lunedì 15 aprile 2024

Quel giorno funesto in cui Frank Zappa arrivò nella "sua" Sicilia!


È di questi giorni la scoperta di un avvenimento musicale che mi ero perso.

Ho una giustificazione, stiamo parlando di metà luglio 1982, e dopo un mese mi sarei sposato, quindi, avevo altro per la testa!

Resta il fatto che le intemperanze e gli scontri nel corso dei concerti erano azioni tipiche della metà anni ’70, ed è strana la mia totale estraneità rispetto all’evento. Ma facciamo un passo alla volta per ricostruire qualcosa di storico, la cui portata “sentimentale” accompagnava di pari passo gli aspetti musicali.

La mia ricostruzione parte da un documentario approdato su Netflix a fine 2022, realizzato da Salvo Cuccia, sui cui sono “inciampato” casualmente in questi giorni.

Il focus è la ricostruzione dei momenti trascorsi in Sicilia da Frank Zappa nell’estate del 1982.


Summer ’82: When Zappa came to Sicily”, è questo il titolo, riesce innanzitutto a divertire e sorprendere, nel farci scoprire le origini siciliane del geniale musicista - il cui padre aveva lasciato la desolazione di Partinico per emigrare negli USA - e nel farci rivivere la visita di Zappa nel paese in provincia di Palermo, nelle ore precedenti il concerto di chiusura del tour mondiale del 1982 allo stadio di Palermo. Ma cosa accadde quel giorno?

  

Frank Zappa a Palermo: storia del concerto finito a "schifiu"

Sintesi articolo di Alessandro Bisconti  (https://www.palermotoday.it/blog/amarcord1983/frank-zappa-palermo-concerto-14-luglio-1982.html)

 

Il 14 luglio 1982 Frank Zappa conclude il suo tour europeo alla Favorita, stadio di Palermo. L’esibizione durerà solo 40 minuti, caratterizzati da spari, lacrimogeni e manganellate.

Una notte fallimentare, e dire che quel concerto era atteso da una vita!

Sono passati tre giorni dalla conquista del mondiale in Spagna, un momento felice, anche se da quelle parti, soprattutto in Sicilia, le bombe non mancano.

La festa, dopo l’inusuale successo calcistico, prosegue ora a Palermo, un grande evento stà per andare in scena.

14 luglio 1982, tutto esaurito, e non potrebbe essere altrimenti, per il Genio di Baltimora.

Il cantautore statunitense sbarca a Punta Raisi il giorno prima. La notte fa un giro a Partinico, a caccia delle origini, senza grande successo, poi rientra a Palermo, per rilassarsi in vista del concerto dell'indomani. Non immagina ciò che lo sta aspettando!

È un 14 luglio che profuma di rivoluzione. Giornata calda, il sole spadroneggia già dal mattino, e memorabile. Palermo si divide in due. C'è chi si incammina verso il centro per celebrare la Santuzza, chi invece è in ansia per l'arrivo di Frank Zappa e inizia il pellegrinaggio verso viale del Fante. La scelta del giorno sinceramente è discutibile. C'è il Festino, un fiume umano invade le strade, mentre a pochi chilometri di distanza esplode l'adrenalina per l'ultima tappa europea di Zappa. Energia e passione: ad attendere l'idolo americano c'è una Palermo straripante di entusiasmo. È un mercoledì sera, da leoni. Il biglietto costa ottomila lire. Dopo Danimarca, Svezia, Germania e Inghilterra, Zappa sta chiudendo il tour nel Vecchio Continente (quello che poi darà vita all'album "The man of Utopia") con un concerto a Palermo, alla ricerca delle radici (il padre era di Partinico). "Avevo aspettato tutta la vita quel concerto e invece…

Perché questa è la storia di un concerto maledetto, in una notte di mezza estate. E che estate, per Palermo. Cominciata con la strage della circonvallazione - a metà giugno - e chiusa con l'omicidio di Dalla Chiesa, il 3 settembre. Si spara e si piange, la mafia fa quello che vuole, la città si guadagna paragoni poco invidiabili. Palermo come Beirut, Palermo capitale della malavita. Eppure, il treno del riscatto passa all'improvviso, a velocità supersonica. E atterra sul prato spelacchiato della Favorita.

Quando alle 21 inizia il concerto, la folla saluta con un boato: sotto i baffi di Frank Zappa c'è una città che si sente finalmente "normale", proiettata in una dimensione speciale, quella del grande rock. Ma siccome questa è la storia di un concerto da incubo, quella che si materializza è una notte fallimentare. Iniziata in modo promettente, con il check sound apripista, con tanto di band che improvvisa quattro calci al pallone sul prato. Ma è un fuoco di paglia.

