Ho conosciuto il pianista americano Jeffrey Biegel qualche anno fa, attraverso un amico e collaboratore di Keith Emerson, Corrado Canonici.
Sono entrato nel suo mondo, ho scambiato
con lui qualche chiacchiera elettronica e sono rimasto in contatto in modo naturale.
Qualcuno ha detto di lui: “Jeffrey Biegel è un talento prodigioso e
raro, non solo per la sua abilità e il suo talento al pianoforte, ma perché ama
anche prendersi dei rischi musicali, cercando e sperimentando in nuove aree
della musica, provando ad evidenziare le sue capacità di artista.”
E ancora: “… pianista
preferito da Emerson per l’esecuzione del suo “Piano Concerto no.1”.
Oppure:
“Uno dei grandi pianisti del nostro tempo…”.
Alcuni giorni fa mi ha scritto per raccontarmi una nuova storia, qualcosa
a cui, ho capito subito, è particolarmente legato, perché tocca e supera gli
aspetti musicali e si sviluppa nella sfera personale; i più scettici potranno
trovare difficile giustificare ciò che appare irrazionale, ma il quadretto che
Jeffrey realizza è commovente e allo stesso tempo sottolinea l’importanza dell’imponderabile
nei nostri destini. E poi è nato un forte connubio artistico col mondo musicale
italiano e quindi ho ricostruito con piacere i suoi messaggi notturni (tra noi
ci sono parecchi fusi orari).
Jeffrey esordisce così:
“Ho qualcosa per te! Ti piacerebbe scrivere una storia su come ho
conosciuto Giovanni Allevi e sul concerto per pianoforte che lui ha scritto per
me? L'ho registrato lo scorso giugno, in anteprima negli Stati Uniti e a Milano
a novembre, e ora è disponibile. È un concerto favoloso, molto ispirato da
Keith Emerson e Chopin!
Nel 2013, a novembre, mio padre è mancato (era un Capitano del
Dipartimento di Polizia di New York).
Uno dei miei studenti al Brooklyn College è stato l’unico del corso a partecipare al funerale. Successivamente è arrivato ad una lezione portando con sé un brano di pianoforte intitolato “Go With the Flow” di un compositore di cui non ho avevo mai sentito parlare (https://www.youtube.com/watch?v=yt8ypwvk7do).
Uno dei miei studenti al Brooklyn College è stato l’unico del corso a partecipare al funerale. Successivamente è arrivato ad una lezione portando con sé un brano di pianoforte intitolato “Go With the Flow” di un compositore di cui non ho avevo mai sentito parlare (https://www.youtube.com/watch?v=yt8ypwvk7do).
Mi disse: "Vuoi dire che non hai mai sentito parlare di Giovanni Allevi?".
Così ho cercato di saperne di più e ho trovato il suo sito Web e
le pagine di Facebook. Ho scritto al suo management e ho ricevuto risposta dopo
diverse settimane. Giovanni affermava che amava le mie registrazioni e io replicai subito:
"Non sarebbe bello se un giorno tu componessi un'opera su larga scala per
pianoforte e orchestra!?". Passarono
alcuni mesi e lui mi scrisse nuovamente: “Ho qui il primo movimento del TUO concerto per pianoforte che sto
scrivendo per TE!”. Rimasi scioccato!
Credo davvero che questo sia stato un segno preciso di mio padre.
Durante una lezione con il mio studente - Francesco Pio Mannino -, il mio cellulare era sulla sedia accanto
alla mia, acceso, ma con lo schermo nero perché non lo stavo usando.
Ecco la foto fatta dal mio studente al cellulare, un’immagine “spirituale”,
con l’ombra di mio padre e le sue iniziali, EB, nella foto.
Credo che sia stato un gesto di ringraziamento di papà verso il ragazzo
per essere stato al suo funerale. E poi la connessione con Allevi è iniziata
grazie a Francesco, che ha portato la sua musica nell’aula in cui facevamo
lezione! Sono anche certo che la mia amicizia con Allevi sia stata creata attraverso
Francesco, il cui comportamento ha raggiunto lo spirito di mio padre. Chiamami
pazzo ma è una cosa per me davvero reale!
Ora ho molte foto con Giovanni e una buona conoscenza, e penso che in qualche modo gli spiriti delle persone ormai passate possano rivivere negli altri.
Ecco una mia foto e una di Josef Lhevinne. Il mio insegnante ha
studiato con Josef Lhevinne e mi ha detto che glielo ricordavo!
La mia insegnante era Adele Marcus, forse il principale pedagogo del pianoforte nel 20° secolo.
La mia insegnante era Adele Marcus, forse il principale pedagogo del pianoforte nel 20° secolo.
Giovanni ha scritto il concerto per pianoforte per me e per se
stesso. Questa è una cosa molto insolita e rara per un pianista/compositore, e
mi ha molto commosso; lui ha composto il concerto per pianoforte non per se
stesso, ma con la sua gamma completa di doni compositivi ha fatto in modo che potesse
essere eseguito da un altro pianista, come un grande concerto di Liszt. Non è
stato un normale rapporto di lavoro con le caratteristiche conseguenti, ma un suo
regalo per me, è questo è molto importante.
Porto sempre con me il
ricordo della meravigliosa esperienza della Prima Europea del Concerto per
Pianoforte n.1, per Pianoforte e Orchestra e sogno di rivivere queste
incredibili emozioni, magari sul palco insieme al grande Giovanni Allevi".