzione musicale ed artistica.
Ath: Possiamo
considerarlo legato in qualche modo alla vostra produzione precedente?
Alessandro: Assolutamente si. Sono passati
più di venti anni ma é come se questo silenzio non ci fosse mai stato. Ci siamo
semplicemente ritrovati, ed abbiamo ritrovato lo stesso feeling dell'epoca e la
stessa voglia di fare musica insieme.
Edmondo: Credo che quando si inizia con
passione e sacrificio a scrivere musica assieme da giovanissimi, nasca
un’alchimia difficile da spezzare o interrompere. Il nostro lavorare è nato da
una forte voglia di comunicare la nostra musica, e per quanto questa fosse poi
catalogata “dagli altri” in un genere ben preciso come il progressive rock, per
noi era qualcosa di unico, e devo dire che in parte questa cosa siamo riusciti
a comunicarla. Il suono che scaturisce dal lavoro di Alessandro e mio è
riconoscibile, non ha importanza che piaccia a tutti o che tutti ne condividano
le scelte compositive, ma è riconoscibile, quindi personale, e in un mondo di
musica catalogata solo per generi, di cover band impersonali (fenomeno
inesistente solo pochi anni fa perchè da tutti noi ritenuta espressione priva
di valenza artistica), dove un algoritmo come quello di Spotify ti consiglia
cosa ascoltare e tutti si rifanno a canoni passati… avere da molti anni un
suono riconoscibile è sicuramente la migliore moneta che potessimo ricevere in
cambio.
Ath: Chi
vi ha aiutato nella realizzazione dell’album? Chi sono i compagni di viaggio?
Edmondo:
ci siamo
sempre avvalsi di musicisti amici, questo lavoro ne racchiude di nuovi e di
“vecchi”. La cosa più interessante è che in questo “I am changing” abbiamo rilavorato con alcuni compagni che con noi
avevano realizzato “Rings of earthly
light”, o che comunque avevano fatto parte degli Eris pluvia, per esempio
Valeria Caucino alla voce, Martino Murtas e Daviano Rotella alle percussioni,
Mauro Montobbio alla chitarra. Abbiamo curato direttamente noi le registrazioni
nei nostri rispettivi studi, io poi ho realizzato mix e mastering.
Alessandro: Sono tanti gli amici che ci hanno
aiutato, ed ognuno di loro lo ha fatto con il cuore, per questo motivo siamo
loro profondamente grati. Trovo giusto citarli tutti: John Bickham e Anna Marra
alle voci, Massimo De Stefano al pianoforte, Marco Gnecco all’oboe ed al corno
inglese, Sirio Restani alla english concertina, Elisabetta Comotto al flauto
traverso, Roberto Piga al violino ed alla viola, Stefano Cabrera al
violoncello, Stefano Marazzi alla batteria.
Ath: Mi
parlate dell’artwork del CD, elemento basico per un lavoro prog?
Edmondo:
Ho sempre curato io la parte grafica dei miei
lavori (sin dal mio primo CD, proprio il citato “Rings of earthly light” degli Eris Pluvia) non solo per l’aspetto
creativo ma anche nella parte esecutiva. Per questo lavoro ho scelto due
dipinti di Francesca Ghizzardi che, a parte essere mia madre, è una pittrice
che io stimo molto per la sua forza d’immagine, profondità e capacità di
comunicazione. Dipinge dagli anni ’60 e la sua produzione è vastissima. I suoi
quadri li ho sempre trovati molto affini al mondo dei suoni e della musica,
come a mio avviso si può vedere e provare osservando la copertina di questo “I am changing”.
Ath: Come
nasce la collaborazione con la Lizard di Loris Furlan?
Alessandro: Grazie al consiglio del nostro
amico Fabio Zuffanti che ci ha parlato di lui. Lo abbiamo chiamato al telefono
e ci siamo trovati subito in perfetta sintonia su tutto!
