Ciro Perrino è un musicista che chiunque si avvicini alla Musica Progressiva dovrebbe
conoscere. Questa affermazione è senza dubbio riduttiva, Ciro è molto di più,
ma per chi volesse partire dalle origini del prog italiano un consiglio è
quello di avvicinarsi a entità seminali, come Il Sistema e Celeste,
di cui lui ha fatto parte.
La vita lo ha poi
portato su diversi sentieri, ma la Musica è rimasta la sua vita, la sua
passione e il suo lavoro.
L’intervista a seguire
riesce a disegnare in modo completo un artista la cui opera va approfondita.
Ciro, mi pare d’obbligo
raccontare stralci della tua vita musicale tra Il Sistema e Celeste: come si
possono inquadrare a distanza di anni quei progetti inseriti nel contesto che
successivamente venne definito prog?
Indubbiamente Il Sistema ha rappresentato per me
l’esperienza più completa ed esaltante del mio percorso musicale. A distanza di
oltre 45 anni ancora la sento nel mio profondo. Anche se suonavo batteria,
percussioni ed iniziavo a cimentarmi con il flauto traverso e, verso la fine
del 1971, con il primo monumentale sintetizzatore definito Empirico primo e poi con il successivo modello Empirico secondo, la mia anima era in piena espansione. Presentivo
gli sviluppi che di lì a poco si sarebbero manifestati. Il mio passaggio a
strumenti diversi, arricchenti che mi avrebbero messo nella condizione di
iniziare a comporre. La creazione di Celeste rappresenta una sorta di
consacrazione di quelle avvisaglie che erano già presenti nel contesto de Il
Sistema. Atmosfere completamente diverse, lontane dal Rock proposto dal 1969 al
1971. Celeste è stato il versante
morbido e delicato di quel periodo. Amavo ed amo entrambi. Due organici dove il
mio ruolo cambiò e si modificò non poco. Io certo non sapevo di fare Prog.
Questa definizione venne data a posteriori. Io credo ed ho sempre creduto di
“fare Musica”. Semmai una variante in chiave moderna ed attuale della nostra
ricca tradizione classica italiana. Quindi per come sento ed ho sentito ritengo
che quei due momenti del mio percorso siano stati altamente formativi. Senza Il Sistema e Celeste oggi non ci sarebbe Ciro Perrino nella sua veste di
compositore.
Come racconteresti la
tua evoluzione personale, dall’amore per le percussioni sino al pianoforte, da
Hendrix ad atmosfere più rarefatte?
Assolutamente passaggi
fatali, inevitabili, ed ognuno di essi non ha mai escluso gli altri. Quando
suonavo batteria e percussioni mi sentivo un pianista, quando poi sono passato
al pianoforte ho continuato a sentirmi un batterista ed un percussionista.
Hendrix è stato sì uno dei miei primi viscerali “Amori” ma già coabitava con
Cesar Frank, Antonio Vivaldi, Jean Philippe Rameau e Karl Heinz Stockhausen.
Non ho mai, così come adesso, sentito differenze o steccati fra quelli che
vengono sommariamente definiti generi. La Musica è Musica. Tutto per me è in
espansione continua. Il mio orizzonte musicale si va via via ampliando ogni
giorno che passa. Ho in animo di rimettere mano al mio primo lavoro solista, “Solare”, per riproporlo in chiave
orchestrale così come dopo aver concluso la composizione del prossimo album
pianistico che si intitolerà “BACK HOME”, ho già iniziato a porre le basi per
un nuovo progetto dove saranno presenti il pianoforte, un violino ed un
violoncello. Una formazione classica per dare voce ad atmosfere che da tempo si
dibattono nel mio petto, nel mio cuore. Inoltre è già pronto da tempo un lavoro
molto più complesso scritto per un organico di 18 elementi più le voci di un
contralto, un soprano, un tenore e di un bambino.
Esiste un incontro
musicale che ha cambiato la tua vita, che ti ha suggerito una strada da
perseguire?
Certamente. L’incontro
con i Rolling Stones di Aftermath e
più precisamente con il brano “Think”,
che determinò la mia decisione di dedicare la mia vita alla musica, non solo
come passione ma anche come professione. Non amo questa definizione. Preferisco
dire che decisi di onorare il dono che mi veniva elargito in quel momento
dall’Universo. Poi indubbiamente ci sono stati degli incontri con delle persone
che mi hanno spronato a proseguire sul cammino della Musica con buoni consigli,
osservazioni ed esempi. Anche visioni. In tempi non sospetti ricordo che il mio
Maestro di Zen mi disse “Un giorno tu ti
dedicherai a comporre musiche per pianoforte”. Tutto ciò quando fu
pubblicato Far East. Quindi oltre 25
anni fa. Grande visione! Ma in definitiva ho sempre dato ascolto alla mia voce
interiore che mi ha costantemente guidato nella direzione giusta in qualsiasi
momento.
Chi è il Ciro Perrino
degli anni 2000? Qual è la cosa più importante della tua maturità che è riuscita ad incidere nelle tue
composizioni?
Bella domanda. Non
garantisco di rispondere in termini chiari. Anche qui l’evoluzione è costante.
