I Betters nascono nel 2010 come progetto
acoustic-live estivo, ma è dal 2011 che la band trova la propria strada nella
composizione di brani originali con sonorità maggiormente elettriche e
rock'n'roll.
Nel giro di pochissimo
tempo vengono arrangiate e composte decine di composizioni e la band è subito
pronta per esibirsi dal vivo.
Nel marzo 2012 viene
inciso il primo singolo della band "Marta"/
"Sveglio alle 6".
A dicembre la band
registra “In Macchina”, nuovo
singolo che esce con il relativo videoclip il 14 marzo 2013. Attualmente la
band è impegnata nell'attività live e di composizione di nuove tracce. La
registrazione dell'album è prevista entro il dicembre 2013
Ha compiuto ieri 65 annianni John Spencer Evans (in arteJohn Evan),
nato a Blackpool il28 marzo
del 1948.Tastierista
britannico, fu importante membro deiJethro Tull, dal 1970 al 1980, contribuendo alla
realizzazione di ben dieci album, oltre all'antologia “Living in thePast” e i live “Bursting
Out” e “Live at Madison Square 1978”.
Fu grazie alla madre insegnante di
pianoforte se Evan si avvicinò a questo strumento. Nondimeno decise di offrirsi
inizialmente come batteristaper
poter formare la sua prima band chiamata “The Blades”,insieme aJeffrey Hammond Hammond(futuro membro dei Jethro), e ad un
certo Hipgrave, un ragazzo più vecchio. In seguito all'ingresso di nuovi membri
(comeIan AndersoneGlenn
Cornick)e all'abbandono di
Hipgrave, il gruppo fu ribattezzato come “The John Evan Band”. Fu in questa
occasione che John Evan decise di eliminare la “S” dal suo cognome su consiglio
di Hammond per il semplice fatto che “The John Evan Band”suonava meglio rispetto a “The John
Evans Band”. Nel 1968 Evan dovette abbandonare la band per i suoi studi e
fu così che la stessa fu sciolta. Ciononostante Anderson e Cornick rimasero, e
da loro nacquero i Jethro Tull di cui Evan "tornerà" a far parte due
anni dopo, nel 1970.Nel 1980
abbandonerà il gruppo insieme aDavid
Palmerper formare iTallis, con cui ebbe però
scarso successo.
“L’acqua nella pozzanghera riflette un viso…
un pensiero… un cuore...”. E mi fermo qui.
Non è una frase scritta da qualche
premio nobel per la letteratura, ma da una persona “normale”, come ce ne sono
tante, capace di osservare e tramutare un dettaglio del quotidiano in pensiero
profondo. Sono passati trentatré anni e ancora la ricordo quindi…
Cosa c’entra tutto questo con “Musica d’Acqua”
e con i Sursumcorda?
Basta l’argomento “acqua” per fare accostamenti apparentemente azzardati?
Più che "l’oggetto" vale il processo
formativo, quella capacità che molti uomini e donne hanno, nel campo delle arti
più disparate, di trasformare un attimo personale di vita vissuta in qualcosa
di tangibile che resterà per sempre, e non serve il grande evento per mettere
in moto il meccanismo, basterà un viaggio, un rapporto umano, una particolare
situazione meteorologica e la scintilla scoccherà, guidando l’azione verso la via
dell’eternità.
I Sursumcorda rappresentano
l’esemplificazione di questo concetto, un ensemble musicale capace di creare un
micro universo dal nulla, sintetizzando cultura e fatica in una musica che
racconta e lancia messaggi, anche quando l’espressione è meramente strumentale,
come accade in questa occasione.
Inutile elencare la serie di mostrine
appese al petto, probabilmente poche in relazione al valore reale del gruppo,
ma l’intervista a seguire può aiutare nel comprendere meglio una storia
impossibile da ignorare.
Undici tracce che comprendono inediti
ed estratti di ciò che già esisteva, con un comune denominatore, l’acqua,
elemento capace di riempire spazi in ogni situazione, adattandosi al mondo
circostante, infilandosi in ogni possibile via di fuga, trasportando se stesso
e gli altri, favorendo la vita e provocando, a volte, la morte.
E questo percorso, a volte non pianificato
nei dettagli, conduce questi artisti in giro per il mondo, in un viaggio
perenne che profuma di etnia, di Oriente, e di sorpresa continua.
