Il secondo atto del “progetto
Moloch” prende il nome di “Il Vangelo di Moloch”,
ed esce a distanza di un paio di anni dallo start della fattiva collaborazione
tra Gianni
Venturi e Lucien Moreau, artisti che si
differenziano nell’età e nell’apporto artistico, ma rappresentano la migliore
delle metafore sulla complementarità tra gli esseri umani: loro la definiscono “una fusione di anime”!
Ciò che propongono in
questa occasione appare come opera monumentale, e non mi riferisco ai
rimarchevoli 78 minuti di musica e parole che costituiscono il disco, ma alla
polpa, ai messaggi, a un contenuto che andrebbe messo in scena con un modus teatrale,
tanto è avvolgente e comprensivo di sfaccettature da gustare utilizzando i
sensi in toto… lo definirei un album sinestesico.
I due autori mi
vengono incontro e raccontano a seguire i dettagli del loro lavoro, e l’intervista
diventa una sorta di didascalia che accompagna il susseguirsi delle tracce.
Estrapolo una fase dal comunicato ufficiale: “Stiamo affidando alle macchine, giorno dopo giorno, sempre più potere, e fornendo loro, attraverso i più disparati ed ingegnosi meccanismi, quelle capacità di auto-regolazione e di autonomia d’azione che costituirà per loro ciò che l’intelletto è stato per il genere umano.»
Estrapolo una fase dal comunicato ufficiale: “Stiamo affidando alle macchine, giorno dopo giorno, sempre più potere, e fornendo loro, attraverso i più disparati ed ingegnosi meccanismi, quelle capacità di auto-regolazione e di autonomia d’azione che costituirà per loro ciò che l’intelletto è stato per il genere umano.»
Questa citazione
potrebbe essere scambiata per un’affermazione di una qualsiasi persona di buon
senso che vive negli anni 2000, ma in realtà rappresenta parte del pensiero
dello scrittore inglese Samuel Butler, e risale al oltre 160 anni fa!
Quei concetti
sorprendenti, almeno nel senso dell’anticipazione dei tempi, diventano lo
scenario de “Il Vangelo di Moloch”, un percorso descrittivo della nostra
mediocrità, dell’incapacità di rompere schemi costruiti da altri, recinti che
sono stati riempiti dalla materia e dal condizionamento psicologico, quello che
porta l’essere umano a credere di esistere solo se tutto il mondo se ne
accorge: “Selfie Ergo Sum" è il titolo icastico di uno dei brani
dell'album. E la dicotomia tra superficialità e chiarezza di idee (esistono
ancora gli illuminati…) crea un conflitto tra le parti, perché “Il mediocre non
perdona chi non lo è” (dal brano “Anarchia”).
Il viaggio è a tratti
angosciante, laddove l’aggettivo usato coincide, ahimè, con il concetto di
realtà, e credo che il video che propongo a seguire sia rappresentativo e
significativo del mio pensiero.
Venturi e Moreau,
elementi intercambiabili, descrivono l’oggi che si unisce al passato attraverso
immagini distopiche, frammenti che mettono in risalto la drammaticità del mondo
in cui viviamo e a cui è difficile trovare contromisure, e l’unico antidoto,
almeno per chi riesce a visualizzare le dimensioni del mostro che è stato
creato, è provare a descriverlo e a mettere le idee - la musica, la poesia e le
immagini - a disposizione di chi arriverà dopo di noi o di chi abbia ancora la
forza e la voglia di guardarsi dentro: “Chi non conosce i propri limiti tema
per il proprio destino”, chiosava Aristotele, e a ben vedere sono in molti quelli che dovrebbero preoccuparsi!
Dal punto di vista
meramente musicale mi pare difficile collocare questo lavoro in una delle tante
caselle conosciute, perché il reading si unisce al canto più tradizionale, con
elementi jazzistici e aperture al mondo del progressive alimentate anche dalla
presenza dei due ospiti, la vocalist Debora Longini, e il fiatista Emiliano
Vernizzi che propone il suo sax tenore e soprano.
