La band inglese ha calcato i
nostri palchi solo in due occasioni, e nella seconda ero presente… spero di
essere a Milano il 19 settembre.
Che cosa hanno rappresentato e
che cosa ancora rappresentano per me gli Who?
Provo a
spiegarlo in modo ermetico, facendo seguire una spiegazione al mio pensiero.
Ciò che propongo è per me di
estrema importanza, perché racchiude buona parte della mia vita, almeno 52
anni, dagli 8 ad oggi.
Con lui, “The Substitute”, tutto iniziò.
Arrivò attraverso un vecchio registratore a bobine, “Geloso”, nuovo ritrovato
tecnologico di cui un uomo antico andava fiero. C’era una bella compagnia su
quel nastro, materiale umano d’avanguardia, “nobiltà” e novità.
Quel suono entrò talmente in profondità che il solo
pensiero, ancor oggi, riporta alla “foschia” di quei giorni tutt’altro che
sereni… ma non è chiaro il motivo di tanto grigiore d’animo… non è facile
trovare una giustificazione.
Tutto era bianco e nero… la televisione rifletteva ciò
che girava attorno, e il commissario Maigret, mentre risolveva i suoi
casi, regalava quintali di tristezza... sempre i soliti colori.
“Il sostituto” si arrotolava sulla bobina, non sempre
alla giusta velocità… un po’ in avanti, un po’ all’indietro, e ad ogni
passaggio si materializzavano gli stivaletti neri, elasticizzati sui lati… le
camice disegnate, col colletto coreano… i pantaloni scampanati, le giacche
british…
Ora… ora… ora… rivivono i pantaloni corti, la
maglietta maniche lunghe a scacchi bianchi e blù, mentre si balla rossi in
volto, pieni di timidezza, mentre qualcuno osserva con orgoglio il futuro in
movimento.
“Il sostituto” continua a vivere, accompagna tutti e
ovunque per lustri, insegna e suscita ammirazione.
Lo si vorrebbe avere come un amico con cui parlare, o
da mostrare come prezioso ricordo di un viaggio.
Sarebbe stato bello vederlo da vicino… in quei tempi
lontani.
La vita continua, il tempo massacra i corpi, i
sentimenti, le anime, ma il “sostituto” ha sempre un gran potere e alla fine si
fa vivo, per tutti quelli che lo hanno apprezzato, per tutti quelli che hanno
saputo aspettare.
Un vecchio e un bambino in un’arena si aspettano
qualcosa, ma non sanno ancora cosa.
Il vecchio tiene per mano il cucciolo, cerca di
proteggerlo, di stimolarlo, di fargli capire che quello che sta per vivere gli
rimarrà dentro per sempre, come quel “sostituto” che girava in una bobina,
tanti anni fa.
E’ un passaggio di consegne forse… un’eredità
prematura… chissà cosa accadrà!?
Si inizia, ma dura poco.
Qualcuno sputa acqua sul popolo, soprattutto su di
loro, il giovane e il meno giovane, che cercano un rifugio, al riparo dalla
natura scatenata.
Ma la natura si può anche dominare, o forse è lei che
dimostra indulgenza, volendo assistere al cambio di consegne.
Ora l’arena è di nuovo piena, ma qualcosa non
funziona. Non escono note appropriate dall’ugola ferita e la magia sta per
finire, prematuramente, lasciando incompiuto il miracolo che qualcuno ha
pianificato… come se i miracoli seguissero un programma prestabilito!
Siamo a un passo dalla meta e qualcuno ci viene a
raccontare che per oggi “i miracoli sono finiti”, che… “siamo
davvero dispiaciuti”, ma… “ripassate un’altra volta..”
Non è possibile!
Ma nessuno ha fatto il conto con “il sostituto”… il
suo nome non è casuale.
Lui si ricorda di un bambino che ballava con i calzoni
corti e la maglietta a scacchi bianca e blu, pieno di tristezza incalzante ad
ogni nota.
“Il sostituto” prende la bacchetta in mano e decide di
dirigere il coro, guardando in faccia il vecchio e il bambino, mentre tutti
piangono, ridono e il motivo è sempre lo stesso: la felicità provocata dalla
musica e dai ricordi.
Ma sono illusi… “il sostituto” non è lì per un
pubblico qualsiasi… la sua missione è quella di realizzare l’alchimia, di
essere il testimone della continuità tra un vecchio e un bambino… e la nave
giunge in porto.
Nessuno potrebbe dire se il miracolo è avvenuto,
troppo presto, troppo giovane il bimbo.
Ma il “sostituto”, ancora una volta, si è dimostrato
all’altezza.
Il vecchio non ne avrebbe mai dubitato.
Spiegazione
Il registratore “Geloso”, che ancora possiedo,
funzionante, con bobine che presentano l’incisione della mia voce da bambino, è
quello che utilizzavo all’età di 8 anni per ascoltare i primi brani beat/rock
di cui ho coscienza. Era l’orgoglio tecnologico del mio buon padre.
L’unica (ma nitida) immagine che rimane nella memoria,
è quella in cui io, vestito con una maglia a quadri bianchi e blù, con
pantaloni corti, ballo, nonostante la mia timidezza, in casa di amici dei miei
genitori, orgogliosi del proprio figlio dinamico. Il brano era “Substitute”
degli Who, che per me sono diventati, col passare del tempo, Pete Townshend.
Gli Who non mi hanno mai abbandonato, anche se non
avevo mai avuto occasione di vederli dal vivo.
Sino all’anno di grazia 2007, momento in cui gli “ Who
dimezzati” arrivano all’Arena di Verona.
Per una serie di circostanze il secondo dei due
costosi biglietti comprati sei mesi prima passa da moglie a figlio e così provo
a spiegare a Niccolò l’importanza dell’evento a cui prenderà parte, cercando di
convincerlo che rivaluterà la cosa col passare degli anni.
Il concerto inizia, con mia grande emozione. Il brano
“Substitute” è ovviamente sempre presente, ma il diluvio interrompe per un’ora
il concerto, impedendo di fatto il passaggio di consegne tra padre e figlio.
Ma un po’ di quiete arriva e si ricomincia. Purtroppo
la voce di Roger Daltrey, il cantante, unico vero Who assieme a
Townshend, sparisce, complice il tempo infame.
Il concerto sta per concludersi tra i fischi dei delusi, ma… arriva lui, “il sostituto”, Pete Townshend, che prenderà in mano le redini del gioco, canterà e suonerà, e permetterà che una magia si compia.
Anche un essere umano lontano da noi anni luce, può
accompagnarci nel nostro percorso, diventando di volta in volta “il sostituto”,
il tappabuchi, l’amico e il compagno di gioco.
Poco importa se lui non lo saprà mai!