Tecnicamente perfetti, i Sursumcorda
hanno una importante peculiarità, quella di coinvolgere l’ascoltatore facendolo
diventare protagonista, prendendolo per mano per condurlo su di una carrozza
itinerante, riducendo e dilatando spazio e tempo, così come si è soliti fare
quando si è coinvolti in sogni involontari. Ma la musica proposta non è
impalpabile, perché quando ti entra dentro non ti abbandona più, diventando un
punto di riferimento per momenti futuri, sereni o poco felici, ma in ogni caso
significativi.
“… l'effetto di una goccia d'inchiostro
in un mare limpido…”: questa una delle immagini che propongono commentando
un loro brano, un’ azione banale con forte impatto visivo che porta al caos, al
disordine incontenibile, a cui alla fine si trova sempre soluzione.
Anche questa volta sono rimasto
profondamente colpito dalla loro musica, e ancora una volta sarà mio compito diffonderla
con tutti i mezzi disponibili… tutti devono sapere!
L’INTERVISTA
E’ passato giusto un anno da quando
vi ho scoperto e… interrogato. Ci eravamo lasciati con l’annuncio dell’uscita
imminente di un album strumentale. Raccontatemi qualcosa di questo “Musica
d’Acqua”.
E' un disco che raccoglie molte idee, estratti di colonne
sonore che nel corso di un anno e mezzo ci hanno dato lavoro e molte
soddisfazioni. Abbiamo rielaborato il tutto con coerenza sia dal lato dello
stile che da quello del suono, per il quale abbiamo come sempre dedicato una
cura “maniacale”: tutto il disco è suonato, senza samplers. Rispetto al passato
abbiamo solo inserito in più alcuni sintetizzatori di ultima generazione. Anche
questo disco è, come i precedenti, una sorta di “viaggio musicale” che tende un
po' ad oriente.
Possiamo stabilire il legame concettuale, se esiste, tra le undici tracce
che compongono l’album?
Il concept è l'acqua, a
sottolineare l'adattabilità del nostro stile. L'immagine è un solido immerso in
un liquido, mentre la musica, nata per le immagini, ha lo scopo di esaltarne le
forme. “Musica d'acqua” è anche un percorso che, come il mare, tocca molti
continenti.
All’interno del disco c’è un lavoro che raccoglie un discreto spazio temporale,
e anche il mix dei brani è suddiviso tra inediti e rielaborazione di esistenti,
utilizzati per passaggi cinematografici o spot televisivi. Si può considerare
una sorta di riassunto di un periodo di vita gratificante?
Sicuramente si. Alla fine di un
tour di 40 concerti e dopo aver vinto due premi come migliore colonna sonora a Raccorti
sociali 2011 e a Corto d'autore 2012 con “Francesco e Bjorn” di Fausto
Caviglia, non potevamo non cristallizzare in un disco quanto di buono era
successo, nel contempo abbiamo inserito potenziali colonne sonore per lavori
futuri, allo scopo di dare un senso di continuità, di movimento.
Leggendo la lista degli strumenti utilizzati si arriva a nomi poco
usuali, ma colpisce la “Scatola dell’Ikea”, cui avete dedicato un brano.
Provocazione o scoperta inaspettata?
Questo brano è stato composto su
misura per uno spot a tema sociale creato in un seminario organizzato da
Cesvot, Aiart e da Cosma Ognissanti, nel quale ho lavorato assieme ai
Sursumcorda come docente. Nello spot una ragazza estrae degli oggetti da una
scatola di cartone, quindi ne abbiamo preso una che suonasse bene, tra le molte
possibilità la scelta è ricaduta su quella a marchio Ikea. A quel punto abbiamo
cucito il brano intorno alla scatola che è diventato un vero e proprio
strumento portante, esaltando così il messaggio dello spot.
Chiedo spesso ai miei interlocutori occasionali se il mancato utilizzo
delle liriche riduca la possibilità di inviare messaggi precisi: le risposte
sono le più varie possibili. Che cosa propone, negli intenti, il vostro “Musica d’Acqua”?
E' fuori dubbio che una canzone
riesca a trasmettere un messaggio in modo più diretto e comprensibile,
consentendo di arrivare immediatamente alle sfumature concettuali più sottili.
Trasmettere con la sola musica è diverso: lascia spazio interpretativo maggiore
all'ascoltatore, la sfumatura si può cogliere quando la musica si ascolta
associata ad un'immagine definita. In Musica d'acqua c'è di tutto, ciò che è
nato dalle immagini e ciò che può creare immagini nella mente di chi ascolta.
