domenica 14 ottobre 2018

Mario Bonanno-“33 giri-Guida ai cantautori italiani-Gli anni Settanta”



Mario Bonanno-“33 giri-Guida ai cantautori italiani-Gli anni Settanta
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Mario Bonanno è un autore e saggista focalizzato sulla canzone di impegno, quella branchia della musica dove le liriche hanno un alto peso specifico, chi le crea (… chi le creava…) dà privilegio al messaggio, e il contesto non è legato al delimitare il mero spazio temporale ma identifica la storia, la vita delle persone, il percorso che abbiamo seguito più o meno volontariamente.

Sto ovviamente soffermandomi sul mondo cantautorale, quello che ha preso campo nei primi anni ’70, lasciando segni indelebili che hanno marchiato per sempre un’era davvero significativa per il nostro paese.

Quello che ci regala Bonanno con il suo nuovo libro appare come la miglior sintesi possibile di un decennio meraviglioso, se riferito alla musica, ma tragico per gli eventi che lo hanno caratterizzato.

Il titolo: “33 giri-Guida ai cantautori italiani-Gli anni Settanta

Non riesco a non personalizzare il mio commento, perché i due lustri sviscerati dall’autore sono quelli che mi hanno visto, adolescente, formarmi musicalmente e oltre, e molti dei protagonisti citati hanno caratterizzato le mie vicende personali (nulla come la musica riesce a stimolare i ricordi!).

Ai “cantautori” viene anche attribuita la… colpa, di aver cancellato, con il loro avvento, una certa musica di estrema qualità, quella che col passare degli anni avremmo imparato a conoscere come “progressiva” (Genesis, ELP, King Crimson, YES…) e che visse una stagione luminosissima ma dal rapido scemare, almeno dal punto di vista della visibilità.

In realtà il prog e il cantautorato dei seventies sono diventati dei must che dureranno per sempre, alla stregua della musica classica, anche se in entrambi i casi i seguaci fanno parte di una nicchia di appassionati/intenditori/nostalgici.

Tecnicamente un cantautore è colui che interpreta canzoni da lui composte, e seguendo questa definizione possiamo asserire che il mondo ne è saturo, ma quelli di cui parla Bonanno hanno accompagnato un difficile sentiero storico, commentandolo, guidandolo, entrando a farne parte a pieno titolo come protagonisti, diventando fari illuminanti delle menti e delle coscienze di molteplici anime.

Il racconto dell’autore è davvero piacevole, aggiungerei didattico, pur con il limite del naturale contenimento determinato dalla dimensione del book.

L'inquadramento di ogni anno incomincia con uno stralcio di lirica di un brano caratterizzante, seguito dall’ambientazione storica, dai fatti salienti riferiti alla politica, alla musica, allo sport.

Dopo l’intro si delineano album e autori che hanno rappresentato una buona significatività nel periodo di riferimento, ma, attenzione, per ogni disco scelto viene proposta una recensione esaustiva che analizza i dettagli in modo critico.

Tutto questo permette, anche al neofito, di addentrarsi in un mondo ormai passato con una possibile chiave di lettura, una guida per tutti, un aiuto per i più curiosi.

Leggendo avidamente ho ritrovato “ 33 giri” - e cantautori - conosciutissimi e altri di cui avevo dimenticato l’esistenza.

Accanto ai “miei” Guccini, De Gregori, Lolli, Vecchioni, Finardi, Camerini, Gaber, Bennato (Edoardo), Branduardi, Bertoli, Dalla, De Andrè… ho ripescato artisti che ho “vissuto” solo a posteriori - Jannacci, Conte, Pietrangeli, Graziani, Gianco, De Angelis, Camisasca -, che ho ascoltato pochissimo - Fortis, Venditti, Zero, Bubola, Ciampi, Fossati, Gaetano, Locasciulli, Manfredi (Gianfranco), Rosso e Zenobi - o per nullla - Ernesto Bassignano, Luigi Grechi e Giorgio Lo Cascio.

Certo, per chi avesse seguito solo marginalmente lo svolgere della musica nel nostro paese, appare difficile immaginare un “figlio delle stelle” come Alan Sorrenti inserito in un contesto serioso, ma è consigliabile ascoltare un album come “Aria” - che Bonanno definisce giustamente “rivoluzionario” - prima di formulare un giudizio azzeccato.

Per ogni musicista potrei raccontare dettagli personali e importanti ma, dovendo scegliere, mi soffermo sull’unico che non ho citato, Franco Battiato, che Bonanno propone nell’anno fatidico della conversione - 1979 -, periodo in cui venne rilasciato  il disco “L’era del cinghiale bianco”.

Battiato era stato per me, sino ad allora, l’ultima immagine di un festival pop andato in scena dalle mie parti quando avevo diciassette anni: musica in quel momento inascoltabile per un ragazzetto che nulla sapeva di sperimentazione e di Stockhausen.

Improvvisamente mi ritrovai tra le mani il vinile in questione - è tuttora presente tra i miei album - che Bonanno descrive in modo perfetto. Estraggo i due poli del commento: “Gli evanescenti anni Ottanta sono a un passo e Franco Battiato, fin qui sperimentatore sulle corde Syntetiche di Aries, se ne esce con il suo primo album commerciale (si fa per dire)…. L’era del cinghiale bianco si (im)pone come una riuscita commistione di classica e pop. Un cult discografico, prodromo del Battiato prossimo venturo”.

La musica felicemente descritta da Bonanno ha accompagnato il movimento studentesco e la protesta giovanile dell’epoca, mentre oggi il ruolo dei menestrelli musicali è immensamente cambiato. A quei tempi ci si chiedeva se con una chitarra in mano e una lirica d’impatto si sarebbe potuto incidere sui cambiamenti culturali, ovviamente pensando ad una accelerazione positiva. Non mi è chiaro se in qualche momento ci si sia avvicinati all’obiettivo, ma è certo che gli intendimenti attuali sono molto più “leggeri” e meno “sognanti”, nonostante i tempi siano sufficientemente ombrati ed esistano i presupposti per una forte presa di posizione. Agli storici e ai sociologi lascio le corrette argomentazioni.

Intanto consiglio fortemente il libro di Mario Bonanno, efficace nelle descrizioni, completo nell’analisi, piacevole nella lettura.

E se fossi un docente di lettere e storia, in una qualsiasi scuola superiore, questo “33 giri-Guida ai cantautori italiani-Gli anni Settanta” mi fornirebbe materiale trasversale per l’intero anno scolastico: se la"Musica" non è più materia di insegnamento, un contenitore come quello creato dall'autore sarebbe un grande ausilio per aiutare i nostri giovani a comprendere la storia, utilizzando l'apparente leggerezza della forma canzone.