Sono iscritto a
differenti Forum che fanno capo ad
artisti che amo particolarmente.
Non
ho molto tempo per poter essere un assiduo frequentatore, ma ogni tanto faccio
qualche apparizione.
Ho
visto come rappresenti un mezzo potente per allacciare rapporti significativi e
fare nuove amicizie, in una cerchia di persone che hanno come elemento comune
l’amore per una particolare musica.
Si
parte da cose molto tecniche, che solo i fan più stretti possono “reggere”, per
poi arrivare ad argomentare su qualsiasi cosa, utilizzando magari immagini e
filmati.
Nel
mio caso, la partecipazione , seppur episodica, ha il senso del totale
gradimento alla figura dell’artista “titolare” del Forum.
Insomma
una esplicita dichiarazione d’amore.
Uno
di questi Forum è quello di Eugenio Finardi, musicista al
quale ho già dedicato alcuni post.
Alcuni
giorni fa, visitando dopo molto tempo quello spazio, ho detto la mia su un
topic aperto da Giulia, relativo alla poesia.
Conosco
Giulia da pochi giorni, ma abbiamo già avuto una corrispondenza assidua e lei è
stata prodiga di consigli (a me pare un’esperta in fatto di espressione
scritta) che spero di riuscire a mettere in pratica.
Una
riflessione, apparentemente inopportuna.
Giovedì
Tex mi scrive, raccontandomi di come un comune amico abbia avuto un incidente
stradale.
Dal
modo in cui scrive si capisce come sia un vero peso, per lui, l’uso della posta
elettronica.
Gli
rispondo di mandarmi il numero di telefono dell’amico in ospedale perché e’
andato perso.
Lui
capisce che il numero che sto cercando e’ il suo e mi risponde che
fortunatamente può ancora vivere senza telefono… e molto bene anche.
Credo
che lui, ancora adesso, sia senza televisione a casa, per scelta.
Non
mi permetto di giudicare lo stile di vita di altri, ma questo è un caso di dichiarata
avversione per
qualsiasi forma di modernità, di nuove tecnologie.
Io
non potrei fare a meno di cellulare, per lavoro e per diletto, per sicurezza
mia e dei miei cari.
Io
non potrei fare a meno della mail e di Internet che mi permettono di essere in
continuo contatto col mondo, mio e di altri.
Dunque,
nello spazio di un giorno, per mezzo di queste "diavolerie dei nostri tempi",
sono entrato in confidenza con Giulia.
Forse
“confidenza” può sembrare un’esagerazione, ma io di getto le ho inviato cose
che ho scritto, molto personali, e lei mi ha contraccambiato.
E
cosa c’e’ di più personale di qualcosa che scriviamo per noi stessi ?
E
cosa significa donare a “sconosciuti” un pezzo di noi?
Forse
non conoscerò mai Giulia di persona, ma spero di continuare ad avere un link
con lei, così come mi e’ capitato con Debora, Edy, Lincoln ecc ecc.
In
questa repentina ed assidua corrispondenza, ho ricevuto la recensione che lei
fece alla canzone “Cuba”.
Mi
ha scritto:
“Nel settantotto una mia amica che faceva la
colf a Milano ci
portò un disco di un certo Finardi.
Ti allego cosa ho
scritto su Cuba.
Era voce diversa,
voce armonica, a me pareva piena di classicità.
Per un periodo ho collaborato con una radio privata, conducevo
un programma intitolato "Il the delle cinque" e facevo ascoltare
le canzoni meno famose , praticamente il lato b.
La sigla del programma era "La Radio".
Per un periodo ho collaborato con una radio privata, conducevo
un programma intitolato "Il the delle cinque" e facevo ascoltare
le canzoni meno famose , praticamente il lato b.
La sigla del programma era "La Radio".
Poi purtroppo sono
successe cose che mi hanno
allontanato, eventi non previsti, da ogni tipo di ascolto.
Nel duemilaquattro, in luglio, ho avuto l’occasione di sentire Finardi.
Era una delle sue prime uscite con Anima Blues.
L'ho salutato, ringraziato, e alla mia domanda "Pensa ad altre date?"
lui rispose"Vada nel mio sito, anzi la invito a scrivere nel Guestbook”
allontanato, eventi non previsti, da ogni tipo di ascolto.
