Oggi vorrei
soffermarmi su The Doors.
Grande
dilemma!!!
Cosa
poter aggiungere di interessante?
Ho
davanti una pagina bianca e non so come riempirla, cosa rara per me.
Non
e’ mancanza di argomenti, ma non si può scrivere, per una comunità, senza
pensare di dare un minimo di valore aggiunto, qualcosa che possa colpire o
interessare il fan navigatore che , dopo aver digitato su un qualsiasi motore
di ricerca la parola”doors”, si aspetti un risvolto nuovo, mai letto
od ascoltato.
Impresa
ardua in questo caso.
E
allora perché non passo oltre?
Devo
mettermi a posto ,pian piano, la coscienza , e dedicare a tutti i miei amori
musicali un po’ di spazio.
E’
una specie di “dare e avere”
, e anche se ciò che posso barattare e’ poca cosa , e’ pur sempre il mio
omaggio a chi e’ riuscito a regalarmi momenti indimenticabili.
La
cosa migliore da fare sarebbe fare scorrere delle immagini di Morrison e soci, di
Venice, della California, e… ascoltare la loro musica.
Sì,
la loro musica, l’unica cosa che realmente mi interessi e mi
piaccia dei Doors, di Hendrix e allegra compagnia.
Non
mi va di passare per un facile moralista, ma “detesto” le vite di certi miei
eroi , la loro vita poco edificante ed il talento buttato al vento.
Forse
con un po’ di sale in zucca Jim, Jimi, Janis, Brian,
sarebbero ancora tra noi e ci delizierebbero per migliaia di giorni… ecco di
cosa li colpevolizzo… ci hanno privato della possibilità di vederli evolvere, e
noi con loro.
Qualcosa
di mio però voglio aggiungere, ripescando uno stralcio di uno scritto di un pò
di tempo fa, pubblicato sul sito “Itullians”,
articolo nel quale abbinavo due letture e due storie, quelle su Hendrix (vedi
post precedente) e quelle sui Doors.
“La seconda biografia di cui voglio parlare è
relativa a “The Doors” ed il titolo e' "Le Porte sono Ancora Aperte", di Fabio Rapizza dove, attraverso la rilettura della loro opera, disco dopo disco,
si delinea soprattutto la figura di Jim Morrison.
Anche
in questo caso si parla di una vita breve, piena di eccessi e follia, con
talento buttato alle ortiche.
Se
nel caso di Hendrix si possono cercare di
capire i disagi legati a genitori precari e nessun binario da seguire, nel caso
di Morrison l'accenno all'educazione e' irrisorio .
Leggendo
di quei tempi, per me comunque affascinanti, mi viene da chiedere come fossero
possibili certe libertà e come l'influenza di una madre e di un padre fosse
davvero trascurabile. Cultura americana? Cultura anglosassone?O forse non
esistevano le famiglie, cosi' come le intendiamo ora?
Pensare
alle "groupies", magari neanche maggiorenni, passare da un letto ad
un altro delle diverse rock star e' cosa davvero impensabile. Pensare ai fiumi
di alcool, acidi e droghe varie, senza limiti, e' elemento al di fuori del mio
modo di vedere.
Quando
un tempo mi aggiravo vestito
da hippie tra gente persa, agghindato
in modo pittoresco, con i lunghi capelli
sulle spalle, con addosso l'uniforme da concerto, tutto avevo in
mente tranne che il farmi del male. E ne avrei avuto la possibilità.
Ma
il mondo di allora, quello descritto nei libri di Hendrix e Morrison, e'
qualcosa da cui fuggire e non può rappresentare un esempio per nessuno, nessuno
che abbia una testa per ragionare.
Mi
è rimasto impresso un piccolo esempio di follia comune.
La
scena ritrae il gruppo in sala di incisione.
Morrison
e' ubriaco, come sempre, ed e' sotto acido.
Al
produttore viene in mente di sfruttare al massimo le capacita' vocali di Jim e
pensa al modo di rendere " più calda" e sensuale la sua voce, in un pezzo
particolare.
Questo
genio propone a Jim, isolato nel suo vano di incisione, di procurarsi un
rapporto orale, durante l'esecuzione.
Naturalmente
c'e' dietro all'angolo chi non aspetta altro, e viene così descritta questa
situazione (pare pero' che sia una voce non verificata) che porterà al non
terminare la canzone… ovviamente.
Leggende?
Mezze verità? La realtà a volte e' peggio di come la si descrive. La lettura di questa
storia, come quella di Hendrix, rappresenta per me un diverso inquadramento del
mito, sicuro che gli
avvenimenti proposti, seppur crudi, abbiano ricevuto un vestito presentabile.
Ma
di bello vedo solo la musica , la loro musica.
Io
ho la possibilità di scegliere cosa prendere di loro, e mentre afferro a man
bassa parti della loro opera tangibile, fuggo idealmente da ciò che odio
profondamente , dal disordine mentale dall'autodistruzione, dalla mancanza di
capacità di vedere oltre, dagli sconvolgimenti voluti, dall'egoismo.
Nella
mia vita non ricordo di aver
conosciuto personalmente un genio e di questo non mi
dolgo, perchè non apprezzo i grandi
picchi verso l'alto, seguiti da interminabili punte verso il basso.
Io
scappo dal "genio e sregolatezza" e voto l'equilibrio, equilibrio ad ogni
costo.
Ma
poi , e' meglio un giorno da leone o cento da pecora?
Tra
il bianco ed il nero ci sono infinite sfumature.
Forse
abituarsi ai colori di passaggio potrebbero essere una saggia scelta!!! "
Un aneddoto divertente , riguarda il primo incontro tra Robert Plant e Jim Morrison, su di un aereo in partenza da Phoenix, in Arizona( storiella raccontata da Plant sul libro “Everybody’s Talking”, di Massimo Cotto).
“ Ci
ritroviamo seduti uno vicino all'altro. Mi guarda. Lo guardo. Mi chiede: "Che cosa fai nella vita?" "Sono un
cantante"
"Ah, e che
genere di musica fai?"
Rispondo: "Mah, un rock che deriva dal blues, la mia band si chiama Led Zeppelin". E lui: "Mai sentita". Lo guardo negli occhi e ho la conferma che mente. Nessuno che
facesse musica in quegli anni, poteva dire di non conoscere i Led Zeppelin. Ora
è il mio turno di giocare: "E tu cosa fai?" domando. Jim risponde: "Oh, io sono un poeta". E io: "Ah, anch'io lo ero. Poi, ho avuto successo” .
Love me Two Times
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