Tullio Fulvio.-“SCHIZZI DI MARE ed altri racconti”
TRALERIGHE LIBRI
Non so da che parte iniziare, sono
troppe le cose che vorrei scrivere e che mi hanno emozionato. Non è un modo di
dire.
Scrivo e recensisco libri, soprattutto a carattere musicale, da molto tempo, ma quello che voglio commentare oggi mi coinvolge personalmente, forse troppo.
Ogni volta che mi trovo a presentare una mia creazione, quasi a giustificazione della mia intrusione in mezzo al pubblico, la mia certezza mi porta ad affermare che ogni anima di questa terra, arrivata ad una età matura, è in grado di regalare saggezza, diretta o indotta (del tipo… “fa il contrario di quanto ho fatto io…) attraverso il racconto della propria vita. Non è importante aver visto il mondo per poter illustrare culture e avvenimenti inusuali ai più, ma è sufficiente riannodare i fili della storia personale, che generalmente trattengono fatti significativi, nati talvolta in età inconsueta per averne memoria, attimi che, per una serie di motivi ed episodi, ci rimangono dentro e non ci abbandoneranno mai più. Un piccolo esempio personale? Il mio ricordo più antico risale a quando avevo un anno e mezzo, unico frammento che mi è rimasto di una casa all’ultimo piano di Corso Ricci, a Savona, talmente grande - per l’epoca - che potevo usufruire di una stanza giochi tutta mia, al tempo figlio unico, e fu proprio in quel luogo che il freno della bicicletta appena regalata entrò al di sotto del mio orecchio e furono necessari un paio di punti all’ospedale: ecco perché ricordo… trattasi di fatto traumatico, e forse ogni rimembranza dell’antico passato è legata a cose "scioccanti", positive o negative. Roba da psicologia spicciola, per un esperto della materia.
Questa lunga premessa diventa l’inizio di una spudorata divagazione rispetto al tema, perché se è vero che una recensione “normale” mi porta a controllare la misura delle parole e la ricerca dell’efficacia in uno spazio obbligato, oggi devierò dall'ortodossia e mi lascerò andare, miscelando l’oggetto del book a qualche mia storia.
Ho tra le mani “SCHIZZI DI MARE ed altri racconti”, e l’autore
è Tullio Fulvio.
Parlo di un tomo di 430 pagine, a cui
viene delegato un testamento per il nuovo che avanza, non solo per gli affetti
famigliari.
430 pagine suddivise secondo una
logica molto personale, 430 pagine che a volte si ha l’impressione siano messe
a caso, o meglio, che potrebbero essere lette partendo da un punto qualsiasi del
libro, ma a fine lettura, dopo fisiologica metabolizzazione, ci si accorge che
tutto è collegato, tutto funziona alla perfezione, probabilmente meglio di
quanto potesse essere pianificato.
Non è un romanzo, non è un noire, non
è un libro di poesie, non è un manuale… è “solo” una vita vissuta e raccontata
da chi non ha più motivo per “nascondersi”. Già, arriva un momento del nostro percorso -
secondo la mia statistica tra i 40 e i 50 anni - in cui nasce la forte esigenza di
rivisitazione del proprio excursus, e non esistono più paletti, veti, vergogna,
neppure pudore… tutto si può dire o quasi, magari vantandosi dell’emancipazione
ottenuta.
E così si scrivono libri, si fanno dischi, si diventa pittori, scultori, poeti, quasi sempre seguendo strade lontane dall’oggetto dell’occupazione lavorativa di una vita. Qualcuno li chiama hobbies, ma sono solo attitudini latenti che finalmente possono sbocciare.
Ho conosciuto Tullio Fulvio - per
tutti Ing. Fulvio - quando avevo 23 anni, appena assunto in azienda col ruolo
più modesto possibile, mentre lui era il responsabile di produzione. Ancora
oggi, quando voglio neanche tanto sommessamente vantarmi, racconto - spesso
solo a me stesso - che a vent’anni esatti da quella assunzione avrei ricoperto
io quel ruolo, che nel 1980 mi sembrava irraggiungibile.
L’ambiente lavorativo è terribile, la
chiacchiera offensiva è all’ordine del giorno, soprattutto quella rivolta ai
superiori, magari manifestata nei bagni, spazi protettivi per i poco coraggiosi,
eppure non ricordo nulla di negativo che lo riguardasse, almeno dal punto di vista
personale, perché se parliamo di puro lavoro va da sé che le opinioni possano
divergere sui singoli argomenti e sui diversi punti di vista.
In qualche modo abbiamo “vissuto
assieme” per una vita, pur nel rispetto di ruoli molti diversi, e la nostra
vicinanza si è intensificata al tramonto della nostra attività lavorativa.
Più il tempo passa e più sento
l’importanza delle relazioni umane, e come sottovalutare i colleghi di lavoro,
quelli con cui si passa più tempo che con moglie e figli?
La nostra chat di gruppo ci consente
di restare aggrappati l’uno all’altro, celebrando compleanni, annunciando le
premature dipartite, pianificando sporadiche pizzate e aperitivi, raccontando
qualche evento personale, che magari non interessa tutti, ma… intanto l’ho
detto, postando fotografie.
