venerdì 11 giugno 2010

Plurima Mundi-Atto I


Alcuni giorni fa ho pubblicato un post relativo a “Atto I”, primo lavoro musicale dei Plurima Mundi:

Mancava un mio commento, semplicemente per il fatto che non avevo ancora ascoltato il CD.
Cerco di “raccontarlo” oggi, unendo una piccola intervista che aiuta a inquadrare i musicisti.
Opera prima sì, ma realizzata da artisti esperti, capaci e desiderosi di riassumere il proprio bagaglio personale mettendolo a disposizione dei compagni di viaggio, con l’obiettivo di fornire un prodotto raffinato e amalgamato, da inquadrare nella categoria delle “buona musica”.
Ne deriva una sorta di lavoro indirizzato a un pubblico di nicchia, ma è mia opinione che quando si parla di musica di qualità, non si possa prescindere dall’idea che il pubblico interessato sia una specie di “creme”, voglioso di fare opera di selezione, non accontentandosi del facile ascolto.
Ho sentito “Atto I” una prima volta senza leggere le note riportate sul CD, e arrivato a “Aria”, quarto e ultimo brano, ho riconosciuto immediatamente il timbro caratteristico della voce di Lino Vairetti.
Nel comunicato stampa era evidenziata la presenza dell’ospite Lino, ma lo avevo dimenticato, e ritrovarlo all’improvviso in un brano “hors” Osanna mi ha piacevolmente sorpreso, e ho collegato immediatamente il tutto all’impegno che Vairetti mette nel diffondere e aiutare giovani artisti di valore (Sophya Baccini docet).
E’ proprio a lui che ho domandato il significato di questa partecipazione e un giudizio su Plurima Mundi.

"Che dire, conobbi Massimiliano Monopoli a Napoli un paio di anni fa e mi parlò del suo amore per il rock progressivo e del suo progetto discografico. Successivamente mi chiese d collaborare ad un suo brano ed io con grande piacere ho accettato. Ho duettato con una voce femminile (come avevo già fatto con Sophya Baccini) e la cosa mi ha molto intrigato. All'inizio non avevo ben capito quali fossero le mie parti....poi dopo una lunga telefonata con Massimiliano mi fu tutto chiaro. é un bel lavoro ed io sono stato contento del risultato. Tra l'altro è una mia filosofia quella di aiutare i giovani e lo faccio volentieri. I questi anni ho messo la mia voce in molti brani di gruppi ed aristi più giovani, perchè meritano attenzione e sono font di nuove e rinnovate energie".

Partiamo da un bonario aspetto …. negativo.
L’album è troppo breve, e in un attimo ci si ritrova alla fine dei venticinque minuti di musica, un’enormità in caso di “noia da ascolto”, una frazione di secondo quando c’è il totale gradimento.
Non ho idea di cosa spinga a fare un album pieno zeppo di materiale, piuttosto che uno dal tempo concentrato, e visto che accennavo alla “qualità musicale”, so bene che non la si produce a chili, ma il mio piccolo appunto è legato al piacere con cui ho vissuto il primo ascolto.
Difficile trovare parole nuove, così come è impresa ardua quella di “raccontare la musica”.

Partiamo dalla formazione e dai sei musicisti che la compongono.
Massimiliano Monopoli: Violino; Grazia Maremonti: Voce; Massimo Bozza: Basso 6 corde; Vincenzo Zecca: Chitarra; Pierfrancesco Caramia: Batteria; Francesco Pagliarulo: Pianoforte

La musica è di Massimiliano Monopoli e i testi di Grazia Maremonti
La miscela proposta è davvero completa e appare il riassunto di differenti esperienze musicali, riproposte in sonorità di cui non si conoscono i confini.
Forse è questa la vera definizione di “Musica Progressiva”: spaziare senza limiti, utilizzando tecnica e cuore, “skills” ed esperienze, proponendo suoni che non hanno il business come obiettivo primario.
Sintomatico il primo brano, strumentale, “Ortus confusus”, dove un’iniziale sognante musica da film viene avvicendata da una tarantella di sapore mediterraneo. E poi tracce di Jazz e di fusion per terminare nel classico, rimodernato.
In “Nei ricordi del tempo” entra in scena la voce di Grazia Maremonti.
Un classico esempio di come un testo d’amore possa essere proposto in modo elegante e non banale. Uno struggente riff di sottofondo e un arrangiamento importante, mettono in evidenza un'estensione vocale non comune, unita a una timbrica tipica del nostro patrimonio musicale.
L’impressione è che Grazia sappia rappresentare una specie di ”bridge” tra musica ricercata e necessità di mantenere un aggancio con la cultura originale.
Laboratorio 30” è il brano più lungo, nella miglior tradizione prog.
Ancora un testo ricercato, con in evidenza il rapporto uomo/donna, realtà/ finzione.
Le assonanze che d’istinto portano a comparare un a nuova musica con qualcosa di conosciuto non mi hanno condotto a famosi modelli stranieri, ma ho ritrovato passaggi di un prog italico antico, rimodernato secondo i gusti di Plurima Mundi.
Fantastiche le “fughe vocali” di Grazia, che maschera e trasforma in strumento vero e proprio una voce sorprendente.
In “Aria” arriva dunque il momento dell’ospite Vairetti, che duetta con Grazia Maremonti.
Il commento poetico è incentrato sulla libertà e sulla sensazione di leggerezza che spesso si trova al di fuori di un rapporto difficile o logoro.
Ancora un grande arrangiamento, tra il classico e il rock, con il violino di Monopoli davvero in evidenza.
Grandi artisti quindi, concentrati su un progetto comune, dove si ha quasi la sensazione che tutto sia misurato, che il singolo musicista si “affacci” al brano in punta di piedi, dosando il proprio “ingrediente”.
Questo “Atto I” non può restare figlio unico!


