IL
FUOCO SOTTO LA CENERE-I BRANI COMMENTATI DALLA BAND
1) Il fuoco sotto la cenere: un percorso
intimo nella mente di una persona che, come succede a quasi tutti noi, si deve
confrontare con le disavventure e le problematiche quotidiane e alla lunga non
riesce più a trattenere la rabbia, la propria forza interiore e l'inquietudine
che covavano nel proprio animo.
2) Thomas,
l'incendio di Londra: poco da spiegare... l'incendio distrugge ma alla fine
permette di intraprendere nuovi percorsi e nuova vita. Il fuoco è reale, la
cenere anche, ma da questa cenere, rinasce una possibilità... quasi un'araba
fenice.
3) Per
sempre qui: un ipotetico personaggio (nel quale si è identificato lo stesso
interprete del brano e insieme a lui molti di noi) che ha passato buona parte
della sua vita fuori della sua terra, dei suoi affetti, in cambio di prosperità
e benessere; ma alla fine, il desiderio di tornare alle sue origini, il suo
"fuoco sotto la cenere" ha prevalso su tutto il resto e l'ha spinto a
ritornare. Se vogliamo, una sorta di moderno "Ma se ghe pensu" meno
drammatico, ma intenso!
4) I
due poli: Il bipolarismo è quasi un passaggio obbligato nei nostri
racconti. Chi più di un bipolare ha due aspetti in perenne conflitto tra di
loro? Un carattere è "sotto la cenere" e puntualmente si trasforma in
"fuoco" scambiandosi il ruolo. Un percorso destinato ad essere
irrisolto ed infinito!
5) Il
fuoco nel bicchiere: storia di una dipendenza (dall'alcool), il tentativo
di allontanarsi da questo fuoco che purtroppo, affiora di continuo e sembra
sconfiggere il protagonista, pervaso dalla malinconia e dalla consapevolezza di
non riuscire a spegnerlo.
6) Il
rock e l'inferno: Il rock è associato nella mente di qualcuno a qualcosa di
diabolico, infernale, ma è soprattutto una comunicazione, il trasmettere uno
stato d'animo. Anche noi del Cerchio, seppure non più giovani, abbiamo dentro
questa fiamma e, come nel caso di questo brano, spunta fuori sotto le sembianze
di un rock incalzante che ricorda i vecchi tempi.
7) Fuoco sulla collina (Ivan Graziani, 1979): Ammonizione ai giovani a non
cadere nelle facili illusioni. Il protagonista della canzone è un ragazzo
che, preso da ardore, confonde i fuochi del campo con una fantomatica
battaglia per una giusta causa. L’uomo del sogno (Ieri ho soganto un
giardino…) è proprio Ivan che richiama il ragazzo alla realtà, e lo
stridente contrasto tra l’ipotetica battaglia e il duro lavoro del campo
ha un significato molto chiaro. Non bisogna perdere tempo in utopistiche
lotte, spesso orchestrate dall’alto, ma lavorare sodo (come è il lavoro
dei campi) per raggiungere obiettivi prefissati.