martedì 31 maggio 2016

Luigi Milanese- “Closer to Heaven”


Luigi Milanese- “Closer to Heaven”
Black Widow Records
10 tracce-36 minuti

Seguo la logica di Luigi Milanese, quella del rifiuto di etichette musicali preconfezionate, e provo a raccontare uno spicchio della suo impegno, presentando il feeling generale del suo album appena uscito, “Closer to Heaven”.
L’ho riascoltato più volte, perché cercavo con ostinazione di trovare quella finestra in cui inserire l’album, talmente variegato e inusuale da spiazzarmi un po’.
Certamente l’impatto è stato positivo: se un disco non mi convince non gli concedo certamente cinque chance, come capitato in questa occasione.
Prendiamo come esempio i primi due brani, I Never Did e Riot House: lo start permette di evidenziare le grandi doti di una vocalist straordinaria, Claudia Sanguineti, che fornisce un tocco personale che si immagina segnerà l’intero CD. Quando parte la seconda traccia lo scenario muta totalmente, e il riff di chitarra elettrica riporta a certo rock glorioso dei seventies, fatto di ritmo e virtuosismo spinto.
Questo apparente contrasto domina la scena.
Occorre rimarcare che il mezzo espressivo di Milanese è la chitarra, strumento con il quale si è diplomato al conservatorio, e la sua grande tecnica ed esperienza si esprime in tutte le direzioni, dalla “durezza” appena citata al tratto acustico di Acoustic Rules.
Caratterizzante la presenza di John Hackett al flauto, che mette a disposizione le proprie skills in tre brani: All the  things I never said, Aurora e Internal Dynamics.
La ricerca di ospiti illustri è spesso legata al donare visibilità al proprio prodotto, fatto di per sé comprensibile, ma quando si “centra” realmente l’artista, coinvolgendo chi è realmente funzionale al progetto, beh, il valore aggiunto è assicurato.
Completano la line up un bassista storico come Bob Callero, il tastierista Luca Lamari, Adriano Mondini - oboe -, Federico Lagomarsino - batteria - e Marila Zingarelli al violoncello.
La lettura della strumentazione utilizzata alimenta il concetto di varietà musicale, e se da un lato troviamo il power rock già descritto, dall’altro vediamo il risalto di momenti intimistici, e capita che il cambio di passo si manifesti anche all’interno del singolo brano, come nella magnifica All The Things I Never Said, che propongo nel video a seguire.
Arrivando a Visions from the well part one, e toccando la “part two”, viene da pensare all’abbinamento musica e immagine, a trame capaci di commentare una pellicola e creare atmosfere ed emozioni.
Un disco dalle mille sfaccettature, in grado di raccogliere stili e generi differenti, concepito con una precisa logica, che è conseguenza della presenza di molteplici anime musicali che convivono nell’artista; parlo di una sintesi di esperienze e culture ampie, che racchiudono il rock, il prog, elementi classici, acustici ed etnici, e il tutto facilita la costruzione di un viaggio temporale e spaziale che la musica permette di compiere con estrema rapidità, e la magia potrà rinnovarsi ad ogni giro di giostra.

Album altamente consigliato.


L’INTERVISTA

Mi racconti un po’ della tua storia musicale, dalle tue passioni iniziali sino ad oggi?

Le mie passioni iniziali sono state il Rock, il Blues, il Progressive e la musica acustica, inglese e americana. Nel 1979 ho fondato, insieme al bassista Piero De Luca, la Big Fat Mama Blues Band, con cui suonai, a periodi alterni, per circa due anni, una grossa novità in quel periodo di fine anni '70.  Poi venne l'amore per il Jazz e per la Musica Classica, con il diploma di Chitarra in Conservatorio, insomma, una voglia di conoscere i vari stili a 360° che mi ha portato a suonare in tante e diverse situazioni in Italia, in Europa, e negli ultimi anni anche negli Stati Uniti. Direi che a oggi, l'amore iniziale per un certo tipo di Rock, con tutte le sue svariate sfaccettature, è in me più vivo che mai.

E’ uscito il tuo nuovo album, “Closer to Heaven”, a tre anni di distanza  dal precedente “Equinox”: esiste un legame, una certa continuità tra i due lavori?

Il legame di Closer to Heaven con il precedente Equinox si trova, sostanzialmente, nella volontà di esplorare e di far convivere all'interno dello stesso album stili e generi tra loro parecchio diversi, ma che poi al nostro orecchio - ultimo e unico giudice - risultano essere tutti legati da un filo rosso invisibile che li unisce senza distinzioni di sorta. In Equinox erano presenti alcune cover, da me orchestrate, tra cui un brano dei Led Zeppelin e una Sarabanda di J.S.Bach, mondi in apparenza molto distanti tra di loro... In Closer to Heaven non ci sono cover, i dieci brani presenti sono tutte mie composizioni originali e anche qui, come in Equinox, pur essendoci brani cosi diversi tra di loro, misticamente si amalgamano in maniera perfetta - mi pare -, ma io non so il perché! Sicuramente la musica racchiude grandi e ancora inesplorati misteri!