Sperimentazione mista
a poesia, avanguardia e coraggio per un progetto non semplicissimo, colto,
vario, affascinante, che dovrebbe uscire dai soliti confini per arrivare a
toccare chi ha ancora la possibilità di gestire le leve del cambiamento, quegli
“attrezzi” figurati abbandonati dai più, magari non per accidia, ma per la perdita
di ogni tipo di fiducia e di speranza.
Bellissimo l’artwork
realizzato da Lucien Moreau, argomento che emerge nello scambio di battute.
In attesa della
chiusura del cerchio - la fine del “capitolo Moloch” - leggiamo il pensiero degli
autori…
Ecco cosa mi hanno raccontato Gianni Venturi e Lucien Moreau…
L’ultima domanda della mia intervista di circa due anni fa
terminava con la curiosità di conoscere un atto successivo del vostro progetto
e mi pareva che il tutto fosse dietro all’angolo: cosa è accaduto alla vostra
musica da allora ad oggi?
Ha avuto il tempo di attraversare un processo di
condensazione e distillazione in morbide gocce saline, che noi oggi spacciamo
come collirio sonico. Senza dimenticare che il tempo è un concetto del tutto locale
e relativo. Abbiamo, in questo non‐tempo, attraversato una fase costruttiva e
distruttiva: nuova musica, nuovi concetti, nuove parole. Per approdare a quello
che ora è il nostro secondo capitolo, ovvero "Il Vangelo di Moloch", un album di cui siamo più che
orgogliosi. Ritorniamo al concetto di “tempo”: se si considera la sua
relatività, in effetti il tutto era dietro l’angolo. In realtà la musica ha le
sue dinamiche, si mostra quando è pronta, noi non dobbiamo fare altro che
accogliere il suo richiamo. Siccome non abbiamo un’etichetta alla quale rendere
conto, non abbiamo l’esigenza di fare dischi se non quando i dischi sono pronti
nella mente.
Abbiamo costruito "Il
Vangelo di Moloch", prima come idea, poi la poesia, ed infine lo
abbiamo vestito con la musica e la grafica. Un unico gesto creativo!
La collaborazione tra Gianni Venturi e Lucien Moreau
prosegue: come potremmo definire il vostro connubio?
Mistico e psichedelico. Come i viaggi astrali prodotti dalle
danze sciamaniche del popolo andino. Come intonare Wagner dopo una cena a base
piccante. Come il numero atomico dell'Idrogeno. Nel progetto MOLOCH, oramai,
siamo divenuti uno: Gianni Venturi e Lucien Moreau scrivono musica e compongono
testi, ora l'uno, talvolta l'altro. Per esempio, "Trump" – ovvero la traccia che conclude il nuovo album –
è stata scritta da Lucien Moreau e musicata da Gianni Venturi. Potrebbe
trattarsi di una fusione di anime? Concetto poetico, lo sappiamo, però è così.
Una propensione anarchica non indifferente, e seppure con età differenti e
differenti percorsi, un'unica direzione. Cioè una direzione in divenire. A
volte le parole sono musica, o la musica diviene poesia!
Qual è il sunto musicale e letterario de “Il Vangelo di
Moloch”?
Ancora una volta è protesta antropologica, speculazione
filosofica, elettronica colta e del tutto anticonformista. La ricerca di una
via di liberazione mentale, che sia in grado di bucare l'asfalto, di divaricare
le sinapsi, di condurre oltre. Oltre le classificazioni musicali, oltre le
etichette di genere, oltre la dipendenza (quasi dogmatica) da organismi
parassitari come pseudo agenzie di
comunicazione, pseudo analisti
di mercato, pseudo case
discografiche, pronti a produrre capitalismo culturale, indotto consumistico ed
affiliazione al trend produttivo a suon di "like" e
"followers". Oggi l'antitesi non esiste più, è quasi estinta. Perciò
noi siamo fieri di rappresentare l'antitesi.
Colpisce una vostra affermazione: “Ogni brano una domanda
irrisolta”… potete spiegarmi meglio?
