martedì 6 settembre 2016

Vanexa-“ Too Heavy To Fly”


Vanexa-“ Too Heavy To Fly”

Dopo un pò di attesa e un po’ di curiosità, alimentate da notizie rilasciate a cadenza regolare, è finalmente uscito Too Heavy To Fly, il ritorno discografico dei savonesi Vanexa, gli archetipi dell’heavy metal italiano. Sono passati infatti oltre vent’anni dal precedente Against the sun, e di quella formazione sono ancora presenti due dei fondatori, Sergio Pagnacco - bassista - e Silvano Bottari - il drummer.
Proprio con Bottari ho scambiato qualche idea pochi mesi fa e l’intervista, focalizzata sul nuovo rilascio, è fruibile al seguente link:

Ho avuto la possibilità, recentemente, di ascoltare un loro live, e di completare quindi l’attuale immagine, obbligatoriamente differente da quella passata, che si realizza attraverso il connubio tra i due membri originali e musicisti successivi, come i chitarristi Artan Selishta e Pier Gonella e l’ultimissimo arrivo, il lead vocalist Andrea “Ranfa” Ranfagni.
La potenza che riescono ad esprimere sul palco è difficile da raccontare, così come lo stato osmotico che si crea con l’audience; certo, la musica metal sembra fatta apposta per liberarsi da ogni catena etica e psicologica, ma l’entusiasmo che riescono a suscitare i Vanexa è fuori dal comune, ed è questo, a mio giudizio, lo scopo delle performance live in ambito rock.
La serata alla Fortezza del Priamar di Savona mi aveva quindi permesso un avvicinamento a parte del nuovo album, ascolto completato e integrato adesso, dopo l’uscita del CD, LP, digitale… è possibile averlo in tutte le forme, anche se consiglio il fascino del vinile, visto il fantastico artwork  realizzato dal Kabuto Art Lab.
Il metal ha un largo seguito, ma vive lo status di musica di nicchia - in questo è certamente in buona compagnia - perché non esiste possibilità di ottenete visibilità nei canali ufficiali, e la passione si diffonde per mezzo della fase concertistica, per relazioni parentali o comunque amicali, a volte casualmente. Un disco come Heavy To Fly potrebbe tranquillamente essere il simbolo di una nuova stagione rock, e utilizzo appositamente un termine più generico, che rende il disco concettualmente più abbordabile. Ma analizzando il contenuto dell’album emerge come il termine “rock” sia realmente adatto, avendo io come riferimento temporale i primi anni ’70, quando ritmo, virtuosismo e watt proponevano un nuovo ed esaltante modello musicale.
E a proposito di virtuosismo, evidenzio la compattezza/affiatamento della sezione ritmica (Pagnacco e Bottari), elemento portante del progetto, l’interscambio di genialità chitarristica tra Gonella e  Selishta, e l’unicità di Ranfa, ultimo arrivo in casa Vanexa, con il compito di sostituire il mostro sacro Tiranti, ma certamente a proprio agio in un genere che gli appartiene da sempre.
Il gioco di squadra produce quindi un grande album, dieci brani che si dipanano per quasi 42 minuti e che producono assoluto coinvolgimento.

Si apre col ritmo ossessivo della title track (il video a seguire sarà chiarificatore del mio pensiero), di grande effetto e sunto dell’intero lavoro, non a caso scelto per il lancio promozionale.
A seguire 007, brano carico di stacchi e sovrapposizioni solistiche, con il cesello vocale, caratterizzante dell’intero disco. Ma qual è il vero ruolo di James Bond?
Life is a War propone una lirica sempre attuale e riporta alla durezza del quotidiano (“Life is a war, everybody knows, nobody can change this, fight for your destinity”); partenza soft con arpeggio in evidenza, ma rapida esplosione che riconduce alla ragione metal.
Atmosfera da paesaggio distopico per Rain, e l’evoluzione del brano mi ha portato verso una band del passato, i Grand Funk Railroad, per tipologia ritmica e assonanza vocale.
Una bomba dalla dinamicità ossessiva è It’s illusion, tappeto martellante dove le skills delle chitarre soliste diventano dominanti.
Dedica specifica per Quentin Tarantino in Tarantino Time, il brano forse più “americano” dell’album, con una modifica all’assetto a metà taccia, una variazione che non ti aspetti ma davvero indovinata.
In the dark è la pillola strumentale dell’album (1.20), con le chitarre dedicate alla creazione di atmosfere oniriche: una pausa dovuta - ma di classe - a cavallo tra bombe energetiche.
Kiss in the dark sembra prolungare lo stato di quiete, anche se all’interno dei cinque minuti e mezzo almeno un paio sono ad alta intensità: una alternanza reale per una simbolica storia d’amore.
Paradox riconduce alle fonti del metallo musicale più pesante, un pezzo mozzafiato che incita al movimento più estremo.
L’album chiude in bellezza, ed è ancora poco! The Traveler propone un ospite di lusso, Ken Hesley alle tastiere, presenza imponente se si pensa ai suoi trascorsi negli Uriah Heep, e in qualche modo l’ospitata diventa il simbolo di un forte legame tra passato e presente, tra hard rock e heavy metal.

Disco di qualità, di sicuro effetto, che occorrerebbe portare il più possibile sul palco, luogo in cui la musica diventa spettacolo e le sofferenze della vita si attenuano, almeno per lo spazio del concerto.
Credo si sia capito, faccio fatica a definire  Heavy To Fly un album per… metallari e stop.
L’ascolto ripetuto mi ha riportato a tempi lontani, quando Gillan duettava con Blackmore, Paice si univa a Glover, e l’hammod di Lord imperversava.

A me piace vederla così!



Line up:
Andrea "Ranfa" Ranfagni – Voce
Artan Selishta - Chitarra
 Pier Gonella - Chitarra
Sergio Pagnacco - Basso
Silvano Bottari – Batteria



Tracklist:

Too heavy To Fly -video lancio 4.43
007
Life Is a War
Rain
It's Illusion
Tarantino Theme
In The Dark-arpeggio chitarra 1.20
Kiss in The Dark 5.32
Paradox
TheTraveler-ken hensley

Album registrato al Recorded @ Music Art Studios Rapallo (GE)


"Too Heavy to Fly" esce su CD in versione digipack per la label Punishment 18 Records, mentre la versione su vinile sarà affidata alla Black Widow Records, che pubblicherà l'album gatefold 180 gr. in edizione limitata.
La distribuzione digitale sarà affidata alla Plastic Head UK.