mercoledì 6 aprile 2016

Big One a Torino, Teatro Colosseo: era il 4 aprile


Il lunedì è un  giorno bizzarro per proporre un concerto rock, in qualunque sottofamiglia o genere lo si voglia inserire.
Eppure… i Big One riescono sempre a sovvertire la logica della partecipazione, un problema che attanaglia band grandi e piccole in qualsiasi punto del paese.
E così, in una serata che presentava i segnali del concreto “pericolo” di bassa audience, per di più aggravato da una pioggia copiosa e incessante, la band veronese ha testato il suo seguito in una condizione di obiettiva difficoltà, e il risultato è stato, ancora una volta, un successo.
Per chi non li conoscesse aggiungo in coda una breve biografia catturata da un loro spazio online, ma ciò che propongono, il The European Pink Floyd Show, non ha bisogno di molte spiegazioni dal punto di vista del contenuto: la proposizione dell’universo Pink Floyd, non solo attraverso la musica, ma con l’utilizzo di scenografie spettacolari che riportano al magnetico mondo floydiano.
Era il terzo concerto a cui partecipavo, il primo con una nuova formazione, ma l’impressione dall’esterno è quella che la squadra sia arrivata ad un punto di coesione e complicità tale che ogni nuovo innesto possa essere accolto senza scossoni e metabolizzato in fretta. E’ il caso del nuovo bassista - e vocalist -, Luigi Tabarini, se non sbaglio alla sua seconda apparizione col gruppo, che dimostra immediata integrazione, anche se mi è sembrata palese la volontà di assumere un comportamento musicale contenuto, come solitamente fanno le persone corrette quando si ritrovano ad agire in un ambiente nuovo. 
Ciò che però non può mai mancare quando si decide di percorre questa strada è il chitarrista giusto, e non è raro parlare con tribute band dei Pink Floyd che dichiarano di essere diventate tali solo dopo aver trovato un emulo di Gilmour. Leonardo De Muzio è probabilmente il miglior italiano in questo ruolo, e attorno a lui ruota il mondo Big One.
A completare il team i due tastieristi Claudio Pigarelli e Stefano Righetti, il drummer Stefano Raimondi, le due coriste Debora Farina ed Elisa Cipriani (ma come si evince dal video a seguire dotate di voce da primo vocalist) e il sassofonista Marco Scotti, spesso presente on stage anche come chitarrista acustico, ed è questo il risultato della ridistribuzione dei compiti legati alla nuova line up.

Grande pubblico quindi - forse non tra i più caldi possibili - capace di sottolineare con entusiasmo alcuni momenti della performance, suddivisa su due tempi, con una  lunghissima set list formata da 24 brani, che ho fotografata prima dell’inizio del concerto.


L’attuale assetto manageriale ha previsto cambiamenti tecnici che profumano di professionalità, con la creazione di un pull di esperti che seguono costantemente la band, dedicandosi agli aspetti sonori e a quelli visual, e in questo ambito Gian Paolo Ferrari si può considerare l’uomo in più della band.
Inizio di concerto che, nonostante la premessa, presenta qualche problema tecnico - ben presto superato -, così come gli aspetti vocali necessitano di una fase di rodaggio, ma il diesel Big One trova rapidamente il regime e lo manterrà sino alla fine, quel terzo bis, Run Like Hell, che non ero ancora riuscito ad ascoltare dal vivo, e che amo particolarmente per gli aspetti chitarristici e ritmici.
Il primo tempo da brivido termina con One of These Days, che sottolineo perché è quello il momento in cui due pig posti ai lati del palco si gonfiano e prendono forma, riportando a consolidate e conosciute storie dal passato glorioso: il pubblico si esalta, colto forse di sorpresa, perché in mancanza di pressione i due anonimi gonfiabili non davano alcun segno del possibile volo.
Dopo una breve sosta si riprende con un altro tratto mozzafiato, con proiezioni video che si mischiano a luci che riportano ad un mondo psichedelico di cui sento nostalgia, almeno per quanto riguarda l’essenza musicale.
Le parti solistiche - alla chitarra e alla steel guitar - infiammano il pubblico, ma è il risultato di insieme che fornisce l’attuale dimensione di questo straordinario ensemble musicale, un puzzle formato da pezzi umani pregiati che realizzano il miglior disegno possibile.
Si chiude alla grande con tre bis stratosferici - Wish you where here, Confortably Numb e Run Like Hell - che non speravo di riuscire a vedere per intero, ma il fatto di proporli in sequenza continua, come fossero un unico bis, ha presto cancellato i miei timori.
Ma sono certo che il video a seguire potrà dare l’idea dell’atmosfera di serata, molto più dei miei pensieri.
Nel foyer del Teatro Colosseo era presente l’associazione The Lunatics, il club dei collezionisti dei Pink Floyd, che ha presentato memorabilia e pezzi storici della band e per chi volesse saperne di più questo è il riferimento online: 


Grande serata di musica, ma quando ci sono di mezzo i Big One non ci si può certo sorprendere!


Bio
"Il gruppo musicale BIG ONE - The European Pink Floyd Show, nella sua attuale formazione nasce a Verona, in Italia nel 2005 .
La band ha raggiunto la notorietà grazie alla realizzazione di una serie di spettacoli tematici sull'universo floydiano riscuotendo ovunque un grandissimo successo. Il loro spettacolo, The European Pink Floyd Show è stato inserito nei cartelloni dei più importanti festival musicali nazionali ed esteri, in particolare in Olanda e Belgio.
I Big One sono stati definiti dalla stampa italiana e dalla critica musicale internazionale più autorevole, "la migliore Tribute Band Europea per l’esecuzione della musica dei Pink Floyd", in particolare per le versioni Live dei più celebri concerti della band inglese.
La Band ha come obiettivo la riproduzione più fedele possibile delle sonorità e degli arrangiamenti dei Pink Floyd, utilizzando una strumentazione vintage. Inoltre il progetto si avvale di una struttura tecnica (audio, luci e video) molto qualificata, per cui lo show risulta perfettamente in armonia con l'immaginario dei Pink Floyd.