lunedì 9 novembre 2020

Roberto Gavazzi-“My Sacred Forest”

Roberto Gavazzi - "My Sacred Forest

Ep 

Esistono trame musicali e artisti che regalano all’impatto il profumo della genuinità, non importa se i gusti personali viaggiano normalmente su altre onde, perché viene presentato un modus propositivo che appare trasversale, capace di abbattere sia le barriere generazionali sia quelle più ostiche che hanno a che fare con la moda del momento.

Certo, occorre un po' di virtuosismo, capacità di comprensione, voglia di trovare la sintonia tra l'ascolto in proprio e il pensiero del musicista, e per quanto riguarda quest’ultimo è necessario provare ad “usare” i suoi occhi, confrontando la nostra “visione” con la sua.

È un po’ la differenza che esiste tra l’arte tradizionale - quella che propone chiarezza e oggettività, che piaccia o no - e quella contemporanea, dove l’apprezzamento non è quasi mai immediato, ma passa attraverso la profonda conoscenza delle idee, spesso criptiche, di chi mette a disposizione la propria opera.

E se poi si parla di musica strumentale, priva della capacità didascalica di una lirica, l’istinto potrà avere ruolo determinante, e le eventuali emozioni cadranno forse lontano dal luogo scelto da chi crea, e troveranno un angolo proprio, confortevole, privato.

Questo lungo preambolo serve ad introdurre un artista che non conoscevo, Roberto Gavazzi, che ha raccolto in un Ep di piano solo - “My Sacred Forest - il suo mondo, le sue esigenze, i suoi sentimenti, e nel ristretto arco temporale che racchiude quattro brani è riuscito a condensare - e ad urlare sottovoce - i suoi bisogni e il suo rapporto con tutto quanto lo circonda.

Racconta Gavazzi:

In questo EP ho raccolto quattro brani che riflettono la mia maturità, non solo artistica. Raccontano il mio amore per la montagna, i suoi boschi e si suoi selvatici abitanti, raccontano la mia ricerca interiore, così come la mia personale difficoltà a sentirmi parte di una società che fa dell’apparire un valore assoluto.

Penso che ci siano delle affinità tra il fare musica e lo scalare una montagna: entrambe aiutano a sopravvivere, possono essere rifugio dove trovare ristoro per l’anima e curare ferite, entrambe sono per me anche introspezione. Quando salgo una montagna in solitaria e quando compongo non lo faccio solo per bisogno di avventura o libertà, lo faccio per ritrovare me stesso, per conoscere meglio la mia forza e i miei limiti, per liberare mostri del passato e del presente o assaporare bellissime scoperte che la magia della vita è sempre pronta a donare.

“My Sacred Forest” sono i tanti boschi incontaminati e le foreste vetuste che ho attraversato come templi. Sprigionano una forza vitale, una selvaggia e ancestrale bellezza in grado di nutrire l’anima e l’umano bisogno di spiritualità. Dalla montagna, da Madre Natura, dalla musica ricevo ciò di cui ho più bisogno: la pace, il silenzio interiore e le energie necessarie per affrontare la vita di tutti i giorni. Dopo tanti anni di cammino posso finalmente dire di aver trovato il mio centro.

Il musicista - e in senso più ampio l’artista - possiede alcuni privilegi naturali che sono legati al poter lasciare testimonianza tangibile di sé, qualcosa che resisterà al fluire del tempo, creazioni che, se oneste, nascono seguendo esigenze personali, e cammin facendo si trasformano in benessere per chi ne usufruisce, magari un aiuto alla riflessione e al confronto.

La musica di Roberto Gavazzi mi ha colpito all’impatto, e non credo serva un grande esperto per poterla apprezzare, ma è certamente necessaria una minima dose di sensibilità. Verrebbe da pensare che un contenitore musicale che vede protagonista il pianoforte debba richiedere un’analisi molto tecnica, magari realizzata da strumentista specifico, ma sarebbe un errore imporre rigidi paletti intellettuali, perché “My Sacred Forest” racconta di ognuno di noi, dei nostri bisogni, dei nostri vincoli relazionali - non solo col mondo umano -, della voglia di serenità che quasi sempre risiede nella semplicità.

Dai link a seguire sarà possibile arrivare ad una delle tante fruizioni disponibili, e sono certo che per ogni ascoltatore nascerà una differente chiave di lettura, ovvero i brani di Gavazzi saranno reinterpretati in modo personale. La meraviglia della musica!



Ma vediamo qualche notizia oggettiva su questo autore romano.

Biografia… 

Pianista, tastierista, compositore e arrangiatore nato a Frascati (Roma), si diploma in pianoforte presso il Conservatorio Licinio Refice di Frosinone sotto la guida della Professoressa Ornella Grossi. Successivamente si dedica allo studio del pianoforte jazz e della composizione contemporanea.

Nel 2000 si diploma in composizione, arrangiamento e programmazione musicale presso la "Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo”, dove tra gli altri ha modo di studiare con Gianni Nocenzi e Giancarlo Gazzani.

Fin dall'età di 15 anni svolge attività concertistica in Italia e all’estero con gruppi di progressive rock, formazioni jazzistiche e di musica contemporanea. Partecipa a Festival Jazz e World Music italiani ed europei, esibendosi principalmente in concerti di piano solo, in trio e in quartetto.

Ha collaborato e suonato con: Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese (Banco Del Mutuo Soccorso), Glenn Cornick (Jethro Tull), John Wetton (King Crimson), Alberto Fortis, Gabriele Mirabassi, Gianni Iorio e molti altri.

Ha lavorato come compositore per la RSI (Radiotelevisione Svizzera).

Da più di venti anni svolge una intensa attività didattica, insegnando pianoforte classico e jazz; teoria, armonia e composizione moderna.                                                           

Dal 2010 al 2014 è stato docente di pianoforte e composizione per il “Corso Universitario Internazionale Bachelor Of Arts” in musica moderna (Essex University).


Spotify:

https://open.spotify.com/album/3mZXTePHbgQJcFIBByq6hV?si=ca1Vku73Q_i--E9Rf-dw-Q

YouTube:

https://www.youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nR7mk8Bhg4ehIWWqxs63dN_k06R2D78ZQ 

Bandcamp:

https://robertogavazzi.bandcamp.com/album/my-sacred-forest-piano-solo