Ed è proprio attraverso la tecnologia
che arriva la notizia di una nuova proposta editoriale, quella di Tullio.
Ritorno al concetto già espresso, al
cambiamento che avviene quando si è liberi dal vincolo lavorativo, ma
onestamente era difficile immaginare un tecnico estremo, un ingegnere, utilizzare
la penna - o la tastiera - per diventare saggista, aprirsi al mondo, regalare
cose estremamente personali, insomma un uomo di lettere, piuttosto che di
scienza applicata.
Ricordo sempre un mio vecchio direttore che, quando andava alla ricerca di nuovi ingegneri da assumere, li “pretendeva” con diploma del liceo classico, una crasi tra formazione umanista e tecnica, la perfezione, secondo lui, e forse aveva ragione.
Nel lay out di “Schizzi di mare…” esiste una precisa dicotomia denunciata nella
“premessa per il lettore”.
La divisione prevede i seguenti argomenti: “Schizzi di mare”, “Briciole di terra”, “Figure”, “Lavorando”, “Storie”, “Gli anni” e “Tantecose”.
Il mio consiglio al lettore è quello
di mantenere la linea guida dettata dall’autore, anche se i capitoli potrebbero
essere affrontati con altro ordine.
La prima parte, “Schizzi di mare”, fa emergere un grande amore che, onestamente, non avevo percepito, quello per il mare.
Dedicato a chi ama il mare, il sole, il vento che entra nei polmoni, le onde, i delfini, le infinite creature del grande verde…”
Un centinaio di pagine sono dedicate
a questo topic, circa un terzo del libro, a testimonianza dell’importanza
dell’elemento “acqua” nella vita di Fulvio.
Storie romanzate che si susseguono, qualche
immagine, aneddoti, il tutto inframmezzato dalla verve poetica, probabilmente
retaggio degli studi classici (già, proprio come avrebbe voluto quel direttore,
Tullio ha fatto il liceo classico!).
Ho fatto fatica nel comprendere la
parte tecnica, la terminologia marinaresca per me totalmente nuova, ma esiste una cospicua sezione
didascalica che permette di capire, rendendo parte del testo basicamente didattico, adatto ad inesperti che dopo la lettura ne
sapranno un po’ di più.
Quante avventure, quanto stati
d’animo, una vera sorpresa!
Si passa poi a “Briciole di terra”…
Dedicato al profumo dei boschi, alle colline soleggiate, all’acqua dei fiumi e dei laghi ed a che, come me giovane, ha amato la pesca e la caccia ed il loro particolare modo di vivere la natura…
La sezione occupa una quarantina di pagine e mette in luce aspetti bucolici e di vita immersa nella natura, narrazione che ancora una volta mi sorprende: si apre uno scenario invidiabile, quello di un uomo che, pur avendo avuto pochissimo tempo libero a disposizione, ha saputo sfruttare al meglio le occasioni concesse dal quotidiano, individuando le giuste priorità, e ora tutto questo appare chiaro nella sua mente, talmente limpido che le descrizioni risultano appaganti per chi legge e si immedesima.
“Figure” è più
limitato, una ventina di pagine”, ed è…
Dedicato ai volti e alle persone riapparse in ricordo…
Frammenti che appaiono come in un
sogno, forse come il mio ricordo ancestrale su descritto, resta il fatto che ho
trovato una persona conosciuta, nascosta dal moniker “Carmelo”.
Carmelo, di cui ricordo perfettamente
il vero cognome ma non il nome, era una figura la più distante possibile da Fulvio,
sia culturalmente che come ruolo lavorativo, eppure… gli uomini e le donne
colpiscono, tutti hanno peculiarità e Carmelo era personaggio unico, che
riusciva a mantenere la sua dignità ed un certo rispetto, in un mondo non certo
facile per i quasi invisibili.
Semmai su questo aspetto vale la riflessione fatta da un amico, su argomento specifico e su quello che seguirà, e che cito testualmente: “… la dimostrazione di come alcuni eventi possano lasciare ricordi diversi nelle persone in funzione di come sono stati vissuti…”.
E arriviamo al cuore del libro,
almeno per quanto riguarda chi ha avuto la fortuna di lavorare con Fulvio,
personalmente una trentina di anni.
“Lavorando”… quasi 150 pagine dedicate all’impegno che, dimenticando il recente smart working, è sempre stato quello quantitativamente più importante nel percorso di ogni lavoratore, spesso superiore a quello famigliare.
Dedicato ai tantissimi amici, ai colleghi nel mondo, alle persone incontrare e alle macchine, agli impianti che così tanto hanno preso della mia vita…
Sono veramente tanti gli episodi che
caratterizzano questa sezione, fatti accaduti in giro per il mondo, magari per
qualcuno di valore relativo, ma occorre guardare il disegno completo, non il
particolare.
