Il lunedì è un giorno
bizzarro per proporre un concerto rock, in qualunque sottofamiglia o genere lo si voglia
inserire.
Eppure… i Big One riescono
sempre a sovvertire la logica della partecipazione, un problema che attanaglia
band grandi e piccole in qualsiasi punto del paese.
E così, in una serata che presentava i segnali del concreto “pericolo”
di bassa audience, per di più aggravato da una pioggia copiosa e incessante, la
band veronese ha testato il suo seguito in una condizione di obiettiva
difficoltà, e il risultato è stato, ancora una volta, un successo.
Per chi non li conoscesse aggiungo in coda una breve
biografia catturata da un loro spazio online, ma ciò che propongono, il The European
Pink Floyd Show, non ha bisogno
di molte spiegazioni dal punto di vista del contenuto: la proposizione dell’universo
Pink Floyd, non solo attraverso la
musica, ma con l’utilizzo di scenografie spettacolari che riportano al magnetico mondo floydiano.
Era il terzo concerto a cui partecipavo, il primo con una
nuova formazione, ma l’impressione dall’esterno è quella che la squadra sia
arrivata ad un punto di coesione e complicità tale che ogni nuovo innesto possa
essere accolto senza scossoni e metabolizzato in fretta. E’ il caso del nuovo
bassista - e vocalist -, Luigi Tabarini,
se non sbaglio alla sua seconda apparizione col gruppo, che dimostra immediata
integrazione, anche se mi è sembrata palese la volontà di assumere un comportamento musicale contenuto, come
solitamente fanno le persone corrette quando si ritrovano ad agire in un
ambiente nuovo.
Ciò che però non può mai mancare quando si decide di percorre
questa strada è il chitarrista giusto, e non è raro parlare con tribute band
dei Pink Floyd che dichiarano di essere diventate tali solo dopo aver trovato un
emulo di Gilmour. Leonardo De Muzio
è probabilmente il miglior italiano in questo ruolo, e attorno a lui ruota il mondo Big One.
A completare il team i due tastieristi Claudio Pigarelli e Stefano
Righetti, il drummer Stefano
Raimondi, le due coriste Debora
Farina ed Elisa Cipriani (ma
come si evince dal video a seguire dotate di voce da primo vocalist) e il
sassofonista Marco Scotti, spesso
presente on stage anche come chitarrista acustico, ed è questo il risultato
della ridistribuzione dei compiti legati alla nuova line up.
Grande pubblico quindi - forse non tra i più caldi possibili -
capace di sottolineare con entusiasmo alcuni momenti della performance,
suddivisa su due tempi, con una
lunghissima set list formata da 24 brani, che ho fotografata prima dell’inizio
del concerto.
L’attuale assetto manageriale ha previsto cambiamenti tecnici
che profumano di professionalità, con la creazione di un pull di esperti che
seguono costantemente la band, dedicandosi agli aspetti sonori e a quelli
visual, e in questo ambito Gian Paolo
Ferrari si può considerare l’uomo in più della band.
Inizio di concerto che, nonostante la premessa, presenta
qualche problema tecnico - ben presto superato -, così come gli aspetti vocali
necessitano di una fase di rodaggio, ma il diesel Big One trova rapidamente il
regime e lo manterrà sino alla fine, quel terzo bis, Run Like Hell, che non ero ancora riuscito ad ascoltare dal vivo, e
che amo particolarmente per gli aspetti chitarristici e ritmici.
Il primo tempo da brivido termina con One of These Days, che sottolineo perché è quello il momento in cui
due pig posti ai lati del palco si gonfiano e prendono forma, riportando a
consolidate e conosciute storie dal passato glorioso: il pubblico si esalta,
colto forse di sorpresa, perché in mancanza di pressione i due anonimi gonfiabili
non davano alcun segno del possibile volo.
Dopo una breve sosta si riprende con un altro tratto
mozzafiato, con proiezioni video che si mischiano a luci che riportano ad un
mondo psichedelico di cui sento nostalgia, almeno per quanto riguarda l’essenza
musicale.
Le parti solistiche - alla chitarra e alla steel guitar - infiammano
il pubblico, ma è il risultato di insieme che fornisce l’attuale dimensione di
questo straordinario ensemble musicale, un puzzle formato da pezzi umani pregiati
che realizzano il miglior disegno possibile.
Si chiude alla grande con tre bis stratosferici - Wish you where here, Confortably Numb e Run Like Hell - che non speravo di riuscire a vedere per intero, ma
il fatto di proporli in sequenza continua, come fossero un unico bis, ha presto
cancellato i miei timori.
Ma sono certo che il video a seguire potrà dare l’idea dell’atmosfera
di serata, molto più dei miei pensieri.
Nel foyer del Teatro Colosseo era presente l’associazione
The Lunatics, il club dei
collezionisti dei Pink Floyd, che ha presentato memorabilia e pezzi storici
della band e per chi volesse saperne di più questo è il riferimento online:
Grande serata di musica, ma quando ci sono di mezzo i Big One non ci si può certo
sorprendere!
Bio
"Il gruppo
musicale BIG ONE - The European Pink Floyd Show, nella sua attuale formazione
nasce a Verona, in Italia nel 2005 .
La band ha raggiunto
la notorietà grazie alla realizzazione di una serie di spettacoli tematici
sull'universo floydiano riscuotendo ovunque un grandissimo successo. Il loro
spettacolo, The European Pink Floyd Show è stato inserito nei cartelloni dei
più importanti festival musicali nazionali ed esteri, in particolare in Olanda
e Belgio.
I Big One sono stati
definiti dalla stampa italiana e dalla critica musicale internazionale più
autorevole, "la migliore Tribute Band Europea per l’esecuzione della
musica dei Pink Floyd", in particolare per le versioni Live dei più
celebri concerti della band inglese.
La Band ha come obiettivo
la riproduzione più fedele possibile delle sonorità e degli arrangiamenti dei
Pink Floyd, utilizzando una strumentazione vintage. Inoltre il progetto si
avvale di una struttura tecnica (audio, luci e video) molto qualificata, per
cui lo show risulta perfettamente in armonia con l'immaginario dei Pink Floyd.