Ogni risposta è una domanda. Perché ciò che conta è la
domanda, soprattutto quella che nessuno mai pone. "Una risposta è il tratto di strada che ti sei lasciato alle spalle.
Solo una domanda può puntare oltre", per citare Jostein Gaarder. In
questo album, più che mai, cerchiamo di interrogare il grande mistero cosmico,
di entrare in risonanza con esso. Non è una questione religiosa, è una
questione spirituale, di importanza mistica. È la misura della nostra
esperienza di realtà. Interiore ed esteriore. Microcosmica e macrocosmica. Non
ci sono risposte nella musica, solo domande. Come un immenso occhio, aperto
sull'infinito.
Può esistete un equilibrio tra l’inesorabile progressione
tecnologia e la posizione preminente dell’essere umano?
L'essere umano non è più preminente da un pezzo. Noi crediamo
che la progressione tecnologica si faccia portatrice e messaggera dell'animo
umano. Sarà, forse, in grado di condurre il significato segreto della parola
"umano" oltre i confini dell'umano stesso. Un giorno, chissà, la consapevolezza
della specie camminerà nella mente sintetica di un essere eterno, che si
domanderà il senso della vita guardando le stelle. E, forse, scriverà nella sua
lingua un nuovo Vangelo, oppure il Sutra della Sintesi, in forma rigorosamente
binaria. La "singolarità" può assumere forme straordinarie, se non
limitiamo la nostra immaginazione a ciò che il cinema immagina per noi in forme
preconfezionate.
I frame dell’artwork sono affascinanti: entriamo un pò nel
dettaglio?
La grafica dai toni surreali di Lucien Moreau ci ha sempre
accompagnato, album dopo album, ed è parte fondamentale del progetto Moloch. È
la costante stilistica. È la nostra "agenzia di comunicazione".
Perché comunichiamo anche attraverso il medium visivo. Musica che parla agli
occhi, in altre parole. Nella copertina abbiamo volutamente inserito tanti
riferimenti culturali e più di un mistero da risolvere. Il diavolo è nei
dettagli. Sempre nell'artwork sono presenti anche elementi provenienti dai
brani del nostro primo album.
Come e dove sarà possibile trovare “Il Vangelo di Moloch” e
in che formato?
Per ora sul nostro Bandcamp, all'indirizzo http://molochthealbum.bandcamp.com
al costo rivoluzionario di un caffè, ovvero 1 Euro. Presto su iTunes, Amazon,
Spotify. Stiamo lavorando ad una edizione limitata su CD e anche ad una
edizione assolutamente speciale in formato cartaceo. Qualcosa di unico. Musica
ascoltabile, su carta, perché dopotutto è un Vangelo, quello di cui parliamo.
In ultimo ma non ultimo, "Il Vangelo
di Moloch" vede la collaborazione con una incredibile voce
"sciamanica", capace di trasportare verso altri mondi, quella di
Debora Longini, novella Lisa Gerrard. L'album include anche il sax tenore e
soprano dalle sonorità inesorabilmente magiche di Emiliano Vernizzi, musicista
acid-jazz di fama europea e grande sperimentatore. In più, al termine
dell'album, gli ascoltatori troveranno una sorpresa: il risultato della
collaborazione con una strabiliante poetessa che risponde al nome di Ilaria
Boffa. Ne sentirete ancora parlare, perché queste ultime tracce fantasma non
sono che l'introduzione al terzo capitolo del progetto Moloch.
Line up
Gianni Venturi - testi e voce
Lucien Moreau - strumenti e
synth
Con la partecipazione di:
Debora Longini - canto e voce
Emiliano Vernizzi - sax e
flauto
Federico Viola - effetti, mix
e master
Tracklist
01.
Manifesto
02.
Dinosauria
03.
Ritratto di un'assenza
04. Il
giardino dell'anima
05. D'io
06.
Ricorda chi sei
07. Ho
paura di te
08.
Ommaia
09.
Selfie ergo sum
10.
Xenote
11. Il
pelo
12.
Anarchia
13.
Tutti i sentimenti lenti
14.
Trump