mercoledì 22 giugno 2011

Antonio "Rigo" Righetti-"Profondo Basso"


Mi era capitato un paio di volta di ascoltare dal vivo Antonio “Rigo “ Righetti, professione bassista, un musicista superconosciuto che può vantare collaborazioni stratosferiche, personaggio di rilievo nel panorama nazionale (e non solo quello).
In linea di massima si ha la tendenza a pensare che un batterista ed un bassista, ovvero la sezione ritmica di un gruppo, abbiano meno spazio dal punto di vista della creazione, della composizione, mentre è normale considerarli formidabili “tecnici”, che possono offrire il loro know how a chiunque e dovunque, con pieno successo. E’ possibile che un tempo fosse così (Paul Mc Cartney a parte), ma la musica evolve e i musicisti anche, e i luoghi comuni, laddove esistono, vanno smontati.
“Rigo” non ha bisogno di elogi dal punto di vista del talento e della conoscenza … vorrebbe dire rimarcare qualcosa di scontato, e se si leggono gli ospiti del suo album appena uscito, “PROFONDO BASSO”, non si può che pensare a un prodotto di qualità, essendo Mauro Pagani, Edoardo Bennato e Federico Poggipollini, tanto per citarne alcuni, elementi di valore assoluto ed esperienza consolidata.
Ma il rischio, in questi casi, potrebbe essere quello di assemblare fantastici solisti, che una volta uniti non diventano orchestra, un po’ perché non funzionali al progetto e un po’ perché rifiutati dal progetto stesso. E qui entra in campo “l’uomo dalla mente chiara”, bassista o batterista o altro ancora, che oltre ad avere le idee sa anche come metterle in pratica, avendo in testa una meta ben precisa e i compagni necessari per raggiungerla.
“PROFONDO BASSO” è un album strumentale, perché ciò che mi pare sia chiaro è la ricerca delle radici attraverso lo strumento, compagno di una vita, che nonostante la longevità di rapporto è ancora in grado di fornire nuovi spunti quotidiani, sorprendendo chi ama ancora lasciarsi ammaliare.
E questo racconto fatto di undici episodi parte da lontano proprio nei suoni, intraprendendo un discorso che, soprattutto nelle atmosfere, segna un’ evoluzione temporale. Tra funky, rock, blues e momenti intimistici (“Le lucciole” è un brano eseguito col solo pianoforte da Lucio Bruni)ciò che prevale è il senso di libertà espressiva, e l’impressione che ho avuto è quella del “riassunto di una vita”, o almeno parte di essa, attraverso la musica presentata in totale autonomia, senza regole rigide a cui spesso occorre sottostare ogni giorno, qualunque mestiere si faccia.
Ho trovato una grande varietà di situazioni, tra il violino di Pagani e l’armonica di Bennato, con un basso elettrico, spesso in evidenza, a tratti “metallico”.
La continuità tra ” l’ieri e l’oggi” è rappresentata da una sorta di contrasto, quello tra una certa “profondità di suono”, che riporta indietro nel tempo (vedi 60’s GTR) e una zona quasi New Age (come la più “ambientale” JOY).
Passione, tristezza, amore e morte... quanti sentimenti si possono raccontare attraverso la sola musica!? “PROFONDO BASSO” fornisce una possibile chiave di lettura.
Da non perdere.



INTERVISTA

Ti ho visto dal vivo con Zibba… sono note le tue collaborazioni importanti, ed ora ho ascoltato questo tuo nuovo “lavoro”. Probabilmente tutto questo è solo una parte dei tuoi progetti, ma qual è la dimensione che ti da piena soddisfazione, quella dove metti in pratica le tue idee o … dove utilizzi “solo” il tuo talento e le tue conoscenze tecniche?
Senza essere banale, la dimensione che trovo più congeniale è ... sempre l’ultima incarnazione del mio fare musica!
A parte gli scherzi, mi da grandi soddisfazioni ogni aspetto legato alla musica, farla ma anche ascoltarla, è un piacere quotidiano; amo considerare gli album ove presento le mie composizioni come l’espressione della mia libertà, non ci sono sponde e nemmeno canoni, solo il piacere di far parlare la musica.


