lunedì 18 gennaio 2016

“Mirabilia”: Intervista ai Cirque des Rêves


Cirque des Rêves-Mirabilia

Un “Circo dei Sogni” non può lasciare spazio al compromesso, perché all’interno del contenitore si gioca al dare e avere senza mai chiedere, certi che ciò che nascerà sarà sempre l’abito migliore possibile. E per chi cerca di imbrigliare la fantasia, il talento e la ricerca gioiosa sarà solo permesso di sbirciare dall’esterno, ma tutte le porte, al momento opportuno si chiuderanno a doppia mandata.
Forse qualcuno ha provato a frenare l’esplosione di libertà di Cirque des Rêves, ma la reazione alla costrizione ha portato a cambiare decisamente rotta, non nell’espressione personale, non sul versante artistico, ma sulla scelta della produzione e delle persone capaci di guidare un progetto musicale.
Non voglio essere criptico, ma è storia comune quella che obbliga alla mediazione che conduce ad una sola certezza, il soffocamento della personalità a favore di un prodotto uniformato, un pacchetto confezionato e stereotipato, “… perché è così che si può arrivare, forse, alla visibilità…”.

I ragazzi del Cirque des Rêves hanno altro nella testa, e per confezionare il loro gioiellino, l’album “Mirabilia, chiedono aiuto a un grande della musica mondiale, Maartin Allcock, e se non fosse chiara a tutti la sua statura musicale - unita ad un’umiltà senza pari - consiglio di fare qualche ricerca in rete.
Con la sua preziosa guida si arriva in un porto sicuro, e la sintesi del lavoro di squadra è un disco che sa di fresco, di miscele culturali vincenti, di etnia applicata al rock, di tradizione intersecata al mondo classico, di forti sentimenti che scaturiscono da movimenti liberi che non lasciano punti di riferimento.
Musicisti fantastici… disco di classe cristallina.
Ma volevo saperne di più, conoscere opinioni terze, e la band è venuta in mio soccorso…




L’INTERVISTA

Come e dove nasce la band? Che tipo di cultura musicale avete alle spalle?

I Cirque des Rêves nascono a Napoli dall’incontro di più progetti musicali. Davanti a un caffè, fra una prova e l’altra, in sale diverse, ci chiedemmo cosa sarebbe successo se ci fossimo riuniti in un progetto comune, data la provenienza e l’amore per generi totalmente diversi. Nei Cirque si mescolano il folk, il jazz, il rock blues, il metal, il brit pop e l’indie.

Immagino che le vostre esperienze siano varie e differenti: qual è l’elemento comune che vi mette tutti d’accordo?

L’amore e il rispetto per la musica vissuta come Arte, qualcosa che non si costruisce a tavolino per scopi commerciali o di intrattenimento, ma che nasce senza limiti creativi legati al genere o alle mode del momento.

Come potreste autodefinire la vostra musica a chi non l’ha mai ascoltata?

Noi amiamo pensarla semplicemente senza limiti. Non sappiamo a che genere apparterrà il prossimo pezzo che scriveremo finché non lo abbiamo finito, né in che lingua parlerà. Per noi la musica è solo una, rispettare i canoni di un genere in relazione a un altro ci porterebbe solo a rinchiuderci in regole che abbiamo scelto di non rispettare. Siamo stati definiti folk, prog, pop, rock, cabaret con un misto di classica… Direi che siamo riusciti nel nostro intento.

Il vostro disco di esordio vede la collaborazione/direzione di un mostro sacro della musica mondiale: come siete arrivati a Maartin Allcock?

Siamo andati a una sua data a Napoli e siamo riusciti a dargli il nostro precedente EP con i nostri riferimenti scritti a penna. Dopo pochi giorni ci ha contattati congratulandosi e chiedendo se avevamo altro materiale pronto. Da quel giorno non ci siamo più separati.

Sotto quale punto di vista avete ricevuto da lui il maggior aiuto?

Difficile dirlo. Sono troppi. Lavorare con artisti come lui ti cambia profondamente. Siamo cresciuti, maturati, ci ha spalancato nuovi modi di vedere e di vivere la musica. A me personalmente ha trasmesso una fiducia infinita come autrice e come interprete, ha capito profondamente il mondo racchiuso nella nostra musica e lo ha arricchito, migliorato, sempre nel massimo rispetto delle emozioni che vi sono racchiuse. È stato ed è tuttora una guida fondamentale per noi.

Mi parlate dell’album… dei contenuti… dei messaggi e della parte musicale?

“Mirabilia” è un viaggio. I Mirabilia nel medioevo erano l’equivalente delle moderne guide di viaggio. Questo album in realtà chiude un concept iniziato con l’EP. Il primo pezzo di “Cirque des Rêves” era “Magie”, il circo dei sogni arrivava in città e lo spettacolo iniziava con i sogni dei suoi spettatori, dimenticati in cassetti impolverati, che improvvisamente volavano liberi sotto il suo tendone. L’ultimo pezzo dell’album, “Mirabilia” per l’appunto, vede il circo ripartire per nuove città e nuovi sogni.
Il nostro messaggio non è cambiato, i pezzi parlano di storie di vita diverse ma sempre vissute e raccontate con un pò di magia (“speranze e lacrime vestite di magia/poesia” come cita Mirabilia). Parlano di coraggio e di speranza, di voglia di non smettere di lottare per i propri sogni e di combattere per quello in cui si crede anche andando contro all’opinione comune.
Musicalmente è ricco di tutte le nostre influenze e personalità diverse. Ognuno di noi ha trovato il suo spazio in questi 11 brani. 