Al primo ascolto “Closer to Heaven” appare molto vario, a volte con grande differenza di stile tra le singole tracce - mi vengono in mente “I Never Did”  e “Riot House”: come definiresti il nuovo album, sia dal punto di vista musicale che lirico?

Definirei Closer to Heaven un album fuori dal tempo, assolutamente non convenzionale, e anche una sorta di laboratorio creativo da cui è uscito buon materiale su cui riflettere, tutte cose queste sicuramente più comuni ai musicisti degli anni ' 60 e '70 che a quelli dei giorni nostri

Tra gli ospiti una presenza straniera e… nobile, John Hackett: come nasce la vostra collaborazione?

La collaborazione con John Hackett nasce grazie all'interessamento del mio caro amico Mauro Montobbio. Tramite lui inviai a Hackett  i nastri e le parti già pronte per il flauto di All the things I never said, Aurora e Internal Dynamics, chiedendogli di partecipare al progetto; la risposta di Hackett fu affermativa e carica di puro entusiasmo, e per quanto mi riguarda questi sono i pezzi migliori dell'album (soprattutto Aurora). Come tutti i grandi, Hackett è una persona umile e molto educata… pochi giorni fa mi ha scritto che vuole invitarmi da lui in Inghilterra, persona squisita e musicista straordinario.

Altro pezzo storico - questa volta italiano - è Bob Callero: presenza fissa o solo funzionale all’album?

Bob Callero non ha mai suonato nei miei precedenti dischi. Lui è un pezzo di storia di una certa musica italiana, ci siamo visti a casa mia, abbiamo riso, scherzato e ascoltato le musiche a cui bisognava aggiungere il basso elettrico; registrare poi è stato facile e anche divertente. Ce ne fossero come lui, è sempre stato uno dei miei idoli e spero di poter collaborare ancora in futuro: l'intesa con lui è stata immediata, anche in brani complessi e molto strutturati come Aurora, dove ci sono pochi accordi e molta, molta polifonia.

Non conoscevo gli altri due musicisti, Claudia Sanguineti e Luca Lamari: me ne parli?

Claudia Sanguineti è, secondo me - e non solo secondo me - una delle migliori vocalist che abbiamo in Italia; la sua interpretazione di I never did è veramente straordinaria, un phatos incredibile, una voce calda e con un'intonazione perfetta. E’ un'amica di vecchia data e ora abbiamo fatto insieme questa bellissima esperienza in studio per Closer to Heaven. Luca Lamari è il suo compagno, un tastierista preparatissimo, bravissimo e creativo pianista; anche con lui c'è stata un'intesa immediata su quello che io volevo dal Piano e/o dal synt… i suoi contributi sono sparsi in quasi tutto il disco. Adoro la sua entrata di pianoforte "scombinata" in I never did,  assolutamente geniale.

Come si incontrano Luigi Milanese e Black Widow?

Luigi Milanese e la Black Widow si incontrano nel 2013, in occasione del secondo album in studio del gruppo Hard Rock "Blue Dawn" intitolato Cycle of Pain, distribuito - e in parte prodotto - dalla Black Widow. Io ho registrato tutte le chitarre di quel disco oltre ad aver curato gli arrangiamenti dell' 80 % dei brani. Ho sempre rispettato moltissimo Massimo Gasperini, che conobbi appunto in quel periodo, uno dei pochi veri conoscitori di una certa cultura musicale Prog/Rock ma non solo, e il fatto di aver accettato di distribuire un disco cosi particolare come Closer to Heaven, ti fa capire l'intelligenza e la lungimiranza sua e dei suoi collaboratori.

Come definiresti la tua musica e che tipo di chitarrista ritieni di essere?

Definirei Closer to Heaven un disco di Modern Prog e Luigi Milanese un chitarrista  curioso, eclettico e preparato per molte e svariate situazioni sonore. Queste due cose si capiscono ragionando sul fatto, semplice ma profondo, che Closer to Heaven non è un disco di Rock, non è un disco di Pop non è un disco di World Music, non è un disco di Jazz e neanche di Classica, ma nei suoi dieci brani contiene tutti gli elementi prima citati!

Proporrete “Closer to Heaven” dal vivo? Avete pianificato tour o presentazioni dell’album?

 Al momento non è in programma nessuna presentazione del disco!


Track - List :
1. I Never Did  4 : 42
2. Riot House  2 : 55
3. All the  things I never said  5 : 09
4. As a chill in the golden night  4 : 08
5. Aurora 4 : 11
6. Acoustic Rules 2 : 50
7. Visions from the well part one  4 : 11
8. Internal Dynamics  6 : 17
9. Visions from the well part two  1: 55
10. Epilogue  1 : 26

Tutti i brani sono composti e arrangiati da Luigi Milanese

Line up :
Luigi Milanese: chitarra elettrica e acustica
John Hackett: flauto
Bob Callero: basso elettrico
Claudia Sanguineti: voce
Luca Lamari: piano e synt
Adriano Mondini: oboe
Federico Lagomarsino: batteria
Marila Zingarelli: cello