martedì 16 marzo 2010

Intervista a Jenny Sorrenti


Jenny Sorrenti ha accettato di rispondere a qualche domanda di carattere generale.

A seguire il comunicato stampa relativo all'uscita del suo ultimo album solista, Burattina



Sono molto interessato all’atmosfera dei primi anni ‘70, quella che ho vissuto da adolescente con i primi concerti prog. Cosa ricordi con più piacere di quel periodo? 

Ho iniziato a 16 anni, ero giovanissima quando formai il gruppo Rock- progressive dei “Saint Just” e ricordo con molto piacere i lunghi viaggi in camioncino per arrivare sui luoghi dei concerti e tutti i posti, tutte le città e la gente che ho conosciuto grazie alla musica.

Dovendo stabilire una graduatoria di importanza, tra testo e musica, cosa esprimeva meglio, nel passato, il tuo modo di essere, e come è cambiato tutto questo nel tempo? 

Quando componi e vuoi esprimere o descrivere un sentimento, una situazione, uno stato di felicità o di malessere, una protesta, o qualunque cosa tu voglia dire, non puoi mai scindere la musica dal testo e viceversa, è sempre tutto legato, tutt’uno ed è così ancora adesso. Il mio modo d’essere lo esprime il testo, la musica ma anche il canto, che va al di là dei soliti schemi… il mio vocalizzo non è mai fine a se stesso, le mie improvvisazioni vocali sono immagini, sono” un sentire”, non virtuosismi tecnici e basta. Ti dirò che a volte non mi serve nemmeno la parola perché con il vocalizzo, che diventa suono, riesco ad esprimere tutto.

In "Rock Map", di Riccardo Storti, si evidenzia la differenza di “scuole” musicali, in funzione della regione di provenienza degli artisti. Esiste davvero una radicale differenza di gusti e di espressione, lungo l’asse della nostra penisola? 

Potrebbe anche essere vero. Napoli è passione, ritmo, solarità ed ovviamente la scuola musicale napoletana risente di tutto questo. Risente dell’energia del vulcano, del mare e di tante altre cose…. ma credo che quando si vuole esprimere un sentimento vero, una qualunque arte, che tu sia napoletano o milanese o genovese se lo esprimi onestamente arriva comunque e nella maniera universale al cuore di tutte le persone. Quindi a me personalmente non importa molto sapere se quell’artista o musicista venga da Napoli da Verona o da Palermo. Se quello che mi comunica arriva onestamente al cuore allora va bene. Nei miei percorsi musicali ho sempre pensato che etnie musicali diverse possano incontrarsi tranquillamente e camminare insieme. Credo nella contaminazione non solo fra nazioni ma anche fra regioni e nella mia musica differenti culture si uniscono sempre fra loro, addirittura quella araba(come nel brano “A stessa terra” del mio ultimo disco”Burattina”) con quella napoletana oppure quella gallese con l’africana.

Qual è lo strumento che più ti rappresenta, quello con cui riesci a fonderti e completarti?

Quando compongo la voce innanzitutto e il piano, ma nel gruppo poi devo sentire la chitarra elettrica e la batteria.

Sono entrato da poco in contatto con tuoi conterranei, Vairetti (e Osanna), Gianni Leone, Sophya Baccini. Il concerto visto a Savona, con questi musicisti, è stato tra i più belli in assoluto, e non mi riferisco ad aspetti tecnici, ma all’insieme della performance. Qual è il denominatore comune tra gli attuali musicisti partenopei?

Beh, si vede che non hai mai visto un mio concerto! Comunque forse quello che ci accomuna è il fatto di aver vissuto (almeno per quanto mi riguarda) o di vivere ancora in una città difficile come Napoli che da un lato ti dà un’energia straordinaria dall’altro te la toglie.

Come sintetizzeresti il percorso di vita e musicale di Jenny Sorrenti? 

