Ad oltre un anno dall’uscita dell’album
di NOMA, “Il suon di Lei”, si realizza il sogno di veder
trasposta un’idea molto più ambiziosa di un “semplice” - si fa per dire - disco,
una rappresentazione teatrale complessa - per la sua realizzazione - che è
andata in scena per la prima volta il 4 giugno all’Auditorium Santa Caterina
di Finalborgo (SV).
Per chi fosse interessato al mio
commento al disco, il link a seguire permetterà di entrare nei dettagli di un
lavoro di estrema qualità…
https://athosenrile.blogspot.com/2021/02/noma-il-suon-di-lei.html
Il difficile periodo legato all’emergenza
sanitaria aveva limitato il grado di avanzamento del progetto, rimasto comunque
caldo nella testa e nel cuore di chi lo ha pensato, creato e ora messo in
scena.
Ho avuto la fortuna di assistere
all’evento, e come sempre accade ho prodotto una sintesi immediata, che in
questo caso mi ha portato ad una digressione che mi ha allontanato dallo
spettacolo specifico, ma che credo possa rendere bene l’idea di cosa sia
accaduto in quel luogo magico, in una serata di inizio estate.
Analizzando i tanti concerti
visti negli ultimi 50 anni, dall’adolescenza ai giorni nostri, il momento più
emozionante da me vissuto non è frutto del mio amato “rock”, ma il sentimento mi riporta ad
un paese della Provenza, Les Baux, in un luogo di nome “Carrières de Lumières”
(progetto italiano), grandi cave di calcare, buie, all’interno delle quali vengono
proiettate opere d’arte del passato unite alla forza della musica classica.
Un mix potente che unisce differenti
forme di arte senza privilegiarne alcuna, regalando l’emozione relativa al camminare
dentro la storia, facendo parte di una rappresentazione capace di abbattere
barriere temporali e spaziali. Un’esperienza che consiglio vivamente!
Ho provato la stessa sensazione
di completezza e appagamento assistendo a “Il suon
di Lei”, basato sulla sottolineatura della vita di otto figure
femminili, “donne eccezionali, accomunate dal fatto di essersi spinte,
ciascuna a proprio modo nella realtà o nella nostra immaginazione, oltre
confine, sia esso la tradizionale condizione femminile, uno stigma, una gabbia
dorata, un mondo discorde e bellicoso.”
Conoscevo bene i brani, avendoli
ascoltati e analizzati con cura, ma certo è che passare dalla sola musica al
visual proposto da un live permette di cogliere sfumature che un disco non
regala, e soprattutto favorisce il rapporto osmotico tra i protagonisti e l’audience.
È bene evidenziare quali siano le
figure femminili al centro della serata:
Margherita Hack,
Mia Martini, Jeanne Hebuterne Modigliani, Simonetta Vespucci, Marlene Dietrich,
Azucena Villaflor, Artemisia Gentileschi, Maria Callas.
A guardarsi attorno, nulla sarebbe
potuto accadere senza un grande lavoro di squadra, e appare doveroso mettere in
rilievo alcuni nomi, sperando di non dimenticare nulla e nessuno.
Incominciamo col dire che lo
spettacolo ZERO ha ottenuto il patrocinio del Comune e il contributo
della Fondazione De Mari, testimonianza che a credere nel progetto non
sono stati solo i suoi pensatori.
Per quanto riguarda la parte
musicale, la frontwoman e driver sul palco è la strepitosa NOMA, ovvero Greta
Dressino, che ha coperto il palco come una veterana, modulando la sua
interpretazione e calandosi nei differenti personaggi.
Il resto della band è di assoluta
autorevolezza, partendo da Claudio Cinquegrana (chitarrista, arrangiatore
e direttore artistico); e poi Luca Felice (tastierista e autore delle
melodie), Massimo “Ben” Trigona al basso e Alfio Badano alla
batteria.
Presente in un brano il tenore Rino
Matafù, a cui accennerò a seguire.
Una performance all’insegna della
naturalezza, senza una sfasatura e nulla fuori posto, nessun virtuosismo da
mettere in mostra ma un amalgama e un’abnegazione funzione dell’obiettivo
prefissato.
Non deve essere stato facile trovare
l’acustica adeguata, e da quanto sentito nei corridoi, la messa a punto dell’Auditorium,
probabilmente non adatto a certi spettacoli “elettrici”, ha procurato lavoro
supplementare.
A Gloria Bardi il merito
di aver prodotto le liriche, ma probabilmente il suo lavoro organizzativo ha
richiesto altrettanto impegno.
Un’altra figura in evidenza…
estrema evidenza… è quella di Stefano Stacchini, creatore delle
scenografie, che in tal spettacolo diventano importanti esattamente come la
parte musicale.
La presentazione delle singole
immagini femminili - e quindi dei brani - era anticipata dalla voce narrante -
registrata - di Noma, una sorta di spiegazione introduttiva, di didascalia per
immagini musicali, una pagina di un “libretto” che nel teatro più ortodosso
viene consegnato al pubblico essendo parte di un rituale, ma che difficilmente
viene vissuto in tempo reale.
Il pubblico ha trovato quindi la
strada aperta verso la comprensione di qualcosa che, forse, non conosceva.
E poi le luci, i colori, il
pathos che avvolge e coinvolge i presenti, un pubblico davvero copioso.
Tutto è proseguito con questo
iter sino alla fine del settimo brano - il penultimo -, dopodiché il palco si è
svuotato e i musicisti si sono allontanati senza saluti né spiegazioni.
Che succede?
Un mare di blu - almeno è quello
che ho avvertito al momento - ha illuminato l’entrata di Noma (che ha presentato in
diretta l’introduzione al pezzo) e Rino Matafù che in duetto hanno proposto la
canzone dedicata a Maria Callas, e un brivido ha percorso la spina dorsale,
immagino non solo mia.
È l’apoteosi, che credo si possa catturare
dalla clip che propongo a seguire, purtroppo di scarsa qualità per mancanza di
mezzo tecnico adeguato, ma in ogni caso un ricordo, una tessera di un puzzle di
cui cerco di fornire esempio video.
Mai come in questo caso si
avverte la giusta mano tecnica, e allora le citazioni sono rivolte a Lorenzo
Tagliafico e Mixando Service (Fabrizio, Lorenzo, Davide,
Francesco).
Una serata indimenticabile, anticipazione di altri appuntamenti, probabilmente all’aperto, mentre nell’aria si respira profumo di sequel… in fondo, se si vuole parlare di donne che hanno lasciato il segno, beh, c’è solo l’imbarazzo della scelta, la storia ci aiuta, e la contemporaneità rafforza opinioni antiche!