La lettura dei titoli dei brani induce al collegamento con ciò che si sta
per ascoltare, e il titolo “Red Floyd”, ad esempio, riconduce a significati
apparentemente precisi. Mi ha però colpito il termine/brano “Entropia”, al
quale associo in ogni contesto il concetto di “disordine”. Ci può essere ordine
o disordine nel proporre musica come la vostra?
La fase creativa è sempre
“entropica” o “ disordinata” se vogliamo, è una fase di scoperta che diventa
intellegibile nel momento in cui si passa alla maturità e alla razionalità, in
cui è necessario rendere chiari i
concetti e le emozioni che hanno concepito il brano. Il brano “Entropia” è
l'effetto di una goccia d'inchiostro in un mare limpido. In “Red Floyd”,
invece, giravano nel lettore i Pink Floyd: è stato il fenomeno fisico che quel
giorno ha trasformato un sistema “stabile” in “entropico”, generando un brano
che tendeva al rosso. Da qui il titolo.
Vi rifaccio la stessa domanda posta un anno fa (e andrò a confrontare le
risposte!): “E ora aprite il vocabolario dei
sogni musicali, e scrivete cosa trovate in corrispondenza della voce “da
realizzare entro il 2015”.
E' un
periodo di attese e di contropiedi, abbiamo seminato molto in questi anni e
quindi in base ai segnali decideremo quale strada intraprendere con il massimo
delle energie, come abbiamo sempre fatto. Seguire una strada alternativa è
sempre rischioso, ma questa è la nostra indole, non possiamo farci niente,
siamo pronti a tutto.
Bio Sursumcorda
Nati come
buskers, decisi nel costruire un nuovo stile musicale che fonda le sue basi
sull’interazione tra musica, cinema, arte e cultura, i Sursumcorda realizzano dal 2007 ad oggi sei dischi e più di dieci colonne
sonore destinate a documentari, spot e piccoli film come grazie ai quali
ottengono due premi come migliore colonna sonora a Raccorti sociali (Francesco e Bjorn di Fausto Caviglia)
e a Corto d’autore (Amir
di Jerry D’Avino).
Dopo un grande
successo di pubblico e critica per il doppio album La porta dietro la cascata,
i Sursumcorda si lanciano a
capofitto nella realizzazione di un nuovo album. Musica d’acqua vede la
luce nel marzo del 2013, dopo un tour di oltre 40 concerti in teatri, piazze, spazi culturali, espositivi e
museali, conclusosi con un concerto in Piazza
Castello a Torino per la festa del 25 aprile e un concerto nel prestigioso Piccolo Teatro di Milano, confermando
grande flessibilità e novità nella proposta musicale e spettacolare.
Musica d’acqua
È un disco
strumentale che contiene estratti di colonne sonore originali il cui filo
conduttore è l’acqua. All’interno musiche estratte dalla colonna sonora del
pluripremiato Francesco e Bjorn di Fausto Caviglia, insignito due volte come migliore
colonna sonora, e di Amir, piccolo capolavoro
cinematografico del regista Jerry D’Avino, attualmente in concorso al David di
Donatello. Il disco nasce dall’interazione di 11 musicisti di estrazione musicale e culturale molto eterogenea, a
ribadire lo stile che ha contraddistinto anche i precedenti lavori dei Sursumcorda.
Edmondo Romano presenta un nuovo
progetto dell'Orchestra Bailam, formazione nella quale
suona da molto tempo, coinvolgente e dinamica; da venti anni lavora con
ottimo successo, e ora insieme alla Compagnia
di Canto Trallalero unisce la musica mediterranea a quella tradizionale genovese.
Il disco è uscito da pochi giorni per Felmay.
Galata è un progetto musicale che
abbraccia il Medioriente e la tradizione del Trallalero,
un ponte ideale che unisce la città di oggi con il vecchio quartiere genovese di Costantinopoli, sul Corno d’oro, quando la “Superba”
intrecciava rapporti e scambi in
tutto il Mediterraneo ed il Mar Nero. E’ un viaggio
immaginario nelle taverne, le fumerie, i Cafè aman, luoghi d’incontro tra i Makam (scale modali mediorientali) e le melodie del magico cerchio del Trallalero. I ritmi e la musica
risentono del profumo denso del Rebetiko e i testi in lingua genovese danno
voce ad una Genova lontano da Genova, ad una lontananza dalle proprie radici.