Edmondo:
Loris a me
ricorda i “veri produttori di una volta”, quelli che credono fortemente in un
progetto, attenti alla realizzazione di un CD. Quei produttori che investono in
passione e che mettono a loro agio economicamente gli artisti, cosa a mio
avviso davvero rara di questi tempi. Oramai molti “produttori” distribuiscono
in modo meccanico i vari CD che producono, recuperando direttamente dagli
artisti le spese vive sostenute per la stampa
con la famigerata formula delle “copie in obbligo di acquisto”, cioè il
gruppo si ritrova obbligato a comprare un certo numero di copie per una cifra
che corrisponde alle spese di produzione, in questo modo il produttore non ha
corso nessun rischio economico. La mia esperienza mi ha fatto notare che questo
tipo di rapporto crea una situazione di lassismo produttivo e l’assurdo
risultato di disparità d’investimento delle parti: l’artista impiega
creatività, passione, tempo, denaro… e segue ogni fase di realizzazione del CD;
il produttore svolge l’attività di semplice intermediario. Siamo d’accordo che i
dischi non si vendono più, allora forse bisogna produrne meno e scegliere con
più coraggio quali “lanciare”. Nei creativi anni ’70 i mostri sacri del
progressivi (e non solo) sono nati grazie alla totale sinergia
artista/produttore, dove il produttore credeva e quindi rischiava insieme
all’artista. Forse non tutto era così, ma in molti casi questo avveniva.
Ath: La produzione di musica progressiva - ma non solo -
è sterminata: in che cosa si differenzia “I’m changing” dalle altre proposte,
secondo voi?
Edmondo:
Credo che indifferentemente dalla forma d’arte o dal genere
l’unico modo per “differenziarsi” sia essere sinceri e se stessi, senza
preoccuparsi delle mode o delle formule, dei canoni e neanche del fatto di
“differenziarsi”. L’arte non è espressione egoica del proprio Io, ma ricerca
umile del proprio profondo. Van Gogh, Klimt, Beethoven, Steve Reich, King
Crimson, Marina Abramovic, Stanley Kubrick… non si ponevano il problema
d’essere omologati o di piacere, casomai era il contrario, ricercavano il più
possibile se stessi e quindi di conseguenza divenivano anche naturali
innovatori. Anche seguendo questo percorso si può assomigliare a qualcosa di
già esistente, ma noi siamo naturale conseguenza di tutto ciò che è stato
creato.
Alessandro:
Non ė per
niente facile differenziarsi, il tentativo che facciamo ė quello di non copiare
nessuno e di proporre quello che sentiamo e che ci piace. Cerchiamo il più
possibile di usare strumenti acustici e di metterci in gioco, naturalmente,
così come siamo. In tutti i modi spero che arrivi all'ascoltatore la sincerità
e la gioia con cui tutto ė stato fatto
Ath: Sono
state pianificate date di presentazione del disco?
Edmondo: Sì, abbiamo deciso dopo 25 anni di riaprire
assieme l’attività concertistica. Io Alessandro e Fabio stiamo mettendo in
piedi un gruppo formato da musicisti professionisti tra Genova e Milano e con
loro vorremmo iniziare una tournèe nei luoghi dove questo genere musicale ha
ascolto, sale da concerto, Festival… Faremo sicuramente una data di
presentazione a Genova, la nostra città, a La Claque venerdì 12 maggio, un
concerto che vedrà la partecipazione di molti ospiti anche storici. Quindi… se
volete contattarci per suonare dal vivo, noi ci siamo.
Ath: Quale
potrebbe essere il futuro prossimo di Ancient Veil?
Alessandro:
Come dicevo
prima, abbiamo molti brani inediti, speriamo quindi di poter proseguire il
discorso senza fermarci come ė successo in passato.
Edmondo: Sicuramente il percorso non finisce qui, sono
certo che in tempi brevi daremo alla luce un nuovo lavoro discografico, ci
stiamo già pensando… per ora tutto è segreto.