lunedì 1 giugno 2015

Delirium I.P.G.-"L'era della Menzogna


Sono passati sei anni da quando commentai Il Nome del Vento, album dei Delirium che precede il nuovissimo L’era della Menzogna, un'altra produzione Black Widow Records.
E’ un vuoto temporale consistente quello a cui ho fatto accenno, ma credo che le riflessioni vadano fatte pensando a quella “atmosfera che gira intorno”, tanto per ricorrere alle parole di un glorioso membro del passato, perché una band come quella di Ettore Vigo e Martin Grice, citando i più antichi del gruppo, potrebbe sfornare dischi a piacimento, i mezzi e le idee non mancano; ma di questi tempi la sovrabbondanza discografica non paga e, soprattutto, la fase creativa va finalizzata quando si vive in periodo di serenità musicale.
E proprio la tranquillità è l’ingrediente fondamentale che mancava e, senza voler dare giudizio alcuno, ma basandomi solo sulla mia percezione dei fatti, l’ultimo lustro è risultato abbastanza travagliato, con il conseguente calo di motivazione, trasportato inevitabilmente sulla musica.
Ma accade che da momenti di crisi possano nascere nuove opportunità, e che alcune modifiche alla formazione conducano ad un nuovo entusiasmo, ad una nuova situazione, dove la fresca linfa -e non è mero fatto anagrafico- riesce a incidere pesantemente e positivamente sul team al lavoro, e l’intelligenza dei due veci permette di superare ogni tipo di possibile antagonismo, tipico di ogni gruppo al lavoro.
Considerando membro anziano anche Fabio Chighini, nei Delirium da una generazione, la prima new entry è quella del drummer Alfredo Vandresi, come vedremo qualcosa di più dello stereotipo di batterista, solitamente puro strumentista. L’ultimo step, risalente ad un anno fa, è quello da triplo salto mortale, perché il giovane Michele Cusato ha talento da vendere e Alessandro Corvaglia è polistrumentista, vocalist e vero frontman, un ruolo da tempo scoperto.
Da sottolineare come l’aggiornamento della formazione, da cinque a sei unità, abbia modificato di fatto la filosofia di lavoro e la redistribuzione dei compiti all’interno del gruppo, ed è questo un atto a mio giudizio sostanziale di cui tener conto per giudicare il risultato finale.


Ettore Vigo ci racconta di come la spinta sia arrivata proprio dalle proposte di Vandresi, condivise e fatte evolvere da tutti  i musicisti, con una buona dose di libertà.
E così L’era della Menzogna ha preso forma, e il prodotto ultimo è di quelli che rende orgogliosi, per contenuti e novità sonore.
Abbiamo recentemente visto in TV come i Delirium non siano mai stati dimenticati, ma chi ha nella mente Jesahel -che naturalmente non può essere trascurata- ha una visione totalmente distorta della “realtà Delirium”, perché la loro più moderna identità prevede un forte profilo musicale progressivo con un importante contenuto sociale, e se fossimo nei primi anni ’70 rappresenterebbe la perfetta sintesi tra atmosfere prog ed impegno cantautorale, sezioni ben divise in quei giorni lontani.
Sempre Vigo evidenzia come sia tipico del genere proposto la descrizione delle crisi morali ed etiche della società, ma la differenza tra la diffusa origine delle prog band e l’attuale entità Delirium è che le prime utilizzavano soprattutto metafore e simbologie precise mentre la seconda adotta un linguaggio diretto, che arriva con una certa facilità all’ascoltatore, assolvendo al meglio il ruolo che la musica può avere in ambito sociale.
Mauro La Luce, paroliere storico del gruppo, interviene con la solita perizia e sensibilità, firmando tutte le liriche tranne il lungo brano di chiusura, Il Castello del Mago Merlino, una creazione completa di Vandresi.
Oltre cinquanta minuti di musica suddivisi su nove tracce -una strumentale, La Deriva- che sottolineano la nascita di un’alchimia, che produce un’armonia musicale che il talento e l’esperienza, da soli, non possono giustificare.
Perfetti incastri tra parti vocali e ritmiche, sound potente che a tratti riporta ai primi Crimson, parti solistiche, godibili -Cusato in primis-, mai fini a se stesse, e continuo ricorso a melodie accattivanti sono ingredienti che accomunano un album concettuale per temi affrontati e comune denominatore sonoro.
Artwork in perfetta sintonia con i temi trattati e booklet completo ed esaustivo.
I Delirium hanno cambiato pelle e L’era della Menzogna rappresenta allo stesso tempo risultato e punto di partenza, idea che avevo già fatto mia nel dicembre scorso, quando partecipando ad un loro concerto potei ascoltare alcune anticipazioni dell’album, tra cui Il Nodo, che propongo a seguire, non nella forma “studio”, ma in quella che riuscii a catturare proprio sei mesi fa, e che permette di dare dimostrazione completa della qualità dell’album, testimoniando una forte rinascita.
Al nome Delirium è stato aggiunto l’acronimo I.P.G. (International PROGressive Group), ma alla luce di quanto visto e ascoltato un bel “Rebirth”, seppur già utilizzato da altra band, avrebbe ugualmente dato l’immagine della realtà: la band è rinata!

