Luca Masperone, tecnico e membro dell’organizzazione, prima del set dei The Trip presenta il nuovo libro scritto con Daniele Follero, “La storia di hard rock & heavy metal”.
Nella foto: Luca Masperone-Andrea D’Avino-Athos Enrile
Dopo dieci lunghi mesi ho nuovamente partecipato ad un evento
live, l’ormai tradizionale Porto Antico Prog Fest che è andato in scena a Genova nei giorni 17
e 18 luglio.
La speranza è che possa essere il primo di un nuovo corso di
concerti e che i programmi imminenti conosciuti, relativi al Trasimeno Prog e
Veruno, possano essere confermati, ma mai come in questo momento appare
appropriato affermare che di “doman non v'è certezza”.
Fare distinzione di genere musicale appare davvero poco
importante, giacché ciò a cui più si anela nell’immediato è la normalità e la
socializzazione e con questo spirito un buon pubblico - la famosa nicchia del
prog - ha presenziato, speranzoso e partecipativo.
D’obbligo ringraziare l’organizzazione del Porto Antico che
ha accolto le idee di Black Widow Records e dei partner Nadir Music
e Cornucopia Live.
Rispetto allo scorso anno le serate sono raddoppiate ed è quindi aumentata la possibilità di vedere sul palco band locali miste ad altre mai passate dai palchi genovesi.
Sottolineo l’atmosfera, tra luce piena e tramonto, con la giusta
rigidità legata alle norme sanitarie e il merchandise tradizionale di Black
Widow e Ma.Ra.Cash., due etichette discografiche specializzate
soprattutto nella musica progressiva.
In questo contesto si è trovato lo spazio per chiacchierare sul palco e scoprire nuovi progetti che si spera di veder presto realizzati.
Il mio commento minimale ha il mero scopo di mantenere nel tempo
il ricordo di quanto accaduto, senza alcuna pretesa di esaustività né di
graduatorie di merito.
Per privilegiare l’oggettività ho inserito nell’articolo due medley che, soprattutto per quanto riguarda la prima serata, presentano un audio davvero scadente… chiedo venia, augurandomi che venga almeno apprezzato lo spirito di condivisione.
Sabato 17 si luglio si apre con
gli spezzini Magia Nera, band la cui
storia appare singolare: nati a cavallo tra i Sessanta e i Settanta, producono
materiale discografico solo in tempi recenti, dopo la tradizionale
ricostituzione, e tra il 2017 e il 2020 rilasciano “L'ultima danza di
Ophelia” e “Montecristo”; ed è proprio quest’ultimo che viene
presentato in modo cospicuo, permettendo di mostrare le peculiarità di un
gruppo nato con la predisposizione verso un rock duro, nel tempo calmierato e
miscelato a trame sonore variegate.
A condurre il gioco, mantenendo il bridge con il passato, il
chitarrista e vocalist Bruno Cencetti.
Band da riascoltare con un set più ampio…
https://www.facebook.com/Gruppo-Rock-Magia-Nera-196944607729643
Seguono i giovani Melting Clock - protagonisti anche dell’ultimo concerto a cui facevo accenno inizialmente - che vantano un piccolo
primato essendo gli unici a presenziare per la seconda volta alla
manifestazione.
Gruppo genovese dedito al prog puro, uniscono un raro talento a
idee fresche e proiettate nel futuro, tanto per ricordarci che esistono ancora
prospettive per un genere a cui si affibbiano spesso aggettivi inappropriati
riferiti al tempo che fu.
Un po' di sfortuna li costringe ad un set
"semi-unplugged", ma la qualità della loro musica arriva al pubblico,
a cui interessa maggiormente l’emozione live piuttosto che la perfezione priva
di inconvenienti tecnici, per quella hanno inventato il lavoro in studio!
“Destinazioni” è il loro album di riferimento, rilasciato nel 2019, ma dal palco arriva una pillola di novità che conduce ad una nuova uscita, probabilmente nel 2022.
https://www.facebook.com/meltingclockband
A questo punto entra in scena il cuore, la storia, la memoria del
rock genovese.
Appare fuori contesto se si fa riferimento al titolo dell’evento, ma un tributo a Bambi Fossati è doveroso e permette di ricordare l’importanza di un chitarrista unico, che ritorna tra noi attraverso la performance di due dei suoi gruppi di riferimento - Garybaldi e Gleemen - che ruotano attorno al batterista Maurizio Cassinelli.
https://www.facebook.com/Garybaldi-164474230609862
Un viaggio nel tempo che permette di accogliere sul palco
differenti protagonisti del rock genovese, compreso Massimo Gori, in
questo caso in veste di chitarrista.
Vengono riproposti brani scritti da Bambi, comprese novità, come
la “messa in musica” di una sua poesia.
A completare il quadretto che definisce Fossati come il Jimi Hendrix italiano, l’entrata in scena di un power trio dedicato, quello dei Groove Monkey, che regala al pubblico un sano rock, potente e coinvolgente:
https://www.facebook.com/Groove-Monkey-1699626270285185
A chiusura di serata la band che tutti aspettano, i The Trip.
L’occasione è importante: il primo concerto dopo molto tempo, una
nuova band, il cinquantennale dall’uscita di “Caronte” e il rilascio del
CD - di cui presto parlerò - che comprende la rivisitazione delle tracce
dell’album con l’aggiunta di un paio di bonus - “Una pietra colorata” e
“Fantasia” - e una composizione del chitarrista Carmine Capasso,
“Acheronte”.
Come accade con tutti i gruppi, persiste una percezione di
imperfezione nel corso della performance di cui spesso nessuno si accorge se
non i protagonisti sul palco, e anche in questo caso l’esigente Pino Sinnone,
a fine set, prova a cercare il pelo nell’uovo, ma la sensazione di “pieno
sound” che mi è arrivata - così come ai presenti con cui ho chiacchierato successivamente
- fornisce l’idea di vera band, lontana dall’idea di “tributo” scontato.
Non è facile trovare giovani così dentro ad un progetto così
complesso, e la riproposizione delle parti di tastiera create da Joe Vescovi
da parte di un giovanissimo come Andrea D’Avino dà la misura della
qualità che Sinnone è riuscito a trovare/creare.
E se Carmine Capasso, oltre a valente chitarrista risulta
essere il braccio destro del drummer torinese dal punto di vista organizzativo,
il completamento della sezione ritmica con Tony Alemanno appare
vincente, senza contare che Andrea Ranfa rappresenta una delle voci rock
più belle in circolazione.
Siparietto negativo la caduta sul palco di Sinnone, inciampato in
un cavo nel corso dell’intervista di rito precedente al concerto, incidente che
avrebbe potuto inficiare il concerto: e invece no, Pino picchia sulle pelli
come non mai, dichiarando ufficialmente che un disco di inediti è previsto per
il prossimo anno.
Un esempio da seguire!
https://www.facebook.com/thetripbandofficial/about
La seconda giornata, quella di domenica 18 luglio, prevede
una band in meno.
Si parte dai veronesi Blind Golem di cui colpevolmente non
ricordavo il nome, nonostante li avessi visti in concerto un paio di anni fa a
Bordighera. In realtà all’epoca li avevo memorizzati come “Ken Heensley Band”,
essendo il gruppo di supporto del mitico membro degli Uriah Heep, purtroppo
mancato recentemente.
Gli uomini passano ma la musica e le forti passioni restano e così
ritrovo quella proposta così precisa che ascoltai nell’agosto 2019, dedita
all’hard rock, rinforzata da un paio di elementi guidati dal bassista Francesco
Dalla Riva, che avevo conosciuto discograficamente parlando molti anni fa,
ascoltando un album dei “suoi” Bullfrogg.
