lunedì 9 luglio 2012

Valter Monteleone- HillPark



HillPark è il primo album solista di Valter Monteleone, musicista di lungo corso che si propone con un progetto “studio” da one man band, sei tracce per una trentina di minuti di musica.
Come emerge nell’intervista a seguire, la batteria è lo strumento più … vicino all’esigenze espressive di Monteleone ma, dimostrando ottime capacità di polistrumentista, Valter si cimenta anche con chitarre, basso, tastiere e piano. Aggiungo anche una voce caratteristica in un paio di brani cantati in inglese, HillPark e Castle.
Il tappeto musicale è il jazz, e su quel terreno confortevole perché ben conosciuto vengono tessute trame di differenti matrici, dal “Jazz al rock, dal blues alla bossanova, dal tango al pop e allo  swing”(dal comunicato stampa ufficiale).
Le linee guida sono quelle del racconto di una fetta di vita attraverso il viaggio, fisico o idealizzato. Niente come un’esperienza itinerante colpisce la nostra fantasia e stimola a cercare il percorso della creazione, ma avere la capacità di trasformare immagini in musica è cosa per pochi; in “HillPark” i commenti musicali privi di liriche risultano particolarmente efficaci e spingono l’ascoltatore, in maniera del tutto naturale, ad iniziare un viaggio proprio, abbinandolo magari  a ricordi personali.
C’è la bossanova utilizzata per dipingere il Sud America … c’è il jazz rock di fine anni ’60 che dipinge un immaginario tour oltremanica tra castelli sempre sognati… c’è lo swing che racconta una giornata piovosa passata in terra toscana… c’è la fusione di stili - dal valzer al tango al flamenco - che nasce pensando ai giardini di Salisburgo.
Un continuo altalenare di stili che riconducono all’amore primordiale, il jazz, nella sua massima espressione di libertà: la jam session su cui  calare a turno il proprio pensiero ed estro musicale.
Il progetto così come ideato - un uomo solo che crea ed esegue - dovrà trovare adeguata risistemazione per la proposizione live, perché sarebbe un vero peccato non poter presentare il “castle dream” anche on stage.
Il cocktail è indovinato, fascinoso e capace di toccare i sentimenti più profondi, e credo che a un musicista non si possa chiedere di più!
Da ascoltare.




L’INTERVISTA

Scrivere il primo libro, registrare il primo album solo, dipingere la prima tela… tutte azioni che spesso sono un bilancio di vita, un punto e a capo. Che cosa rappresenta per te “HillPark”?

HillPark è un semplice esperimento, non rappresenta certamente un bilancio di vita; è nato dalla pura curiosità di ascoltare i singoli arrangiamenti dei brani da me composti, analizzando in studio le varie sonorità e gli accostamenti di diversi stili musicali. Direi invece che rappresenta, sempre secondo me, un buon punto di partenza per proporre, nell’ambito del jazz, nuovi temi su cui improvvisare in jam session, ma soprattutto semplici temi, esposti nella classica forma degli standard-jazz raccolti nei Real Book.

Hai registrato da solo ogni strumento e hai cantato. Perché questa autarchia musicale? Avevi bisogno di qualcosa che fosse solo tuo, difficile da condividere con altri musicisti?

In passato ho effettuato numerose registrazioni in studio e live con vari gruppi, dalla big band all’ottetto, al quintetto, al trio (Taras Jazz Forum Orchestra, New Orleans Taras Jazz Band, JT & C Project, Academy Jazz Trio, Soul Jazz Duo, Plurima Mundi, Art Jonica Jazz Quartet); tutte formazioni nelle quali la musica d’insieme assumeva un preciso significato e il modo di suonare si interfacciava tranquillamente con gli altri musicisti. Tuttavia suonare da solo, senza condividere con altri le emozioni che si trasmettono, pensando unicamente alla ricerca del giusto arrangiamento, è stata un’esperienza unica. Certamente non ho intravisto nessuna autarchia, è un termine che assolutamente non si addice al mio stile musicale.

Che cosa rappresenta per te la collaborazione con Luca Scornavacca?

Luca Scorny Scornavacca è un grande fonico e sound engineering; nel suo studio, e in parte anche nel mio, abbiamo vissuto delle sedute di registrazioni molto intense, senza però stancarci eccessivamente. Ci siamo compensati a vicenda riguardo alle nostre singole esperienze, raggiungendo, credo, un discreto risultato.

Come pensi potrai trasferire la tua condizione di “one man band” in fase live, mantenendo una buona rappresentatività del lavoro in studio?

Una buona band di musicisti sarà la giusta condizione per promuovere il risultato di HillPark in versione live. E’ attualmente in fase di definizione e sicuramente assumerà una configurazione jazzistica; i brani dell’album, come già detto, si prestano all’improvvisazione tra le varie esposizioni dei temi.

I viaggi e i luoghi che capita di “toccare” nell’arco di una vita lasciano segni indelebili in ogni persona, anche nelle meno sensibili. Qual è l’immagine più significativa tra quelle da te descritte ( o immaginate)?

Sicuramente HillPark è ispirato ai luoghi del mio vissuto; la musica in esso contenuta rappresentava, nel momento in cui la componevo, un continuo scambio di sensazioni tra l’atmosfera vissuta negli anni passati e quella presente durante la composizione. In quel momento rivivevo le sensazioni vissute in precedenza, riascoltavo voci o suoni percepiti allora, riassaporavo i profumi tipici dei luoghi a me più cari. Ovviamente non era solo un tuffo nel passato ma anche un confrontarsi col presente; l’immagine che ricorreva più frequentemente era comunque quella dei castelli, forse il cd avrebbe dovuto chiamarsi “castle dream”!

Ciò che scaturisce dalla tua musica è una vasta serie di esperienze musicali, impossibile da inserire in un’unica categoria. Come nasce, musicalmente parlando, Valter Monteleone?

Ho iniziato la mia attività musicale come turnista in varie formazioni, alla fine degli anni ’60, iniziando come chitarrista e in seguito come batterista. Il genere era il pop, con il riferimento fisso alla musica anglo-sassone che in quel periodo era imitatissima e invidiatissima. I gruppi di cui facevo parte proponevano spesso la musica degli Aphrodite’s Child, dei Beatles, dei Procol Harum. Successivamente, passando al jazz, ho assaporato la sua cultura musicale e contemporaneamente, in età adulta, ho frequentato l’Accademia Musicale Mediterranea studiando musica classica, senza purtroppo completare i miei studi di pianoforte principale. L’aver militato, contemporaneamente, in una big band e in altre formazioni jazz, ha sicuramente accresciuto la mia voglia di approfondire i vari stili nei singoli strumenti.

Quale tra i tanti strumenti da te utilizzati è quello che ti da maggiori soddisfazioni?

Sicuramente la batteria è lo strumento musicale che mi integra maggiormente in un gruppo; infatti, lo scambio di emozioni tra i vari musici durante una session è importantissimo! Nel mio esperimento ho seguito lo stesso principio, anche se, durante le registrazioni, ascoltando in cuffia le varie tracce da me suonate in precedenza, colloquiavo praticamente con me stesso.

Esista una situazione che potresti definire  di “felicità musicale”?

Non una, ma tante situazioni, secondo me, contribuiscono a raggiungere la felicità musicale, dipende molto da cosa si sta suonando e dalle “condizioni al contorno” rispetto al momento principale che si sta vivendo. Gli studi musicali e il jazz sull’argomento mi hanno insegnato tanto.

Qual è il lato più triste del tuo viaggio, reale e musicale?

Non credo di essermi imbattuto in momenti tristi, anche se la nostalgia dell’infanzia trascorsa nei luoghi raccontati in HillPark è stata spesso presente. Il mio viaggio immaginario ha toccato luoghi a me molto cari per motivi personali ma anche luoghi che non ho mai visitato, come il Brasile, la cui musica mi ha sempre affascinato sin dalle prime esperienze musicali.

Prova a disegnare il futuro prossimo… cosa potrebbe esserci dopo “Hill Park?

A parte la promozione live, band permettendo, sono già al lavoro per un altro album, con una formula diversa dal primo e la partecipazione, incrociando le dita, di qualche bel nome. Mai dire mai!





Info:

Valter Monteleone:
http://www.myspace.com/valtermonteleone

Ufficio Stampa Synpress44:
http://www.synpress44.com


Dal comunicato stampa ufficiale…
Valter Monteleone, di origine senese ma trapiantato in Puglia da molti anni, è un musicista di notevole esperienza: già attivo come turnista tra anni '60 e '70, si è poi concentrato sul jazz e sulle possibili connessioni tra generi, dalla musica sudamericana alprogressive-rockHillPark è il suo primo lavoro solista, nato dalla collaborazione con Luca 'Scorny' Scornavacca, attivo ingegnere del suono coinvolto come formidabile "sparring partner" dell'autore.