sabato 13 febbraio 2016

Mad Fellaz - "Mad Fellaz II"


Ed ecco una primizia assoluta, il secondo album dei Mad Fellaz - Mad Fellaz II - che ho ascoltato in anteprima ma che viene ufficialmente rilasciato oggi, 13 febbraio.
Rispetto al disco di esordio sono cambiate alcune cose, e la normale maturazione della band vicentina ha portato, anche, mutazioni alla filosofia musicale, che non significa aver cambiato rotta o rinnegato il pregresso, ma semplicemente intrapreso nuove vie che possano allargare la gamma espressiva, ricerca tipica di chi abbraccia il credo della musica progressiva.
Chiosa un mito del metal, Steve Harris, con DNA dichiaratamente prog: “L’insegnamento più grande del prog? Fare tutto quello che ho in mente di fare, qualunque cosa sia e in qualunque direzione mi porti!”.
Il senso di libertà assoluta è quello che ho percepito in questo disco della durata di quasi un’ora, suddivisa su 7 brani, e va da se che la lunghezza della singola traccia risulti fuori standard, mero fatto oggettivo, ma testimonianza di come la lunga distanza sia la più favorevole alla band per il singolo racconto musicale.
La differenza più evidente rispetto al primo capitolo discografico, interamente strumentale, è rappresentata dall’introduzione di una voce, quella di Anna Farronato, che riesce a caratterizzare un’intera produzione pur inserendosi in strutture già pronte.
E’ mio pensiero che l’importanza di un ruolo vocale all’interno della variegata famiglia del rock superi la necessità della descrizione, del messaggio, della proposizione di argomenti, perché la timbrica, l’estensione, il colore, rendono il vocalist un apportatore di un nuovo strumento, ammesso che ci sia talento e duro lavoro alle spalle.
La new entry Farronato contribuisce a dipingere atmosfere che danno il senso della completezza, della corposità, di una buona dose di fantasia inserita in un rigido copione distribuito a magnifici orchestrali, che all’interno del normale lavoro di squadra trovano ampio spazio personale.
Sono molti i generi che rimangono tra le mani, e la possibilità di utilizzare una buona gamma di fiati permette di spaziare con una certa disinvoltura nelle ampie dimensioni del prog, ma il feeling di sintesi, il retrogusto che mi è rimasto appiccicato, alla fine del primo ascolto - quello che risulta per me quasi sempre il più importante -, è un preciso sapore canterburiano, che mi ha riportato a Daevid Allen e ai suoi seguaci.
Nessuna comparazione, solo un aggancio ad un mondo passato che si rafforza sempre più con lo scorrere del tempo.
Il pensiero della band, riportato a seguire, chiarirà meglio il posizionamento di Mad Fellaz II all’interno del percorso del gruppo, e il video a seguire darà spunti in più per spingersi oltre.
Da parte mia attendo fiducioso di assistere ad una performance live, perché credo che sia quella la giusta dimensione per un album davvero gradevole e che si candida ad essere tra i più riusciti di questo 2016.
Giudizio critico: ottimo



L’INTERVISTA

Sono passati quasi due anni da quando scrissi del vostro primo album: cosa vi è accaduto in questo periodo, musicalmente parlando?

Possiamo dire di aver dedicato più tempo alla musica, e a questo progetto in particolare, sapendo di dover migliorare tutti sotto l’aspetto individuale e collettivo. La consapevolezza di avere veramente qualcosa da dire e un messaggio da lasciare ad un pubblico di varie estrazioni musicali, questi sono gli obbiettivi che ci siamo posti dopo l’uscita del primo album, insieme naturalmente alla voglia di farci conoscere in più larga scala solo e grazie alla nostra musica e non con escamotage vari.

Sta per uscire il vostro secondo album, “Mad Fellaz II”: oltre alla vostra ovvia maturazione ed evoluzione, in cosa si differenzia rispetto al precedente?

Ci sono parecchie novità: voce, modalità compositive e nuova line up. Il salto a nostro avviso è dato da basi/struttuture già di per se portanti dove si possono scorgere delle linee armoniche ben delineate anziché base+solo o base+melodia come si nota spesso nel nostro primo lavoro. Anna (voce) si è inserita in un secondo momento in strutture già fatte e si è messa a completa disposizione della band migliorando ancor di più il nostro sound con delle linee vocali per nulla scontate. Jason (chitarra) con le sue doti tecniche e d’improvvisazione ha alzato il livello generale e Lorenzo (percussioni) ha tappato qualsiasi buco lasciato libero e ha dato più movimento e botta al tutto. Un altro aspetto non meno importante è stato l'uso di strumenti e suoni di notevole livello, dando ai brani una compattezza e una qualità sonora che forse un pò mancava nel primo album. La durata media dei brani del disco è rimasta pressochè invariata, raggiungendo un totale di 7 composizioni.

Rispetto al debutto discografico ora proponete alcun liriche, ed è questo un grande cambiamento dal momento che la musica strumentale era in passato una precisa scelta: a cosa è dovuta la svolta?

In realtà la nostra filosofia rimane la stessa con la piccola differenza che ora i brani, avendo delle liriche, raccontano delle storie fantasiose anziché lasciare totale immaginazione e ambientazione all’ascoltatore. La voce è un delizioso toccasana, un momento di respiro tra ostinati e parti convulse che aiuta noi in primis, ma anche il pubblico a prendere una boccata d’aria. Fortunatamente abbiamo conosciuto Anna in veste di ospite in una nostra data live del 2014, l’abbiamo testata in quell’occasione per così dire, e l’esito fu strepitoso: da lì decidemmo di provare.

Ci sono state modifiche alla line up?
A differenza del primo disco al posto di Emanuele Pasin alla chitarra è subentrato il virtuoso Jason Nealy. Oltre a questa sostituzione, nella band si sono uniti Lorenzo Todesco e Anna Farronato, rispettivamente alle percussioni e alla voce.

Ho visto che siete molto attivi sulla promozione video dell’album: che cosa pensate dell’aspetto visual legato alla musica?

Beh, certamente è importante farsi conoscere e riconoscere non solo con la musica, ma anche attraverso immagini e video legati alle nostre attività, soprattutto ora che internet è diventato il canale principale di comunicazione e divulgazione. Nello specifico, la pagina ufficiale e i social network sono un modo semplice e immediato per tenere aggiornati i nostri sostenitori e per raggungerne di nuovi possibili. I video ufficiali inoltre descrivono un pensiero che non è strettamente musicale, ma piu in generale artistico, che vorremmo arrivasse al nostro pubblico.

Chi ha curato l’art work questa volta?

La realizzazione dell' art work di Mad Fellaz II è ad opera di Maria Todesco, amica di tutto il gruppo da parecchi anni, la quale si è occupata inoltre di creare le grafiche per le t-shirts e di girare un video come anteprima dell' album. Le siamo molto grati per quello che fa! E' parte della famiglia ormai, il nono fellaz!

Avete pianificato qualche live per far conoscere il vostro nuovo lavoro?

In particolare abbiamo programmato un evento ad hoc in cui ci esibiremo per lanciare il nostro nuovo album. Abbiamo intenzione di creare un'atmosfera sognante alla quale seguirà un bel momento di festa. Il tutto avrà luogo il 13 febbraio nel live club "Revolution", Molvena(VI). Per l'occasione saranno disponibili anche le T-Shirt firmate MAD FELLAZ e Bottega Chilometri Zero. Ulteriori live sono alcuni già fissati altri invece da confermare da qui a maggio in Veneto, e alcuni fuori dalla nostra regione, tutte le informazioni si possono trovare nella nostra pagina Facebook e sul nostro sito.

Che cosa vi aspettate da “Mad Fellaz II”se pensate al risultato del primo album?

Abbiamo grandi aspettative per questo nuovo album, siamo consapevoli del gran potenziale che ha. Col primo disco ci siamo fatti conoscere e abbiamo riscontrato un discreto numero di ascoltatori e buone critiche, soprattutto all' estero; ora con questo prevediamo di allargare il nostro raggio d'azione. Siamo sicuri che chi ha apprezzato il primo disco si innamorerà di Mad Fellaz II.

Con quale etichetta uscirete e chi curerà la distribuzione?

Attualmente siamo completamente scoperti da questo punto di vista, ma qualcosa si sta muovendo e stanno arrivando alcune proposte interessanti. In realtà stiamo cercando più una persona che ricopra la figura di manager e che cominci a farci entrare nell’ambiente professionistico, che sappia muoversi nei canali giusti e che trovi situazioni live importanti, perché siamo assetati di palchi veri. Se qualcuno lì fuori ci sta osservando si faccia avanti, noi siamo pronti a collaborare. Per quanto riguarda la distribuzione, oltre che alla nostra vendita diretta, ci siamo affidati alla pickuprecords (negozio di dischi) che distribuisce a livello mondiale.

Un’ultima cosa, anche in questa occasione la durata dei vostri brani è generalmente fuori norma: come nasce e come si alimenta la vostra fase creativa? Esiste uno standard compositivo?

L'impulso creativo scaturisce principalmente dal chitarrista Paolo Busatto il quale getta le basi delle nuove composizioni tracciandone le linee guida; sono idee che nascono in modo istintivo ma che poi si sviluppano attraverso pensieri contorti, fino ad arrivare ad un esito che nessuno può prevedere e immaginare. Successivamente, ad uno ad uno, ogni musicista si inserisce nel pezzo, e grazie alle notevoli personalità in gioco si cerca di rendere il tutto ancora più colorato ed imprevedibile. La cosa più importante è mantenere uno stile che sia uno e uno soltanto, anche se all’interno si trova un mondo tutto da scoprire e si trovano influenze musicali di ogni genere e periodo storico, dagli anni ’60 ai giorni nostri. Il tratto distintivo dunque dell'album è che esso è estremamente personale, parla (e racconta) di tutti noi e non sarebbe uguale a se stesso se anche un solo compontente fosse sostituito.


Tracklist
1-Hollow Shell
2-Blood Pressure I
3-Blood Pressure II
4-Me Gusta
5-OVO (Of Virtual Omniscence)
6-Moslem Sabbath
7-Meet the Gooroo

Line up
Paolo Busatto - guitar
Marco Busatto - drums
Carlo Passuello - bass
Enrico Brunelli - keyboards, sax
Rudy Zilio - flute, clarinet, keyboards
Lorenzo Todesco - percussions
Jason Nealy - guitar
Anna Farronato - voice