mercoledì 22 aprile 2020

Maria Barbieri, una giovane chitarrista sulla scia del prog… e dei King Crimson


Leggendo un’intervista a Lino Vairetti, che pubblicheremo nel prossimo MAT 2020, ho captato un elogio del leader degli OSANNA ad una chitarrista di nome Maria Barbieri, che non conoscevo.
Incuriosito sono andato alla ricerca di maggiori informazioni e ho trovato conferma alle parole di Lino, soprattutto vedendola all’opera nei video trovati in rete.

Inutile dire che mi ha toccato - eufemismo - apprendere delle sue skills e delle sue passioni, solitamente non abbinabili a una giovane donna, perché la musica progressiva è qualcosa, sì di immortale, ma obiettivamente non “frequentata” dalle ultime generazioni, se non nella misura della nicchia, per opera di qualche genitore seminatore.

Vedere poi il video in cui propone “Larks' Tongues In Aspic”, e sapere che è stata notata dal “rigido e serioso” Robert Fripp, mi ha spinto a contattarla, per saziare la mia... curiosità da adolescente.


Maria Barbieri mi ha risposto con solerzia e, soprattutto, mi ha permesso di realizzare rapidamente l’intervista a seguire.

In attesa dell’uscita del suo primo e imminente album scopriamo la sua storia.


Vorrei partire dalla tua storia, da ciò che ti ha permesso di formarti dal punto di vista musicale…

Innanzitutto, la mia famiglia, e in particolare mio padre (Antonio Barbieri) che purtroppo è venuto a mancare due anni fa e al quale devo tanto! Lui era bassista ed un attento ascoltatore della buona musica dei suoi anni, soprattutto per quanto riguarda i generi rock, progressive rock, pop, senza troppo catalogare, perché mi ha dato modo di affacciarmi alla musica in vaste percezioni. Grazie a lui sono cresciuta ascoltando la buona musica di anni che non ho vissuto, ma che mi hanno influenzata tanto. Mia madre Liliana è tastierista ed aveva una band psichedelica insieme a mio padre negli anni Ottanta: mio fratello Domenico suonava la batteria e mia sorella Licia cantava. L’interesse per la musica è stato quasi automatico in una famiglia così, e all’età di dieci anni ho chiesto a mio padre di prendere le prime lezioni di chitarra, da lì non ho smesso più di suonare!

Come arriva una ragazza così giovane alla musica progressiva, temporalmente parlando lontana anni luce?

Come ho accennato, grazie alla mia famiglia ed in particolare a mio padre che era un cultore del genere; ricordo ancora che all’età di cinque anni mi portava con sé in auto, e grazie a lui ascoltavo Genesis, King Crimson, Gentle Giant… ero affascinata e fantasticavo molto guardando i paesaggi dal finestrino! Poi… avevano una specie di saletta con tutti strumenti, d’epoca e moderni; lì facevano le prove ed io ero curiosissima! Successivamente, ho suonato anche con una delle mie best friends, coetanea tastierista di talento, Marisa Cuomo, ed Enzo Buono, (fondamentale il suo approccio ingegneristico). Con loro per la prima volta, ho praticato tanto questa musica, dopo prime esperienze di band molto “heavy”.

Se facciamo riferimento al mero punto di vista tecnico, come è nato e come si è sviluppato il tuo “mestiere” di chitarrista?

Sicuramente grazie a primi studi, alla curiosità uditiva che mi spingeva ad approcciare a brani che mi interessavano studiandoli ad orecchio e sperimentando tecniche personali, (con il costante giudizio severo di mio padre), e successivamente, unendo la correzione di postura della mano sinistra con alcune lezioni di chitarra classica, ad un mio personale mood sull’elettrica.

Ci sono musicisti che puoi considerare tuoi punti di riferimento inamovibili?

Sicuramente chitarristi o artisti come David Gilmour, Robert Fripp, Steve Hackett, Franco Mussida, Genesis, Peter Gabriel, Steven Wilson, PFM, ELP, Led Zeppelin, Doors, Dimebag Darrell, Osanna, Jakko Jaksyk, Guthrie Govan, Beatles, Deep Purple e tanti altri.

Restando in argomento “chitarra”, che cosa utilizzi di norma?