Chi sono gli ospiti presenti nel disco e con che logica li avete scelti?

In effetti ce ne sono tanti, alcuni più famosi, altri meno, ma tutti splendidi musicisti e soprattutto splendide persone. Abbiamo voluto circondarci di artisti che vivono la musica come noi, con lo stesso amore e lo stesso rispetto. Usciamo da due anni carichi di decisioni difficili e avevamo bisogno di condividere questo viaggio con musicisti che potessero comprenderlo e condividerlo. Abbiamo avuto l’onore di collaborare con Phil Cunningham, Sarah Smith, Paul Saunders, gli Ondanueve String Quartet, Martina Striano, Sara Musella, Roberto Russo, Donata Greco e Massimo Blindur. Lo stesso Maartin Allcock ha suonato in questo album e ne siamo molto fieri.

Qual è stata la risposta di pubblico e critica ricevuto sino ad ora?

Abbiamo fatto una prevendita di 100 copie in edizione limitata e numerata a mano finite nel giro di due settimane. Il riscontro è stato meravigliosamente inaspettato. “Mirabilia” piace molto e piace a tanti target diversi di ascoltatore, tutti molto lontani gli uni dagli altri. Da qui si potrebbero aprire tanti spunti di riflessione su ciò che viene catalogato come commerciale e ciò a cui non si dà la possibilità di essere commercializzato, ma che magari venderebbe anche di più, ma meglio non divagare. Anche la critica musicale lo ha apprezzato e ci sta sostenendo. Adesso meriterebbe solo di poter uscire.

Che cosa accade ai live del Cirque des Reves?

I nostri live rispecchiano la nostra idea di musica. Sono spettacoli in cui si dà spazio a tutta l’Arte possibile. Circensi, ballerine, artisti di strada, mangiafuoco, bolle, trampolieri… mentre suoniamo vediamo lo stupore di grandi e piccoli, li vediamo sorridere, commuoversi, ballare, riflettere e tornare a casa con il sorriso. In testa abbiamo tante grandi idee ma ci vogliono ben altri budget per realizzarle.

Che cosa vorreste vi accadesse, musicalmente parlando, neo prossimi tre anni?

Vorremmo portare la nostra musica in giro per il mondo, perché abbiamo riscontri positivi non solo in Europa; vorremmo pubblicare questo album, registrare e pubblicare il prossimo (abbiamo già materiale pronto). Vorremmo “La Possibilità” e se non ci sarà offerta vedremo di crearcela da soli. Il mondo è dei coraggiosi e dei folli!



Un po’ di bio…

I Cirque des Rêves, gruppo nato nel 2013, sono composti da Lisa Starnini (voce), Giovanni Ilardo (chitarre), Giovanni Bruno (pianoforte), Corrado Calignano (basso), Alfredo “edo” Notarloberti (violino) e Alessio Sica (batteria, percussioni e glockenspiel). Il progetto dei Cirque des Rêves nasce da un’idea di Lisa Starnini, leader carismatica della band, grazie all’inedito incontro di diverse culture musicali: da un lato la tradizione folk nordeuropea celtica e dall’altro le radici delle sonorità mediterranee. L’utilizzo della lingua francese, inglese e italiana e i testi dai continui rimandi onirici pongono il gruppo fra i più originali e seguiti ensemble del folto underground italiano. Originalità dei brani, forte impatto visivo dato dalla istrionica presenza scenica e dalla particolare scelta dei costumi, mangiafuoco e trampolieri sul palco, i Cirque des Rêves lasciano un'impronta indelebile durante i live facendo perdere agli spettatori il contatto con la realtà.
Hanno smosso molto interesse fra addetti ai lavori e non, L'EP omonimo (uscito nel 2013) è stato venduto non solo in Italia ma anche in Europa e in Messico e ha ricevuto i consigli e gli apprezzamenti di David Richards (già co-produttore dei Queen, David Bowie, Roger Taylor, Brian May, Iggy Pop e molti altri).
Hanno appena finito di registrare "Mirabilia", prodotto da Maartin Allcock (polistrumentista, bassista di Cat Stevens, membro storico dei Fairport Convention, tastierista dei Jethro Tull e musicista per artisti come Robert Plant) e ricco di prestigiosi featuring, fra i quali Paul Saunders (ghironda di Robert Plant e Jimmy Page), Phil Cunningham (MBE della Regina Elisabetta e musicista fra gli altri di James Taylor), Sarah Smith (violino solista di Frank Vignola e Cat Stevens) e gli Ondanueve String Quartet (Chick Corea).

Il making of…