Un set davvero
piacevole e ultradinamico!
https://www.facebook.com/BlindGolem
La seconda esibizione prevede una band di casa, i Fungus Family,
tra prog, psichedelia e rock, tanto per dare soddisfazione a chi ama appiccicare
etichette.
Amo la loro musica perché trovo sia il miglior compendio possibile
tra passato e visione del futuro.
Il cantante Dorian Mino Deminstrel è a mio giudizio tra i
migliori frontman in assoluto per la sua capacità di trasferire all’audience il
sentimento da palco, che è quello dell’ensemble, ma inevitabilmente il vocalist
diventa la connessione che conduce al pubblico, modellando e veicolando i
messaggi attraverso contenuti e comunicazione non verbale.
Alla fine, arriva anche la novità, un brano cantato in italiano
che porta a pensare che un nuovo lavoro, magari con novità espressive, sia in
cantiere.
Emozionanti!
https://www.facebook.com/FungusProject
È tanta la curiosità di
vedere/ascoltare la proposta di RaneStrane, band romana che ha concluso
la kermesse e che ha potuto contare sul supporto del Fanclub.
Partiamo col dire che i quattro componenti
hanno un curriculum di primissimo piano e collaborazioni ed esperienze
stellari.
Mi riferisco a Daniele Pomo -
batteria e voce -, Riccardo Romano - tastiere e voce -, Massimo Pomo
- chitarra - e Maurizio Meo al basso.
Vidi una loro performance tre anni fa
in contesto simile, ma la loro proposta era di tipo tradizionale, mentre
accomunare il loro nome a “The Wall”, come accaduto in questa occasione,
stimola l’immaginazione.
Il nuovo progetto della band si
inserisce nell’ambito del “CineConcerto”, una commistione di musica e immagini
che si trasforma in opera rock.
Nello specifico viene quindi proiettato
“The Wall” - film del 1982 diretto da Alan Parker -, dove le parti
vocali con i testi originali si intrecciano con frammenti dei dialoghi cinematografici.
Daniele Pomo, intervistato, ha dichiarato: “Il film di
Alan Parker è esattamente ciò che ha ispirato la band, oltre 20 anni fa, a
intraprendere un viaggio originale e multimediale nella scena rock
contemporanea. È un onore per la band italiana rendere omaggio a questo
capolavoro. La reinterpretazione personale dei RanestRane della colonna sonora
del film e della musica originale e delle parti totalmente inedite viene accompagnata
da una completa sincronizzazione con il film, per creare quello che ora è il
"marchio" dei RanestRane: il CineConcerto, uno spettacolo unico nel
suo genere.”
Prima parte di concerto magica, dedicata totalmente al film
che aveva come protagonista Bob Geldof.
È un modo particolarissimo di vivere il concetto di
“progressive”, con un’estensione verso differenti rappresentazioni dell’arte
che coinvolgono tutti i sensi dell’appassionato virtuoso e open mind.
Il pubblico gradisce incondizionatamente e la normale
conseguenza è un lungo bis che prevede un estratto dei precedenti album
estrapolato dalla “trilogia di Stanley Kubrick”.
La speranza è che il video a seguire possa fornire una
piccola idea dell’atmosfera venutasi a creare… approfondire potrebbe essere lo
step successivo.
Concerto indimenticabile!
Ancora una volta la musica ha unito e permesso di accantonare
i disagi del momento, non ha eliminato la difficoltà oggettiva ma ha
contribuito alla creazione di attimi di serenità accompagnati dalla qualità
della proposta.
Non resta che ringraziare, come al solito, chi ci mette
faccia e portafoglio, tecnici e organizzatori. Ovviamente i musicisti.
Naturalmente il pubblico, quella branchia di intrepidi - alcuni arrivati dalla
Francia - e mai domi che, anno dopo anno, si ritrovano per commentare il
conosciuto e gioire al cospetto delle novità, quelle che danno maggiori
soddisfazioni se arrivano dai giovani.
Prog on!