giovedì 22 giugno 2023

Maurizio Baiata - “Rock Memories-Bagliori di un suono immortale”-VOLUME SECONDO


Maurizio Baiata - Rock Memories-Bagliori di un suono immortale”

Verdechiaro Edizioni

 

Il secondo atto di “Rock Memories assume il sottotitoloBagliori di un suono immortale” e arriva a distanza di un anno dalla prima raccolta ideata da Maurizio Baiata.

Il mio pensiero/commento al volume precedente, “Scritti ribelli E SINCRONICITA’ DI UN GIORNALISTA MUSICALE”, è fruibile al seguente link, che permette di accedere anche all’intervista realizzata con l’autore, certamente ancora molto attuale:

 

https://athosenrile.blogspot.com/2022/08/maurizio-baiata-rock-memories-scritti.html

 

IL ROCK VIVE”, scrive Baiata a caratteri cubitali, e allora viene da chiedersi il punto di arrivo di una raccolta dal taglio preciso, nostalgico, didattico, culturale, specifico.

Mi capita ogni volta, sia per i miei scritti che per quelli di terzi, di immaginare il potenziale destinatario perché, se è vero che si crea in primis per sé stessi, l’atto successivo diventa obbligato, quell’opera di condivisione che, spesso, ha il senso del lascito ereditario. In fondo, chi ha vissuto e ha creato “materia tangibile”, possiede il privilegio di poter lasciare una traccia concreta. E allora… chi si metterà alla lettura di questo tomo di oltre 400 pagine?

Mi sogno una generazione curiosa, magari ipercritica, ma capace di prendere atto dell’esistenza di un mondo lontano, interessata nel confrontarlo con quello contemporaneo e poi impegnata nello stabilire in modo equilibrato i segni ancor presenti di quel Rock Vivente - il termine è molto più di un’espressione musicale - nell’attualità, usando un setaccio fine, per eliminare scorie e trattenere la sostanza, la quiddità insomma.

Baiata cita spesso i The Who come suo amore preminente, una band che solo pochi giorni fa è stata protagonista di un concerto unico - in parte con orchestra - a Firenze, proponendo sonorità che dopo cinquant’anni sanno ancora di fresco, di nuovo, di attuale, mentre Pete Townshend salta sul palco come un grillo, alla soglia degli ottant’anni, proprio lui che era il fautore del voglio morire prima di invecchiare!

Inutile sottolineare l’importanza di questa opera per quelli che come me hanno vissuto un’epoca meravigliosa, quella di Ciao 2001 e dintorni, quella dei giornalisti bravi e baciati da Dio - trovarsi al posto giusto al momento giusto è uno status che non è solo frutto di volontà e bravura ma anche di casualità -, e a un certo punto, grazie ai social, persone lontane sono diventate potenzialmente raggiungibili, anche chi, ad esempio, è stato protagonista attivo in un’epoca particolarmente elettrizzante, come Maurizio Baiata, ai tempi giornalista in erba, successivamente innovatore, conoscitore, viaggiatore, sognatore.

Questi aggettivi non sono posti a caso ma rappresentano le linee guida che permettono al book di muovere, di crescere, di raccontare.

La guida alla lettura è fornita da Maurizio nel comunicato fruibile al seguente link:

https://mat2020comunicatistampa.blogspot.com/2023/01/maurizio-baiata-al-lavoro-sul-volume.html


Dopo la prefazione di Federico Guglielmi e l’apertura di Baiata, la lettura si snocciola attraverso otto sezioni che propongono recensioni, concerti, interviste, il tutto presentato in ordine cronologico, a volte con la versione originale tratta dal giornale - ma leggibile - affiancata alla rivisitazione.

Un viaggio entusiasmante, che suscita la giusta e sana invidia di chi - come me - avrebbe voluto essere accanto all’autore per poter vivere le stesse emozioni che nel tempo si sono trasformate in ricordi, compagni per tutta la vita.

