martedì 18 ottobre 2016

Glareshift-“Second Mirror”


Glareshift-“Second Mirror”

Second Mirror segna il debutto discografico dei romani Glareshift, band nata da un lustro, ma concentrata sul disco già dal 2013, segnale di evidente esigenza di proporre da subito una propria identità.
L’intervista a seguire, come sempre, racconta molti particolari interessanti e permette di delineare un quadro oggettivo della filosofia musicale proposta.

Trattasi di concept album (circa 46 minuti) che rappresenta il primo di tre capitoli, ed è quindi da considerarsi la base di un lavoro più complesso proiettato nel futuro.
Quella che potrebbe essere la descrizione di un viaggio fiabesco è in realtà un’introspezione che mette in gioco, in modo allegorico - attraverso un duplice specchio -, la vita vissuta e la condizione irrazionale e inconscia: l’intelletto risulta poco importante se non accompagnato dai sentimenti, dalle intuizioni e dalle esperienze. E in questo equilibrio instabile, durante il cammino della vita, le cose buie possono prendere luce all’improvviso e diventare chiare ai nostri occhi. Sognare può aiutare ad abbattere ogni limite e barriera, e con un po’ di coraggio e immaginazione la “House with no door” di Hammilliana memoria può diventare un posto di grande accoglienza e serenità.
I Glareshift accompagnano concetti onirici - e condivisibili -  con una musica dai molteplici risvolti.
Le atmosfere disegnate, sulla base di una ritmica potente, mi portano a coniare un nuovo termine - anche se riconosco l’inutilità delle etichette! - che è il frutto della sensazione ricevuta nel ripetuto ascolto: “Rock Distopico”, perché i paesaggi disegnati sono a tratti inquietanti, il mood spesso cupo e la descrizione del viaggio non conduce al sereno, perchè la ricerca dell’io implica difficoltà e trame dark, con utilizzo di metallo pesante, delay e voci che sgorgano dal profondo dell’anima.
Tre dei cinque brani proposti superano abbondantemente i dieci minuti (Reflection, InSight  e Exit), mettendo quindi in campo uno dei semi della musica progressiva, ma credo che in questo caso la dilatazione temporale sia più legata alla narrazione che al conformarsi ad uno standard preciso.

Una bella scoperta i Glareshift, una band la cui resa dovrebbe essere alta anche in fase live.
E aspettiamo ora le successive puntate della loro storia.


L’INTERVISTA

Dove e come nascono i Glareshift?

I Glareshift nascono quasi per caso, a Roma, nell’estate del 2011, quando Daniele e Alessandra hanno iniziato a fare musica con il computer per pura passione, nella totale intimità della loro casa. Con il tempo Daniele ha ricominciato a prendere in mano la sua chitarra e Alessandra ha coronato il suo sogno di sempre, iniziando a studiare batteria. Tuttavia i Glareshift non sarebbero tali né senza Gianluca, che si è unito alla band a luglio del 2013 e che ha portato quel senso di “contraddizione” all’interno del pensiero di Alessandra e di Daniele - troppo “affini” per poter creare quel che è stato fatto fino ad oggi, il che è stato un valore aggiunto notevole -, né senza Fabrizio, recentemente entrato a far parte della formazione, che ha portato con se una grande esperienza musicale e di palcoscenico che ci ha permesso di dare una svolta definitiva al nostro sound.

Che tipo di cultura musicale avete alle spalle e quali sono i vostri “amori” formativi?

L’aspetto particolare del nostro background è che proveniamo da quattro percorsi musicali piuttosto eterogenei e quindi, mettendo insieme i nostri gusti personali, possiamo attingere ad un pozzo praticamente senza fondo di conoscenze musicali. Alessandra è quella più orientata verso il prog e il rock anni ’70, il metal e il grunge. Daniele proviene dalla cultura dark, rock e new wave anni ’80 e ’90. Fabrizio spazia dal rock anni ’70 e ’80 al cantautorato italiano. Gianluca ama la psichedelia, il punk, il reggae, il grunge ma soprattutto i Fugazi (se non li nominiamo si offende!). Tra i tanti amori musicali che comunque ci accomunano ci sono sicuramente i Porcupine Tree e Steven Wilson, i Tool, gli Opeth e il post-rock.

Mi raccontate qualcosa del vostro team… da chi è composto e come sono suddivisi i ruoli?

La band è attualmente composta da quattro elementi: voce, chitarra, basso e batteria. Ognuno ha il suo ruolo principale, ma alcuni di noi sono polistrumentisti, per esempio Alessandra oltre alla batteria suona anche flauto, tastiere e synth, canta sia come lead che come backing vocalist; poi c’è Daniele che oltre alle chitarre si occupa dei restanti synth e di alcuni parti vocali; Gianluca invece si occupa a 360° delle parti di basso e Fabrizio, oltre ad essere il cantante principale e frontman, si occupa anche di alcune parti di synth, anche se dal vivo predilige esibirsi come percussionista e armonicista. Di tanto in tanto può capitare che al progetto collaborino anche musicisti esterni, sia in studio che dal vivo. Tutti siamo impegnati nella fase compositiva e ci piace chiuderci nella nostra sala prove ad improvvisare per creare i nuovi brani.