Grande album… complimenti a tutti!


Lo scambio di battute…

E’ appena uscito il vostro ultimo album, “L’era della Menzogna”: mi spiegate il motivo del titolo e il suo contenuto, dal punto di vista del messaggio?

Alessandro: Titolo e album rappresentano una denuncia nei confronti di un'epoca basata sull'inganno finalizzato all'arricchimento, al consolidamento del potere, al mantenimento di privilegi, ma anche volto ad ottenere posizioni di prestigio da parte di persone senza costrutto o dignità. Purtroppo sembra di fare del populismo di bassa lega, ma i tempi sono particolarmente duri ed il “sonno della ragione” sembra ormai diventato un letargo.

So che mi ripeto, ma da quanto ho potuto vedere con i miei occhi esistono nuovi stimoli musicali che si traducono in palese entusiasmo: è questo che vi ha portato verso un nuovo capitolo discografico?

Ettore: L’idea del nuovo album è nata con l’ingresso del nuovo batterista Alfredo Vandresi, musicista a tutto campo. Alfredo ci ha proposto alcuni brani di sua composizione, da lì ognuno di noi ha tratto lo stimolo per realizzare i brani restanti per completare “l’opera”. Nel frattempo il gruppo ha cambiato la formazione, e a seguito della defezione di Roberto Solinas sono entrati a far parte permanente del gruppo Alessandro Corvaglia (pluristrumentista e voce solista, già Maschera Di Cera) e Michele Cusato (chitarra solista), lasciati liberi di esprimere sé stessi su tutti i brani… e che interpretazione… io aggiungo… vocale e chitarristica!

 Quali sono gli elementi di novità relativi al sound?

Alessandro: principalmente un insieme di suoni che non sono un semplicistico richiamo allo stile progressive (la presenza del mellotron, per fare un esempio, è ridottissima), ma anzi un incastro fra sonorità nuove, a cavallo fra elettronica e acustica, e richiami al suono articolato di album come “Il nome del vento”. Anche le strutture dei brani oscillano fra forme di immediata fruibilità, ancorchè non banale, e sviluppi più complessi e variopinti.

Una parola sull’artwork, che mi pare molto indovinato e che, naturalmente, risalterà maggiormente sul vinile: come nasce?

Ettore: L’immagine è la diretta interpretazione del significato dei testi! Come ben sai, il Prog si nutre anche delle esperienze umane ed esprime i valori profondi, denunciando le “crisi” morali ed etiche della società. 

Leggendo i crediti e le collaborazioni si scoprono nomi conosciuti e legati alla vostra sfera: come ha funzionato la squadra al completo?

Alessandro: in modo fantasticamente perfetto! Plauso personale alla performance di Alice Vigo, inseritasi in modo naturalmente convincente in un brano che disegna un'atmosfera lievemente differente dal suo stile. Ma la continuità è sorprendente.