venerdì 16 agosto 2019

Carlo Aonzo Trio-“Mandol Italy”


Circa tre anni fa, da questo spazio, commentavo “Mandolin Journey”, album del Carlo Aonzo Trio, lo stesso ensemble che oggi propone “Mandol Italy”, il nuovo lavoro.
Esiste una stretta connessione tra i due progetti, che ha a che fare con la propensione all’altruismo, alla voglia di divulgazione, alla cultura, alla tradizione… in sintesi, la qualità estrema.

Il fil rouge di cui parlo è la voglia di utilizzare la musica - e gli strumenti acustici legati alle radici popolari - per viaggiare, scambiare messaggi, proporre novità attraverso l’antico, rappresentando così uno spazio ben preciso che, contrariamente al cosmopolitismo del disco precedente, diventa oggi il contorno della nostra penisola.

L’idea è quindi quella di un nuovo itinerario, utilizzando però una zona più ristretta e, almeno sulla carta, più famigliare, quell’Italia che, in giro per il mondo, è conosciuta per aspetti positivi e negativi attraverso stereotipi e luoghi comuni, ma che riesce sempre a far innamorare chi la attraversa, magari occasionalmente.

Carlo Aonzo e i suoi sodali affrontano un percorso complesso, ambizioso, ricco di difficoltà tecniche, ma il risultato appare incredibile, e ciò è dovuto in parte alle grandi skills dei protagonisti (oltre ad Aonzo e al suo mandolino troviamo Luciano Puppo al contrabbasso e Lorenzo Piccone alla chitarra) di cui mi pare superfluo disquisire, ma aggiungerei che ciò che arriva al fruitore della loro musica è l’essenza, l’idea, la passione, il sogno…
La determinazione con cui si cerca di penetrare in profondità non ha nulla a che vedere con la pianificazione, ma la voglia di diffondere il verbo appare a tratti prorompente.

Conosco personalmente Aonzo da molto tempo e lo considero un musicista privo di paletti ideologici, cosa non certo semplice da ritrovare - nella vita, non solo nella musica -, e il team che ha costruito nel tempo appare in totale sintonia.

Se poi aggiungiamo una sezione di ospiti pazzesca, che Aonzo propone a seguire, ecco che “Mandol Italy”, diventa un gioiellino che abbatte ogni tipo di catalogazione.

Vengono sciorinati pezzi italiani storici suddivisi per regione, rivitalizzati da arrangiamenti innovativi, e succede che il grande protagonista, il mandolino, buca gli spazi, supera i confini, e riesce a distruggere immagini sacre e consolidate, entrando potenzialmente nella vita e nella storia di ogni anima sensibile.

Folk, rock, blues, classica… melodia e ritmo, elementi fondamentali per raccontare l’Italia, con un percorso itinerante che suggerisce un modello integrativo, argomento molto sentito di questi tempi.

Non mi soffermo sui dettagli, ovviamente fondamentali, perché rischierei di duplicare informazioni e pensieri - interessantissimi - contenuti nell’intervista che Carlo Aonzo mi ha rilasciato e che consiglio di leggere con attenzione, particolari davvero esaustivi e completi.
Ho preferito realizzare una sorta di introduzione, il cappello ad un ascolto che consiglio, così come credo siano da cogliere al volo le occasioni di vedere il Carlo Aonzo Trio in fase live.

Il mio stato d’animo durante l’ascolto? Emozionato!


L’INTERVISTA REALIZZATA CON CARLO AONZO

Utilizzare la musica per delineare percorsi geografici non è per te una novità: cosa ti ha spinto questa volta a proporre un “viaggio” tutto italiano? Aggiungo… le possibilità di scelta all’interno del “nostro” mondo musicale sono sterminate: con quale logica o criterio selettivo hai delineato la scaletta?

“Mandol Italy”, un disco di cui siamo molto fieri, che ha avuto una genesi davvero ordinaria. Abbiamo cercato un concept per un nuovo album dopo “Mandolin Journey”, ed è venuto naturalissimo scegliere come argomento la musica italiana. Un po’ perché andando in giro per il mondo ci fa piacere portare il messaggio della nostra musica attraverso brani che per noi sono storici e ci rappresentano, ma che cerchiamo di riportare all’attualità. Questa idea dell’album è venuta fuori pian piano, un po’ per il repertorio che avevamo già pronto dopo il “Mandolin Journey”, fatto da brani che avevamo preparato e a cui poi ci siamo appassionati; altri pezzi, che erano già nel cassetto, li abbiamo esclusi perchè non entravano nell’idea generale dell’album. Ma ci è piaciuto anche fare una ricerca in questo senso, scovare brani che rappresentano il nostro passato e il nostro essere italiani. Abbiamo cercato di rappresentare un po’ tutte le regioni - anche se ovviamente è difficile “mostrarle” tutte -, scegliendo i brani che per noi erano più accattivanti, alternati a quelli che erano più significativi, con qualche eccezione, come nel caso di Carlo Munier, musicista virtuoso del passato, uno dei padri della musica mandolinistica, non conosciuto al di fuori del suo mondo, ma in ogni caso un pezzo importante della storia dello strumento che rappresenta l’Italia e che va riscoperto, ovviamente parlo del mandolino. Quindi questa ricerca di “mostrare” l’Italia non è solo geografica, tocca anche la memoria degli italiani; c’è anche un tributo alla storia della televisione con il brano che noi conosciamo come “Carosello”, che è in realtà un brano tradizionale che si chiama “Pagliaccio”, e lo stesso vale per il brano che noi idealizziamo come “Intervallo”, che è in realtà un pezzo di Musica Barocca che abbiamo riattualizzato (Toccata in La Maggiore).