Nel corso della lettura, visitando paesi e città esotiche, si fa il giro del mondo, ricercando tra le righe nomi nascosti da nickname, che si trovano inframmezzati da altri reali, e
spesso si arriva alla scoperta solo ricordando l’evento specifico. Ma la
curiosità è tanta.
Da leggere tutto di un fiato, per chi
c’era.
Certo che, Tullio, avresti potuto
inserire la vicenda del mio primo giorno a Chambery, quando mi rubarono tutto
in hotel e tu mi portasti al comando della polizia per la denuncia!
Vabbè, aspetterò la seconda edizione!
Sono trenta le pagine dedicate a “Storie” …
Dedicato a a quella generazione che ha avuto il coraggio, l’intraprendenza, o semplicemente l’occasione di vivere le drammatiche vicende dell’Italia in guerra. A tutti loro la mia stima e gratitudine.
Per mero fatto anagrafico Tullio non
ha vissuto direttamente le vicende della guerra, ma ci è andato vicino, e le
storie drammatiche ascoltate nel corso degli anni hanno trovato sintesi,
probabilmente, con i racconti genitoriali, tanto da formare una dura corazza
difficile da rilevare nella popolazione media odierna.
Più difficile di un tempo mantenere
una ideologia, una fede, un’attenzione verso il sociale, cosa di cui Tullio è
portatore sano. Non mi serve sapere come si muove in quel di Lucca, suo attuale
luogo di vita, ma mi è sufficiente vedere la sua azione all’interno del nostro
gruppo, dove appare l’unico “combattente”, sempre attivo e impegnato.
Leggendo “Storie” tutto quanto si chiarisce.
Ma il capitolo più personale e toccante è “Gli anni”, con un a dedica particolare…
Dedicata a mia moglie e a mio figlio, che hanno riempito la mia vita, e al tempo passato, pieno di cose ed eventi.
Tutti o quasi hanno una famiglia,
tutti o quasi hanno dei figli ma, per i motivi già esposti, gli affetti spesso
rimangono fuori, in una sorta di protezione discutibile.
Ricordo un episodio icastico, non so
se Tullio fosse presente.
31 dicembre 1999, terrore completo
per il “baco del 2000”, da mesi ci si prepara al peggio e si spendono soldi in
consulenti: i computer avrebbero potuto non superare la prova del cambio secolo.
Alla fine, non accadde nulla, ma ci ritrovammo tutti in azienda per il cenone
di Capodanno, pronti ad intervenire in caso di necessità. Mogli, figli, ma non
per tutti, c’era chi era fermamente convinto che la famiglia dovesse restare
fuori dal mondo del lavoro e agì di conseguenza.
Non sapevo nulla del nucleo
famigliare di Tullio, ora ne so un po' di più, e non perché non mi faccia i
fatti miei, ma i frammenti che ci vengono mostrati creano a poco a poco un
mosaico, e Fabio e Valeria diventano figure concrete, prese in momenti diversi
della vita, senza tener conto del rigore temporale, ma “elementi” che vengono
descritti con estremo amore, colti in momenti e situazioni diverse, prendendo a
poco a poco forma e carattere, tanto che se li incontrassi potrei superare
facilmente l’impasse che solitamente accompagna le nuove conoscenze.
Toccante la cura adottata nella
descrizione della crescita del figlio, mentre emerge il ruolo della donna, di molte
donne, quelle che riescono ad essere il vero completamento di un compagno,
spesso assente fisicamente, come accaduto a Tullio. Ma solo fisicamente.
Alcuni aneddoti sono davvero spassosi, ma mi limito a creare un clima di curiosità, senza svelare oltre.
In chiusura “Tantecose” …
Dedicato al gomitolo che racconta la mia vita, con il filo che compare e scompare, come i ricordi che appaio fugaci nella mente
Poche ma importanti pagine, a
cominciare da quel dettaglio che dettaglio non è: Valeria i traslochi li ha
sempre gestiti da sola, e ne abbiamo fatti veramente tanti. Per tante e tante
volte e tutto finiva sempre in modo ordinato ed efficiente. A me restava solo
qualche lavoretto, come spostare una presa elettrica o portare l’attacco TV in
un’altra posizione; robetta al confronto del progetto elaborato, del controllo
operativo sui traslocatori e della verifica finale!
L’avrei volentieri portata in fabbrica a darmi una mano!
Tullio ha una malattia che sta
cercando di sconfiggere, mi permetto di segnalarlo perché lui non ne fa mistero,
ma ne scrive, proprio nell’epilogo del libro.
Una fine toccante, una telefonata con
un collega più anziano, anch’esso malato da tempo, anch’esso ingegnere. Un
saluto tra i due, come tanti avvenuti nel corso degli anni, anche dopo il
periodo lavorativo, una di quelle amicizie che resteranno per sempre, che non
hanno bisogno di contatto fisico… basta una telefonata.
Se fosse musica sarebbe un concept
album.
Ma sono certo che se Tullio ci
pensasse bene qualche canzone da abbinare ai suoi eventi la troverebbe, così, tanto
per rafforzare la memoria e rendere il tutto completo, pensando magari ad una
presentazione futura del suo libro.
Bello, bello, bello!