Il tuo “Profondo basso” è un album strumentale, ed è quindi attraverso la musica che invii i tuoi messaggi. Qual è in genere il tuo rapporto con le liriche?
Mi piace la musica strumentale, mi piace quest’idea sottintesa di essere universale, una delle cose che ci permette di abbattere, fosse anche per pochi minuti, quella Torre di Babele alla quale siamo condannati.

Ho scoperto da poco, attraverso Dino Cerruti, che il basso può essere molto di più di mezza sezione ritmica, ma è in grado, ad esempio, da solo, di accompagnare una voce in un brano tradizionale. Chi studia e suona il tuo strumento da sempre, si trova ancora nella condizione di scoprire cose nuove, magari per puro caso?
Assolutamente sì, tieni conto che non più tardi di stamattina, prendendo in braccio il mio basso, cosa che faccio dopo il caffè , ho scoperto un sentiero che non avevo mai percorso sullo strumento e la cosa mi ha riempito, come al solito, di stupore: come può uno strumento così semplice racchiudere una serie di possibilità così ampie?

Se dovessi segnalare un gruppo o un album che hanno segnato il tuo percorso di vita musicale, cosa vorresti evidenziare?
E’ un gioco che è sempre parecchio rischioso, io credo che dovrei dire The Clash con il loro capolavoro “London Calling”, ma un disco solo è troppo poco!

Per chi ha vissuto certa musica del passato viene naturale chiedersi se attualmente ci sia mancanza di talenti o di opportunità. Qual è la tua opinione?
I talenti ci sono anche ora, quello che è cambiato è il rapporto della gente con la musica, quello che era per noi un lento avvicinamento a un artista, qualcosa che prima di giudicare ascoltavi bene; ora è una passata di itunes mentre scrivi, proprio come sto facendo io ora!

L’ascolto della musica e le modalità dell’ascolto sono cose da considerare!


Che cosa toglie e che cosa da Internet ad un musicista come te?
Mi toglie forse un poco di mistero. Mi spiego: una volta eravamo di fronte a poche immagini e poche fonti per i dischi che amavamo; allora i giornali specializzati erano degli appuntamenti importantissimi, mentre ora al minimo dubbio vai su google e scopri l’arcano, ma d’altronde, la rete ha liberato il mercato dalle major dando avvio ad una rivoluzione della quale per ora abbiamo patito solo gli aspetti distruttivi, ma sono convinto che presto si capiranno le conseguenze positive. Per me comunque, musicista indipendente, la rete e i social network rappresentano una possibilità in più di far sentire la mia musica.

Hai qualche rammarico per un treno passato e non afferrato per eccesso di cautela?
No, sono uno che si lancia sempre!

In mezzo a questa giungla di easy listening, come possiamo indirizzare i nostri giovani verso un sentiero … non dico giusto, ma almeno di impegno?
La linea di confine non è tra easy listening e musica impegnata; credo che si debba provare a trasmettere un amore per la musica come momento di elevazione anche spirituale, anche se dobbiamo stare collegati coi tempi e non pretendere che le nuove generazioni abbiano i nostri gusti, sarebbe scorretto, ma la musica “bella” trova comunque la sua strada... prima o poi!


Chi ha cambiato il modo di suonare il basso elettrico… Pastorius e poi?

Paul Simonon dei Clash per aver ridato importanza al ruolo di basso dentro la musica rock.
Come vorresti fosse il tuo futuro musicale nei prossimi tre anni?
Mi basterebbe poter continuare a portare in giro la mia musica come faccio ora, facendola sentire senza artifici e senza trucchi a chi vuol sentire ... e poter registrare i miei pezzi e realizzarli!



SITO:
PRODUZIONE: Videoradio
EDIZIONE: Videoradio-Rai Trade edizioni musicali