martedì 3 novembre 2009

Osanna


Quando penso alla musica

progressiva italiana,

ai primi anni 70 , mi vengono in mente quattro gruppi: Banco Muto Soccorso,Orme, Osanna e PFM.
Non è una graduatoria di merito, ne tra le quattro band citate, ne tra loro ed il resto dell'universo prog.
Semplicemente sono i primi che ho conosciuto su disco e carta stampata(Ciao 2001), verificandone poi la consistenza dal vivo.
Di Banco e PFM ho già parlato nel blog.
Delle Orme lo farò molto presto.
Oggi voglio ricordare gli Osanna, e lo faccio attraverso il loro primo album che ascolto ancora adesso (recentemente lo "usato" per fare jogging) che è "L'Uomo".
Utilizzerò le parole di un professionista, che sono le stesse che lessi molti anni fa su Ciao 2001.
Il giornalista e' Enzo Caffarelli e la recensione è la seguente.


OSANNA
L'Uomo
- Fonit (1971)




Vorrei spendere anch'io qualche parola sugli Osanna, che molti hanno indicato come l'autentica rivelazione dell'anno nel campo della musica italiana. Cinque ragazzi italiani, con esperienze ricche alle spalle per qualcuno (il flautista Elio D'Anna suonava con gli Showmen), rivelatisi al festival di Viareggio, cinque solisti con li idee chiare, soprattutto con un discorso unitario da svolgere in maniera personale, se si eccettua l'uso del flauto che nella sua dimensione "drammatica". cioè inquietante, singhiozzata, non può non ricordare il maestro di tutti i flautisti degli ultimi due anni, Ian Anderson.Cinque ragazzi che hanno voluto, un po' per sapore scenico e coreografico, un po' per inserirsi in quel clima di "totalità" che l'arte oggi impone, cercare un'ampiezza teatrale, cioè visiva oltre che sonora nelle loro esibizioni, escogitando una specie di mascherata in antichi costumi napoletani.
Dal punto di vista musicale, l' "Uomo", primo LP degli Osanna, mostra le idee buone degli autori (tutti e cinque gli Osanna) e degli esecutori: piace soprattutto il flauto e la chitarra acustica, mentre anche l'elettrica è usata con parsimonia e gusto, e piacciono i pochi spunti jazzistici del sax. Si nota una certa frammentarietà non superata, e stacchi e passaggi mediocri. Per i testi, brevi ma significativi, il tema fondamentale è l'uomo, nel suo viaggio terreno combattuto fra l'odio e l'amore. Angoscia esistenziale (E evado verso una meta / che è più distante di me / E' sempre un passo più avanti / la vedo e so che non c'è) e intuizione della morte ("Non sei vissuto mai", "Mirror train"), si alternano alla coscienza dei problemi sociali ("In un vecchio cieco"), e alla denuncia della pesante condizione dell'uomo oggi (Si vive, si muore nel fango e l'orrore / si cercano invano momenti d'amore). Ma in ogni brano oltre all'angoscia si avverte il bisogno di riscatto e di speranza, che porta, infine, alla scoperta di una certezza, dell'unica forza dell'uomo, che "da secoli si chiama amore".
Fondamentale sarà vedere gli Osanna al loro secondo appuntamento. Questo primo album, certo il migliore italiano dell'anno dopo l' "Isola non trovata" di Guccini e "Collage" delle Orme, ha tutto sommato un valore sperimentale.
Enzo Caffarelli



Gli Osanna erano:

Lino Vairetti (voce, chitarra acustica, tastiere),Elio D'Anna (flauto, sax),Danilo Rustici, (chitarra, organo, voce)Lello Brandi (basso),Massimo Guarino (batteria, percussioni ).


Le ultime parole famose:

"Questa sarà l'ultima di tutte le guerre" (H.G. Wells scrittore britannico, nel 1914)

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