Se hai visto qualche mio video avrai notato una chitarra gialla, che è una Peavey Wolfgang Special Van Halen, ma ora normalmente per l’elettrica suono solo Suhr Modern, e Godin - ACS Cedar Natural SG, che è una classica elettrificata.


Mi parli delle soddisfazioni musicali che hai ricevuto sino ad oggi?

Le soddisfazioni musicali più grandi, provengono, innanzi tutto dalle parole di esponenti maestri e punti di riferimento personali: i complimenti tramite commento su Facebook di Franco Mussida, per la mia cover di “È Festa” (PFM), la menzione di Robert Fripp in occasione del cinquantesimo anniversario dei King Crimson a Londra, che ha chiesto al mio grande amico e giornalista Alessandro Staiti il mio nome, in risposta ad una domanda durante l’intervista:

Potresti considerare di includere una donna nei King Crimson? Non in quanto donna, ma in quanto buona musicista. A volte sento che i King Crimson siano troppo maschili”. Risponde Fripp: “Concordo! Ma tutto questo non è arbitrario! Ho visto questi King Crimson la sera del 22 giugno 2013. E ho visto sette musicisti, uno per uno specificatamente e individualmente, ed erano tutti uomini. Se fossero state tutte donne, avrei chiamato tutte donne. Ma la storia è più lunga; la sera del 22 giugno 2013 mi sono posto la domanda: se i King Crimson dovessero suonare domani, che band sarebbe? Se avessi visto qualche donna, ovviamente l'avrei chiamata! Ma non è arbitrario. Se vediamo qualcosa, diventa possibile. Se non la vediamo, vi sarà disordine. Tornando all'inizio del discorso: la vita è caotica! Se io vedo qualcosa chiaramente, quella cosa diventa disponibile. Potrebbero esserci donne nella band? Sicuramente, sempre che siano le donne giuste, nel momento giusto, nel posto giusto e nelle giuste circostanze, e c'è questa donna meravigliosa che suona "Larks' Tongues in Aspic Part II", un'italiana Maria Barbieri. Ma non mi è venuta in mente fino al 22 gennaio 2013, altrimenti l'avrei chiamata. Ha fatto davvero un gran lavoro!”.

Poi, l’aver conosciuto di persona alcuni di questi grandi esponenti che stimo tantissimo, come il cantante e chitarrista Jakko Jaksyk dopo il concerto dei King Crimson a Verona nel luglio del 2019, in occasione dell’After Show. Non dimentichiamo Lino Vairetti che ha mostrato da subito molta stima e gentilezza invitandomi a suonare un paio di brani con gli Osanna in occasione del suo compleanno!
Poi naturalmente, le soddisfazioni tangibili e recenti come l’interesse discografico di personaggi internazionali in America dopo il primo ufficiale tentativo creativo.
L’emozione di andare in trance durante l’esecuzione di qualche solo: avvertire l’emozione condivisa con il pubblico… o gli applausi stessi!
Una grande soddisfazione è stata ad esempio suonare “Echoes” dei Pink Floyd nel teatro Di Costanzo Mattiello a Pompei! Mentre suonavo pensavo al video della band inglese girato negli scavi lì vicino! C’era qualcosa di magico e si avvertiva!
Mi sono divertita tantissimo in alcune Big Band, prima con Guido Russo, poi un’altra affascinante esperienza è stata collaborare con la Vesuvian Jazz Society di Leonardo De Lorenzo, registrando per il suo disco e suonando del vivo per alcuni Festival.

Partendo dalla citazione di Fripp per la “tua “Larks' Tongues In Aspic” viene naturale chiederti come sei arrivata e che cosa rappresenta per te la musica dei King Crimson…

Si può dire che si tratta del mio gruppo preferito in assoluto e me ne sono innamorata all’età di quindici anni; mio padre aveva diverso materiale tra dischi, vinili e video sul suo pc! Spesso andavo a curiosare e sceglievo brani da mettere sul mio lettore mp3… solitamente brani non compresi dai miei coetanei a scuola, che mi vedevano come una tipa strana e assorta nel suo mondo! I King Crimson rappresentano per me mistero, profondità, genialità, disciplina, emozione, fluidità tecnica, intensità - un modo di percepire unico ed immortale! Li ascolto spesso e mi fanno sempre letteralmente impazzire e “viaggiare” tanto!