L’Orchestra Bailam
influenzata da quella multiculturalità turca, greca, persiana, armena, curda,
araba, balcanica e rum, (europea) che caratterizza la
cultura ottomana, traduce in
musica” il carattere maschile
di Genova tramite la Compagnia di Canto Trallalero nella voce di Matteo
Merli, di Paolo Sobrero e di Alberto
Bergamini che si apre alla contaminazione mediorientale, voce e canto
di questo progetto.
L’ORCHESTRA BAILAM seguendo la propria visione mediorientale è arrivata alle
radici della tradizione popolare genovese insieme alla COMPAGNIA DI CANTO
TRALLALERO, inventando un repertorio musicale che crea un
nuovo territorio di poesia.
Nata nel 2012 la Compagnia di Canto Trallalero è la voce e il canto di questo
progetto, che si apre alla contaminazione mediorientalemantenendo le sue
radici nella tradizione genovese. Della Compagnia di Canto Trallalero fanno parte elementi scelti di varie
Squadre tradizionali come ‘La Squadra’ (ex
Centro Storico), i ‘Canterini
Val Bisagno.
Il cantautore genovese
Giacobs esordisce con l’album La Rivoluzione della Domenica.
Il termine “cantautore”
rappresenta sin dagli inizi del suo utilizzo il simbolo dell’impegno, del
messaggio che oltrepassa la musica con la funzione di far riflettere e smuovere
le coscienze.
Nella sua essenza
la parola individua colui che, dopo aver creato testo e musica di un brano, lo presenta
personalmente.
Genova propone da
lustri una vera e propria scuola cantautorale, e se da un lato viene naturale
sentire lo spirito di appartenenza, l’inevitabile confronto con la storia può
risultare impietoso, al di là dei meriti personali.
Ma Giacobs
guarda oltre e parte col piede giusto, coadiuvato da persone delmestiere che,
come si potrà leggere a seguire, lo supportano in fase di registrazione e
produzione.
Però le idee e il
modo di proporle hanno un’unica fonte, quella di un giovane artista che pare
non badare molto agli esempi che lo circondano, che sicuramente provocano
condizionamento inconscio, ma che non rappresentano linee guida da seguire.
Dieci le tracce,
dieci le liriche che raccontano momenti di vita dove l’argomento “amore” è
proposto sotto differenti sfaccettature.
Il racconto in
musica del quotidiano e dei sentimenti base non è certo una grande novità, ma “La Rivoluzione della Domenica”, dopo
il primo ascolto, ne richiama un altro, e un altro ancora. Ciò che colpisce è
un sound che pare attraversare i tempi, con atmosfere da fine anni ’60 miste alla
modernità degli arrangiamenti che, favoriti dalla tecnologia, riescono a
presentare il ”vintage moderno”, paradosso nei termini, ma immagine che può
aiutare a comprendere il concetto.
Giacobs pare
arrivare sulla scena in punta di piedi, ma una volta sul pezzo dimostra
tenacia, grinta e talento cristallino.
Un poeta, un
narratore, un menestrello, un moderno autore e cantore dei nostri tempi…
proviamo a leggere il suo pensiero, ad ascoltarlo e a seguirlo… potrebbe essere
l’inizio di una bella storia di musica.
L’INTERVISTA
Come nasce in te la passione per la musica?
Nasce verso i 15 anni; mentre i miei coetanei ascoltavano
le hit da discoteca, io scoprivo gli album di Fabrizio de Andrè, rimanendo "folgorato",
soprattutto nello scoprire che la musica poteva essere usata come forma di
comunicazione per trattare temi importanti e sociali.
Che tipo di cultura musicale hai alle spalle?
Ho fin da piccolo frequentato corsi di canto e chitarra,
anche se molto onestamente ho sempre ritenuto che la scuola più importante sia rappresentata
dal seguire l'istinto che spesso trova l'espressione migliore nell'imperfezione.
Che cosa ti è accaduto, musicalmente
parlando, da quando hai iniziato questo difficile percorso?
Dici bene difficile percorso, soprattutto in questo
momento di crisi dell'industria musicale dove far emergere cose nuove è
diventata una vera impresa e imperversano i reality, tuttavia ritengo che il pubblico
italiano, anche se spesso si dice il contrario, sia tra i più intelligenti e
quindi alla lunga sappia scegliere tra quello che gli viene imposto e quello
che è da andare a scoprire. Inoltre sono d'accordo con De Gregori che durante
un'intervista, alla domanda quale fosse la differenza tra gli artisti della sua
epoca e quelli dell'attuale, ha risposto dicendo che quelli della sua
generazione facevano musica per l'esigenza
di farla senza porsi il problema di dover diventare per forza una superstar.
