lunedì 7 settembre 2015

Festival Prog di Veruno: commento alla prima giornata


Mentre scrivo queste righe il Festival Prog di Veruno è ancora in corso, e la terza ed ultima giornata inizierà tra poco più di un’ora.
Ho partecipato al debutto di questa edizione 2015, venerdì 4 settembre, e il mio commento sarà quindi circoscritto a quanto ho potuto vedere di persona, un reportage sicuramente incompleto, ma ho avuto tempo sufficiente per disegnare mentalmente l’atmosfera di giornata che spero di poter in parte trasferire.
Nonostante la mia assidua frequentazione ad eventi prog, non avevo mai avuto occasione di essere testimone di quanto accade da questa parti, per merito dell’associazione no profit Ver1Musica (http://www.ver1musica.it/), che per il settimo anno ha costruito una manifestazione pregevole, nell’occasione denominata: 2 DAYS PROG + 1.
Ho avuto modo di vedere un’organizzazione che, almeno dall’esterno, appare esperta e capace, ed è questo il punto da cui si dovrebbe partire per qualsiasi “impresa” avente un obiettivo preciso. Da sottolineare la fruizione gratuita dei concerti, sinonimo di capillare ricerca aggregativa capace di coinvolgere una varietà di forze sul territorio, a tutto vantaggio di chi ama ascoltare musica e intraprende viaggi impegnativi per non mancare gli appuntamenti significativi.
Location comoda, palco ampio, precisione rispetto ai programmi (alle 18.30 in punto è arrivato lo start, come da scaletta), suddivisione intelligente tra la zona della musica attiva e quella del merchandising/ristorazione: una delle cose che non riesco ad apprezzare in questa tipologia di eventi è il continuo movimento che si genera di fronte al palco, un’assidua ricerca di cibo, bevande e chiacchiere che provoca estrema dinamicità che, a mio giudizio, contrasta con la concentrazione che la musica, almeno questa musica, richiede -ma il mio radicalismo musicale non fa testo.
A Veruno non ho visto niente di tutto questo, e la dicotomia fisica tra musica e il suo indotto ha dato ai presenti tutto quanto si può richiedere in queste occasioni, con esigenze che cambiano nell’arco della giornata.
Tutto questo ha prodotto un pubblico di grandi dimensioni, se comparato alla nicchia in cui si muove la musica progressiva, e di fatto è stato il Festival Prog italiano con maggior pubblico, almeno tra quelli a cui ho partecipato negli ultimi anni, un’audience che ho potuto a tratti vedere da un punto lontano, privilegiato, alle spalle, una popolazione che, otre al calore dimostrato agli artisti, era  attenta nell’apprendere il nuovo e verificare il conosciuto, situazioni che si sono succedute on stage.
Aggiungo poi la bellezza dell’atmosfera respirata, con la possibilità di trovare amici, musicisti, entità virtuali che improvvisamente diventano reali, miti che si materializzano davanti agli occhi, dialoghi impensabili… e devo citare il mio incontro con Paul Whithead, a cui ho ricordato un’intervista promessa e mai realizzata! Ci rifaremo.
Lascio per ultimo l’argomento topico, quello per cui tutti erano a Veruno: LA MUSICA.
Se prendo ad esempio le formazioni presenti venerdì scorso devo sottolineare la validità delle scelte. Ognuno di noi pseudo esperti avrebbe una lunga serie di nomi in testa ma, abbandonando il tifo da nazionale e pensando ad una proposta organica, ciò che ho visto mi ha pienamente soddisfatto.
Non avevo mai ascoltato dal vivo nessuno dei quattro gruppi presenti, e già questo è fatto positivo per chi vive la musica con un po’ di curiosità.
Vediamo il susseguirsi delle band, che mostro in sintesi nel video a fine articolo.


Il nuovo…

Aprono gli sconosciuti -per me- Syncage, un gruppo di giovanissimi vicentini che mettono in scena una miscela di prog e metal, con influenze classiche e jazz. Riscuotono un buon successo e stimolano alcune domande (le mie sono già arrivate alla band!), riuscendo a fornire un’immagine significativa della loro musica.

Lo sconosciuto…

Il termine sconosciuto non sarebbe appropriato, ma è sicuro che portare una band prog dal Giappone è atto di coraggio e di conoscenza dei valori assoluti esistenti. Il movimento prog è arrivato, di rimbalzo, ovunque, ma possiamo dire che l’oriente è un mondo tutto da scoprire, e Yuka & Chronoship ci hanno permesso di capire come le cose si siano evolute in paesi che, nell’immaginario comune, non primeggiano certo in determinati settori musicali.
La band è gradevolissima, ancorchè complicata, per effetto di trame molto lunghe ed elaborate, essenzialmente strumentali. La testa pensante è la tastierista Yuka, una gradevole ragazza che scatena la fantasia e l’apprezzamento dei presenti: una donna leader di una prog band, giapponese, tastierista, merita un voto alto a prescindere!
La ciliegina sulla torta è la sua lettura in lingua italiana, tra brano e brano: un impegno nell’impegno.

Il giovane e consolidato…

I Beardfish arrivano dalla Svezia e, se non erro, sono all’ottavo album… non proprio da scoprire quindi.
La loro caratteristica è … l’imprevedibilità, e di fatto ogni disco potrebbe uscire dai binari precostituiti, linee guida che forse nemmeno esistono, a vantaggio dell’assoluta libertà espressiva e del cambiamento ad ogni giro d’angolo.
Alcuno dei loro brani risiedono nella mia playlist, e sono affascinato dalle qualità del polistrumentista e cantante Rikard Sjöblom -nell’occasione con problemi di salute che hanno influenzato la performance vocale. Grinta, rock, cambi ritmici, intimismo e durezza, ecco tutto quanto ho captato nel loro set, quello che forse si avvicina maggiormente ai miei gusti personali.

La storia…

E ora posso dire di aver visto anche i Magma! Band francese nata nel 1969 per opera  di  Christian Vander -batterista di formazione classica, guidato nel sue creazioni da motivazioni metafisiche-, sono considerati il prototipo prog e, anche se privi giocoforza dell’elemento “chitarra”, propongono un set che, seppur “arduo”, va visto almeno una volta nella vita: straordinarie caratteristiche personali conducono al mix tra jazz, musica contemporanea e giochi vocali/lirici, realizzati nella lingua inventata da Vander, il Kobaiano. Un successone!

Questa sintesi racchiude la filosofia degli ideatori, che al di là dei valori artistici hanno immaginato un menù per palati esigenti, mischiando il nuovo/promettente con la mitologia, passando per il consolidato, regalando ai presenti un viaggio tra diversi continenti, e l’idea che il mondo sia davvero a portata di mano si è consolidata, anche, per effetto di questa 2 DAYS PROG + 1.

Complimenti agli animatori del  Ver1Musica … non solo parole, ma tanta concretezza!

E in attesa di 2/3 di racconto affidiamoci alle immagini della prima giornata…