mercoledì 12 settembre 2012

Valeria Caputo- Migratory Birds



Tra i miei obiettivi, il più vicino è quello di incidere finalmente il mio album
Con questo desiderio terminava la mia intervista a Valeria Caputo, un paio di anni fa, dopo che l’avevo vista e ascoltata da lontano, nel corso della finale del Premio Janis Joplin, Savona 2010. La curiosità di saperne di più su di lei mi aveva portato sulla sua strada e da quel giorno ne ho sempre seguito i  passi… sempre da lontano… con discrezione, come fa lei con la sua musica.
La prima tappa è testimoniata dall’articolo a seguire…


I mesi passano e lo scorso febbraio viene allo scoperto l’intraprendenza di una giovane con le idee chiare, e quell’album tanto sognato si materializza, grazie ai consensi di chi capisce le qualità di Valeria e acquista il disco prima ancora che questo sia materialmente realizzato.
Per saperne di più sul crowdfunding cliccare sul seguente link… ne vale la pena.


Successivamente ho suggerito lo stesso metodo di operare a musicisti alla prese col solito problema della produzione musicale e a tutti ho regalato l’immagine di una giovane donna che … ha fatto tutto da sola, perché anche il coinvolgimento dei fan e dei collaboratori non nasce per caso.
Il desiderio di Valeria Caputo si è trasformato in realtà … il destino occorre costruirselo un po’…
La ragazza un po’ timida e riservata che avevo visto sul palco del Priamar non mi pare cambiata, nel senso che l’essenza della sua musica e delle sue passioni era già ben chiara allora, e ciò che ha subito sicure e positive modifiche è la grinta e la consapevolezza dei grandi  mezzi personali a disposizione.

Dieci brani che sanno di America, intimistici, di denuncia, sussurrati e suonati in maniera superba da Valeria e dai suoi compagni di viaggio. Questo è Migratory Birds. L’amore per Joni Mitchell è dichiarato, ma è solo lo spunto per creare uno stile molto personale che non lascerà indifferenti gli ascoltatori che ancora non la conoscono.
La produzione appare estremamente curata nei particolari, e la musica sintetizza uno strano feeling, quello che metaforicamente si potrebbe comprare al camminare in punta di piedi.
Non è sufficiente un solo ascolto per poter apprezzare completamente - anche se a volte capita - ma quando si entra in sintonia con i suoni di Valeria Caputo, diventa spontanea l’associazione ad immagini, forse stereotipi a cui siamo stati instradati da sempre, ma “The next train”, così come “December  sun” o “ Migratory Birds”, trasportano in mondi che abbiamo già visitato, magari attraverso gli occhi di altri, su macchine decappottabili in viaggio da costa a costa, seduti di fronte a qualche lago immobile, o in contemplazione solitaria su di una  grande terrazza di legno immersa nella foresta. Attraverso la musica si può diventare protagonisti di momenti da sogno.
Anche adesso, mentre scrivo, in sottofondo “Fly away” mi accompagna e … arriva il momento della tristezza. La musica di Valeria Caputo entra ancora una volta con gentilezza, chiedendo il permesso di avvicinarsi, e regalando attimi di vera magia.
Superiore ad ogni mia personale aspettativa, “Migratory Birds” è la sintesi della musica di qualità, un contenitore dove non è necessario incasellare i generi e le provenienze.
Ed è anche la speranza che i nostri giovani siano capaci di prendere spunti ed esempi per fare uscire dai binari che altri hanno costruito per loro.



Fotografia di Claudio Turci

L’INTERVISTA

Hai trovato un  modo inusuale per realizzare il tuo primo album, il crowdfunding. 
Ora che i giochi sono fatti, riesci a mettere a fuoco quali sono state le maggiori difficoltà e le più grandi soddisfazioni?

Tutto il processo di realizzazione del mio disco, Migratory Birds, è stato curato personalmente da me con grande soddisfazione. La parte più difficoltosa, un po’ come tutte le cose, è la partenza.
Poi come le sfide, degne di questo nome, questa ha bisogno di essere nutrita con volontà e determinazione… ti ripeto la parte più dura è la partenza e forse poi, una volta realizzata “l’opera”, è bene tener alta la tensione per il momento successivo, quello promozionale e concertistico.
Sono in una fase della vita in cui preferisco concentrarmi ragionevolmente sugli aspetti positivi dell’esistenza, convinta che tutte le difficoltà vengono per un motivo ben preciso e mi sento di affermare che se non ci fossero non si potrebbe godere appieno delle grandi, conseguenti soddisfazioni. Questo per dire che incidere il disco è stata solo la punta dell’iceberg… tutto era pronto perché accadesse! E’ una complessa esperienza che mi ha dato molto, mi ha rinforzata e mi ha rivelata a me stessa, devo confessarlo… poi tanti hanno contribuito al mio viaggio ed io ho imparato molto da tutti!
I sostenitori del crowdfunding, ad esempio, sono stati preziosissimi e mi hanno donato energie valide per restare concentrata sui miei passi (o sul mio volo?) e li ringrazierò sempre.

Quanto ti senti cambiata da quel giorno di fine luglio 2010, quando ti vidi per la prima volta, nel corso della finale del premio "Janis Joplin"?

Da quel momento sono successe tante cose dentro di me e rileggendo la vecchia intervista, che tu stesso mi proponesti, ho capito che ero già sulla buona strada. Niente come questa esperienza ha dato una così bella carica alla mia vita. Ora vibro ad una frequenza diversa, avendo imparato delle importantissime lezioni, e nella mia apertura sono affamata di altre mirabolanti avventure!

Che cosa hai previsto per la pubblicizzazione live di "Migratory Birds"?

Sono in moto con una serie di iniziative. Sto facendo “tutto ciò che si conviene fare” quando si vuole promuovere un disco. Ho curato tutti i processi realizzativi del mio album e non ultimo questo, che sto seguendo personalmente, affiancandomi ad associazioni (vedi  Musicarteam) ed operatori del settore. Inoltre sono in continuo brain-storming con delle menti creative e competenti per la realizzazione prossima del video clip di un brano contenuto nell’album… non vi dico qual è, vi lascio la curiosità!

Realizzare un album con modalità simili significa avere persone che credono nel tuo lavoro e nel tuo talento e... firmano una piccola cambiale in bianco. Quanto è importante per te questa dimostrazione di piena fiducia?

Questa dimostrazione di fiducia, se vogliamo quantificarla, è la moneta con la quale sono stata ripagata e per molti versi è stato il valore col quale anche io mi sono lanciata in questo pindarico volo. Oltre i sostenitori del crowdfunding devo ringraziare molto chi è stato attorno a me con serietà e professionalità. In questo viaggio ho avuto intorno a me degli artisti autentici, profondi e attenti, a partire da chi ho scelto e che mi ha scelto per la realizzazione artistica. La bravissima chitarrista Silvia Wakte, l’insostituibile e prezioso Marco Pizzolla al basso (che ha seguito il mio lavoro al nascere ed è stato sempre al mio fianco), Paolo Marini raggiante alle percussioni, il sassofono delicato di Tiziano Raspadori e nomi ormai affermati come il M° Marco Remondini al violoncello e il mitico drummer Vince Vallicelli  che hanno creduto nel mio progetto… tutti artisti che mi hanno onorata.  Sono stati insostituibili, mi hanno capita ed hanno vissuto con me le emozioni della musica… l’aspetto umano che li contraddistingue è un valore aggiunto al quale non avrei saputo rinunciare.
Apro una parentesi anche sui fonici con i quali ho lavorato.
Sono grata alla maestria di Franco Naddei che nel suo bellissimo studio (pieno di pomelli analogici, nastri rotanti ed ampli Lombardi), il “Cosabeat Sudio”, ha individuato subito la natura del mio lavoro, lo ha rispettato e valorizzato. Ingegnandomi al suo fianco ho tirato fuori il meglio di me… o per lo meno ho puntato un potente faro  sul mio potenziale.
Presso il magico casale Cosabeat, è stata registrata la parte strumentale, realizzati il missaggio e il mastering finale. Le voci, invece, le ho incise alla Groovefarm Recording Studio di Roma. La mia scelta è stata dettata da alcune motivazioni; intanto lo studio è gestito da un mio grande amico, Davide Abbruzzese,  sound engineer con il quale avevo già avuto una serie di ottime esperienze con location recording, sempre profondamente creative. Poi sapevo che per il tipo di operazione così “delicata” dovevo affidarmi a lui che oltre ad essere fonico è un sensibile artista. Il mio approccio con il canto non è di tipo propriamente accademico ed ero intimorita da quella che sarebbe potuta essere la mia performance vocale per questo disco… così a cavallo con la Pasqua mi sono recata a Roma pronta (o quasi) per iniziare questa impresa affidandomi completamente alla maestria di Davide e ai preziosissimi consigli di Maria Pia De Vito che aveva un po’ del suo tempo da dedicarmi ( proprio a me!). L’esperienza è stata unica. E’ vero anche che ci ho messo del mio, accostandomi a questa prova come se fossi stata materia grezza, lasciandomi plasmare per poi ritrovare la mia vocalità con una nuova energia.
Registrare “Migratory Birds” è stato un po’ come guardarsi allo specchio ed accettarsi.
Sono molto soddisfatta del risultato ottenuto, di come suona e di cosa mi ha insegnato… anche in relazione al poco tempo in cui è stato realizzato.

Ripeterai l'esperienza? La consiglieresti ad altri artisti?

Per una persona come me, che ha approfondito tanti aspetti della musica indagando anche quelli tecnici, come quelli più vicini alla fonica, è stata una gran bella soddisfazione seguire tutti e dico tutti i processi creativi del disco.  Ripeterò l’esperienza, soprattutto ora che ho questo bagaglio più completo, anche di “produttore”. Sono proprio curiosa di provarmi in nuove esperienze. Conoscendomi, potrei voler fare qualcosa di completamente diverso, la prossima volta…si vedrà…. Questo attuale non lo vivo come uno stadio conclusivo, ma come l’inizio di qualcos’altro, in continua ricerca.
E’ stato un momento sintetico ma ho volato a grandi altezze (interiori s’intende).
Certo che consiglio questa esperienza. L’unica cosa che mi sento di dire e sulla quale lascio riflettere è che se l’avessi fatto in un altro momento forse non sarebbe stato così bello.




Brani:

The next train
The face on the screen
December sun
You can’t stop
Honey in my room
Fly away
Migratory birds
I’ll be there you
The sea has told me
It’s wrong


 Musicisti:

Valeria  Caputo, vocals and acoustic guitar
Silvia Wakte, electric guitar
Marco Pizzolla, bass 
Vince Vallicelli, drums
Marco Remondini, cello
Tiziano Raspadori, sax
Paolino Marini, percussions
Franco Naddei, sinth