Nel duemilaquattro, in luglio, ho avuto l’occasione di sentire Finardi.
Era una delle sue prime uscite con Anima Blues.
L'ho salutato, ringraziato, e alla mia domanda "Pensa ad altre date?"
lui rispose"Vada nel mio sito, anzi la invito a scrivere nel Guestbook”
La
recensione di “Cuba” risale dunque al 78 ed acquista ai miei occhi un valore
più alto del semplice giudizio su di una canzone.
Mi
arriva in faccia come una reunion di Verdone, una canzone di Guccini,
una frustrazione mai superata.
Nelle
discussioni musicali della mia gioventù non c’era spazio per il grande impegno
, la politica , le riflessioni filosofiche, lo sfoggio di cultura.
Eravamo
molto “grezzi” ed interessati a tutto, tranne che ai messaggi e ai principi.
La
descrizione di Giulia mi pare una miscela di poesia , musica e vita.
E’
un quadro amaro che ci ricorda come in un soffio 30 anni siano passati e,
nonostante sia evidenziato ad ogni occasione che”siamo sempre gli stessi”, abbiamo lasciato per strada
un po’ dei nostri pezzi, dei nostri sogni, delle nostre aspettative.
Leggendo
“Cuba” by Giuly,ho perso sin dalle prime righe il commento alla canzone,
lasciandomi andare ad immagini che rivivo spesso, troppo spesso.
Ma
forse , in questo caso, Finardi e la sua canzone erano solo un mezzo per dire
altre cose…..
Leggiamo
dunque lo scritto di Giulia:
“
millenovecentosettantaotto, quasi inverno, freddo, si gela e spifferi e tempo
cattivo e fuoco che non scalda.
Licia
ha portato il vino, stasera, siamo insieme, dieci ex ragazzi Claudio ha tradito
tutti, cambiate idee, partito, perfino marca di sigarette.
Ci
pare estraneo, non così eri, quando portavi allora l'eskimo innocente.
Margherita
ha occhi stanchi, aspetta un figlio e le pesa, non lo vuole, difficile essere
ragazza madre nel millenovecentosettantaotto. Luis parla di Cristo metà nero
metà bianco, partirà per l'Argentina a Medina, la prossima settimana, a
colonizzare, dice Gianni, no, risponde lui a cercare la mia verità.
-Forse è vero che a Cuba non c'è il paradiso
che
non vorremmo essere in Cina a coltivare riso c
che
sempre più spesso ci si trova a dubitare
se
in questi anni non abbiamo fatto altro che sognare-
Maddalena
ha portato il quarantacinque, da una parte Extraterrestre,
dall'altra Cuba.
L'ha
comperato a Milano, ha una foto e un giornaletto che parla di lui.
La
Pasionaria dice -ha la faccia
da ricco, non è dei nostri. Ha cantato "saluteremo il signor padrone”,
risponde il quasi laureato Luciano, dirà qualcosa.
Roberto
dice zitti ca… state zitti, si ascolta e poi si
parla.
Guardo
i miei compagni, visi conosciuti da sempre, cresciuti assieme ricordi favolosi
di corse a piedi in bici in motodi scorribande a depredare orti e giardini di
infanzie adolescenze prime giovinezze
DI
SOGNI
Il
poeta con la faccia da ricco.
-e tutto questo cantare sul cambiare la
situazione
non
sia stato che un sogno un'illusione-
Sento
il silenzio volare. Come aprire la mente a parole diverse. -Bravo, voce splendida,
commenta Peppo, che canta e suona.
Si
stappa il vino, corre un'emozione, risentiamolo, dice Licia.
Innamoramento:
scoperta. C'è qualcuno che canta di te, di noi.
Siamo
ancora noi, trent'anni dopo. Luis ha perso la verità per strada, Margherita non
c'è, è andata in cielo Maddalena abita a Milano e quando torna ha lo sguardo da
cittadina Roberto è in Canada, dicono sia diventato ricco Claudio è deputato .
Io
sono qui, riascolto Cuba di nascosto . Ritrovo un respiro e un posto pulito.
-ragazzo
che canti Cuba, ti ringrazio-
Crescerai,
diventerai importante, ma se per caso ti risentissi o cambiassi strada per me
saresti ancora Cuba e poi, quello che sarai diventato”.
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