Genova e i cantautori. Quanto sei rimasto colpito dalle presenze cantautorali cittadine - importanti - e chi, tra i tanti, ti ha maggiormente
influenzato?
Sicuramente Genova è stata ed è tuttora terra fertile per
i cantautori; prima ho parlato forse del più grande, de Andrè, ma come non
nominare artisti come ad esempio Tenco, Bindi, o Fossati, che hanno scritto
pagine della canzone d'autore italiana! Tuttavia ritengo di appartenere ad una
generazione di musicisti che cerca di guardare un po' più in la di quello che è
stato un magnifico passato cercando l'originalità ed uno stile proprio.
Mi dici una caratteristica che potrebbe essere il “tuo marchio”
distintivo?
Forse proprio il fatto di non avere un marchio preciso;
nell'album "La rivoluzione della
domenica" ci sono dieci tracce, ognuna completamente diversa, e rappresentano
un lato di me e del mio mondo musicale che è composto da tantissime
sfaccettature, ispirazioni e suoni differenti.
Che cosa ha significato per te poter collaborare con Rox Villa, Michele Savino e gli Hilary Studio di Genova?
Rox e Michele sono persone fantastiche, parlare della loro
preparazione musicale sarebbe scontato, è il lato umano infatti quello che mi
ha colpito maggiormente; dal primo momento in cui ho proposto loro il progetto,
ho capito di non avere trovato soltanto dei grandi professionisti, ma soprattutto
due amici e compagni di viaggio, che hanno dedicato la loro tecnica, la loro
ispirazione e la loro passione come se stessero lavorando ad un album proprio,
e questo è un qualcosa che per l'ambiente musicale è davvero raro.
Il tema dell’amore, trasposto in musica, è argomento antico ma sempre attuale. Da cosa trai maggiore ispirazione per le tue creazioni?
Sono d'accordo, anche se l'amore non è inteso soltanto in
senso "classico", tra due persone. Nelle mie canzoni parlo anche e soprattutto
di amore universale: di immagini, sogni ed episodi, come se fossi un narratore
che non vuole dare lezioni, ma si limita a raccontare quello che esiste.
Quanto ami il rapporto con il pubblico… la fase live?
La fase live per un artista è quella più difficile, perché
ci si mette a nudo e si ha l'impatto diretto con chi ti sta ascoltando, sulla
base di ciò che si sta dicendo. Quindi è quella che fa più paura, ma la sensazione
che ti trasmette un riscontro positivo da parte del pubblico fa sicuramente sì
che ne valga la pena, anche per uno fondamentalmente timido e riservato come
me.
Riesci a concepire il “fornire emozioni” in un brano privo di liriche?
Certamente la musica ti dà sensazioni ed emozioni
inspiegabili, può arrivare a toccare corde così nascoste come nessun'altra cosa
al mondo può fare.
Che cosa hai pianificato per l’immediato futuro musicale?
Farmi conoscere da più persone possibili attraverso il mio
album d'esordio, "La rivoluzione
della domenica", uscito il 20 marzo e disponibile nei migliori digital
store, distribuito da "Zimbalam". Alcune radio hanno apprezzato il
mio lavoro e hanno inserito all'interno della loro programmazione alcuni miei brani.
Inoltre, è in lavorazione un videoclip molto particolare, per il brano "Come vento", e sto pianificando alcune
date live e la partecipazione ad alcune manifestazioni. Per essere aggiornati
invito a seguirmi attraverso il mio sito www.giacobs.it e le
pagine ufficiali di face book e twitter.
1 Come Vento 2 Non Mi Rimane Che Aspettare (Perché Tu Sei Perfetta) 3 Vivere Vivendo 4 Il Leone E La Gazzella Sono Anche Qui In
Città 5 Tu Non Cambiare Mai 6 La Rivoluzione Della Domenica 7 E’Impossibile 8 Il Desiderio 9 E Un Fiore Coglierò Per Te10 Questo Cielo E’Una Dolce Poesia
CREDITS
TESTI
E MUSICHE: GiacobsDIREZIONE ARTISTICA E
ARRANGIAMENTI: Michele SavinoREGISTRAZIONE,MIXAGGIO
E MASTERING: A cura di Rossano Villa
presso Hilary Studio di Genova
MICHELE
SAVINO: Tastiere, pianoforti, coriROSSANO VILLA: Fiati e fisarmonicheSAVERIO MALASPINA: Batterie e percussioniLAURA MARSANO: Chitarre acustiche ed
elettricheDARIO LA FORGIA: BassoFABRIZIO COSMI: Chitarra elettrica nel brano
“Tu non cambiare mai ”GIACOBS: chitarra acustica nel brano “Questo cielo è una
dolce poesia” registrato in presa diretta.