A che tipo di pubblico si rivolge il progetto “Mandol Italy”?

Questo è il bello del nostro progetto, lo dobbiamo scoprire! È vero che pensiamo ad un pubblico anche internazionale, perchè le nostre attività concertistiche si svolgono anche all’estero, e in quei luoghi il brano che rappresenta la nostra italianità, quello universalmente riconosciuto, è “Volare”; gli americani conoscono bene anche la canzone “Arrivederci Roma”, grazie al film che l’ha lanciata e che è famoso oltreoceano, ma per gli stranieri tutto il sound legato al mandolino rappresenta l’Italia; è bene sottolineare come all’estero il mandolino non sia appicciato necessariamente all’immagine del Sud Italia, come invece il luogo comune vuole qui da noi, stereotipo tra l’altro sbagliato, perché il mandolino è uno strumento tutto italiano che è diventato solo più tardi simbolo della napoletanità, ma in realtà veniva suonato in tutto il paese… ricordiamo Vivaldi, Paganini, quindi soprattutto attività nel Nord Italia, anche se è palese l’esistenza di un ricchissimo repertorio napoletano.
Sicuramente l’album si rivolge ad appassionati di musica acustica, perché il nostro progetto è tutto acustico; poi agli amanti della musica mandolinistica, un mondo in grandissima crescita ovunque, grazie alla nascita di molti nuovi mandolinisti e alle straordinarie proposte musicali attuali, che prevedono l’utilizzo dello strumento nella musica rock e pop. Il pubblico quindi è quello a cui piace la musica dal vivo, quella da ascolto, gli arrangiamenti ricercati e tutto quell’ambito di fruizione musicale a cui noi ci rivolgiamo.

Mi parli dei tuoi compagni di viaggio, con cui costituisci un trio ormai consolidato?

I miei compagni di viaggio sono musicisti straordinari. Lorenzo Piccone, chitarrista e arrangiatore, ha un futuro luminoso davanti a sé, sta realizzando cose veramente notevoli anche negli Stati Uniti e sentiremo sicuramente parlare di lui in futuro, mentre Luciano Puppo è un veterano del jazz italiano e folk nostrano. Parlo di musicisti non comuni, ma soprattutto di fantastici compagni di viaggio e grandissimi amici… insieme condividiamo lo spirito specifico del trio e dei vari progetti musicali.
Siamo al secondo album, ce ne saranno sicuramente altri. Abbiamo in programma di andare in Australia agli inizi del prossimo anno, poi in primavera o nell’estate 2020 ci sarà un’altra tournée nel Nord America, quindi grandi cose.

È interessante conoscere gli ospiti che hai coinvolto, e come hai deciso l’abbinamento brano-musicista…

