domenica 28 maggio 2017

Arthur Brown in concerto al FIM 2017


La Fiera Internazionale delle Musica, da un paio di anni realizzata al LARIO FIERE di Erba, regala una chicca agli appassionati di musica rock, una presenza che, a differenza di quanto accade a molti altri artisti coevi, non si può certo definire inflazionata. L’artista in questione è il mitico Arthur Brown, musicista unico nel panorama mondiale musicale, per storia, tipologia di proposta e capacità di diventare l’archetipo di un certo genere che, da quanto visto il 26 maggio, riesce ancora a colpire.

Lo avevo perso di vista e non ho mai approfondito la sua storia, prima con i The Crazy World e successivamente con Kingdome Come, con un ritorno alle origini, quei Crazy World che sono tutt’oggi la sua band, seppur estremamente ringiovanita.
Di sicuro non ho mai dimenticato il suo “tormentone” e cavallo di battaglia, “Fire”, coverizzato negli anni ’70 anche in Italia.

E’ il 1967 l’anno in cui l’inglese Brown, assieme a colleghi illustri come Vincent Crane e Carl Palmer forma i Crazy World, e tutti i successivi passaggi  saranno caratterizzati da un elemento comune, una decisa tendenza alla trasgressione e una propensione alla provocazione, elementi che gli hanno sempre procurato guai con la legge, soprattutto in tempi in cui la censura e il falso moralismo imperversavano.
E’ considerato che l’inventore del “trucco cadaverico” in bianco e nero (corpse paint), fonte di ispirazione per artisti come Alice Cooper e i Kiss.

Dalle nostre parti si erano un po’ perse le tracce, ma il suo nome è qualcosa che aleggia nell’aria ogni volta che ci si rifà alla storia del rock.

Ed proprio Arthur Brown il primo musicista che incontro appena arrivato al FIM: si allontana per la cena con il codazzo dei curiosi, altissimo, magrissimo, allampanato, super colorato, un personaggio che non ha perso il fascino nonostante i suoi 75 anni.
Mi raccontano della sua disponibilità e gentilezza, del suo assecondare un nugolo di scolaretti “toccati” da tale presenza, insomma, un bell’esempio di umiltà, fatto non certo scontato in questi casi.
Nasce la curiosità di vederlo sul palco, e lui arriva puntuale alle 23, a chiudere la prima serata del Lario Prog, sezione organizzata dalla Black Widow: il suo set supererà l’ora, non moltissimo ma è ciò che passa il convento, nel rispetto delle regole che tengono conto delle performance dei gruppi precedenti.

Come accennato la sua band è molto giovane e coloratissima: basso, batteria, tastiere, chitarra e una danzatrice. Lui, Arthur, è il vocalist, il leader, il capo attore, il comico e istrione, quello che, of course, conduce il gioco.

Due sono le cose che mi hanno colpito… l’energia innaturale che lo porta a saltellare come un giovincello, e la sua voce, che pare intatta rispetto ai fasti del passato, pulita, con capacità di estensione e di colore formidabile.
Non conoscevo il repertorio e quindi ho potuto godere di un sound inaspettato, dove l’impatto sonoro non può prescindere dagli aspetti scenici (memorabile la scenetta creata col tastierista, in parte inserita nel video a seguire), una sorta di rock con venature blues che ha entusiasmato i presenti.
A pochi metri da me la storia, l’uomo dalle mille esperienze, musicista unico nel suo genere.
E quando arriva il momento che tutti aspettano - la proposizione di “Fire” -, si sblocca ogni tipo di freno e i presenti si accalcano davanti al palco, partecipando attivamente alla riuscita del brano.
Il medley a seguire è un sunto di quanto accaduto, sufficiente per farsi un’opinione dell’attuale Arthur Brown.

Non so se ci saranno altre occasioni per vederlo in Italia, ma se così fosse consiglio di non perdere i suoi concerti, concentrato di musica e spettacolo.