L'INTERVISTA

Nel comunicato stampa in mio possesso, relativo all’uscita di “Atto I”, è evidenziato, “formazione dedita al miglior rock progressivo”. Non credo che chi pianifica un progetto musicale, avendo dalla sua esperienza e competenze, decida di “tuffarsi” in una categoria, appiccicandosi addosso un’etichetta. La musica prog resta comunque, a mio giudizio, la parte nobile della famiglia rock.
Vi sentite gratificati da questa collocazione? Vi riconoscete in toto nella definizione iniziale? Questa “collocazione” è stata appiccicata al lavoro senza che nessun di noi abbia mai detto una cosa simile. Ringraziamo comunque chi ha scritto quella frase in quanto,forse, ci crede in grado di poter fare qualcosa di buono. Essere definiti per forza in qualcosa è l'idea che può fare chi ha ascoltato il cd per cui pieno rispetto di ciò che pensano gli altri.

La voce melodiosa e raffinata di Grazia Maremonti mi appare come una sorta di “bridge” tra musica ricercata e cultura italica, tra tecnica compositiva e tradizione etnica. E’ una chiave di lettura corretta? 
Grazia ha una voce particolare con cui riesce a cantare un po' tutto. In più avendo, frequentato la scuola di Mogol....hai dato una ottima “lettura” della sua voce.


Esistono teorie e libri legati alla geografia della musica rock. Se i Plurima Mundi vivessero( o fossero nati) in una regione del nord, “Atto I “ sarebbe lo stesso?
Non lo possiamo sapere. In tutti i casi alcuni dei componenti hanno girato molto, suonando, in Italia e all’ estero come Massimiliano Monopoli, Vincenzo Zecca e Francesco Pagliarulo per cui , forse, delle influenze varie hanno contribuito a fare qualcosa che non ci lega necessariamente alla nostra zona geografica.

Ho letto di una vostra collaborazione con Richard Sinclair. L’ho seguito pochi giorni fa a Savona, la mia città, e ho notato le difficoltà di chi deve assecondare il suo genio e la sua flemma inglese. Le improvvisazioni, le pause, il perdersi in dettagli che magari tali non sono, creano qualche difficoltà a chi si propone con lui sul palco. Cosa è successo nel vostro caso? 
Beh le difficoltà di chi ha contribuito a creare qualcosa in un periodo storico che non c'è più fanno parte della vita. Lui è stato un grande che, forse, va alla ricerca di qualcosa di attuale.

Qual è per voi la vera soddisfazione … la performance dal vivo o l’album perfetto?
Non esiste la perfezione in nessuno dei due casi. Suonare dal vivo regala delle sensazioni incredibili, tuttavia, diverse dall'incidere un lavoro, però sono situazione che ben si collegano tra loro.

Arrivato all’ultima traccia del CD (senza aver ancora letto i credits)ho riconosciuto una voce inconfondibile, quella di Lino Vairetti. Come è nata la collaborazione? 
Massimiliano stava suonando a Napoli ed ha conosciuto un giornalista amante del progressive e, nell'attesa di salire sul palco, hanno cominciato a palare di questo genere . Alla fine gli è stato consigliato di mettersi in contatto con Lino, cosa che si è fatta subito ed è nata una simpatica amicizia che ha avuto come bella conseguenza la sua partecipazione in “Aria”, l'ultimo brano del cd.

Cosa c’è e cosa vorreste ci fosse nel futuro dei Plurima Mundi? 

Suonare, incidere mantenendo lo stesso tipo di entusiasmo e allegria che ci accompagna quando stiamo insieme. Ognuno di noi ha le proprie situazioni musicali ma quando ci riuniamo accade sempre qualcosa di magico che ci accomuna. Finché permane quest'atmosfera faremo ciò che vorremo e potremo farlo in piena umiltà.