E alla fine, dopo tante peripezie, si è riusciti ad organizzare “DALLE SLOT NON NASCE NIENTE: LA GABBIA DELL’AZZARDOPATIA”, evento formativo organizzato dalla ASL 2 Savonese, con in prima fila il responsabile scientifico Mauro Selis, coadiuvato da una serie di collaboratori che non sono in grado di elencare.
Sono stato attirato sul posto dagli aspetti musicali e dagli
amici presenti, ma vale la pena sottolineare il mio feeling generale, tenendo
conto che ho vissuto in diretta la sola seconda parte, quella che nel pomeriggio
prevedeva la commistione di musica, parole e momenti visual.
La cornice è la migliore possibile, la Sala della Sibilla,
all’interno della Fortezza del Priamar di Savona, perfettamente attrezzata per
le conferenze e nell’occasione proposta al pubblico nella sua massima
possibilità di ricezione, circa 260 posti a sedere.
Pubblico folto, non solo per merito degli addetti ai lavori -
l’incontro rappresentava anche la possibilità di incrementare crediti formativi
per differenti ruoli professionali -, e larga partecipazione delle figure a mio
giudizio più importanti, gli alunni… i giovani.
La mia banale e consolidata idea è che alcuni problemi
sociali - e ovviamente l’azzardopatia rientra in questa famiglia - debbano
essere aggrediti alla base, considerando la terapia curativa una sorta di
ultima spiaggia, ma focalizzandosi sull’elemento culturale, quindi su tutto ciò
che rientra sotto il termine di “prevenzione”.
In tutto questo la scuola dovrebbe avere un ruolo
fondamentale, e qui emerge la gravità della situazione: lo Stato - e non
importa il colore politico che spesso si alterna - da un lato non ritiene, evidentemente,
che alcuni argomenti possano rientrare nell’educazione scolastica - fatta salva
l’intraprendenza di alcuni singoli insegnanti illuminati - e dall’altro rincara la dose,
permettendo - e traendone vantaggio - azioni definite “criminali” da uno dei
relatori, Stefano Casarino -
coautore con Selis del libro “La posta in
palio” -, che vedono in primo piano testimonial di alto rango e visibilità,
impegnati con decisione nel pubblicizzare il gioco d’azzardo, quasi sempre
definito, erroneamente, “ludopatia”. Le parole hanno peso decisivo e in questo
caso appare inutile smussare gli angoli vivi e addolcire le asperità, meglio la
cruda realtà: non è un “gioco” quello di cui si parla!
E’ sempre Casarino, a cui è affidato l’atto conclusivo, che
racconta aneddoti del passato remoto, per sottolineare, attraverso la
letteratura e la storia, come l’azzardopatia non sia un male del nostro tempo,
confortando e confermando il mio pensiero che i cambiamenti culturali vadano
perseguiti avendo cura delle radici, prima che il frutto si trasformi in potenziale albero
malato.
Un passo indietro. Il pomeriggio inizia con un filmato shock
proposto da Selis, una situazione “impossibile”, dove però emergono ben chiare
linee di comportamento usuali per chi è attanagliato dal problema “gioco
d’azzardo”, non solo “l’attore principale”, ma tutto ciò che lo circonda,
famiglia in primis.
Ma la parte più toccante è quella delle testimonianze
dirette, commoventi, per chi si mette in gioco e per chi ascolta: un ex
giocatore compulsivo racconta la sua storia drammatica, la sua ricaduta e la
ripresa della buona strada, e lo fa con dignità e coraggio, e probabilmente la
sua testimonianza diventa atto liberatorio.
Altro momento topico è quello in cui una “moglie” racconta la
disperazione di un’intera famiglia, per una vita fatta di difficoltà e nessuna
speranza, dove un uomo inizia il suo percorso involutivo per caso, sino a
cadere nel buco nero più profondo.
Ma la luce oltre al tunnel esiste, e i “giocatori anonimi” e
gli affetti che li circondano propongono un esempio da seguire, fatto di
associazioni e momenti dedicati al recupero all’interno di strutture che
funzionano e che danno risultati concreti.
E arriva il momento musicale, assolutamente collegato all’argomento, sipario davvero riuscito e gradito dal pubblico.
“Sul palco” due musicisti dal passato straordinario, Silvana Aliotta - vocalist - e Marcello Capra - chitarrista. La
collaborazione tra Mauro Selis e i due musicisti torinesi è casuale e risale a
molto tempo fa, quando un testo di Mauro vinse il primo premio ad un concorso,
e il riconoscimento tangibile fu l’aggiunta dell’elemento sonoro e quindi la
trasformazione in “canzone”: così nacque “Aspettando
Jackpot”, proposto ovviamente nella set list di giornata.
Ma è in corso il sequel musicale, presentato anch’esso
durante l’incontro, con gli arrangiamenti di Danilo Ballo, collaboratore dei
Pooh: pezzo incredibile dal punto di vista musicale, che affronta un altro
aspetto della dipendenza, quella derivante dall’abuso di alcol. Imminente, si
spera, la realizzazione definitiva.
La voce di Silvana sembra migliorare col passare del tempo e la
sua intensità, miscelata al messaggio e al virtuosismo di Marcello, hanno catturato
l’audience, probabilmente non preparata musicalmente a ciò che si stava
materializzando davanti ai loro occhi, ma è questo il “potere” che risiede
nelle mani dei bravi musicisti, quelli che oltre a dare dimostrazione di grande tecnica riescono a toccare
il cuore della gente.
Non è casuale “Shape of
My Heart”, di Sting: “E puoi perdere
al gioco la tua vita - Secondo dopo secondo - E giorno dopo giorno - Giochi o
te ne vai - E' un nuovo turno di gioco in un giorno blu - E una distribuzione
di vita per me -Ed è tutto a posto”.
Non è casuale “The
House of the Rising Sun” - proposta nel tempo in mille salse -, la probabile
storia di un “bordello” di New Orleans nella prima metà dell’ottocento, che
nella visione/versione femminile disegna la condizione di una ragazza pentita
di essere entrata nel giro della prostituzione e costretta a rimanere in quella
casa per poter vivere: argomento attualissimo e legato al pieno disagio, oggetto
del tema di giornata.
Non è casuale “I’m so
glad”, super conosciuta nella versione dei Cream, ma scritta da Skip James
nel 1931, brano urlante lo stato di felicità, nonostante le avversità e il
grigiore quotidiano. E qualche volta i propositi urlati, le cose desiderate con
tenacia, conducono a risultati inaspettati.
E poi il giusto epilogo, casuale ma significativo dello
spirito venutosi a creare, uno stato di coinvolgimento che, partendo dai
musicisti, arriva al pubblico; per quello che viene normalmente definito “bis”
- non può mai mancare in un concerto - Silvana e Marcello chiedono l’ausilio
del pubblico ma… il palco si arricchisce. Sono infatti presenti Gino e Giuseppe Terribile, musicisti savonesi con un lungo passato
dedicato, anche, ai Beatles, e chi meglio di loro potrebbe partecipare alla
conclusiva “Let it be”? Il coro nasce spontaneo e l’audience si aggiunge
con un battimani spesso difficile da trovare nei concerti specifici:
Quando mi ritrovo in
momenti d’angustia
Madre Maria viene da me
Proferendo parole
sagge, lascia correre
E nei miei momenti bui
Lei si mette proprio
davanti a me
Proferendo parole
sagge, lascia correre
E quando qualcuno chiede - o si chiede - se la musica sia un
riempitivo, qualcosa di “leggero”, capace di ridimensionare solo temporaneamente
ansie e tensioni, arriva sempre chi ci ricorda che i messaggi, uniti a doppio
filo a trame musicali, possono diventare mezzo per scardinare porte di cui si
ha buttato via la chiave… un po' di cuore, razionalità, cervello, amicizia e
comprensione sono ingredienti vincenti, e se la fede esiste aggrappiamoci anche
a quella! E la musica diventa così un potente veicolo che consente di arrivare
al risultato desiderato.
Un pomeriggio che non dimenticherò e che riassumo a seguire
per quanto riguarda la sezione musicale…