venerdì 21 settembre 2007

John Mayall in concerto a Savona (19 luglio 2007)




























Ieri sera ho assistito al concerto di John Mayall sul magnifico palco allestito al Priamar di Savona.

Il filo conduttore delle manifestazioni estive sulla fortezza è il tributo al mondo femminile, e il re del blues sembra quasi una forzatura nel contesto generale.

Alla luce di quanto si è visto e ascoltato, Mayall non è sembrato un intruso, ma piuttosto un “collante” tra diverse generazioni, tra differenti modi di intendere musica e vita, tra uomini e donne, tra passato, presente e aggiungerei futuro.

Il pubblico che affluisce è composto e sicuramente preparato.

Chi è presente sa che ascolterà blues, solo blues e non ci sarà spazio per divagazione alcuna.

Entrando la prima sorpresa.

Nell’angolino dedicato alla vendita delle solite t-shirt e CD, il banchetto è presidiato da una faccia nota.

Mai vista una cosa del genere! John Mayall in persona dispensa autografi sulla sua mercanzia e si fa fotografare sorridente.


È una grossa novità per i presenti, che gradiscono e si gettano su tutto l’acquistabile.

Mentre mi prendo la mia razione di soddisfazione e gli stingo la mano, rifletto su cosa possa significare questo siparietto, questa discesa sul campo che sicuramente porta ad incrementi di vendita.

È un atto da musicista che decide di andare incontro al suo pubblico, rendendosi terreno e mettendosi a disposizione in toto.

Ho davanti a me la storia, la scuola di musica per tanti miti dei giorni nostri, un uomo che da adolescente vedevo già sulle copertine di “Ciao 2001” e che ora si mostra in tutta la sua semplicità.

Si suona per dare piacere a sé stessi, ma quando si riesce ad arrivare alla gente … beh, credo sia linfa vitale per ogni artista.

E lui arriva, al di là dei tanti dischi realizzati.

Prendo posto e mi colpisce il palco… minimalista.

In un tempo in cui ci si può sbizzarrire con ogni tipo di attrezzatura, il gruppo presenta solo lo stretto necessario.

Non ci sono posti vuoti e chi pensava di trovare il biglietto dell’ultimo minuto torna a casa deluso.

Si inizia senza Mayall, solo i Bluesbreakers, ma il chitarrista texano dotato di Telecaster cattura subito il pubblico.

Buddy Whittington ha dimensioni notevoli, ma cosa colpisce di lui non è la stazza, semmai la sua tecnica chitarristica.

Le dita volano sulla tastiera e credo che il risultato sia il massimo della goduria per gli amanti del genere.

Anche la voce è impressionante e personalmente la trovo più interessante di quella di Mayall.

Un paio di pezzi e poi viene introdotta la star della serata, presentata come “The King of Blues”.

Avrà anche 73 anni, ma non si vede.

La musica da delle possibilità infinite e non ci sono i limiti tipici di altri campi.





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