martedì 24 aprile 2012

Steve Hackett al Politeama di Genova


Fotografia di Enrico Rolandi

Grande serata di musica domenica 22 al Teatro Politeama di Genova, ultima tappa del mini tour italiano di Steve Hackett, che con la sua band “elettrica” – con cui alterna il progetto acustico- diventa, al  momento,  l’unico elemento ufficiale dei Genesis a ritornare a Genova nell’anno del quarantennale (22 agosto 1972, Teatro Alcione), anticipando nel modo migliore possibile le celebrazioni e le convention che ricorderanno il passaggio nella nostra terra di uno dei più grandi gruppi prog rock mai esistiti.
Sei mesi fa avevo avuto l’opportunità di intervistare Steve, e avevamo concluso con questo scambio di battute:

Puoi dare qualche anticipazione al pubblico italiano a proposito di tuoi nuovi tour in Italia o nuovi albums?
Sarò in tour in primavera. Ho il piacere di poter dire che il mio nuovo album, “Beyond the Shrouded Horizon”, è un grande successo. Inoltre sta per uscire “Fire and Ice”, un nuovo DVD live”.

La primavera è arrivata e Hackett transita da Genova, dove trova un Teatro abbastanza “frequentato” e, soprattutto, pieno di entusiasmo.
In questi casi i commenti risultano quasi superflui, perché il comune denominatore tra brani del nuovo album e quelli più datati, miscelati a gemme che fanno parte della storia, profumano di Genesis, dalla prima all’ultima nota, e l’audience, che era lì per quel motivo, non è rimasta delusa.
Steve è apparso in buona forma, ed è stato apprezzato anche il suo sforzo comunicativo e il tentativo di esprimersi in italiano.  Rispetto al concerto di luglio 2010, l’ultima occasione in cui lo vidi in elettrico, evidenzio l’assenza del bravo e folcloristico Nick Beggs, sostituito da un altro abituè, Lee Pomeroy, mentre continua la collaborazione con Amanda Lehmann alle chitarre- ma anche la voce è splendida-, Rob Townsend  ai fiati, Roger King alle tastiere e Gary O'Toole alla batteria e voce.


                                                   Fotografia di Enrico Rolandi

Tra le tante definizioni di prog, mi è rimasta impressa quella fornita da Hackett tempo fa, il quale affermò che quel particolare genere musicale non sarebbe mai nato senza il mellotron. Una semplificazione, che però identifica un fondamento di una dottrina musicale ancora molto amata. E le atmosfere sinfoniche non sono mancate neppure al Politeama, ed hanno caratterizzato, oltre alla parte conosciuta, anche il repertorio del nuovo album.
Ma si sa, in queste occasioni ci si aspetta ciò che già si conosce … si spera di vedere materializzarsi sul palco  qualche scena già vissuta, e in parte ciò accade, quando si toccano momenti come Firth of Fifth, The Carpet Crawlers o Los Endos, e il pubblico sottolinea palesemente la  predisposizione al ricordo di ciò che, seppur molto lontano, ha ormai assunto lo status dell' immortalità.
Momenti acustici si alterneranno ad altri  elettrici, tra rock e attimi intimistici, ma alla fine ciò che conta è la riuscita piena della riproposizione di un’opera già conosciuta, se non direttamente almeno attraverso i media, e in questo caso è andata in scena una delle tante puntate de “La Storia del Rock”. Una fortuna esserci.
Non ero presente all’Alcione quarant’anni fa, anche se vidi i Genesis in gran spolvero due ani dopo a Torino, e oggi come allora, quella musica mi provoca forti “scossoni”, e mentre ascoltavo il primo bis, Watcher of the Skies, ripetevo tra me e me, il solito retorico quesito, quello relativo al come diffondere tra i giovani una musica che, una volta conosciuta, diventa elemento irrinunciabile. Si accettano idee innovative!
Due ore intense e interattive e, a mio giudizio,   un grande concerto.
Siparietto finale con contatto col pubblico per le firme di rito. Steve appare stanco e provato dalla performance, ma gentile con tutti. Arriva il mio turno e mi riconosce dal nome (il suo invito personale via mail verrà presto incorniciato e appeso assieme al biglietto autografato), e questo in qualche modo mi gratifica. Ho in mano un pass per l’after show, per "disturbarlo" ancora in camerino, ma… desisto, qualsiasi frase “obbligata” non avrebbe potuto dare valore aggiunto ad una bella serata di musica.
Quale miglior modo per ricordare … la genesi italiana dei Genesis!?