I due terzi dei The Samurai Of Prog
propongono “Gulliver”, un concept album dedicato ai viaggi che hanno reso
famoso il protagonista del romanzo di Jonathan Swift.
La sezione presente è quella composta
dal finlandese Kimmo Pörsti (batteria e percussioni) e dall’Italiano Marco Bernard (basso
Rickenbacker 4003), quest’ultimo anima organizzativa.
La denominazione corretta del progetto, in uscita
a metà gennaio, è la seguente:
Bernard and Pörsti - “Gulliver”
In fase di preascolto ho sintetizzato
il progetto come spin-off dell’originale, una strada parallela a
quella dei TSOP, che sono già al lavoro su un nuovo album incentrato sulle storie
di Narnia.
Difficile trovare un centro di
proposizione musicale così prolifico, vario ed efficiente!
Per chi come me segue con costanza la
loro idea di musica, “Gulliver” non rappresenta una sorpresa, ma la conferma
che siamo di fronte a chi, almeno in studio, riesce a presentare il miglior
volto possibile del prog tradizionale, fatto di commistione tra classicità e
rock e apertura totale alle contaminazioni.
È sorprendente come tutto questo
avvenga con il coinvolgimento trasversale di musicisti che mutano di volta in
volta, da disco a disco, anche se esistono ormai collaboratori che garantiscono
apporto costante.
Come anticipato, “Samurai” mozzati, ma
non fa mancare il suo apporto - vocale e violinistico - Steve Unruh,
americano, terza costola del progetto originale.
La caratteristica principale di “Gulliver”
riguarda la fase compositiva, interamente affidata a musicisti
italiani: Andrea Pavoni, Oliviero Lacagnina, Mimmo Ferri, Alessandro
Di Benedetti, Luca Scherani e Alessandro Lamuraglia.
L’album è composto da sei lunghi brani
che si dipanano su oltre un’ora di musica.
Per ogni traccia mi pare interessante proporre
i dettagli della composizione/partecipazione, tenendo conto che resta immutata
la sezione ritmica formata da Pörsti e Bernard.
Si inizia con “Overture XI” (7:40),
creato da Andrea Pavoni.
Pezzo strumentale che vede il
compositore impegnato alle tastiere, con i significativi interventi alla
chitarra di Kari Riihimäki e quelli di Marek Arnold al sax.
Una base classicheggiante su cui si
innesta una melodia dettata dall’elettrica di Riihimäki, una precisa idea di
inizio del viaggio.
A seguire una lunga suite (17:45)
denominata “Lilliput Suite (Parte I - Lilliput)”, così suddivisa:
1.
The Voyage of the "Antelope"; 2. Prisoner; 3.
Inside the Emperor's Palace; 4. Peculiar Traditions; 5. The Theft of the
Blefuscudian Fleet; 6. The Departure.
La mano questa volta è di Oliviero
Lacagnina, con i testi di Aldo Cirri.
Lunga la lista degli strumentisti: lo
stesso Lacagnina alle tastiere, Ruben
Álvarez all’elettrica, Rafael Pacha alle chitarre (elettrica e acustica),
Marc Papeghin al corno francese e alla tromba,
Olli Jaakkola al flauto, Tsuboy Akihisa al
violino e Marco Vincini alla voce.
Ed è proprio Vicini l’elemento che fa
da collante tra i vari tratti, caratterizzando con il suo tono vocale la perla
creata da Lacagnina. Profumo di Genesis, of course, per una suite che nulla ha
da invidiare a quelle famose del passato in ambito prog, e che potrebbe
rappresentare elemento didattico.
“The Giants” (8:40) è un altro
strumentale e porta la firma di Mimmo Ferri.
Si segnala la presenza di Marek Arnold
al sax, Carmine Capasso alla chitarra acustica ed elettrica, e dello stesso
Mimmo Ferri al pianoforte.
Atmosfere trionfali e creazioni di
immagini che dilatano le forme, come suggerisce l’unione tra titolo e sonorità.
Il gioco tra piano ed elettrica fa da
linea guida al percorso.
“The Land of the Fools” (14.25)
è disegnata in toto (musica e liriche) da Alessandro Di Benedetti.
Chitarre divise tra Federico Tetti e Massimo
Sposaro, con l’intervento tastieristico dell’autore e lo spunto vocale di Daniel
Fäldt - di stampo rock metal - in una traccia che presenta cambiamenti di ritmo
e di situazioni sonore.
“Gulliver’s Fourth Travel” (10:15)
vede la mano - musica e lirica - di Luca Scherani, naturalmente presente come
tastierista.
È questo il brano in cui avviene la
reunion dei TSOP, con la partecipazione di Steve Unruh al violino e alla voce.
E sono proprio i suoi duetti vocali
con Stefano “Lupo” Galifi - in inglese e italiano - che lasciano il segno, tocchi
di classe che trovano la perfezione nell’alternanza dei colori che ogni voce è
in grado di fornire.
Alle chitarre un’altra musicista
italiana, già presente in altri progetti dei TSOP, Marcella Arganese alle
chitarre.
In chiusura troviamo la traccia più breve
(3:00), dal titolo “Finale”, altro strumentale composto da Alessandro
Lamuraglia, presente alle tastiere, ancora con Carmine Capasso alle chitarre, un iter gioioso
in crescendo che chiude perfettamente l’idea di viaggio, accomunato da sempre
al nome di “Gulliver”.
Come già sottolineato il tutto avviene
sotto la direzione dei due pilastri, Kimmo Pörsti e Marco Bernard, presenti in
ogni registrazione, spina dorsale strumentale ma anche artefici di un progetto che si
associa ai tanti incredibili album che i Samurai propongono con buona
frequenza.
L’artwork è come al solito del grande Ed
Unitsky, capace di inventare vere opere d’arte contemporanee dal sapore antico, ma posso solo intuire ciò
che è stato è realizzato nell’occasione
osservando l’immagine della cover del disco e i frammenti che scorrono sul
video a seguire, elementi che appaiono sufficienti per emettere giudizio
positivo.
Che dire… un bell’inizio di anno per chi
ama la musica progressiva DOC!
Per prenotazioni
e acquisto seguire le indicazioni sul sito: