sabato 22 ottobre 2016

Fabrizio Poggi- "And The Amazing Texas Blues Voices"


Fabrizio Poggi
And The  Amazing Texas Blues Voices
Appaloosa RECORDS
45 MINUTI

Il nuovo disco di Fabrizio Poggi, Texas Blues Voices lo vede un po’ meno protagonista, o forse… un po’ di più, dipende dai punti di vista.
Ho imparato molto da lui, sin dal giorno della nostra casuale conoscenza (ma esistono davvero cose che accadono senza un disegno preciso?).
Il temine “blues” è abbastanza comune e trasversale, e bisogna ammettere che la semplicità tecnica con cui può avvenire il contatto favorisce l’approccio e autorizza una miriade di musicisti ad assumere un atteggiamento autoreferenziale rispetto al genere, che in realtà genere non è, e questo pare difficile da far comprendere: scambiare una etichettatura musicale con un modo preciso di vivere la vita è un grosso errore.
Da Fabrizio ho appreso, attraverso i suoi racconti e la sua musica, che tipo di umiltà occorra e quale siano le fondamenta che reggono una storia infinita, fatta di sangue, sudore e soddisfazioni. Ecco, le soddisfazioni… queste non gli sono mancate, almeno ultimamente, perché a tutti gli effetti Fabrizio Poggi è riconosciuto universalmente come uomo di blues, con l’autorevolezza del ruolo, nonostante sia… italiano.
E nel momento del massimo riconoscimento, quando il senso di appartenenza - verso una musica e una terra - è al suo massimo sviluppo, Poggi decide di proporre la sua anima blues attraverso un nuovo album, in una modalità insolita, levandosi parte del ruolo tradizionale - quello di vocalist - regalandolo ad amici, voci sorprendenti dalle radici texane, e tenendo per sé la presenza all’armonica, diventando quindi membro della squadra da lui composta per l’occasione: atto di devozione, non verso gli artisti stessi, ma rivolto all’essenza, allo spirito del movimento blues, un omaggio alla storia, non solo musicale.
I dieci brani vedono così un continuo avvicendarsi di situazioni che rendono il disco godibile anche dal punto di vista della varietà, e pur essendo il tema amato dalla nicchia, mi pare possa portare al coinvolgimento anche l’ascoltatore occasionale e meno focalizzato sulle vicende musicali.

Vado in rapida sequenza per sottolineare i vari attori.

L’album si apre con Nobody`s Fault But Mine, canzone interpretata da una voce incredibile, quella di Carolyn Wonderland, che riporta agli standard  del genere.
A seguire Walk On, con  Ruthie Foster in prima linea, che vede in evidenza l’armonica di Fabrizio Poggi e la slide di Joe Forlini. 
Si arriva quindi a un classico di Muddy Waters, Forty Days And Forty Nights, dove il maestro della voce diventa Mike Zito: emozionante il passaggio del testimone tra i vari musicisti.
Rough Edges è l’omaggio che il chitarrista e vocals W.C. Clark dedica al “suo” Stevie Ray Vaughan: basta chiudere gli occhi e trovare la giusta sintonia per rivedere in carne ed ossa chi ci ha lasciato prematuramente, e anche questo è un modo per ricordare e vivere la musica.
Il ritmo cala con Mississippi, My Home, cantata da Lavelle White, blues lento da sogno, dove la qualità dell’interpretazione supera l’utilizzo delle skills specifiche: note e trame sonore che toccano l’anima.
Bobby Mack propone Neighbor, Neighbor, che ci catapulta in periodi in cui quello che sarebbe diventato il rock acido della costa ovest americana prendeva a man basse nel mondo blues.
Mike Cross interpreta un brano da lui composto - assieme a Karen Marie -, Many In Body, e ci guida verso la spiritualità del gospel e del coinvolgimento totale: ma forse basterebbe una messa domenicale ad Harlem per comprendere!
Welcome Home è interpretata da Shelley King, brano pazzesco dove la parte vocale, suadente e accattivante, si intreccia con l’armonica di Poggi e la solista di Forlini.
Con Wishing Well si torna a Mike Cross, ancora in doppia veste di autore (con Joe Forlini) e propositore, un blues classicissimo, in cui tutti possono riconoscere gli stilemi del genere.
Si termina con Run On interpretata da Guy Forsith, un duetto tra lui - alla chitarra resofonica e Poggi: la degna chiusura di una picture incredibile.


Il disco è di Fabrizio Poggi - da lui prodotto con Stuart Sullivan - ma ho provato a fornire un’immagine più globale, come in realtà si presenta il lavoro in toto.
Fotografia del passato, sicuramente del presente, probabilmente del futuro, perché il blues e i suoi talenti alimentano le vite e gli accadimenti di molte anime, alcune delle quali sono “blues” senza saperlo, e molte altre si fregiano di un titolo e di un ruolo che usano in modo inappropriato, ma anche questo in fondo è il segnale che il blues, inteso come modus vivendi, resta un punto di riferimento, e visti i principi nobili che lo reggono, forse, la comprensione verso chi... ambisce ma non può, dovrebbe essere contemplata.
Bellissimo il booklet annesso, chiarificatore e carico di immagini degne di un'opera rilevante.
Un grande album per Fabrizio Poggi, e una carrellata incredibile di voci arrivate da un altro pianeta!  



TRACK LIST
Nobody'S Fault But Mine (Feat. Carolyn Wonderland) 3.38
Walk On (Feat. Ruthie Foster) 4.57
Forty Days And Forty Nights (Feat. Mike Zitto) 4.49
Rough Edges (Feat. W.C. Clark) 3.50
Mississippi, My Home (Feat. Lavelle White) 7.59
Neighbor Neighbor (Feat. Bobby Mack) 5.14
Many In Body (Feat. Mike Cross) 4.07
Welcome Home (Feat. Shelley King) 5.00
Wishin' Well (Feat. Mike Cross) 3.32
Run On (Feat. Guy Forsyth) 4.01