Dal 5 settembre,
giorno in cui ho deciso di aprire questo blog, ho inserito un numero
considerevole di post.
Uno
dei miei preferiti e’ quello dedicato a “Nico”,
figura controversa legata al mondo di Andy Warhol.
Nell’articolo,
univo i miei pensieri alle parole di Gabriele Lunati, scrittore
del libro a lei dedicato, libro attraverso il quale ho scoperto un po’ di
quell’ universo significativo.
Oltre
alle parole, uno stupendo filmato pieno di interviste e approfondimenti, messo
gratuitamente al servizio dell’utente. Anche in questo caso l’autore e’ Lunati.
Nico
era per me una figura “buia”, in qualche modo inquietante, ma non sapevo molto
della sua opera.
Conseguentemente
sapevo pochissimo, musicalmente, dei Velvet Underground, anche se la musica
successiva di Lou Reed mi era abbastanza familiare.
Leggere
di Nico ha significato, come primo atto, immergermi nel “Disco della Banana”, ovvero
il primo disco dei Velvet , quello in cui Nico canta 3 canzoni.
Questa prima
incisione prodotta da Warhol, e’ diventata un specie di “lavoro
rivoluzionario”, uno spartiacque, nel senso che ha tracciato vie nuove, sia per
quanto riguarda i contenuti sia per il modo di proporli.
Ma questo disco deve avere davvero qualcosa di particolare, che lo colloca fuori dai generi musicali e da ogni spazio temporale.
Confrontandomi musicalmente con mia nipote diciottenne, ho indagato su cosa lei normalmente ascoltasse. Tra le righe e’ uscito fuori una conoscenza perfetta (con conseguente apprezzamento) del “Disco della Banana”.
Mi sono chiesto come facesse lei a conoscere un lavoro del 1967 e, soprattutto, come potesse essere vicino ai suoi gusti musicali.
Insomma, come fa una “giovanissima” ad ascoltare musica degli anni 60?
Non trovo risposte e sicuramente non basta dire che la bella musica non ha età.
La musica classica è generalmente di qualità, ma non per questo mi viene da ascoltarla quotidianamente.
Evidentemente Lou Reed e Company erano gli archetipi di tutto ciò che musicalmente adesso esiste… o forse quel disco pieno di ambiguità ha una magia catalizzatrice, davvero fuori dal tempo.
Ma questo disco deve avere davvero qualcosa di particolare, che lo colloca fuori dai generi musicali e da ogni spazio temporale.
Confrontandomi musicalmente con mia nipote diciottenne, ho indagato su cosa lei normalmente ascoltasse. Tra le righe e’ uscito fuori una conoscenza perfetta (con conseguente apprezzamento) del “Disco della Banana”.
Mi sono chiesto come facesse lei a conoscere un lavoro del 1967 e, soprattutto, come potesse essere vicino ai suoi gusti musicali.
Insomma, come fa una “giovanissima” ad ascoltare musica degli anni 60?
Non trovo risposte e sicuramente non basta dire che la bella musica non ha età.
La musica classica è generalmente di qualità, ma non per questo mi viene da ascoltarla quotidianamente.
Evidentemente Lou Reed e Company erano gli archetipi di tutto ciò che musicalmente adesso esiste… o forse quel disco pieno di ambiguità ha una magia catalizzatrice, davvero fuori dal tempo.
Ma vediamo qualche nota supplementare.
Nel
marzo 1967 esce uno degli
album-simbolo degli anni 60 e 70 "The Velvet Underground and Nico",
con l'immagine di una banana in copertina. Le canzoni parlano di
droga e paranoia. Le radio si rifiutano di mandarle in onda; i giornali di
promuoverle. I Velvet Underground sono formati da Lou Reed, Moe Tucker, Sterling Morrison e John Cale. Hanno due interessi
in comune: la musica e l'eroina. Nico (Christa Paffgen) è
modella e cantante, di origine tedesca, prediletta da Andy
Warhol. Warhol vede per la
prima volta i Velvet Underground nel dicembre 1965 ed è una folgorazione
immediata. Diventa subito il
loro produttore e promotore. «Dal gennaio al giugno del 1966 fu
il periodo d'oro dei Velvet
Underground e di Andy Warhol» (Victor Bockris); «Lou era un paranoico e
all'occorrenza rendeva ognuno paranoico» (John Cale); «Per tutto il tempo in cui l'album
veniva fatto nessuno ne sembrava contento» (Andy Warhol).Nel
1966 la Factory di Andy
Warhol è un miscuglio unico
di arte, soldi e paranoia; genialità, tragedie (molte) e amicizie (poche). È uno studio
artistico permanente, ma è soprattutto un clan. Warhol sa manipolare
come nessuno le immagini, sa scomporle e ricrearle. Sponsorizzare gruppi
musicali è parte del suo modo di concepire l'arte e la vita, insieme a produrre
e girare film, creare eventi, scrivere e, naturalmente, disegnare e dipingere.La
musica dei Velvet Underground è la celebrazione di questo mondo e delle sue
contraddizioni. Basta pensare alla storia di alcune canzoni. "Femme fatale" è scritta da
Lou Reed su invito di Warhol ispirandosi a Edie Sedgwick, la giovane attrice
regina della Factory. Edie rompe con Warhol nel febbraio 1966 per un furioso
litigio di interesse. Passa al clan di Bob Dylan, il grande rivale di
Warhol e della Factory. Muore per overdose da barbiturici nel 1971 a ventotto
anni. "Heroin" è scritta da
Lou Reed nel 1964 mentre studia all'università. Aveva cominciato a drogarsi
abitualmente l'anno prima. L'indimenticabile "Sunday morning" non doveva
essere nell'album. Viene scritta da Lou Reed su suggerimento del produttore Tom Wilson per rendere l'album
più commerciale. Warhol invita Lou a fare del pezzo una canzone sulla paranoia. Lou Reed e Nico sono
i due solisti. Si detestano e litigano su tutto, inclusa questa
canzone: Lou insiste per cantarla nella registrazione, mentre Nico la canta
nelle esibizioni dal vivo. Nel luglio 1967 avviene la rottura definitiva tra i
due.Il risultato di una genesi così tormentata è un capolavoro.I Velvet
Underground, Nico e Andy Warhol creano uno stile. Il loro album è
considerato uno dei più importanti e
influenti nella storia del rock.Almeno un parte di questo stile,
fatto di plastica ed eroina, entra di diritto non solo nella storia del
costume, ma nella storia della musica e dell' arte.
Ed ascoltiamo “Sunday Morning”, cantata da Lou Reed, con la voce opportunamente manipolata, tanto da sembrare femminile.
Il brano e’ molto popolare , attualmente, per aver dato sfondo ad una fortunata pubblicità televisiva.
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