Fabrizio Poggi-"Basement Blues"
(Appaloosa/Ird)
Il nuovo album di Fabrizio Poggi,
“Basement Blues”, il suo
venticinquesimo, stimola la fantasia e induce al riannodare il filo della
storia.
Parto dall’antica fotografia iniziale
scattata dalla moglie Angelina molti anni fa, che oltre alla copertina del
disco propone in sottofondo un’abitazione “nota”, alle spalle di un giovane
Fabrizio, che racconta:
“Questa foto fu scattata da Angelina vicino a Woodstock, New York, e quella che è dietro di me è la famosa Casa Rosa, ovvero The Big Pink dove Bob Dylan e The Band registrarono i famosi “Basement Tapes”. Il giorno prima eravamo stati in studio a registrare proprio con Garth Hudson di The Band. Non fu facile trovare questa casa sperduta in mezzo ai boschi. A quel tempo non c'era il navigatore. Angelina si era alzata presto ed era andata nell'unico negozio di Woodstock che ricordava il famoso festival dei tre giorni di amore, pace e musica. E lì il proprietario, uno degli ultimi hippies rimasti, le disegnò la cartina su un sacchetto di carta con tutte le indicazioni. E fu così che arrivammo in questo luogo sacro. Ci fermammo a guardare la casa in adorazione, qualche foto e Angelina raccolse alcune foglie in ricordo di quel posto. Eravamo alle lacrime. Prima o poi quella casa mitica doveva far parte di un mio album. Così è stato dopo sedici anni con “Basement Blues”.
Ancora un piccolo tributo alla storia, Fabrizio mi perdonerà…
Big
Pink è una casa a West Saugerties, New York, che è stata la location in cui Bob
Dylan e The Band registrarono “The Basement Tapes”, e The Band scrisse l’album
“Music from Big Pink”.
La casa era appena stata costruita quando Rick Danko, allora parte della band di supporto di Bob Dylan, la trovò in affitto, nel 1967, dopo la cancellazione del tour di Dylan a causa del suo incidente motociclistico del 1966. Dylan viveva all'epoca nella vicina Woodstock. Danko si trasferì nella casa insieme ai compagni di band Garth Hudson e Richard Manuel nel febbraio 1967. La casa divenne nota localmente come "Big Pink" per il suo rivestimento rosa.
Tutto ciò sarebbe fonte di
ispirazione per chiunque, e se si ha la fortuna di essere musicista e di
conoscere l’America dall’interno, la trasposizione in musica diventa una
naturale conseguenza.
Probabilmente l’idea frullava nella testa di Fabrizio da molto tempo, ma occorre sempre l’accensione di una scintilla per innescare la combustione, e questo attimo magico arriva quando Angelina, in occasione di San Valentino, regala a Fabrizio una copia in miniatura, ma perfetta in ogni particolare, di The Big Pink.
Il cassetto delle meraviglie si apre
- ideale e reale - e il risultato è una rivisitazione dei grandi classici del
blues, spirituals e canzoni originali di Fabrizio ormai quasi introvabili.
E per chi non fosse avvezzo alle storie di blues, cliccare sul link a seguire per arrivare ad una sintetica biografia dell’autore:
https://athosenrile.blogspot.com/2023/01/biografia-di-fabrizio-poggi.html
Ma veniamo alla musica e ad una descrizione di dettaglio: impossibile farne a meno in questa occasione.
Si parte con “Precious Lord”,
in origine un gospel il cui testo fu scritto da Thomas A. Dorsey, che adattò
anche la melodia. È tratto da “Il soffio della libertà”, del 2015.
La voce e l’armonica di Poggi trovano appoggio nella chitarra di Enrico Polverari, e il mix porta alla creazione di un’atmosfera aulica che apre la via al susseguirsi delle emozioni.
A seguire “Little Red Rooster”,
uno standard blues accreditato all'arrangiatore e compositore Willie Dixon, in
questo caso proposto live con Guy Davis (voce e chitarra) nel corso di una
performance americana del 2014.