La copertina è un opera del famoso pittore
naif Marino Di Fazio
Venerdì 22 marzo il Mare di Note
di Voltri, Genova, ha proposto la prima semifinale dello Zombie Rock, gara di band - in questo caso Cover Band - che ha
condotto un paio di gruppi verso l’atto finale che si svolgerà ad aprile.
Dei quattro gruppi
presenti la metà ha proseguito il cammino, ma non sarà da queste pagine che
emergeranno classifiche, perché il profumo di genuinità e voglia di condivisione che si poteva
respirare nell’aria suggerisce l’abolizione della graduatoria, e per i più
curiosi non resterà che partecipare alla finalissima del prossimo mese.
Veniamo ai dati oggettivi, ovvero al nome delle band - in ordine
di apparizione - e alla loro pagina fb
che renderà possibile l’interattività…
Il Mare di Note, occorre dirlo, è un luogo
da frequentare, se si ama la musica live.
Un bell’ambiente, un
bel palco, un bar disponibile, e un gruppo di persone che lavora per passione,
che cerca soluzioni, che promuove la cultura senza lo snobbismo di chi opera
selezione musicale, dedicando il tempo libero all’azione, cercando di
coinvolgere un pubblico giovane, spesso intrappolato nella passività del
quotidiano.
E il frutto di questo lavoro
continuo e dedito ai dettagli si è visto, testimoniato dalla serenità diffusa e
dall’atteggiamento delle band, disposte ad aiutarsi, a mischiarsi on stage, e a
fornire un’immagine di unità di intenti. E’ stato piacevole vedere tutte le
vocalist unite - compresa la brava presentatrice/cantante - esibirsi in un brano assieme a chi di vocalist
femminili non ne aveva:
http://www.youtube.com/watch?v=Xu9BYoG9SKY E’ stato bello vedere
l’intervento spontaneo di chi, da esterno, decideva di riparare al volo un
pedale della cassa mentre la musica proseguiva. E’ stato soddisfacente vedere
un bassista prendere un posto rimasto vacante e aiutare, musicalmente parlando,
chi teoricamente era un … rivale.
Una bella semplicità
che resta il simbolo della serata.
Aprono i Mr Quaggot e propongono una lunga
miscela che annulla lo spazio temporale, proponendo in modo trasversale i
Police, Cher, Ligabue, Battiato, Camerini, Caterina Caselli, I Creedece
Clearwater Revival, i Buggles, Tullio De Piscopo e molto altro; In quaranta
minuti - tempo disponibile per ogni band - riescono a far divertire il pubblico,
dimostrando un certo mestiere.
I giovani Broken Doors seguono un filone più tematico,
definendosi da subito amanti di Bryan Adams e Bon Jovi, ma allargando lo scenario a Patty
Smith, Toto e Europe. Nota di merito alla frontwoman, impegnata a soddisfare la
linea del gruppo, con esibizioni prettamente maschili, mentre dimostra
particolare grazia e competenza nelle parti femminili.
Terzi a salire sul
palco i Dassistassy, orfani della
tastierista Elisa Montaldo.
Per loro un rock duro
e un repertorio che presentano con indubbia scioltezza e perizia, esperti anche
nel coinvolgimento di pubblico e ”colleghi”. Deep Purple, Dobbie Brothers e
Steppenwolf sono il loro pane quotidiano.
A loro il premio
simpatia!
Chiudono i
giovanissimi Libero Arbitrio, provenienti
dalle Langhe.
La cosa che stupisce,
a quell’età, è lo sforzo di ricerca, la voglia di approfondire argomenti molto
lontani da loro, temporalmente parlando, e alla fine avrà poca importanza la
loro scarsa esperienza e maturità, perché con quella voglia e quella passione,
la strada della soddisfazione può essere percorribile.
Passano da Bob Dylan
ai Cramberries, dagli AC/ DC alla Nannini, Dai Pink Floyd ai Beatles. Ed è
proprio con questi ultimi, con “Twist and
Shout”, che il Mare di Note si
trasforma in piccolo Cavern,
riunendo i presenti in un ballo dal sapore antico, visibile al seguente link: