domenica 24 giugno 2018

"SETTANTA REVISITED", il nuovo libro di Carlo Crescitelli


SETTANTA REVISITED
Guida sballata e verbosa per l’anziano rincattivito di questi anni millennovecentoduemili
di Carlo Crescitelli

Il numero “Settanta”, se riferito al periodo storico corrispondente, ha per me un richiamo assoluto: è il periodo della mia adolescenza - terminata a metà dei seventies -, dei miei ricordi migliori, delle mie memorie peggiori, in ogni caso è lo spazio temporale in cui mi sono formato, quello che ha permesso di gettare le basi di una vita fatta di fasi alterne, come succede a tutti.
Proprio in questi giorni ho ascoltato la chiosa di Franco Mussida che, intervistando Bernardo Lanzetti, affermava che la musica che ti accompagna nella vita è quella che ti ha toccato nell’adolescenza, perché collegata a fatti speciali che non si dimenticano più, e che ritorneranno a galla - per gioire o soffrire - ogni volta che quelle note riappariranno.
Il libro di Carlo Crescitelli, “SETTANTA REVISITED”, non poteva non stimolare la mia curiosità… è bastato il titolo, a cui si è aggiunta la coltellata finale, l’immagine di copertina, del 1976, che rappresenta una festa del proletariato giovanile al Parco Lambro: e il momento magico stava per finire!
Sono casualmente a Milano, è il 1976, ho 20 anni. Il tram su cui mi sto muovendo si ferma all’improvviso, gentilmente ci fanno scendere mentre le serrande dei negozi si chiudono. Improvvisamente la via si riempie di giovani tutti uguali, con l’eskimo carico di pietre e in mano mazze e ammennicoli similari. Nella posizione opposta un esercito fatto di uomini sovrapponibili, per colore e attrezzatura. Lo scontro stava per arrivare, ma era cosa normale per chi viveva da quelle parti, a metà anni ’70!
Chiedo scusa in anticipo all’autore per il parallelismo tra la mia vita e la sua, ma la tentazione è troppo forte, anche se cercherò di limitare i danni e proporre un commento il meno personale possibile.
Crescitelli evidenzia come quell’epoca fosse fatta di "… anni colorati: salvo ovviamente che in tv, per il resto i colori erano dappertutto, e senza bisogno neppure di arrivare al Parco Lambro. Forti, vividi e intensi come mai più li ho rivisti: nei vestiti e nei sorrisi di noi giovani, nei sogni d’Oriente che popolavano le nostre fantasie, nell’energia e nella rabbia che tutti, giovani e anziani, buttavano fuori. Con buona pace di Internet, io la sensazione di vivere in un grigio mondo b/n ce l’ho adesso, mica ce l’avevo allora".
Personalmente il bianco è nero mi è rimasto appiccicato addosso, e quel terribile bicolore che caratterizzava le puntate di Maigret, la domenica sera, rappresenta perfettamente la mia sofferenza, il mio disagio del momento, e tutto questo non passa più, lo puoi solo raccontare a facce comprensive - se va bene -, che non possono capire, perché le esperienze non si riescono mai a trasformarsi in didattica efficace.
Lungi da me rifugiarmi nel “stavamo meglio quando stavamo peggio”, ma Crescitelli, regalandoci una sintesi della sua vita - e quindi un primo bilancio -, ci racconta un momento storico irripetibile, talmente lontano per modo di vivere da quello attuale da risultare impossibile da comprendere per chi - fortunato o sfortunato, non lo so - abbia visto la luce nel nuovo millennio, e il dubbio nasce spontaneo: è stato un privilegio vivere i ’70 da giovanissimo?
Dal 1968 al 1980. Dalla politica marcata sino alla morte di Lennon, il simbolo di un progetto e di un era nata con gli hippies e terminata con gli yuppies; dallo sbarco sulla luna ai successi di Travolta; dal duplex casalingo al profumo di computer; il tutto attraverso una colonna sonora che cambia ogni battito di ciglia, con i fasti di Genesis e King Crimson sino al concerto per Demetrio, il giorno dopo la sua morte.
Sono certo che gli argomenti di cui parlare, in un ipotetico dialogo con Crescitelli, sarebbero infiniti, ma in attesa del possibile incontro mi accontento del suo pensiero, e del suo modo di scrivere, non proprio usuale.
Il suo diario di bordo prende colore attraverso la tipologia espressiva, con l’apparente autocensura dei termini più forti attraverso la sostituzione di alcune consonanti (e così “vita di merda” diventa “vita di xerxa”), modus che potrebbe apparire come il non voler rinunciare al comune parlare fornendo un abito più elegante agli accenti vivaci, ma che in realtà diventa una sottolineatura comunicativa che amplifica i significati proposti, diventando un enorme valore aggiunto che cambia un normale percorso di vita in un sentiero temporale carico di didascalie.
Ovvi gli accenti politici - ma si potrebbe scrivere di storie e storia ignorandone il contesto?! - così come il ricorso alle immagini sonore: musica e sociale, rock e condizioni di vita, bellezza e deturpazione, con la certezza che il “bispensiero” di Orwell fosse un concetto adatto alla letteratura, ma poco concreto in quei giorni, e in ogni caso da tener lontano dai giovani dell’epoca, carichi di principi e sicuri che forse il mondo si poteva cambiare, e se era andata male con i fiori/amore/pace, qualche azione di forza poteva trovare giustificazione nel fine.
Il libro di Carlo Crescitelli è piacevole, scorrevole, amaro, provocatorio, didattico.
Il libro di Carlo Crescitelli è pieno di immagini che parlano da sole.
Il libro di Carlo Crescitelli è adatto a tutti, anche se ho la quasi certezza che i più giovani ne distorceranno il significato intrinseco.
Il libro di Carlo Crescitelli, in estrema sintesi, mi ha fatto stare male, ma è un dolore controllato, come quello che mi autoprovoco quando metto sul piatto “Who’s Next”: il tempo è passato inesorabilmente e avere tanti ricordi cristallini è una magra consolazione.
Un grazie enorme all’autore, nonostante lo spleen in cui mi ha fatto sprofondare!

Ecco una pillola di quanto poteva accadere, nel 1976, nel corso di una festa del proletariato giovanile al Parco Lambro…


Per conoscere meglio Carlo Crescitelli-Biografia tratta dal comunicato stampa

Accademicamente connotato da una laurea in Scienze Politiche e da un Dottorato di Ricerca in Filosofia e Teoria Giuridica e Sociale, Carlo Crescitelli ha tuttavia sempre frequentato gli ambiti professionali dell'impresa privata, occupandosi a lungo, tra gli Ottanta e Novanta, di sviluppo risorse umane e di comunicazione aziendale.
Ha successivamente condotto, a cavallo dei Duemila, una attività commerciale di promozione e divulgazione di arte etnica, ed è ad oggi attivamente impegnato nell’azione per la salvaguardia del patrimonio tradizionale della provincia in cui vive, l’Irpinia.
Da un punto di vista più strettamente culturale, i suoi attuali interessi sono al momento orientati sia all’analisi storica e antropologica, che alla scrittura per il cinema.
Alimentato nel tempo da tutte queste differenti esperienze, il rapporto di Carlo Crescitelli con la scrittura è stato nei decenni costante; meno lo è stato quello con le pubblicazioni. Al suo esordio autoriale del 1990 con il saggio storico-politico La rivoluzione khomeinista iraniana (Nuovo Meridionalismo Edizioni), e in parallelo con il manuale di galateo manageriale per neolaureati Egregio Dottore (Firenze Libri), pubblicato con lo pseudonimo di Massimiliano Conte, è succeduta infatti una lunga, ventennale pausa, terminata soltanto tra il 2010 e il 2011 con la sequenza di quattro uscite per IlMioLibro che comprende i due fortunati diari di viaggio L’antiviaggiatore e Come farai a fuggire da te stesso… se lui continua a correrti dietro?!?, il thriller di fantapolitica The Shadoor, il demenziale vademecum Delinquenti: terapia e prevenzione, pubblicato ancora sotto le spoglie dell’alter ego Massimiliano Conte.
Perfezionato in un ulteriore quinquennio di riflessione e di pubblica pausa, Settanta Revisited esce nella primavera del 2018 e rappresenta la sua nuova riconciliazione con il mondo dell’editoria, determinatasi con l’avvio del rapporto con Il Terebinto Edizioni.