martedì 10 febbraio 2015

La musica di Edoardo Nocco


In ogni paese, in ogni città, in ogni borgo… in ogni risvolto recondito di questa terra la musica esiste, basta saperla cercare, uscendo dai preconcetti e dagli stereotipi imposti da altri. Sono piccoli falò che nascono e si mantengono in vita grazie a chi ha passione per alimentare il fuoco, una luce che, quasi sempre, rimarrà poco visibile. Ma esiste.
Cosa serve per raggiungere lo status di musicista? Un buon conservatorio? La strada come portatrice di sane emozioni? Occorre forse essere maturi per poter capire e trasformare sentimenti in note e parole?
Non esistono condizioni assolute, men che meno l’età, e lo sottolineo perché nell’ultimo anno mi è capitato di conoscere sorprendenti musicisti in erba, alcuni neppure maggiorenni, nondimeno carichi di talento e voglia di mostrarlo al mondo.
Anche Edoardo Nocco fa parte di questa sfera. Anche lui liceale.
Il suo innamoramento con la Dea Musica è recente e passa attraverso l’espressione di gruppo, come accade a tutti gli adolescenti, e con la band di cui fa parte, il Cantiere 164, inizia il cammino, più vivo che mai, come ci racconta Edo a seguire.
Esiste poi una dimensione parallela che lo porta a raccontarsi in prima persona, a mettersi a nudo, a gridare al mondo ciò che quasi sempre resta intrappolato tra le pagine di un diario, un segreto che vedrà la luce solo a distanza di tempo, quando sarà finito il tempo del pudore e della timidezza.
Ma per Edo Nocco, come capita agli artisti di razza, questo momento è già arrivato, e non importa se la visibilità è poca, non è per le visualizzazioni che si regalano pezzi di vita vissuta.
Propongo un suo video, e tanto mi è bastato per capire la genuinità del personaggio, la sua capacità di incrociare liriche e musica, la sua particolare voce che lo caratterizza in pieno, e sono certo che qualcosa accadrà.

Qualche saggio ha detto… Se vuoi ottenere qualcosa che non hai mai avuto, devi essere disposto a fare qualcosa che non hai mai fatto… Edo Nocco, tutto questo, pare averlo già capito! 


Quattro chiacchiere con Edo…

Da dove nasce il tuo amore per la musica?

Il mio amore per la musica nasce sicuramente da piccolo quando, a pochissimi anni, sentendo suonare mio nonno (grande mandolinista) e poi successivamente mio fratello, decisi di prendere la chitarra in mano e iniziare a strimpellare qualcosina; successivamente, ascoltando molta musica ho iniziato ad appassionarmi sempre più, anche se però la vera svolta fu l'inizio della scrittura delle prime canzoni; da quel momento la musica non era più suonare e cantare semplicemente delle cover, ma  un mezzo di comunicazione incredibile per far capire alle persone certi ideali, certe esperienze, certi viaggi, certi pensieri, erte emozioni e certi sentimenti della mia vita.

In quali progetti sei impegnato attualmente?

Attualmente ho due progetti in corso: il primo, il più importante per me, è quello con i Cantiere 164, band indie savonese, dove compongo - insieme ad altri membri - suono la chitarra acustica e canto. Il secondo, invece, è un progetto solista che ho creato da poco intitolato “vEDO”; il titolo vuole precisare come attraverso la musica le  persone possono  vedere veramente la realtà e posso esprimere al meglio le loro sensazioni; ha anche un secondo significato in quanto è presente anche l'abbreviazione del mio nome che mi ha accompagnato in tutta la mia vita, “EDO”. Con entrambi i progetti è in corso la realizzazione di un album (per informazioni vedere pagina facebook


Qual è il genere musicale che meglio ti rappresenta?

Beh, domanda piuttosto difficile in quanto non penso ci sia un genere in particolare che mi rappresenti, penso che, ascoltando moltissimi generi, per esempio dal blues di Miles Davis al jazz di Coltrane, oppure dal pop rock dei Green Day al Heavy Metal degli Slipknot, io sia un miscuglio di più generi; le influenze creano un'identità musicale, non riesco a catalogarmi .

I tuoi progetti paralleli hanno l’obiettivo della ricerca della dimensione definitiva o ti trovi egualmente a tuo agio sia in team che “solo”?

Il progetto con i Cantiere 164 è sicuramente per me la forza più grande, perchè amo condividere la musica con le persone e amo scrivere d'insieme, che sia in saletta a mezzanotte o un pomeriggio d'inverno con due chitarre acustiche in casa. Da solo mi diverto, sono più libero, posso suonare più strumenti e ciò mi piace moltissimo, però  sicuramente è un modo di fare musica  altrettanto bello ma differente.

Che cosa ti soddisfa di più, la parte che riguarda la creazione musicale, quella della scrittura delle liriche o la performance strumentale?

Mi soddisfano entrambe, la creazione è una cosa fantastica, un emozione indescrivibile direi, quando ti ritrovi a mollare qualsiasi cosa tu stia facendo per scrivere un testo sul tuo moloskine, oppure prendere qualsiasi strumento musicale e creare delle melodie. Suonare live è  mettere in pratica tutto il lavoro che si fa e comunicare direttamente al cuore e alla mente delle persone, anche quella è sicuramente un emozione bellissima; la cosa più significativa? Vedere delle persone che cantano i testi delle tue canzoni è fantastico, alle persone può essere arrivato davvero qualcosa di te.

Come nascono le tue idee musicali… i tuoi brani?

I miei brani nascono da un'intuizione, da un fenomeno della natura, da un sentimento, da delusioni amorose, da esperienze di vita, da dolori, da momenti di gioia e felicità, da storie, aneddoti, racconti, favole ecc.. nascono dalla mia vita insomma. Successivamente, attraverso la conoscenza dell'armonia, dalle influenze musicali si passa all'arrangiamento, momento in cui nasceranno altre idee che potranno solo che migliorare il brano. In sintesi  penso che scrivere una canzone sia come un'opera d'arte, infatti il miglior mezzo di comunicazione è l'arte, dal teatro alla musica, alla danza.

Dovendo scegliere un luogo per una performance live, preferisci la situazione intimistica od una più “aperta”?

Preferisco una performance all'aria aperta sicuramente, mi fa sentire più libero, mi fa emozionare di più; però, suonando con la chitarra acustica e la voce, mi piacerebbe anche suonare in una taverna e creare il giusto sottofondo per i presenti.

Prova a sognare ma… con i piedi attaccati al suolo: cosa vorresti realizzare nei prossimi anni?

Nei prossimi anni vorrei portare avanti questi miei progetti con il massimo impegno e farli conoscere a più persone possibile, perchè vorrei che tutti  potessero ascoltare cosa ho da dire; poi vorrei dedicarmi allo studio della musica, come sto già facendo, e laurearmi in una facoltà dove siano coinvolte le persone, il sociale, e la musica.

Mi racconti qualche prossimo progetto che è già stato delineato?

Vorrei sicuramente creare un gruppo dove suonerei la batteria, perchè è un altro strumento che mi piace moltissimo, non lo so suonare bene ma ci dedicherò più tempo in futuro, senza alcun'dubbio. Vorrei organizzare dei concerti giovanili e far partecipare più persone possibili, insomma passare alle persone la mia passione, e infine registrare molti dischi, aiutare le persone nella quotidianità, attraverso il volontariato, continuare a scrivere canzoni e magari anche qualcos'altro.