Gli ospiti sono tutti musicisti fantastici e l’abbinamento lo abbiamo fatto in base al loro passato e al retaggio musicale, quindi… chi meglio di Daniele Sepe poteva tarantellare su John Coltrane? Sai, questa idea balzana di prendere il bebop e portarlo a Napoli perché il mandolino suona il bebop… e chi è che poteva fare un’improvvisazione su una tarantella con i cambi di accordo di “Giant Steps”, che sono semplicemente inumani? L’unico che poteva riuscirci era lui, e ci ha “maledetti” in tutte le lingue perché è stata un’impresa difficilissima, ma è riuscita perfettamente, e ne siamo felicissimi; abbiamo rappresentato Napoli con una delle canzoni più belle del repertorio che la caratterizza e con la tarantella di Raffaele Calace, un altro dei padri della musica mandolinistica. Quindi ecco il mandolino che si emancipa per ammiccare al bebop. Da evidenziare l’intervento del percussionista africano Ismaila Mbaie, che ha accompagnato tutta la traccia con le sue percussioni, anche questo per far evolvere la tarantella e farla diventare word music.
Poi abbiamo Antonio Marangolo, che improvvisa sulla suite romana, lui che ha passato gran parte della sua carriera musicale con il fratello a Roma, e assieme abbiamo deciso di celebrare questo passato anche abbastanza recente… ricordiamo quando era la norma che un brano partisse con un assolo di sax!
Abbiamo avuto la fortuna di ospitare Ike Stubblefield all’organo hammond, fatto eccezionale. Abbiamo scelto “Volare” perché già lo conosceva, e ha accettato la sfida di farlo diventare una cosa blues, quasi funky.
C’è poi Fabio Rinaudo, che ha impreziosito la suite siciliana, che abbiamo fatto diventare molto folk, rurale, e quindi abbiamo aggiunto i flauti e la cornamusa.
In questa sezione è presente un retaggio del mio passato lavorativo, perché entra in gioco il marranzano, e la persona che lo suona è un vigile del fuoco, un ufficiale di Genova che si chiama Tommaso Bellomare, felicissimo che lo abbia invitato ad arricchire questa parte con lo scacciapensieri, strumento tipico della regione; lui è l’unico “non musicista” del nostro parco ospiti.
Abbiamo ancora Riccardo Zegna, straordinario jazzista ligure con il quale abbiamo realizzato la versione in 5/4 di “Ma se ghe pensu”, ed è venuta fuori una chicca di cui siano orgogliosissimi. Anche in questo caso trattasi di emancipazione musicale.
Continuo con Rodolfo Cervetto alla batteria, che ci ha aiutato in alcune tracce, come “la suite dei baci”; in questo caso lo swing up bit aveva bisogno di una mano esperta alla batteria e in lui l’abbiamo trovata.
Continuo con Claudio Bellato, fantastico musicista savonese che ha contribuito anche all’arrangiamento di “Madunina on Broadway”, un’idea che avevo da tempo, e quindi il suo apporto ha superato il solo intervento strumentale.
Abbiamo poi Riccardo Tesi, grande organettista che non ha bisogno di presentazioni, che duetta con noi su una mazurca di Carlo Munier - cioè sul repertorio che più si addice al suo stile e genere -, la “Mazurka Sentimentale”, un pezzo classico del mondo mandolinistico, che con lui si avvicina al mondo più folk, ma sempre aulico e raffinatissimo.

Come pubblicizzerete l’album?

Questa può essere l’occasione per dire che non abbiamo un management, è un’autoproduzione, quindi è nata come una cosa molto spontanea, basata sull’istinto; non esiste una strategia commerciale, non la cerchiamo. Promuoveremo sicuramente l’album ai nostri concerti come abbiamo sempre fatto, spediamo il disco a chi sappiamo può fare recensioni, accettiamo complimenti e soprattutto critiche costruttive, per poter fare cose sempre più belle ed essere stimolati a creare e andare avanti con il nostro lavoro. Questo è lo spirito del nostro progetto musicale, che nasce dall’amore per la musica e non ha come fine la realizzazione di un prodotto commerciale.



Questi i titoli di “Mandolitaly”:

Nel Blu Dipinto di Blues
- Volare (D. Modugno)

Ma Se Ghe Pensu (A. Margutti)

Baci in Quantità
- Ba Ba Baciami Piccina (L. Astore)
- Un Bacio a Mezzanotte (G. Cramer)

Roma
- Arrivederci Roma (R. Rascel)
- Roma Nun Fa la Stupida Stasera (A. Trovaioli)

Mazurka Sentimentale (C. Munier)

Marcia Eroica (C. Munier)

Voce 'e Notte (E. De Curtis)

Taranta Steps
- Tarantella (R. Calace)
- Giant Steps (J. Coltrane)

Da un Balcone Ungherese (N. Bruzzone)

Pagliaccio (Carosello) (traditional)

Toccata in La Maggiore (Intervallo) (P. D. Paradisi)

Nebbi'a la Valle (Amara Terra Mia) (traditional)

Trinacria Suite
- Tarantella (traditional)
- Ciuri Ciuri (F. P. Frontini)
- Vitti na Crozza (F. Li Causi)

Madunina On Broadway
- O Mia Bela Madunina (G. D'Anzi)

Clara's Suite
- Vulcano (M. Cavallari)
- Oh, Katia! (traditional)

Formazione:
Carlo Aonzo: mandolino
Luciano Puppo: contrabbasso, basso
Lorenzo Piccone: chitarra

Alcuni illustri "Special Guests", veri leader nei rispettivi generi, hanno partecipato al nuovo cd, musicisti straordinari che hanno dato un contributo prezioso ed originale a questo lavoro, con l'aggiunta di nuovi timbri e colori: Claudio Bellato (chitarra), Tommaso Bellomare (marranzano), Rodolfo Cervetto (batteria), Antonio Marangolo (sax tenore), Ismaila Mbaye (percussioni africane), Fabio Rinaudo (cornamuse, flauti), Daniele Sepe (sax soprano), Ike Stubblefield (organo hammond), Riccardo Tesi (organetto diatonico), Riccardo Zegna (pianoforte).