Ho iniziato con il Rock-Progressive, vengo dall’avanguardia napoletana, quella del folk studio, e dei locali così detti”Underground” dove nasceva la “Psichedelia”. Vengo da quel movimento musicale napoletano che voleva cambiare la società attraverso la musica quando non c’era nemmeno una donna che cantava e suonava, e io ero alla guida del gruppo “Saint Just”, ma non amo vivere del passato e sono andata avanti con lo spirito di sempre, quello della "ricerca”, per scoprire nuovi percorsi musicali e nuovi mondi. Così dopo i primi quattro dischi, di cui due solisti, ho approfondito lo studio della musica medievale, in particolare del 1200/1300 dell’area mediterranea cantando e componendo in galiziano portoghese antico, catalano, spagnolo ebraico, latino, italiano. Nel 2003 è uscitoquindi “ Medieval zone” e nel 2006 “Com’è grande Enfermidade”. Nel 2009 è uscito “Burattina” pieno di energia e di passione , dove canto in egiziano, in napoletano, in gallese, in italiano e dove è molto forte anche il messaggio dei testi. Tutti i brani di “Burattina” sono stati composti da me e da Marcello Vento,grande batterista e percussionista(ha fatto parte di gruppi come “Albero Motore”, Carnascialia,Canzoniere del Lazio etc…). Tutti i brani sono suonati da “Orchestrina Malombra” (Piero Viti, Vincenzo Zenobio, Vittorio Pepe,Jenny Sorrenti e Marcello Vento).

Esiste l’amicizia nel tuo mondo artistico?

Sì, può esistere.

Esiste un musicista, italiano o straniero, che ti ha influenzato più di altri?

 Italiani sicuramente no. Per quanto riguarda gli stranieri, beh quando sei molto giovane e devi trovare la tua strada è inevitabile avere dei modelli musicali. Quando ho incominciato a comporre la mia musica ascoltavo molto Sandy Danny dei Faiport Convention, i Third ear band, gli Incredible String band, i Jefferson Airplane. Quando poi trovi la tua strada nessuno può più influenzarti.

Provo sana invidia per chi riesce a vivere, materialmente parlando, di qualche sua passione, ovvero chi guadagna senza che il lavoro possa pesargli, anzi, il contrario. Consiglieresti a un giovane di buttarsi anima e corpo in un “mestiere” difficile come quello del musicista? 

Forse può guadagnare chi fa musica a tavolino e lo fa solo pensando che poi dovrà vendere. Per me fare musica non è un” mestiere” e non si guadagna. Si fanno tantissimi sacrifici, invece, ma ne vale la pena perché quando scendi da un palco e la gente ti dice che la tua musica, la tua voce fa stare bene, che incoraggia a vivere, che dà speranza ed arricchisce, io credo che non ci sia un prezzo per questo. Non è un mestiere, ma se si sente davvero forte il desiderio di esprimere qualcosa, allora bisogna buttarsi anima e corpo, ma soprattutto metterci il cuore, la coerenza e l’onestà. Nel mio ultimo cd “Burattina” dico che nella vita siamo un po’ tutti burattini, ma non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo sempre la possibilità di scegliere e di essere comunque artefici del nostro destino e decidere quale strada seguire per essere felici.

Cosa ci regalerà il futuro di Jenny?


Di sicuro c’è che il mio settimo album (potrebbe uscire anche ad ottobre 2010) sarà un ritorno al Rock – progressive, ma potrei anche essere di nuovo alla guida dei “Saint Just”con una formazione totalmente nuova. Non dico altro.


Jenny Sorrenti

BURATTINA

(Odd Times Records/Egea Distribution, Aprile 2009)

Burattina è il quinto album solista di Jenny Sorrenti.

La cantante, compositrice e musicista di madre gallese e padre napoletano continua il suo percorso musicale e linguistico d’incontro attraverso la musica delle tradizioni folk e popolari dell’Europa e del Mediterraneo.

Questo suo viaggio era iniziato nel 2001 con Medieval Zone, continuava in Com’è grandeenfermidade del 2006 e ora viene sviluppato e arricchito grazie alle sue ultime esperienze musicali e di vita. I testi infatti esprimono in maniera travolgente la voglia di solidarietà tra i popoli, la forza delle persone più semplici ma capaci di grandi gesti d’ amore, l’attenzione verso gli altri che possono essere i poveri lontani a noi ma anche i più fragili che ci sono vicini, e fanno percepire una fiducia in un futuro diverso e migliore dell’ intera umanità.
  