È tutto sbagliato: la scelta della data e quella "logistica". Il palco è sistemato sotto alla tribuna, all'altezza del centrocampo. La capienza è di 25 mila, quella massima consentita. La gente affolla la Curva Nord e la gradinata, all'ombra di Monte Pellegrino. Ci sono almeno 50 metri tra palco e pubblico. La resa visiva e acustica è disastrosa. I musicisti - c'è anche un giovanissimo Steve Vai - sono dei puntini lontani e la musica arriva quasi "difettosa". Non un granché per un concerto di questa portata. Anzi, sembra un incubo. "Così improvvisamente tre ragazzini decidono di scendere ed avvicinarsi al palco, e rompono un cancelletto. Di lì a poco tanti altri si mettono in scia e invadono il prato. A quel punto si crea il caos. Le forze dell'ordine intervengono pesantemente lanciando lacrimogeni ad altezza uomo. Si scatena il panico totale".

La scelta di sistemare il palco lontano dal pubblico forse era stata fatta per tutelare il prato e non creare problemi al Palermo calcio. Decisione discutibile con il campionato in vacanza, in pieno luglio. Così mentre a pochi chilometri di distanza impazzano i fuochi e la folla celebra la Santuzza, altrove c'è una Palermo che fa a pugni con la storia. "È stato tutto assurdo - è il ricordo dei presenti -. Non c'è stato alcun assalto. Carabinieri e poliziotti non erano minimamente coordinati. È stata una reazione esagerata. Bastava mettere tre agenti davanti al cancello per impedire qualsiasi invasione".

Sul prato e sugli spalti piove una raffica di lacrimogeni. In un attimo, il pubblico cerca di tornare sui propri passi, si muove per raggiungere l’uscita. Qualcuno riesce a scavalcare e guadagnare le scale. Altri trovano le porte chiuse e la polizia ad aspettarli. Spintoni, urla, manganellate, sangue. Sono passati 30 minuti dall'inizio del concerto ed è già quasi tutto finito. Zappa canta, poi piange. Ci riprova. Allora chiama Massimo Bassoli, storico amico e biografo dell'artista "Massimo come here", urla a gran voce. La risposta è inoltrata alla folla: "State seduti per favore". "Massimo, what is happening?".  "È tutto a posto", cerca di rincuorarlo l'amico. Ma non è vero. Perché invece alla Favorita sta succedendo l'impossibile.  Zappa ripete: “Easy, easy”. È una tempesta di lacrimogeni. Un candelotto finisce sul palco e sfiora il batterista. Sotto c'è una guerra, tra spari e lanci di pietre. "Basta, andiamo via". Dopo 40 minuti, Zappa si rintana in camerino. Il concerto è finito”.


L'unica cosa che rimane da fare - pensano molti palermitani disillusi - è sfogare la rabbia fuori dallo stadio, per quella che reputano un'assurda e immotivata reazione di alcuni poliziotti. Probabilmente - è la versione popolare - molti di loro avrebbero preferito partecipare al Festino e per loro essere di servizio al concerto era insopportabile. È una notte lunga. I disordini proseguono fino a tardi. Gli spettatori sfollano, dispersi e inseguiti, tra botte e lacrimogeni. Scoppia una guerriglia tra le strade attorno allo stadio. La polizia carica, i fan rispondono. I tafferugli palermitani fanno il giro del mondo. Dopo il concerto si rincorrono le accuse. Gli organizzatori puntano il dito contro la polizia: la responsabilità è tutta loro - dicono - e alla leggerezza con cui hanno fatto ricorso ai gas lacrimogeni. La questura replica che il vero timore era che tutti gli spettatori della gradinata potessero entrare in campo.

E Zappa? Chi lo conosceva bene ha più volte sottolineato la delusione per la figuraccia in quello che doveva essere un ritorno a casa. Ma la culla palermitana lo ha respinto subito dopo 40 minuti insipidi. La star di Baltimora rimase molto scossa anche da altre cose che accaddero durante il tour italiano del 1982, fra le quali le moltissime zanzare che si ritrovò sul palco a Milano ("perché un concerto in un parco?", si domandava infuriato). A quel tour è ispirato il retro della copertina del suo disco dell'anno dopo, il 1983, “The Man From Utopia”. Nell'immagine della cover c'è Zappa che allontana le zanzare con una paletta. 

C'è tutta la sintesi della sua parentesi italiana. Insetti, spari e lacrimogeni. Zappa con quella paletta riuscirà a scacciare le zanzare. Ma non il pessimo ricordo della notte di Palermo.

Un docu che consiglio, che permette di raccogliere un tassello della vita di Zappa, tra musica e famiglia, tra personaggio pubblico e sfera privata.

A Partinico, successivamente, i legami famigliari si sono riannodati e per chi si trovasse a passare da quelle parti c’è ora una via a ricordo del grande Frank Zappa.