Sembra di esserci "in front of the stage": blues ruspante, che trova efficacia nella semplicità - ma il blues non è mai tecnicamente complicato - e che conduce in un mondo magico, seppure condito, almeno in origine, da dolori e sofferenze.
“Midnigt Train” è tratto da
prove in studio del 2010, contenuto nell’album “Fabrizio Poggi & Chicken
Mambo Live in Texas” del 2011.
Oltre a Poggi e ai suoi “strumenti”
troviamo Roberto Re al basso, Stefano Bertolotti alla batteria e French Scala
alla chitarra.
La presenza di una band dalla
costituzione più completa apre al ritmo e al rock blues, un altro versante che
non può mancare in un repertorio così specifico.
Un bel riesumare, con tanto virtuosismo al servizio del blues.
“John The Revaltor” è una
canzone tradizionale gospel blues contenuta nell’album “Mercy”, del
2008. In questa outtake Poggi (voce e
armonica) è accompagnato da Garth Hudson all’organo, French Scala alla
chitarra, Maurizio Fassino alla chitarra, Francesco Garolfi al mandolino, Bobby
J. Sacchi alla fisarmonica, Maud Hudson ai cori, Roberto Re al basso e Stefano
Bertolotti alla batteria.
Coinvolgente blues, con un tono un
po’ “Doors” e spazio all’improvvisazione.
E siamo dentro allo spirito del disco!
“Your Light” è una creazione
di Fabrizio Poggi e Ronnie Earl, con il chitarrista blues presente in questa
traccia del 2014, tratta da “Spaghetti Juke Joint”.
Abbandoniamo per un attimo le soluzioni ritmiche e corpose per un duetto intimistico, una cosa a due tra Fabrizio e Ronnie, un quadretto a tratti bucolico che stimola pensieri e memorie, anche solo per induzione e condizionamenti esterni: impossibile non accomunare un tratto come questo a qualche immagine, odore, sapore!
E arriviamo a “Black Coffee”,
di Guy Davis (voce e chitarra), che accompagna Poggi nel corso di questo live
In Usa del 2014.
Altro duetto ruvido, essenziale, che
tocca il cuore, se si è dotati di un po' di sensibilità!
Voce, chitarra e armonica: l’essenza del blues.
“The Soul Of A Man” è tratto
ancora da “Il soffio della libertà”, del 2015, e l’autore è Blind Willie Johnson. Affianco all’armonica e al cantato di Poggi troviamo la chitarra di
Enrico Polverari.
Da inquadrare in un contesto più
folk, era in origine un gospel blues nato negli anni ’30, scritto da Johnson ai
tempi della depressione, quando le sue canzoni a sfondo religioso attecchivano
nella popolazione che aveva la necessità di aggrapparsi alla fede.
La versione di Poggi mantiene inalterato il senso di sacralità che era DNA del lavoro di “Willie” e impone un ascolto in totale concentrazione.
L’outtake “Blues For Charlie”,
canzone scritta da Poggi, è tratto dall’album “Harpway 61”, del 2012,
progetto in cui l’autore omaggiava tutti quei musicisti che hanno reso grande
l’armonica blues, i maestri che sono stati la sua fonte di ispirazione e
d’insegnamento, in questo caso Charlie Musselwhite, musicista, armonicista
blues statunitense vivente.
Uno strumentale dove, ovviamente,
l’armonica di Poggi è in piena evidenza mentre sullo sfondo una vera band
accompagna una sorta di percorso “da film western”.
Oltre a Fabrizio Poggi troviamo
Enrico Polverari alla chitarra, Tino Cappelletti al basso, Bobby J. Sacchi alla
fisarmonica, Lorenzo Bovo all’organo e Stefano Resca alla batteria.
Il blues e l’armonica a bocca, un’accoppiata imprescindibile!
“Up Above My Head” (tratta da “Spaghetti
Juke Joint”, 2014) è una canzone gospel di origine tradizionale, risalente
agli anni Quaranta, conosciuta maggiormente nella versione di Rosetta Tharpe
(consigliabile ascoltarla/vederla nel video disponibile in rete, in bianco e
nero, con la sua Gibson SG bianca).