”Second Mirror” è il titolo dell’album uscito a inizio anno: quali sono i contenuti lirici, i messaggi?

Second Mirror” è un concept album – nonché primo capitolo di una trilogia – che racconta la storia di un viaggio interiore che si compie durante un sogno, parafrasando le avventure di “Alice Nel Paese Delle Meraviglie” di Lewis Carroll. La protagonista ripercorre gli eventi della sua vita grazie all’utilizzo di due specchi, lo specchio delle cose reali e lo specchio dell’anima, giungendo a prendere coscienza di chi lei sia veramente, con i suoi limiti e i suoi pregi. La storia di “Second Mirror” è fondamentalmente autobiografica – i testi li ha scritti interamente Alessandra – e non è altro che un viaggio verso una dimensione personale potenzialmente infinita, in cui tutto è possibile se sappiamo andare oltre le barriere di ciò che la società pensa di noi.

 Dal punto di vista musicale come definireste l’album, e in genere la vostra proposta?

Lo definiremmo come un mosaico, un collage di vari elementi musicali, di sperimentazione e ricerca di suoni, ricco di lunghe parti strumentali in stile prog, ma con sonorità che spaziano dagli anni ’70 ai giorni nostri, dalla musica etnica al rock, dalla gothic wave al metal, quindi (per fortuna, diciamo noi!) poco inquadrabile in un unico genere musicale.

Come sono i Glareshift in fase live?

Dal vivo, pur cercando di riprodurre il più fedelmente possibile i brani registrati in studio, ci piace presentarci senza fronzoli e molto più essenziali – anche se in realtà le nostre esecuzioni si modellano molto sulle esigenze di ogni singola esibizione – riadattando parti di alcuni brani per valorizzare la componente di “immediatezza” della nostra musica e per coinvolgere maggiormente gli spettatori.

Che cosa pensate dello stato della musica in Italia, in relazione a ciò che accade all’estero?

La musica nel nostro Paese non vive di certo un periodo felice. Ormai tutto ruota intorno a personaggi creati a tavolino o ai vincitori dei talent show. Nonostante la quantità e la qualità delle proposte, per la musica inedita indipendente non c’è abbastanza spazio. Dalle etichette ai gestori di locali, tutti ormai tendono a puntare solo su ciò che può portare guadagno, sicuramente anche per colpa dell’indolenza e della scarsa apertura degli ascoltatori verso le proposte originali.

Quanto amate la sperimentazione e l’applicazione della tecnologia alla vostra musica?

Molto. La sperimentazione e l’applicazione della tecnologia sono due delle componenti alla base della nostra musica, ci consentono di ampliare le nostre possibilità sonore, sia in ambito compositivo che in fase live. A volte siamo quasi “costretti” a limitarci, nel senso più scherzoso del termine, per cercare di produrre brani che possano arrivare anche a chi non è abituato ad ascolti “impegnati”.

Come avete pubblicizzato “Second Mirror”… ci sono state occasioni per presentarlo in concerto?

I brani di “Second Mirror” facevano parte del nostro repertorio live già da prima di essere registrati, e li abbiamo presentati singolarmente man mano che venivano composti. Poi, una volta pubblicato il CD, lo abbiamo suonato per intero in un concerto esclusivamente dedicato alla sua presentazione, dove si sono esibiti insieme a noi tutti gli special guest che hanno preso parte alle registrazioni. Il singolo “EnTrance” lo abbiamo divulgato anche grazie ad un videoclip su YouTube e sui principali canali social, e siamo stati invitati a parlarne e a farlo ascoltare nell’ambito di alcune trasmissioni radiofoniche. Tuttora ci capita di essere inseriti in qualche programmazione radio. Ovviamente il CD in versione digitale è stato distribuito sulle maggiori piattaforme del web.

Che cosa avete pianificato per l’immediato futuro?

Sicuramente arriveremo alla stesura del secondo e del terzo capitolo della trilogia di concept album iniziata con “Second Mirror”, in cui proseguiremo nel racconto dell’evoluzione interiore della protagonista. Ma al momento ci siamo concessi una “divagazione compositiva” per lavorare ad una serie di singoli che andranno a costituire il primo volume di un progetto intitolato “AgNO3”, per il quale abbiamo coniato il termine di “open album”. Si tratta di un album in perenne evoluzione che non ha una fine prestabilita, dove confluiscono tutti quei brani che non fanno parte di nessun altro progetto specifico. In questo primo volume saranno inseriti anche i riarrangiamenti di alcuni brani che Daniele e Alessandra avevano composto agli albori dei Glareshift con il computer, ma che comunque fanno parte già da tempo delle nostre scalette dal vivo. L’intenzione è quella di riuscire a pubblicarlo nel corso del 2017.




Membri: FABRIZIO PRESAGO (lead vocals, percussions, keyboards), DANIELE NUZZO (guitars, synthesizers, programming), GIANLUCA CHRIS QUOLEY (electric and acoustic bass guitar), ALESSANDRA “TRINITY” BERSIANI (drums & percussions, keyboards & synthesizers, flute, backing vocals)
Tracklist:
01. Reflection 10:13
02. EnTrance 05:27
03. InSight 14:00
04. Realeyes 05:29
05.
Exit 11:54