L’ouverture ci propone un brano evergreen dei Rolling Stones, “You Can't Always Get What You Want”, usato come collante del primo contenuto, inserito nella scena del funerale all’inizio del film “Il Grande Freddo”, ma mi fermo qui, non è il caso di far opera di spoiler…

E poi si succedono grandi nomi, grandi band, grandi artisti, dai Beatles ai Pink Floyd, dagli ELP a Frank Zappa passando per Jaco Pastorius e Velvet Underground.

La lista è lunga e vorrei lasciare l’effetto sorpresa, ma un paio di cose mi sono rimaste particolarmente impresse.

La prima riguarda l’8 dicembre del 1980, giorno in cui Baiata, in una delle sue fasi americane, si trovò sul pezzo quando John Lennon fu assassinato. Il racconto di quei momenti, l’agitazione, la comunicazione verso l’Italia e la reazioni di qualche scellerato burocrate, rivivono, e prende forma la tragicità dell’evento, il conseguente sbigottimento e il sincero dolore.

Un’altra curiosità - ma sono certo che ogni lettore troverà spunti differenti - riguarda quello che viene definito “un incontro surreale”, quello avvenuto il 3 giugno 1975, che vede Maurizio intervistare Brian Eno e Robert Fripp. Leggere il susseguirsi di domande e risposte porta ad evidenziare la figura del padre padrone dei King Crimson, un campione estremamente negativo in una qualsiasi scala empatica, ieri come oggi - anche se i suoi attuali siparietti con la moglie Toyah Willcox lo rendono ora meno pesante -, almeno da quanto si può vedere dall’esterno.

Sono certo che la lettura porterà a numerose reazioni estremamente personali, sentimenti che fuggono dagli aspetti oggettivi, dai nomi, dalle date, dai luoghi…

Perché Rock Memories può trasformarsi in una dolorosa seduta a base analitica, dove una determinata pagina, attraverso la spinta/necessità a rimembrare, può portare a reazioni che occorre saper gestire, facendo i conti, almeno per un istante, col passato e col futuro, sempre più corto…

Se preghi la pioggia, metti in conto anche il fango 

Tempus fugit, Carpe diem”, si chiosava già 2000 anni faEppure, l’accelerazione del tempo ci ha fatto smarrire il senso della unicità dell’attimo, lo stupore del presente, la speranza dell’attesa, la memoria del nostro passato e, in ultimo, la nostra dimensione identitaria. La Musica resta il mezzo più efficace per azzerare ogni coordinata spaziale e temporale.

Una particolarità, il libro ha un traghettatore di ere, un accorciatore di spazi, un paladino del virtuosismo.

Se la copertina di Pablo Ayo nel primo volume presentava i Colosseum, band seminale del mondo rock, la prima pagina tocca questa volta ad un chitarrista. Dall’immagine non è certo riconoscibile, ma la sua postura riporta ad ipotetici guitar heroes, presenti e passati.

Il suo nome è Davide Lo Surdo, ha 24 anni ed è famoso per essere il chitarrista più veloce di tutti i tempi. Non lo conoscevo e il concetto di velocità abbinato all’utilizzo della chitarra non mi ha mai interessato, ma Baiata lo intervista - e quindi possiamo estrapolarne il ritratto - e allora ho provato a cercare sue notizie, attivando il tasto “curiosità”, quello che spero useranno i giovani lettori quando leggeranno nomi come Jefferson Starship, Alice Cooper, Gentle Giant, Jim Morrison, BANCO, PFM

Ma forse basterebbe la fiducia nell’autore che, parlando di Davide, chiosa: “Personalmente, sogno di vederlo e sentirlo duettare su un palco con Pete Townshend, perché

 

Il Rock è l’essenza di più generazioni

In viaggio verso le stelle,

dove tutto è possibile.

Happy trails, folk!

 

Grazie Maurizio e… Davide, fa presto, Pete sarà longevo ma non eterno!


The Who nel 1973