La forma scelta da Fabrizio è al contrario intimistica, solo lui, la sua voce, la sua armonica e la delicatezza di tocco chitarristico di Ronnie Earl.
Altro omaggio allo strumento - e allo
strumentista - con “Boogie For John Lee Hooker” (da “Harpway 61”,
2012), brano di Poggi performato con Enrico Polverari alla chitarra, Tino
Cappelletti al basso, Lorenzo Bovo all’organo e Stefano Resca alla batteria.
Quattro minuti e mezzo di dinamicità, quasi una jam tra addetti ai lavori e c’è da immaginarsi l’atmosfera magica e liberatoria del momento creativo.
Con “See That My Grave is Kept Clean”, torniamo indietro di un secolo, alla musica di Blind Lemon Jefferson, “Padre del Texas Blues", uno dei bluesman di maggior successo
commerciale degli anni Venti, annoverato tra i più importanti ed influenti
bluesman della storia.
L’album di riferimento è “Juba
Dance”, del 2013”, realizzato in collaborazione con Guy Davis, che nell’occasione
si propone come vocalist, alla chitarra e al banjo, con Fabrizio all’armonica.
Perfetta colonna sonora da film… non
è questo l’intento, ovviamente, ma la miscela che possiamo trovare in certa
musica americana abbatte confini e barriere di ogni tipo.
In ogni caso piacevolissima versione.
Nuova canzone tratta da “Il soffio
della libertà”; “I’m On The Road Again” (2015), di Fabrizio Poggi,
propone Enrico Polverari alla chitarra, Stefano Spina basso e organo, mentre la
voce e l’armonica hanno un solo padrone.
Un ballad di cinque minuti, un cielo stellato, la polvere che si alimenta nella strada, una vita che continua senza sosta, a volte senza meta prefissata, ma con la certezza che la musica potrà alleviare il viaggio, che certamente sarà carico di difficoltà e asperità. Sognare ad occhi aperti aiuterà a superare ogni momento complicato.
In chiusura la bonus track “Hole In Your Soul” (presente in "Live in Texas") di Poggi, accompagnato nell’esecuzione da Enrico Polverari,
brano scritto dopo aver letto sul muro di un vecchio negozio di dischi del
Mississipi "Chi non ama il blues ha un buco nell'anima".
La perfetta fermatura del cerchio per un album che sa di riassunto, di bignami del blues per un neofita, di goduria assoluta per chi già avvezzo al genere.
So per esperienza personale che una
sola immagine, magari arrivata casualmente davanti ai nostri occhi, è in grado
di smuovere pensieri latenti, provocando reazioni conseguenti. Ed è quello che è
capitato a Fabrizio Poggi osservando la Big Pink davanti alla quale Angelina lo
immortalò anni fa.
Essere un artista facilita le cose, perché i nuovi pensieri diventano progetti che, molte volte, si trasformano in concretezza.
Questo progetto di Fabrizio Poggi
va fruito in modo completo, magari ripassando prima gli elementi basici e i
concetti legati al blues.
Ma anche senza didattica il solo ascolto dovrebbe toccare, penetrare e far sì che il credo dell’autore arrivi al cuore di chi usufruisce, magari casualmente, della sua musica.
La sintesi dell’album la si può estrapolare da alcuni concetti contenuti nel comunicato ufficiale: “Disco composto da outtakes e rarità, che paga un doveroso tributo ai grandi del blues ea The Band, il cui film “The Last Waltz” ha contribuito a far nascere dentro Fabrizio la passione per il blues e per la musica della straordinaria band canadese”.
Da parte mia ho provato ad inserire gli ascolti - non solo di Poggi - là dove possibile, tanto per aiutare nella diffusione di una musica che mi accompagna da sempre (cliccare sui titoli in blue).
Prodotto da Fabrizio Poggi con Enrico Polverari, Stefano
Spina, Angelina Megassini
Editato, missato e masterizzato daStefano Spina
Immagine di copertina di Angela Megassini
https://www.facebook.com/fabrizio.poggi.921
In loving memory of Claudio Noseda (1950 – 2022)
Immagini di repertorio...