La sua voce armoniosa e incantevole, potente ma delicata, esprime ed evoca alla perfezione le musicalità che partono dall’Africa, circumnavigano il Mediterraneo, arrivando fino al Nord Europa e mantenendo Napoli come fulcro di tutto il disco. La Sorrenti crea, infatti, una nuova e moderna forma di canzone d’autore napoletana, ospitando anche nel brano “Nessuno è più forte di chi non ha nulla più da perdere” una voce emblematica della musica partenopea quale Enzo Gragnaniello. Tutte le canzoni sono suonate live in studio con pochi arricchimenti attraverso sovraincisioni e manifestano una profonda volontà espressiva e comunicativa, consolidando il valore e il significato che l’esperienza di Jenny Sorrenti ha nella canzone d’autore italiana e internazionale. Ad accompagnarla alla voce, piano e tastiere, c’è l’Orchestrina Malombracapitanata dall’istrionico Marcello Vento, autore insieme a lei di tutte le musiche del disco, alla batteria e percussioni (percussioni varie visto che il suo ingegno lo porta anche ad inventare degli strumenti ispirati da quelli tradizionali di altre etnie o all’utilizzo di materiali impropri); Piero Viti alla chitarra, oud e mandola; Vincenzo Zenobio alla fisarmonica e ciaramella; Vittorio Pepe al basso.
  
La ricerca di Jenny Sorrenti è sempre stata anche linguistica alternando l’uso della lingua italiana come in Ali in prestito - canzone nata durante i concerti dal vivo - con quella gallese, lingua della madre scomparsa che si può sentire in Bachgen bach o dincer, brano ispirato da una filastrocca gallese per bambini ed è il viaggio di ritorno di Burattina alla musica celtica. E ora anche per la prima volta in un suo disco c’è il napoletano di Maronna mia dedicata a Manina Consiglio, insegnante napoletana organizzatrice del progetto I bambini di Manina che aiuta i bambini dell’isola di Nosy be, nel Madagascar, ad andare a scuola e a collaborare con gli adulti a costruire case e scuole.



Importantissimi anche i suoni e la loro diversità: Burattina ha una visione bandistica, di insieme della musica; le percussioni di Marcello Vento sono invece risaltate nel brano eseguito con Enzo Gragnaniello, Nessuno è più forte di chi non ha nulla più da perdereQui è presente una delle invenzioni ovvero: il ventolo. L’unione della voce dei due artisti rappresenta il vero incontro tra Mediterraneo, Napoli e l’Europa del Nord e il viaggio ritorna in A stessa terra, cantata in egiziano e in napoletano, che s’ispira a un viaggio in Egitto dove culture diverse di due città, Napoli e il Cairo, camminano insieme, s’incontrano e si rispondono.
Fragili, dedicata agli esseri umani diversi o meglio non capiti dalla societàè stata registrata in diretta in studio solamente con Jenny alla voce e al piano, brano che svela tutta il suo vigore e la sua energia, ma anche il suo stile forte e allo stesso tempo discreto; Stella luntana, nata con le melodie di una beguine e dalla melodia struggente sulla confusione della vita, della paura che soffoca ma che può essere spazzata via da un piccolo gesto che illumina ogni timore. Ricostruirenasce dalla speranza di un nuovo mondo che potrebbe nascere in Africa se la consapevolezza dell’essere umano arrivasse a comprendere gli errori commessi e si sapesse ricostruire dal risveglio della coscienza di tutti, permettendo così alla natura di ricominciare a cantare.
Sito ufficiale: www.jennysorrenti.it

Track list:
1. ‘A stessa terra
2. Ali in prestito
3. Burattina
4. Maronna mia
5. Nessuno è più forte di chi non ha nulla più da perdere
6. Fragili
7. Stella luntana
8. Bachgen bach o dincer

9. Ricostruire

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