Cover di Roger Dean
Nell’ultimo numero di PROG Italia ho
provato a sintetizzare un album del 1970, disco omonimo degli Earth and Fire. Lo spazio disponibile ha richiesto un
naturale taglio al commento, una recensione che propongo qui in versione
completa.
Earth And Fire-"Earth And Fire"-1970
Label: Nepentha
Label: Nepentha
11
tracce-45 minuti
L’esordio discografico degli Earth and Fire non passò inosservato, nemmeno in
Italia, in quell’inizio di decade caratterizzato dal particolare fervore musicale
del momento, capace di alimentare la voglia verso il nuovo che avanzava, ma
l’album omonimo arrivò al pubblico come elemento di serie B, e quando comparve
sugli scaffali dei nostri negozi dell’epoca - io lo trovai un anno dopo,
attorno al ’71 - costava esattamente la metà del resto del materiale importato.
Certo, un gruppo olandese appariva meno credibile e affascinante rispetto alle
band inglesi coeve, ma l’originalità di quella proposta, contestualizzata, non
può essere dimenticata e, anzi, va a mio giudizio rispolverata.
Siamo a cavallo tra il ’60 e il ’70, il periodo in cui il beat ha già
lasciato il passo ad una musica più impegnata e sperimentale, e gli Earth and
Fire propongono la loro filosofia musicale che, a posteriori, non si farà
fatica ad inquadrare nell’ambito del prog: costruiscono attorno al singolo “Seasons” - opera di George Kooymans dei GoldenEarring - una serie di trame
che rappresentano un vasto repertorio sperimentale, basato su ritmi rock, a
volte duro, ma incline alla psichedelia, con la tendenza ad allungare i tempi,
in un periodo in cui il brano da pochi minuti era ancora largamente diffuso.
E il profumo della musica progressiva resta intrappolato, anche,
nell’immagine di copertina, disegnata da un certo… Roger Dean! L’album viene
rilasciato dalla prestigiosa label inglese Nepentha.
Il disco inizia con “Wild and
Exciting”, un pezzo dove la voce della pionieristica JerneyKaagman - nell’insieme
mi ricorda molto la nostra Silvana Aliotta, del Circus 2000 - si presenta in
tutta la sua particolarità, e dove la pulizia solistica del chitarrista Chris Koerts evidenzia
la capacità di creare riff accattivanti, ancorchè di semplice fattura:
suggerisco di cercare in rete il filmato relativo, perché utile a ricondurre all’atmosfera
reale di quei giorni, difficile da spiegare a parole.
Segue “TwilightDreamer”, caratterizzata da una marcetta quasi scolastica, leitmotiv
che guida tutto il pezzo, ma con
l’inserimento di un “solo” di hammond abbastanza precursore dei tempi.
“Ruby Is The One”
è un brano tipicamente rock che ha il pregio di trasformarsi in tormentone, un
ritornello che, nonostante le divagazioni “distorte”, rimane nella testa:
melodia oltre la durezza musicale.
La
dolce e quasi beatlesiana - inzialmente -“Twilight Dreamer”
muta ben presto in esercizio vocale suddiviso su più attori, mentre con “Vivid Shady Land”
entriamo nella psichedelia, in un gioco di musica che evoca colori e situazioni
oniriche.
“21st Century Show” propone
due momenti diversi, e se da un lato si intravede un collegamento con il mondo
“Stones” - mi viene in mente il riff di “Paint
It Black” -, dall’altro esiste la creazione di un’immagine
bucolico-musicale che colpisce per la dolcezza, contrapposta all’energia della
partenza.
“Seasons”,
come accennavo prima, è la hit, il singolo da utilizzare in radio, molto
orecchiabile e legata al pop più spendibile, un genere a cui gli Earth and Fire approderanno negli anni
a seguire.
E si arriva alla lisergica “Love
Quivers”, otto minuti godibili - riconducibili alle cavalcate sonore dei più
famosi IronButterfly - con largo sfoggio delle skills individuali e totale
libertà nel proporsi.
Chiude la ballad “What's Your Name”,
un notevole abbassamento dei toni, brano in cui pare scemare, volutamente, la
forza inserita negli episodi precedenti.
Le note
ufficiali accreditano l’album di due bonus track -“Hazy Paradise” e “Mechanical
Lover”- ma non facevano parte del disco che acquistai - a 1500 lire! - e sono
forse contenute in una successiva riedizione.
Gli Earth and Fire sono stati a mio
giudizio precursori dei tempi, riuscendo a captare il cambiamento in atto,
accogliendo le nuove istanze musicali, nonostante non fossero esattamente al
centro della scena che contava. Al di là delle etichette di genere credo che il
loro rock grezzo e contaminato contenesse in sé i segnali di una nuova musica
che stava prepotentemente prendendo scena: dilatazione dei brani, cambi
frequenti di atmosfere e tempi, enfatizzazione dell’elemento solistico, saggio
e largo utilizzo di voce e cori.
“Earth and Fire”, fu il
preludio a quello che è considerato il loro miglio album, “Song of the marching children”,
del 1971, questo sì il loro
vero manifesto prog.
Tra
evoluzioni, separazioni e reunion l’ultima loro traccia in formato fisico
risale al 1989, un nuovo album che non ho mai avuto occasione di ascoltare e di
rapportare all’esordio.
Nel tempo ho
rivalutato il disco “Earth and Fire”
- che in quei giorni non reggeva il confronto con certi mostri sacri, seppur fosse
in una fase embrionale - che ascolto con buona continuità e soddisfazione, e
che consiglio vivamente a chi volesse entrare in un mondo di passaggio, quella
striscia di confine che ha segnato la differenza tra la musica easy listening e
quella di maggior impegno.
Voto sopra la
media per “Earth and Fire”.
Ascoltiamolo…
Tracklist
1. Wild and Exciting (Chr. and G. Koerts) – 4.06
2.
Twilight Dreamer (W. and M.
Chr. Koerts) –
4.18
3.
Ruby Is the One (Chr. Koerts) – 3.28
4. You know the Way (G. Koerts) – 3.48
5.
Vivid Shady Land (W. and M.
Chr. Koerts) –
4.13
6.
21st Century Show (W. and
M. Chr. Koerts)
– 4.16
7.
Seasons (Kooymans) – 4.09
8. Love Quivers (Chr. and G. Koerts) – 7.37
9. What's Your Name (Chr. and G. Koerts) - 3.38
10. Hazy Paradise (Bonus track)
- 3.47
11. Mechanical Lover (Bonus
track) - 2.15
Line up
·
(Jerney) Kaagman - Voce,
Hans Ziech - Basso
· Ton
van Kleij - Batteria
· Chris
Koerts - Chitarra
· Gerard
Koerts – Piano, organo