Come per tutti: ciò che si era ieri oggi non lo si è più. La cosa più
importante della mia maturità? Credo che sia stato l’aumento della
consapevolezza e della fiducia in me stesso. La Musica in questo è una grande
Maestra. Ti impone disciplina a volte con dolcezza spesso con forza e ti chiede
di essere determinato nel perseguire e di dare il meglio di te stesso dando
forma alla sostanza. E poi la certezza di essere un mezzo fra il mondo di
quello che io chiamo Caos Perfetto e il mondo fenomenico dove gli uomini si muovono.
La mia connessione con la Sorgente mi consente di avere accesso ai doni che
provengono dalle profondità dell’Omniverso. Lì vive la Musica. A me arriva. Poi
si trasforma passando fra le mie dita dopo aver stazionato nel mio Cuore. La
Magia avviene ogni volta.
La tua musica non può
prescindere dall’immagine e dalla spiritualità: che cosa proponi a chi ti
ascolta oggi?
Ciò che propongo oggi a
chi mi ascolta non differisce molto da quanto proponevo tanti anni fa. A questo
proposito ricordo che, quando suonavo ancora le percussioni e non avevo alcuna
velleità compositiva, si cominciava a parlare del sistema quadrifonico che poi
non ebbe seguito, ed io iniziai a pensare che mi sarebbe piaciuto creare un
percorso sonoro itinerante da una sorgente microfonica ad un’altra usando
soltanto percussioni, per far nascere suggestioni negli ascoltatori. Come
accompagnare e scatenare emozioni in una persona che doveva stare al centro di
una stanza in meditazione seguendo gli stimoli provenienti da quattro casse acustiche.
Un movimento circolare senza regole precise. Le mie composizioni in seguito ed
al momento attuale soprattutto sono molto utilizzate in contesti di medicina
naturale, come sottofondo per indurre stati di rilassamento. Molte persone mi
dicono che ascoltano un album più che un altro per meditare. Altri mi
riferiscono di viaggiare nel tempo, di viaggiare visitando luoghi lontani, di
provare profonde emozioni. Ho assistito a processi emozionali dove le persone
hanno pianto riportando alla luce del proprio Cuore eventi passati, spesso
dolorosi ma anche gioiosi. Tutto ciò solo ascoltando una mia composizione. La
Musica opera costantemente grandi guarigioni.
Mi parli del tuo nuovo
progetto, quello dei… concerti in casa?
Lo coltivavo da anni.
Accarezzavo quest’idea di poter proporre fra le mura domestiche, in un ambiente
protetto, i miei progetti musicali, in special modo gli ultimi due pianistici
molto intimi ed adatti anche ad un pubblico costituito da poche presenze. Avere
alle proprie spalle l’uditorio (così avviene a casa mia) dà una sensazione di
contatto più stretto fra esecutore ed astanti. Un brivido costante! Questo
anche a detta delle persone che sinora hanno frequentato i miei Concerti. Io
sono ogni volta più emozionato di quando salgo su un palco in un teatro. E poi,
bellissimo il passo successivo alla fine del Concerto che dedico alla
condivisione delle emozioni reciprocamente provate. Momenti intensi dove si
percepisce la Guarigione che ogni volta la Musica dispensa al nostro Spirito.
Qualcuno dice che il
pessimismo dovrebbe essere inserito tra i vizi capitali: come diventa il tuo
umore quando pensi all’attuale stato della musica?
Mi trovi d’accordo. Non
per fare il verso a tutte queste infinite variazioni sul Pensiero Positivo, ma
senza dubbio l’Energia che impegniamo ad essere pessimisti è lo stesso che in
fondo dovremmo adoperare per essere ottimisti.
Comunque nessuno ha inventato nulla. Seneca nei suoi scritti si esprimeva già
in questi termini 2000 anni fa.
Lo stato della Musica
non mi preoccupa più di tanto. Poco è cambiato. Prima vi erano le Case
Discografiche ad orientare e forzare i gusti e le scelte degli ascoltatori oggi
la Rete crea solo confusione e non permette di far emergere i veri talenti.
Fino a che non saranno i musicisti ed i compositori a prendere in mano la
situazione e a rivendicare i propri diritti vi saranno sempre dei media ad
interferire. Io sono per la gestione diretta del proprio repertorio. Qui si
inserisce il mio progetto dei Concerti in Salotto. Chiaro il tutto è limitato
ad un gruppo ogni volta sempre ristretto di persone ma non per questo meno
arricchente e profondo. Debbo dire che rimpiango quel meraviglioso periodo
quando, ancora ragazzino, frequentavo i negozi di dischi alla ricerca delle
nuove uscite. Che sorprese da scoprire all’interno di quelle copertine di
cartone, quel profumo! Quando acquistai il primo Led Zeppelin non sapevo chi
fossero. Quello stesso giorno mi portai a casa anche il secondo album dei Nazz
(il primo l’avrei scoperto dopo). E chi sapeva chi fosse Todd Rundreng? Il
bello era poter scegliere senza condizionamenti. Lo stesso avvenne per Hendrix
e per decine, centinaia di altre scoperte. Per concludere sento che nuovi spazi
si stanno preparando. Ciò di cui sono certo è che comunque senza Musica non si
può vivere. Non riesco a concepire un mondo senza Musica. Stiamo ad osservare.
Nuove opportunità si stanno creando. Tutto cambia. Ho fiducia nel futuro della
Musica.