Passiamo ai tuoi progetti futuri… so che stai preparando l’uscita del tuo primo album. Me ne parli (genere, messaggi, collaborazioni)?

Sì... tutto è partito dall’incontro con il mitico sessionman Guido Russo, storico bassista napoletano! Ci siamo incontrati in un progetto di Big Band... ho una grande stima musicale e umana nei suoi confronti! Stavo iniziando a comporre diversi brani strumentali e volevo assolutamente mettere su un trio particolare per concretizzare le idee che si stavano sviluppando (sulla scia progressive, ambient, jazzy, armonie sognanti, alcune pop-funk, ma con approcci ritmici particolari, insoliti, e intrecci intriganti, con riferimenti anche alla musica classica e contemporanea). Il suo entusiasmo è stato fondamentale, ha mostrato sempre una grande energia, inventiva, professionalità e feeling con ciò che stavo iniziando ad immaginare! Dopo diverse prove si è inserito un altro grande musicista, Leonardo De Lorenzo, batterista, compositore ed insegnante di batteria jazz presso il conservatorio Nicola Sala (BN), il quale ha definito il suono del “Maria Barbieri Reflection Trio” con creatività e gusto particolari. L’estate scorsa abbiamo registrato i brani da Elios registrazioni Audiovisive (Carlo Gentiletti): mastering e missaggi sono stati curati in Canada, e sono in contatto con un produttore di Vancouver. Si può dire che trascorrere del tempo con musicisti di questo calibro sia stato e continui ad essere elemento essenziale della mia formazione ed ispirazione! Sicuramente per un fatto di età e di esperienza, avere a che fare con persone più grandi e preparate aiuta tanto ed è incredibilmente stimolante! Ho composto sette brani, mentre gli altri tre sono creazioni di Guido e Leonardo per un totale di dieci tracce. Sono in fase di produzione, e quando saremo più vicini alla fase di pubblicazione svelerò molti dettagli… per adesso incrociamo le dita… bisogna aspettare per via delle complicazioni dovute al Covid-19!

Cosa rappresenta per te… un punto di partenza o il primo bilancio di vita musicale?

Sicuramente un punto di partenza… ma anche bilancio: è stato un lavoro molto istintivo, il primo per il quale ho investito seriamente anche economicamente e che riguardasse mie composizioni, questo ha permesso però, allo stesso tempo, di fare un bilancio sulle precedenti collaborazioni che prevedevano di base lavori da turnista. Si è sviluppato con maggiore intensità dopo alcuni elementi tragici della mia vita... tra questi, la perdita di mio padre! Anche per questo infinito bene che ho nei suoi confronti, sono molto determinata ad impegnarmi per raggiungere nuovi traguardi, a studiare per migliorarmi sempre più e a comunicare al meglio ciò che vorrei trasmettere alle altre persone, lasciando una traccia di me. Mio padre ha sempre desiderato che percorressi questa strada musicale… questa comune direzione, ci terrà uniti per sempre! Ora c’è mia madre in particolare che ascolta tutti i lavori con piacere e costanza!

Quanto ami la fase live?

Molto... dal vivo si possono ricevere condizionamenti diversi… si possono avvertire le energie e soprattutto, ci si può emozionare nel momento in cui si raggiunge una consapevolezza, anche se instantanea, di aver regalato una sensazione che ci pervade! A volte è entusiasmante però, in modo diverso, anche intendere la musica intimamente… magari da soli nella propria stanza! Penso che l’equilibrio fra le due dimensioni sia fondamentale, e come il raccoglimento permette di esprimersi meglio dal vivo, così il confronto con il pubblico permettere di percepire altre sfumature della musica stessa!

Questo periodo di difficoltà collettiva ti ha portato a qualche riflessione particolare sulla musica e su tutto quanto la circonda?

Sì... proprio la musica mi è da supporto durante qualche momento di abbattimento che credo sia comune a tutti noi in questo momento, dove oltre alla minaccia continua che avvertiamo, si aggiungono incertezze e preoccupazioni per il futuro; alla lontananza da molte persone che amiamo... i progetti che si stavano concretizzando ma che per forza di cose sono posticipati. Continuo in ogni caso a suonare, a comporre e ad avere speranza!

Grazie Maria, a risentirci in occasione dell’uscita del tuo album!

Un altro pezzo di bravura...